Savatage - The Wake Of Magellan

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The legend killer
00domenica 28 maggio 2006 19:26
L'OCEANO (THE OCEAN)

-Strumentale-

BENVENUTO (WELCOME)
Che si accendano le luci
Il palco è pronto
Il sipario se n'è andato
Creature della notte,
E' ora di iniziare lo spettacolo

Ti faremo vedere molte cose
Ti racconteremo che nella vita
Ci sono cose che non ti sogneresti mai di sapere
Quindi, prima che arrivino i fantasmi,
Che tu sia benvenuto allo spettacolo

Menestrelli, re, esploratori
Fantasie ordinate
Fantasmi e sogni risvegliati
Storie dimenticate da molto tempo

Il menestrello e lo stregone
Si stanno scambiando i travestimenti
Il buffone ride ed inizia a pensare
Che solo lui sia saggio

Il governatore e il giornalista
Si scambiano un bacio di Giuda
E adesso, prima che finisca la canzone,
C'è un colpo di scena nella trama

Fantasmi ed esploratori sperduti
Il destino e tutte le sue figlie
Santi e peccatori senza speranza
Saggi uomini anziani
Che sanno tutto

Benvenuto allo spettacolo
Benvenuto allo spettacolo
Benvenuto allo spettacolo
Benvenuto allo spettacolo

SI GIRA VERSO DI ME (TURNS TO ME)
E' sola
Si guarda allo specchio
E vede ciò che voleva diventare

E' al sicuro, non c’è nessuno vicino a lei
Sa che è lì
Vede ciò che voleva vedere
E si gira verso di me
E si gira verso di me
E si gira verso...

Era stato predetto
Perché c'erano già dei segnali che sarebbe successo
E poi arrivò quella lettera

Lei è una regina della bellezza
E' impossibile non notarla
E penseresti che lei sa di esserlo

Niente si può cancellare
Ha sprecato molto tempo
Ma quando lo stai sprecando...
Non te ne importa niente

Tutte quelle cose lasciate a metà
Abbandonate dopo poco tempo
Prima o poi ti servono...
Ma non ci sono più

In ogni momento passato
Lei ha pensato al futuro
E adesso tutti quei momenti sono lontani
I fantasmi tormentano ogni parola che vorrebbe dire
Mentre cammina in mezzo alla decadenza

Aveva il senso dello stile
Di Oscar Wilde
Era come se fosse una sua intenzione

Ma aveva sempre paura
Il tempo deve essere ripagato
E non ci sarebbe stata nessuna redenzione

La giovinezza e il tempo collidono
Non poteva decidere
Quale direzione prendere

Il momento si stava avvicinando
Lei si era preparata attentamente
Ed evitò di essere scoperta

In ogni momento passato
Lei ha pensato al futuro
E adesso tutti quei momenti sono lontani
L'ho visto anch'io
Ero più vicino di te
Cos'altro bisogna dire?

Aspettami adesso
Sarò lì per te
Lo giuro
Se solo vuoi che io lo faccia

Ma non succederà
E l'ho sempre saputo
E nel buio
Non c'è nessuno che prega per me

Non capisco come mi sento stanotte
Non lo capisco, ma continuo ad aspettare
Cerco qualcosa nelle ombre che svaniscono nella luce
Ma mi sento vivo
Sto provando a sopravvivere
Fluttuerò insieme all'onda
Finché non arriverai, e poi...

IL SOLE DEL MATTINO (MORNING SUN)
Quando guardi il sole del mattino
Vedi ciò che vedo io
O io sono l'unico
Che vede ciò che mi serve?

Ho la visione di un uomo diverso
Da quello che sono diventato
Prego l'oceano sperando che mi capisca
Spero che non sia arrivata la mia ora

Tutti si stanno divertendo
Ma nessuno sta ballando
E tu sei sul palco
Presto sarai solo
Ho aspettato questo giorno
Per tutta la mia vita

Non posso aspettare il sole del mattino
Davanti al mare
E l'oceano capisce
L'uomo che potrei diventare

Da qualche parte c'è un mondo diverso da questo
Dove il sole sorgerà
E una luna prenderà il suo posto
Negli occhi di un altro uomo

E forse quello sarebbe un mondo migliore
Di quello che vedo
O forse non sarebbe migliore per nessuno
Tranne per me stesso

Qua nel buio, dove il cielo mostra le sue grazie
Ogni stella si rivela mentre la luna inganna lo stupido
E così che dovrebbe essere mentre cala la notte

