Seti I e il fascino di Djehutymes, ovvero Thutmosi, lo scultore.

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-Kiya-
00sabato 15 novembre 2008 19:10
La sua è una delle figure indubbiamente più affascinanti dell'epoca Amarniana, seppur non se ne conosca il volto.
Ma basta esaminare quanto giunto fino a noi, creato dalle sue mani, per restarne estasiati e riconoscere l'incredibile capacità che costui possedeva. Potremmo dire che era in grado di rendere viva la pietra, al punto da lasciarti in attesa di ascoltarla parlare. Quello che accade ammirando il busto di Nefertiti esposto a Berlino, o quello del Cairo, nel quale pur non avendone certezza, è riconoscibile la sua mano.

E forse non fu solo il Figlio del Sole a restare incantato di fronte alla sua bravura, ma accadde anche ad alcuni dei suoi successori. Quegli stessi che non si posero limiti a distruggere tutto quanto parlasse di Akhenaton e del suo Dio e che si prodigarono a distruggere ogni traccia della sua Capitale. Ma forse non tutti i successori di Akhenaton vollero cancellare quanto intrapreso dal Re riformatore, soprattutto a carico del Clero di Amon e forse anche alcuni di loro restarono impressionatidi fronte ai capolavori di bellezza, nati dalle mani di Djehutymes, al punto che vollero appropriarsene.

Fra questi cito Seti I, figlio di Ramesse I, che, seguendo l'esempio del padre, volle riaffermare il primato teologico di Ra, adottando come prenome quello di MenMaatRa ("eterna è la giustizia di Ra").
Attivo soprattutto in campo militare, Seti I si distinse anche come costruttore. A lui dobbiamo infatti il completamento della sala ipostila di Karnak e, non ultimo, lo splendido tempio funerario che volle erigere ad Abydos, nel quale compare la famosa lista dei sovrani che lo precedettero, nella quale si denota l'assenza proprio dei sovrani dell'epoca Amarniana.

Eppure, ripeto, evidentemente non tutto quanto riguardava Akhetaton rientrò nel disegno di cancellazione di questo Re.
Non sono molte le statue che lo ritraggono, giunte fino a noi, eppure ve n'è una, un colosso alto 238 cm, custodito al Cairo Museum e catalogato come JE 36692, che salta subito all'occhio, poichè porta l'inconfondibile "firma" dell'Artista di Amarna. Il nome di Seti I compare inciso sul pilastro dorsale e anche sulla base, ma i segni, alquanto appprossimativi, lascerebbero supporre che siano stati aggiunti in un secondo tempo.
E' impossibile infatti non riconoscere in quei tratti l'abile mano di Thutmose.
Giudicate voi:

antonio crasto
00sabato 15 novembre 2008 22:16
Ritengo possibile che Sethy I abbia usurpato qualche statua.
Vista l’eccezionale maestria delle opere nella sala ipostila di Karnak, nel tempio di Abydos e nella sua tomba, ritengo però i suoi artisti i più grandi fra quelli nati in Egitto, artisti che sicuramente non avevano niente da invidiare a quelli di Akhenaton.
-Kiya-
00sabato 15 novembre 2008 22:47
Re:
antonio crasto, 15/11/2008 22.16:


Vista l’eccezionale maestria delle opere nella sala ipostila di Karnak, nel tempio di Abydos e nella sua tomba, ritengo però i suoi artisti i più grandi fra quelli nati in Egitto, artisti che sicuramente non avevano niente da invidiare a quelli di Akhenaton.



il mio intento non era affatto quello di sminuire gli artisti che fecero seguito a quelli amarniani [SM=g999103] , ma semplicemente quello di denotare l'esistenza di statue nate dalle mani di Thutmosi, anche al di fuori della sua epoca. Un aspetto che, onestamente, ignoravo, finchè non ho messo gli occhi su quel volto.

Insomma, qualcosa si è salvato, pur cambiando proprietà....
pizia.
00sabato 15 novembre 2008 23:52
Re:
antonio crasto, 15/11/2008 22.16:

ritengo però i suoi artisti i più grandi fra quelli nati in Egitto, artisti che sicuramente non avevano niente da invidiare a quelli di Akhenaton.



