Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
VVRL, 31/08/2020 11:57:
Questo dice Gesù. Se un tuo fratello commette una colpa contro di te tu lo consideri un pubblicano dopo che lo hai redarguito in tutti i modi. Non mi pare che sia difficile da capire.
No, Gesù parlava di peccati contro la persona (un'offesa individuale, ad esempio un furto).
Non è illogico, perchè tutti pecchiamo ogni giorno anche con peccati lievi. Bisognerebbe scomunicare tutti perchè il pentimento non è mai garanzia che non si ricada nel peccato. Il problema vero è che non avete idea della differenza tra pecora smarrita e lupo rapace.
È totalmente illogico. Non può esistere perdono senza pentimento, la sola idea è assurda. Secondo me non solo non conosci la procedura dei testimoni di Geova, ma ignori anche la morale cattolica.
Non è così, un mio caro amico cattolico ha lasciato la moglie per andare con un'altra.
Bell'amico, complimenti.
Da quando ha compiuto questo, ha smesso di frequentare, non esercita più i sacramenti, si è allontanato da Dio. Io da amico e fratello non approvo la sua condotta, cerco di portarlo sulla retta via, ma non per questo non gli rivolgo più la parola e smetto di considerarlo come un amico.
Interessante. Tendenzialmente io uso un criterio diverso sai, chi non è amico di Dio non può essere mio amico. (Giacomo 4:4)
(anche perchè dal punto di vista umano il rapporto non era per nulla facile con la ex moglie e non per colpa sua)
Non è un problema mio, l'adulterio è condannato indipendentemente dalle motivazioni. Gesù arriva a censurare persino il tradimento mentale del coniuge, come dovresti sapere.
L'esempio della trasfusione è chiaro. Chi lo commette in maniera deliberata capisce che non può essere più un TdG e se ne va.
No, perché può aver sbagliato deliberatamente, e ciononostante essere pentito e determinato a non ripeterlo. Le due cose non si escludono a vicenda. Così come, se uno tradisce la moglie, non può certo dire di aver peccato in modo involontario, ma può comunque pentirsene.
Nella stessa condizione si troverebbe colui che lo nasconde. Se viene scoperto non deve essere espulso; questo deve accadere solo se un fratello pretende di dire a tutta la comunità che non è peccato.
No, perché non basta ciò che si afferma a certificare un pentimento. Contano le azioni più delle parole. Potrei dichiarare, anche dal pulpito, che l'adulterio sia sbagliato e ciò malgrado andare continuamente a donne. Nè la Bibbia nè la logica autorizzano a qualificare come 'pentimento' una condotta del genere. È esattamente il comportamento del popolo d'Israele che Dio rigettò, o dei farisei che 'dicono ma non fanno', contro i quali Gesù si scagliava continuamente.
Questo dice la semplice logica umana leggendo la Bibbia. Riflettici bene, è molto più logica la mia interpretazione delle Scritture.
C'è poco da riflettere, temo che la tua logica risulterebbe assurda anche ad un bimbo dell'asilo.
Perchè lo fa passare per lecito? Se se ne va, evidentemente lo considera un peccato per la dottrina dei TdG.
Se ne va dove, su Marte? Potrebbe smettere di frequentare le adunanze (cosa che nessuno lo obbliga a fare, tra l'altro) ma potrei ritrovarmelo magari come compagno di villeggiatura, e sarebbe ugualmente una compagnia nociva.
Dal canto suo non è detto che non lo consideri peccato, ma anche se fosse non cambia nulla rispetto a quello che dice la Bibbia: lo devi considerare come un pubblicano se non non cerva di sviare gli altri
Già, cosa che però può fare anche col comportamento. Non occorre che si metta a gridare "Viva le trasfusioni!' O 'Viva l'adulterio!' in mezzo alla piazza.
Poi con Dio se la vedrà lui, non siamo certo noi a condannarlo alla Geenna, anche perchè sulle trasfusioni avrebbe perfettamente ragione agli occhi di Dio, dato che noi altri cristiani siamo perfettamente convinti che le trasfusioni sono perfettamente compatibili con Atti 15.
È solo la vostra interpretazione del testo.
Se invece questo tuo fratello dice che ha sbagliato e che comunque al bisogno prenderebbe comunque nuovamente la trasfusione, tu come ti comporti?
Lo evito, perché preferisco l'amicizia di Dio a quella di un uomo che sbaglia consapevolmente e senza pentimento. E per giunta in modo premeditato.