Non posso aspettare il sole del mattino
Davanti al mare
E l'oceano capisce
L'uomo che potrei diventare

No, no, il tempo non sta ad aspettarti
No, no, lascialo solo
No, no, non ti resta molto tempo
Questa è una cosa che ho sempre saputo

Quando arriva la tua ora capisci
Che non ti resta neanche un altro giorno

Quando arriva la tua ora e ci sei nel mezzo
A nessuno importa ciò che stai passando

Non puoi trattenerlo
Non puoi fermarlo
Non puoi portarlo con te
Quindi usiamolo adesso

UN ALTRO MODO (ANOTHER WAY)
I tempi stavano cambiando
Erano passati diciott'anni
E non restava più molto tempo per diventare famosi

Eri su un isola
Sola e morente
Camminavi sull'acqua
Ma non sei andata lontano

I sogni e le visioni
Vennero trasformati in decisioni
Ti ho vista su una cartolina
Dall'aldilà

“Con la speranza ed il lusso
Non ci si sente mai tristi
Cammino sull'acqua
Solo per essere tua moglie”

Adesso non dirmi
Che c'è qualcosa in più
Che c'è un modo per farcela
Proprio come se ci fosse una porta
E se non ci sarà un altro modo
Dovrai dirmi perché
Perché
Perché
Perché

Rimani con me, seguimi
Se le mie parole sono vuote
Devi venire con me
Perché è la tua unica opportunità

Ogni giorno ti guadagni qualcosa
Poi ti giri e bruci tutto
Pensi di fare bene a farlo
Ma io spero che tu non stia facendo bene

Rischi di annegare
Butti giù ogni drink che hai davanti
E se berrai abbastanza
Dimenticherai i tuoi problemi

Ogni illusioni
E' avvolta nell'assoluzione
Vivi la tua vita solo nei weekend
Ma non è la stessa cosa

Adesso non dirmi
Che c'è qualcosa in più
Che c'è un modo per farcela
Proprio come se ci fosse una porta
E se non ci sarà un altro modo
Dovrai dirmi perché
Perché
Perché
Perché

LA GHIGLIOTTINA BLACKJACK (BLACKJACK GUILLOTINE)
La ghigliottina del blackjack
E' affilata come un rasoio
E' sempre pulita
Deve mentire
Spudoratamente
Una volta entrata, sa che cosa deve fare
Sa che cosa deve fare

Ha una pelle secca
E bianca
La sua è una vita al neon
Ha una macchia
Nelle vene
E sai sempre che è vero
Sai che è vero

Allora dimmi cos'avevi in serbo per me
Anche se non importa più
Non è mai importato è mai importerà
Ma io sarò comunque là fuori ad aspettarti

Ti stai muovendo velocemente lasciando impronte
E' un compromesso per attaccare
Arriva un momento in cui lo rivuoi indietro
Indietro
Indietro
Indietro
Ma non riesco a pensare a niente
Non riesco a pensare a niente
Non riesco a pensare a niente
Non ce la faccio

“Sono un drogato
Ho una carta di credito
Devo farmi in vena
E correre per miglia e miglia
Eri ipnotizzato
Decidi tu per me
Ogni neurone sta cambiando le sue vedute
Sta cambiando le sue vedute

Signori,
Riassumete
Ogni bugia
Ben nascosta
Non dimenticate
La morte dei miei neuroni
La mente sta aspettando il segnale d'inizio
Sta aspettando il segnale d'inizio”

Abbiamo trovato molto alla moda
Venerare questi Dei minori
Ed essi mentono
Perché devono mentire
Perché sanno che crediamo solo alle bugie

E quindi siamo là fuori, lasciando impronte
Ogni volta che c'è una vena che viene bucata
Arriva un momento in cui lo rivuoi indietro
Indietro
Indietro
Indietro
Indietro

Ma non riesco a pensare a niente
Non riesco a pensare a niente
Non riesco a pensare a niente
Non ce la faccio

I PARAGONI DELL'INNOCENZA (PARAGONS OF INNOCENCE)
Il giorno
Diventa notte
Poi ancora giorno
E io non ti riconosco più

Ma rimango
Dove mi hai detto di stare
Pensando che tu abbia programmato tutto

Sei stato via per troppo tempo
Per poter continuare a stare insieme
Anche se non hai mai provato a dire la verità
Hai solo fatto passi indietro