Non tutti però, hai presente gli ushabty di Sethy?
Nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di Tut, una mano simile non si ritrova facilmente nella storia egizia e, data le relativa vicinanza nel tempo si potrebbe parlare della stessa scuola, se non dello stesso artista.
A meno che gli ushabty ben fatti di Sethy non siano andati tutti perduti e siano sopravvissuti solo quelli di fattura poco accurata.


antonio crasto
00domenica 16 novembre 2008 10:55
Mi chiedo se gli ushabty di Sethy I, trovati molto probabilmente nella sua meravigliosa tomba della Valle dei Re, siano quelli scartati dai ladri, i quali avrebbro trafugato gli oggetti più preziosi.
Ritengo che il paragone con le opere trovate nella tomba di Tutankhamon non possa essere fatto. Da una parte parliamo di una tomba aperta e depredata dai ladri da l'altra di un vero e proprio museo di belle arti.
Io ho considerato le incisioni dei monumenti di Sethi I. Con Paolo riteniamo che quelle di Abydos e della sala ipostila di Karnak siano la massima espressione artistica egizia.
pizia.
00lunedì 17 novembre 2008 20:09
Fra le più belle certamente, la massima espressione penso di no.
Tanto per fare un esempio: i segni geroglifici scritti sulle pareti dei templi che hai citato sono ceramente di ottima fattura, ove ben conservati non danno adito a fraintendimenti fra i segni e si identificano con facilità nelle liste di Gardiner proprio per la loro regolarità.

Ma in alcuni punti il segno scava la pietra in maniera esasperata, certi "men" sono tanto profondamente incisi da non poter essere nemmeno riempiti col colore, ma creando ombre affilate e nette.
O in questi segni manca qualcosa o diventano buchi neri nella composizione cromatica generale e, visto che il sole del tropico spiove fin troppo violento già naturalmente, ciò denota una ricerca espressiva esasperata fino all'eccesso.

E gli ushabti di Sethi che sono arrivati fino a noi potrebbero davvero essere solo quelli "brutti" che i ladri di trenta secoli e più hanno sempre scartato, se riteniamo che i ladri abbiano operato, nel depredare, una certa selezione.
-Kiya-
00lunedì 17 novembre 2008 20:12
a questo punto direi che si fa ancor più impaziente l'attesa di scoprire cosa nasconde il termine del tunnel.
pizia.
00lunedì 17 novembre 2008 21:01
Gli ushabty più belli, tutti con gli occhi a mandorla? [SM=x822710]
-Kiya-
00lunedì 17 novembre 2008 21:09
[SM=g1621247]


