Scusate se mi intrometto in questo discorso ma non ho potuto non leggere con interesse le vostre riflessioni!
Purtroppo, come giustamente indicato da Simone, e già altre infinite volte detto su questo forum, il fortissimo squilibrio della ricettività località sciistiche piemontesi verso le seconde case, a tutto discapito dei posti letto a rotazione, è il nocciolo dei problemi che Limone, Sestriere e tutte le altre affrontano ogni stagione. Impianti stracolmi nei weekend che però girano vuoti o semivuoti, ovvero in perdita, per tutto il resto della settimana.
Ovviamente, mi sembra chiaro che non si tratta di dire: bene, io privato faccio un condominio, ne vendo gli alloggi, e poi verso una quota alla Lift. Però, provo a ragionare a ruota libera su chi, come e quanto ci guadagna dalla costruzione di immobili a Limone, ma potrebbe essere Bardonecchia, Sestriere, etc.
Che cosa rende Limone una appetibile località di vacanza invernale? Il lavoro della società degli impianti che permette la pratica dello sci alpino. E quest'offerta turistica che consente al costruttore (detesto la parola speculatore, visto che, a mio modo di vedere, tutte le attività lavorative eccetto il volontariato sono volte alla speculazione, ovvero al guadagno
) di vendere unità immobiliari appetibili e che possono essere vendute a caro prezzo. Facendo un parallelo con uovo&gallina, prima nascono gli impianti, poi vengono le case e tutto il resto. Gli impianti sono la miccia che accende l'economia della località turistica.
Chi guadagna dalla costruzione e dalla vendita di case? In teoria è esatto affermare che ci guadagano sia il costruttore che la società impianti. Il primo per i ricavi dalla vendita diretta degli immobili, il secondo per i giornalieri/stagionali staccati in più per coloro che utilizzano le nuove case.
Tuttavia, sappiamo che questo non è un gioco a somma zero: siccome gli immobili costruiti sono quasi sempre seconde case, vuote in settimana, sappiamo che, a fronte del guadagno del costruttore che può essere più o meno consistente, il guadagno dell'impiantista è molto, molto inferiore. E, se come è avvenuto in tutto il Piemonte per decenni, non si pone un freno a questa evoluzione, si arriva alla situazione squilibrata detta all'inizio. Questo è uno di quei casi dove la famosa "mano invisibile" di Adam Smith non funziona: chi costuisce (spesso imprese che provengono da fuori della ocalità montana) guadagna grazie all'offerta turistica della località, ma a quest'ultima, che pure è alla fonte dell'appetibilità degli immobili, non rimangono che le briciole di questi guadagni (ad esempio i proventi fiscali): il paese risulta utilizzato, ma i guadagni di questo utilizzo finiscono da tutt'altra parte.
Per questo non sarebbe sbagliato che gli amministratori pubblici ponessero un freno a questa deriva, per far sì che le costruzioni non siano un puro guadagno per chi le costruisce, ma attivino a loro volta fonti di guadagno per il paese: ovvero, favorendo la costruzione di posti letto a rotazione (sempre che vi sia un esercizio alberghiero che ci si possa installare) oppure con una tassa di scopo sulla costruzione delle seconde case, che poi il pubblico può utilizzare per rendere più appetibile l'offerta turistica in generale: risistemare i sentiri estivi, rifare la pavimentazione delle vie centrali, migliorare l'offerta sciistica.