I paragoni dell'innocenza
Mettono in dubbio il tuo intento
Non sono mai stato molto sicuro di ciò che intendevi dire
Dall'aldilà

Abbiamo passato dei momenti in cui sembrava di essere su una giostra
E devo ammettere che la cavalcavamo bene
E i cavalli non hanno mai parlato
Lungo tutta la corsa

Non ci hanno detto che nessuno se ne va
Nessuno se ne va
Nessuno se ne va...
Vivo

Il tempo
Scivola via
Dalle mie mani
E io non lo sento più

Ripenso
A quando potevo farlo
In quei momenti, quando tutto iniziava
I miei sogni erano stati fatti a pezzi
E in qualche modo abbiamo ignorato i segni
Che ci dicevano che niente è mai stato vero
Percepisco un patto fatale nella realtà

I paragoni dell'innocenza
Mettono in dubbio il tuo intento
Non sono mai stato molto sicuro di ciò che intendevi dire
Dall'aldilà

Abbiamo passato dei momenti in cui sembrava di essere su una giostra
E devo ammettere che la cavalcavamo bene
E i cavalli non hanno mai parlato
Lungo tutta la corsa

Non ci hanno detto che nessuno se ne va
Nessuno se ne va
Nessuno se ne va...
Vivo

Arriva sempre un momento
In cui fai ciò che vuoi fare
Sai che non dovresti farlo
Ma lo fai comunque
E quando lui aveva quel momento
Quando sapevo cosa voleva
Fece velocemente il suo ordine
Anche se non aveva mai avuto intenzione di pagare

Ma le parole diventarono bugie
E le bugie diventarono grovigli
E sei pallida come un cadavere
Anche se pensi che non si veda
Vivi in mezzo a bugie
Anche se sei circondata da amici
Ma da qualche parte nel tuo cuore sai che
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Devi lasciarlo
Andare

I paragoni dell'innocenza
Mettono in dubbio il tuo intento
Non sono mai stato molto sicuro di ciò che intendevi dire
Dall'aldilà

Abbiamo passato dei momenti in cui sembrava di essere su una giostra
E devo ammettere che la cavalcavamo bene
E i cavalli non hanno mai parlato
Lungo tutta la corsa

UN LAMENTO NEL SISTEMA (COMPLAINT IN THE SYSTEM)
Benvenuto nel sistema
Questa è la situazione
E' solo un po' confusa
Benvenuto nel labirinto
Tutti vedono
Quello che tutti vogliono
E tutti evitano
Lo sguardo di tutti gli altri

Sarò il tuo mentore
Sarò il tuo consulente
Farò ciò che faccio
E tu guarderai da un altra parte
Dimenticherai ciò che hai visto
Fare così è sempre stato saggio
Ma qualcuno là dietro non sta sentendo le mie parole

C'è un lamento nel sistema
C'è un lamento nel sistema

Benvenuto nel parco
Noi portiamo le attrazioni
Tutti ci vanno sopra
Ma tutti devono pagare

Perché il bene deve causare problemi
Quando nessuno si lamenta?
Perché ci deve essere un martire
Se poi nessuno si salva?

Tutti ci conoscono
Tutti ci vedono
Ogni singolo bambino
Può dirti dove siamo

Ogni politico
Dice che ce ne stiamo andando
Ma in tutto questo tempo
Non siamo andati troppo lontano

C'è un lamento nel sistema
C'è un lamento nel sistema
C'è un lamento nel sistema
C'è un lamento nel sistema

Dovresti capirlo
Non è una cosa da sottovalutare
E' davvero semplice, capisci?

C'è qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato nel problema
Qualcosa di lungo e qualcosa di corto
Qualcosa di bianco e qualcosa di nero
Dimentica il suo aspetto
E' molto più economico
Non fregarsene di nessuno
Fidati di me

Nel pieno della notte
Puoi accoltellare qualcuno
Ma difficilmente andrai da qualche parte

Quindi rideremo felicemente
Finché qualcuno non accenderà una luce
E ci sparpaglieremo per la notte
Negli angoli oscuri
E saremo






Dove?
Dove?
Dove?
Dove?
Dove?
Dove?