scherzi a parte, Hawass ha anche ipotizzato possa trattarsi dell'effettiva camera sepolcrale. Non so cosa ci si possa attendere, tentuto conto che sia il sarcofago che la mummia sono già stati trovati. O, forse, dobbiamo mettere in discussione anche questa identità?
sinceramente la mia memoria mi tradisce e al momento ricordo poco della faccenda...
pizia.
00martedì 18 novembre 2008 08:50
Mancherebbe il coperchio del sarcofago, Belzoni lo avevo trovato così, vuoto, ma solo il pezzo di sotto.
-Kiya-
00martedì 18 novembre 2008 08:55
a maggior ragione, tenuto conto che possediamo la base, non mi è chiaro il ragionamento in base al quale ci si attende di trovare l'effettiva camera sepolcrale.
Forse si ipotizza la presenza di altre sepolture al suo interno?
pizia.
00martedì 18 novembre 2008 10:48
Altre stanze, magari la stanza del tesoro!
Sinceramente non saprei cosa si potrebbe ancora trovare dentro una tomba saccheggiata da millenni, qualunque cosa possa essere rivestirà certo molta importanza per gli addetti ai lavori, ma per il grande pubblico ... forse con qualche artificio mediatico...
antonio crasto
00martedì 18 novembre 2008 11:30
In un suo articolo, Hawass ha espresso la speranza di ritrovare la mummia di Sethy I. Egli sta rivedendo tutte le identificazioni finora fatte e ritiene che quella finora attribuita a Sethy possa non essere la sua. Forse più che a una reale possibilità Hawass si attacca a una speranza, quella di fare la scoperta del millennio e passare alla storia per milioni di anni.
Rimane il fatto che il tunnel esiste e che sicuramente avrà avuto uno scopo. L'idea di far trovare un sarcofago, pieno o vuoto, in una falsa camera sepolcrale sarebbe stato un colpo di genio, degno del grande faraone.
-Kiya-
00martedì 18 novembre 2008 13:16
allora ricordavo bene :)
-francis-
00martedì 18 novembre 2008 13:52
Nel saggio di Marco Zatterin "Il gigante del Nilo" dove si narrano le avventure di Giovanni Belzoni, molte pagine sono dedicate alla scoperta della tomba di Sethi I, così come la vide per la prima volta l'archeologo padovano.
Parlando della sala del sarcofago, nella quale vennero ritrovati ben 700 usciabti, Belzoni afferma che in basso a sinistra, grande come i suoi segreti, si vede partire la discesa verso l'ultima porzione della tomba, una scala larga che non conduce da nessuna parte.
Agli occhi di Belzoni era "un passaggio sotterraneo lungo trecento piedi, il quale andava declinando e alla cui estremità trovammo un mucchio d sterco di pipistrello che ne impediva il passo talmente che non potemmo progredire senza far uso della vanga; d'altronde anche lo smottamento della parte superiore contribuiva a ingombrare la strada. Dopo cento passi circa dall'entrata havvi una scala molto ben conservata, ma la roccia cangia in questo luogo di natura: da calcarea, compatta e solida che era, diventa quivi uno schisto sminuzzevole, e tale passaggio attraversa la montagna nella direzione di sud-ovest. Ho alcune ragioni di credere che servisse per entrare nella tomba partendo da un altro ingresso, ma ch'erasi cercato di rendere nullo quel passaggio dopo ch'era stato seppellito nel sotterraneo quel distinto personaggio cui venne eretto il sarcofago".
Un'entrata secondaria, dunque. O qualcos'altro. Dopo Belzoni gli archeologi hanno tentato di raggiungere il fondo della galleria, ma nessuno è riuscito a percorrerne più di 45 metri. Lo stesso Carter dovette arrendersi nel 1903 davanti alle macerie, cosa che nel 1843 era successa anche a Wilkinson.
La tradizione tramandata fra gli abitanti di Gurna è che dalla tomba di Sethi parta un passaggio che congiunge la Valle dei Re con alcuni monumenti in direzione est, qualcuno dice addirittura i templi di Karnak oltre il fiume, altri favoleggiano di un tesoro su cui nessuno avrebbe mai messo le mani. Sarebbe nel tunnel, o in un'altra camera mortuaria - quella vera - nascosta nel sottosuolo. Nessuno l'ha mai trovata, ma a Tebe c'è gente convinta che chi sarà in grado di liberare il corridoio dei misteri si impossesserà di una immensa ricchezza.

(Da: Il gigante del Nilo di Marco Zatterin - maggio 2000 - edizione Mondadori)
Hatshepsut76
00martedì 18 novembre 2008 15:13
A questo link trovate la scheda del libro segnalato da francis [SM=g999103]
-francis-
00martedì 18 novembre 2008 15:29
Grazie Luca, sei sempre perfetto!
pizia.
00martedì 18 novembre 2008 22:25
Ci possiamo aspettare dei colpi di scena dunque!
O mitici tesori?
-Kiya-
00martedì 18 novembre 2008 22:57
una considerazione che riguarda un altro aspetto di questa discussione.

Tenuto conto che Seti I si impossessò di questa statua, attibuendosela, possiamo ritenere ch'essa in origine appartenesse a un altro personaggio di sesso maschile.

Ora mi chiedo (ed è una domanda che fa riflettere anche su altri reperti ....) se soltanto la testa fosse giunta ai giorni nostri, quanti di noi vi avrebbero riconosciuto la Regina Nefertiti?
pizia.
00mercoledì 19 novembre 2008 00:15
Sembra proprio lei, ma la parte bassa del viso, la bocca con quel sorriso appena accennato, mi ricorda quella statua in quarzite di Tutankhamon usurpata da Horemheb, grande circa il doppio del naturale custodita al Museo del Cairo...
Sembrano uscite tutte dalla stessa bottega!
pizia.
00mercoledì 19 novembre 2008 00:40
Metto questo link perché nella presentazione di questo fascicolo, a pag. 33 si può vedere la statua di Tut di cui sopra

Arte Egizia di Francesco Tiradritti
-Kiya-
00giovedì 20 novembre 2008 08:57
grazie pizia ;)

direi che val la pena saperne di più a proposito della statua proposta in apertura...
da dove proviene, ad esempio?
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