CHIUSURA (UNDERTURE)

-Strumentale-

IL RISVEGLIO DI MAGELLANO (THE WAKE OF MAGELLAN)
Mentre stava di vedetta, sul ponte
E scrutava il mare
Non pensava ad una soluzione
Il silenzio era il suo unico compagno

Quindi si rese conto delle ragioni
Mentre provava a capire
Ma le ragioni gli hanno dato solo confusione
Mentre le sue mani sanguinavano

Caro Dio
Non potresti decidere tu
Cosa deve succedere agli assassini di un uomo?

Caro Dio
E' stato un suicidio?
Non sono mai stato un uomo di passioni

Credo a ciò che dissero i profeti
Che gli oceani tengono con sé i loro morti
Ma di notte, quando le onde sono vicine
Loro sussurrano
E io li sento

Ci sono ferite che sanguinano dentro di noi
Queste sono ferite che non vedremo mai
Fanno parte delle nostre raffinatezze
Che permettono ad un uomo di vivere

Ci sono ferite che sanguinano in silenzio
Con una grazia aristocratica
Ci sono lacrime che ci teniamo accanto
E che non bagneranno mai una faccia

Caro Dio
Pensi che sia saggio
Ricordare tutto ciò che è successo?

Caro Dio
Potremmo fare un compromesso
O le ombre di questa notte saranno eterne?

Credo a ciò che dissero i profeti
Che gli oceani tengono con sé i loro morti
Mentre contemplo questo scenario
Capisco che ciò che faccio
Rappresenta ciò che sono

Credo a ciò che dissero i profeti
Che gli oceani tengono con sé i loro morti
Ma di notte, quando le onde sono vicine
Loro sussurrano
E io li sento

Non vedo le tempeste che si formano
Non vedo o sento l'avvertimento
Non sento il suono dei tiranni
Sono circondato dal silenzio

Colombo, Magellano e De Gama
Navigarono attraverso l'oceano
In un mondo d'ignoranza
Governato da pensieri primitivi
Quegli uomini furono uccisi
Perché non avevano più volontà
Avevano solo avuto un presentimento
Ma in questo mondo di uomini senza cuore
E' come se non fosse mai successo niente

Non lo sento
Non lo sento
Non lo sento
Non lo sento

Bisogna tenere tutto nascosto
E fare finta di non aver sentito niente

E se verrà scoperto verrà ucciso o nascosto
E se verrà scoperto verrà ucciso o nascosto

Signore, dimmi cosa succederà
Signore, dimmi cosa succederà

Loro sussurrano e io li sento

BASTA (ANYMORE)
Non voglio camminare sull'acqua
Non voglio guardare tra le onde
Invece di guardare colline d'acqua
Vedo solo le scritte sulle loro tombe

Ma adesso che questa stagione se ne sta andando
Ho iniziato ad osservare un cielo vuoto
Perché ho dimenticato la ragione dell'infanzia
E perché spero di poter tornare indietro

Chiudi gli occhi e credici di nuovo
C'è un Dio nel cielo che si ricorda quando
Eravamo giovani e non fingevamo di avere fede

Basta
Basta
Basta
Basta

E di notte lui guarda l'oceano
Traccia i suoi pensieri nelle sabbie della costa
Perché è così che tutto è stato creato
Può fare questo e niente di più

E ogni messaggio che avrebbe lasciato
Sarebbe stato cancellato dalla marea
Mentre le lacrime che piangeva
Sarebbero stato così reali

Chiudi gli occhi e credici di nuovo
C'è un Dio nel cielo che si ricorda quando
Eravamo giovani e non fingevamo di avere fede

Basta
Basta
Basta
Basta

E improvvisamente le onde si alzarono
Mentre si schiantarono sulla riva lo sentii dire
Ci sarà un tempo in cui tutti gli uomini saranno più saggi
Quando tutti, tutti
Sì, tutti
Si salveranno

LA TEMPESTA (THE STORM)

-Strumentale-

LA CLESSIDRA (THE HOURGLASS)
E' da solo, sulla riva di un fiume
Ha scambiato la sua vita con un bicchiere pieno di lacrime
Il patto è stato veloce perché la vita è meno felice
Quando la sabbia sta finendo e la fine è vicina

La fine è vicina
La fine è vicina
La fine è...

L'uomo salì a bordo e partì verso l'oceano
Mise sull'albero le vele che lei avrebbe rubato
Poi si distese sul ponte, sotto la barra del timone
La nave sarebbe stata la sua bara, e in quel momento si risvegliò

Le stagioni passano
Le stagioni passano
Il tempo è un tradimento
Che adesso ricambierò

Il vento toccò la vela e la nave mosse l'oceano
Il vento della tempesta la spinse a scegliere la strada che ha percorso
Da un viaggio verso il nulla verso un'anima nell'oceano
Dal risveglio di Magellano alla sua veglia funebre

Le stagioni passano
Le stagioni passano
Hanno tutto dentro,
Le ore e minuti
Che passeranno domani
Perché non significa niente
Per me
Per me
Per...

Egli sentì un sussurro nell'oscurità
Quella voce gli chiedeva di capire perché
Nel deserto si cerca l'acqua
E sull'oceano su cerca la terra

Egli sentì un sussurro nell'oscurità
Quella voce gli chiedeva di capire perché
Nel deserto si cerca l'acqua
E sull'oceano su cerca la terra

E là, nelle ode
C'era un uomo nella sua tomba
Lo vide nella notte
Tra lampi di luce
Ed egli
Non avrebbe potuto essere lì

E tutte le sue preghiere
Insieme a tutto ciò che aveva dato
Erano state quelle sbagliate
Nella presa della tempesta
Ed egli
Non avrebbe potuto essere lì

Potresti tenere unite le nostre vite
E riportarle sulla costa?
Potresti darci quest'ultima illusione
Solo questa e nient'altro?

Potresti tenere unite le nostre vite
E riportarle sulla costa?
Potresti darci quest'ultima illusione
Solo questa e nient'altro?

E improvvisamente il fuoco inizio a piovere dai cieli
L'ancora spezzò le catene, che se ne andarono nei flutti
Improvvisamente le onde si innalzarono
E, nell'oscurità, pensai di averle sentite dire

Potresti tenere unite le nostre vite
E riportarle sulla costa?
Potresti darci quest'ultima illusione
Solo questa e nient'altro?

Potrò avere anche domani tutto ciò che mai avuto?
Potrò avere solo per un'altra notte tutto ciò che ho mai avuto?

L'hai mai voluto?
l'hai mai voluto?

Signore, dimmi cosa succederà
Signore, dimmi cosa succederà

E' ancora una volta su una barca, su un fiume
La spinge sulla riva e si siede sul terreno
Adesso vede la clessidra molto più chiaramente
Perché qualcuno l'ha riempita di nuovo

E, da qualche parte, quella nave sta vagando nell'oceano
Sta venendo spinta dal vento e non c'è nessuno a bordo
La clessidra non è più abbandonata nell'oceano
Rimangono solo le sue impronte sulla spiaggia
Che presto verranno cancellate
E non ci saranno più
Non ci saranno più
The legend killer
00domenica 28 maggio 2006 19:27
LA STORIA

In un giorno di tarda primavera, un vecchio marinaio camminava lungo la spiaggia di una piccola cittadina Spagnola contemplando i molti anni passati e i pochi giorni che gli restavano. Il suo nome era Hector Del-Fuego Magellano, ed egli diceva di essere un diretto discendente del famoso esploratore Ferdinando Magellano, il primo uomo che navigò attorno al globo nel 1527, ma pochi gli credevano. Egli portava sempre con sé un'antica clessidra. Era un'eredita di famiglia, ciò di più antico e di valore che possedeva, e gli portava conforto averla con sé.

I giorni da marinaio del vecchio erano passati da molto, ed egli era sopravvissuto a chiunque gli fosse mai stato vicino. Avendo passato la sua vita sul mare, non aveva mai avuto una famiglia. E adesso aveva profondo rimorsi a riguardo di questa decisione. mentre camminava, conversava apertamente con l'oceano, e gli occasionali bagnanti che lo incontravano sorridevano sempre, divertiti, non appena egli era passato.

Dopo un po’ si fermò poco lontano da un bar dove aveva visto un'anziana donna bere un bicchiere di vino. Lo faceva anche lui ogni giorno, sin da quando si era ritirato ed era tornato in questa città. Egli l'aveva già vista molti anni fa, negli anni della sua giovinezza, quando la sua bellezza era nel fiore. Lei aveva lasciato la piccola città portuale per seguire una carriera da attrice e, avendo fallito, era tornata nel suo luogo di nascita, proprio come lui. Nell'ultimo anno egli aveva cercato di farsi forza e parlarle, ma non ce l'aveva mai fatta. Di solito lei finiva il suo bicchiere e se ne andava, lasciando l'uomo da solo.

Il marinaio ricominciò a camminare e si mise a discutere con l'oceano a proposito della sua triste situazione, e del fatto che ormai gli restasse poca voglia di vivere. nella sua mente, immaginò che tutto ciò lo avrebbe potuto condurre solamente ad una morte fredda e solitaria, in qualche freddo ospizio, circondato da estranei. Disse all'oceano che avrebbe preferito navigare sulla sua piccola nave verso l'Atlantico finché non sarebbe affondata, per poi morire abbracciato dal mare che ha tanto amato. All'oceano non piacque quest'idea, ma anche se non gli venne in mente nessuna motivazione per impedirgli di attuare il suo piano, lo convinse ad aspettare un po’.

Poco più avanti, lungo la spiaggia, Hector vide un giovane uomo addormentato sotto un vecchio molo. Ma quanto l'oceano mandava un'onda che copriva i piedi del giovane, egli non si muoveva. Quindi il vecchio capì che era morto. Attorno al suo corpo c'erano diversi pacchetti con su la scritta "Ghigliottina Blackjack", ed anche diversi aghi ipotermici usati.

L'oceano gli sussurrò che il ragazzo era morto per un'overdose di eroina. Il vecchio marinaio chiese come una persona così giovane, con ancora tutta una vita davanti, avrebbe potuto iniziare ad assumere un veleno così mortale, e l'oceano rispose che era stato il regalo di un amico il giorno del suo diciottesimo compleanno. Il vecchio raccolse da terra la giacca del ragazzo e la mise sul suo corpo per coprirlo, mentre l'oceano spinse una fradicia ghirlanda funebre con su il nome "Veronica Guerin" stampato in oro.

Egli non aveva mai sentito questo nome, ma chiese all'oceano se non pensava che fosse sbagliato rubare una corona ad un morto. L'oceano spiegò che apparteneva ad una reporter irlandese che era stata uccisa per aver combattuto i signori della droga nel suo paese, ed egli era sicuro che per la reporter non sarebbe stato un problema.

Dopo aver detto una corta preghiera per il ragazzo, Hector Magellano continuò a camminare lungo la spiaggia e si fermò sulla foce di un piccolo fiume che si riversava nell'oceano. Ripensando a ciò che aveva appena visto e a come il mondo attorno a lui fosse cambiato iniziò a piangere, non notando una madre e un piccolo bambino che gli si avvicinavano mentre passeggiavano lungo la spiaggia. L'occhio del bambino venne attratto dalla clessidra che il marinaio stava portando, e gli andò vicino per chiedergli se potesse vederla. Ma quando notò le lacrime del marinaio, decise di chiedergli perché stesse piangendo, ma prima che potesse sentire la risposta sua madre gli disse di lasciare solo quel gentile signore. Poi prese la mano del bambino e lo condusse di nuovo verso la spiaggia.

Proprio mentre stavano camminando sulle dune, il bambino si guardò indietro vedendo il vecchio lasciar cadere la sua clessidra a terra. Il coperchio si ruppe e la sabbia uscì dal vetro. Il marinaio non la guardò neanche, ma salì sulla sua piccola nave, alzò l'ancora e partì verso il tramonto. Aveva appena deciso che la sua nave sarebbe stata la sua tomba e il suo viaggio la sua veglia funebre.

Dopo diverse ore il marinaio si era addormentato sotto la barra del timone, e nei suoi sogni gli apparvero i suoi antenati dicendogli di ritornare verso la riva. Egli si risvegliò trovandosi in mezzo ad una violenta tempesta nell'Atlantico, e pensò che l'oceano avesse finalmente deciso di far avverare il suo desiderio, ma nonostante il fatto che fosse sicuro di essere sveglio e solo, continuava a sentire il suono di un'altra voce umana. Improvvisamente, un tremendo fulmine illuminò la notte ed egli vide nella lontananza un uomo che lottava per sopravvivere alle onde.

Hector si alzò in piedi e cercò disperatamente di dirigere la barca verso l'uomo. L'acqua arrivò fin sopra i lati della barca e il marinaio dovette lottare per non affondare, ed inoltre sembrava che non si stesse avvicinando alla vittima della tempesta. Supplicò Dio di dimenticare la morte per cui aveva molto pregato quel giorno e gli chiese di dargli solo un ultimo momento, così avrebbe potuto salvare la vita di quell'uomo. Ma la tempesta continuò, e l'uomo scomparve sotto la superficie per quella che sembrò un'eternità.

Quando tutto sembrava perso, improvvisamente il vento cambiò direzione e un'onda gigante portò la nave proprio accanto all'uomo. Con un'improvvisa presa forzuta, egli trascinò l'uomo a bordo mentre la tempesta si ritirava, e si gettò a terra per riposarsi. Il suo passeggero gli raccontò che era un clandestino su una nave merci, e che era stato gettato in mare dagli ufficiali.

Il vecchio marinaio era disgustato, e disse che persino ai tempi di Magellano, quando la vita veniva considerata meno importante, non era mai stato compiuto un atto del genere. Disse che avrebbe dovuto denunciare immediatamente questo crimine alla polizia, ma il clandestino gli chiese di non informare le autorità, siccome era entrato illegalmente nel paese. Hector capì la sua situazione e, molte ore dopo, lo lasciò su una nave cargo diretta verso gli Stati Uniti di cui conosceva il capitano.

Dopo aver compiuto la sua missione, Hector tornò sulla spiaggia dove aveva iniziato il suo viaggio. Sulla sabbia vide la sua clessidra, che qualcuno aveva riempito e riparato. Fece un passo nell'acqua senza gettare l'ancora e abbassare le vele, si girò e spinse la nave verso il mare. Una volta scomparsa all'orizzonte, egli raccolse la sua clessidra e iniziò a camminare verso il piccolo bar mentre l'oceano cancellava con i suoi flutti le impronte che si lasciava dietro.
ajejebrazorff
00domenica 28 maggio 2006 19:39
Grandissimo Legend...
E naturalmente grandissimi Savatage, non solo come musicisti ma anche come storytellers...
[SM=x772952] [SM=x772952] [SM=x772952]
Dark+Schneider
00domenica 28 maggio 2006 21:01
I Savatage han sempre delle storie della madonna...

Grande Legend!


Se vi interessa un altro concept ottimo a livello di storia vi consiglio The Final Experiment di Ayreon...
The legend killer
00domenica 28 maggio 2006 21:08
Grazie ragazzi! [SM=x772952]
ajejebrazorff
00lunedì 29 maggio 2006 13:52
2 parole su Veronica Guerin, si tratta di una giornalista irlandese che indaagò e denunciò i nomi più potenti del narcotraffico a Dublino, comprese le connivenze con la polizia, fu uccisa barbaramente nel 1997 (proprio quando è uscito The Wake Of Magellan)...
Dalla vicenda è stato trtto il film "Veronica Guerin" nel 2003 diretto da Joel Schumacher con Cate Blanchett nel ruolo della giornalista uccisa...

Veronica Guerin

Testimoni

1959 - 1996

Giornalista irlandese, pagò con la vita la sua passione per la verità e la libertà.



“Sono una giornalista. Nessuno spara al messaggero. Nessuno spara a un reporter”. Era il febbraio 1995 quando Veronica Guerin pronunciò queste parole. Solo qualche giorno prima, un sicario a volto coperto l’aveva gambizzata all’interno della sua abitazione, un cottage all’estrema periferia della Dublino nord. Lei, come tutta la nazione irlandese, ancora stentava a crederlo.

Veronica sapeva quanto fossero alti i rischi collegati alla sua professione. Sapeva bene come la sua vita fosse in pericolo. Ma aveva deciso di non fermarsi: intendeva proseguire le sue inchieste sul mondo del crimine. Con una determinazione, se possibile, ancora superiore.
A soli 35 anni, Veronica era –senza più alcun dubbio- la più nota giornalista investigativa irlandese. I suoi articoli per il Sunday Independent, il maggiore domenicale dell’isola, da mesi portavano centinaia di migliaia di suoi lettori all’interno di “Gangland”, un oscuro agglomerato dove si concentravano i più temuti “baroni” del sottobosco criminale irlandese.

“Veronica non era, almeno ufficialmente, una giornalista di crimine”, afferma a distanza di anni il suo direttore, Willie Kealy. Il suo, in effetti, fu più un lento “scivolare” verso il crimine. Quando Veronica Guerin cominciò a focalizzarsi su questo settore, aveva già accumulato alle proprie spalle numerosi scoop che l’avevano portata, tra il 1990 e il 1994, all’attenzione dell’opinione pubblica: fra questi, molti ottimi reportages di carattere finanziario, una storia esclusiva su un’intercettazione telefonica tra un prominente uomo politico (John Bruton) e alcuni suoi colleghi di partito, e l’intervista-scoop al fuggitivo vescovo di Galway, Eamonn Casey.

Il suo arrivo al Sunday Independent, nel 1994, segnò la sua consacrazione ufficiale come reporter investigativa. Una carriera interamente contraddistinta da un’unica, grande passione: la ricerca della Verità.
“Di lei mi impressionavano tre cose: il lavoro, la dedizione e l’abilità”, afferma ancora Kealy. Giornalisticamente parlando, Veronica aveva stoffa da vendere: il suo grande fiuto per le buone storie, unito a un’instancabile capacità di doorstepping (termine difficilmente traducibile, ma che sostanzialmente equivale al nostro “fare la posta” a qualcuno, attendendolo o inseguendolo per ore), il tutto condito da una grande attenzione al dettaglio, la rendevano una delle migliori giornaliste d’Irlanda. Se non, come ebbe occasione di scrivere il suo ex-editore Damien Kiberd, “semplicemente la migliore e la più coraggiosa”.

Fu proprio al Sunday Independent che Veronica cominciò a occuparsi di crimine. Il fenomeno malavitoso aveva assunto, alla metà degli anni ’90, dimensioni veramente preoccupanti sull’isola, in particolare nella capitale Dublino e nelle città industriali di Cork e Limerick. Il criminale vecchio stampo, dedito ai sequestri e alle rapine a mano armata, aveva gradualmente lasciato spazio al narcotrafficante. In Irlanda poche gang controllavano capitali multimilionari, grazie al traffico di eroina, cocaina, cannabis ed ecstasy. La sola Dublino contava 15mila giovani tossicodipendenti (su una popolazione che non arrivava al milione). Il fallimento dello Stato, impegnato per decenni a combattere l’Ira, e da sempre focalizzato sulla secolare questione nordirlandese, emergeva in tutta la sua evidenza.

Veronica capì tutto questo. Capì che avrebbe dovuto penetrare quel mondo, per raccontarlo e denunciarlo ai suoi lettori: “La situazione è molto seria. L’aspetto più grave è che in Irlanda non esiste una sola parrocchia che non conosca il problema della droga. Per questo quello delle droghe è diventato il problema principale, nel nostro Paese. Circola così tanto denaro nell’industria del narcotraffico… è davvero un’industria multimilionaria. La polizia e gli ispettori del fisco possono fare ben poco per affrontare questo problema, e per smantellare gli imperi che generano i profitti di cui godono questi “baroni” della droga”. Era il dicembre 1995. Veronica aveva appena ritirato il prestigioso “International Press Freedom Award” a New York. Era stata la prima giornalista europea a riceverlo.

Per condurre le sue inchieste, Veronica instaurò presto una fitta rete di contatti all’interno del corpo della polizia e nel sottobosco criminale. “Almeno sei poliziotti”, per ammissione dello stesso Assistant Commissioner Tony Hickey, potevano essere annoverati fra i principali contatti di Veronica all’interno dei Garda Siochana (la polizia irlandese). Impossibile determinare quante fossero invece le “gole profonde” di Veronica nell’ambito criminale: è comunque fuori di dubbio che il suo principale informatore fosse John Traynor, detto il Coach (l’Allenatore), un passato da ladro e truffatore… un presente da narcotrafficante, al fianco del boss John Gilligan.
Nel corso degli anni Traynor fornì a Veronica buone storie su numerosi criminali: in altri casi scelse invece di trarla in inganno, ma la reporter imparò presto la lezione. Al punto che, poche settimane prima di morire, decise di fare pubblicamente il nome di Traynor come narcotrafficante.
Resta comunque un detto, ampiamente diffuso negli ambienti di polizia, che certifica il valore di Veronica come reporter investigativa: “se vuoi il quadro completo della situazione criminale, noi possediamo una parte, i criminali hanno l’altra, e Veronica –forse- le possiede entrambe”.

Nel portare alla luce l’immensità del sottobosco criminale irlandese, Veronica Guerin mise nero su bianco gli identikit dei principali narcotrafficanti (pur non potendo nominarli, a causa delle leggi sulla diffamazione, tuttora in vigore), denunciò le rotte attraverso cui gli stupefacenti raggiungevano l’Irlanda, e rese noti gli immensi profitti di questi boss, illustrando nel dettaglio come il valore della “merce” arrivasse anche a decuplicarsi nel corso delle numerose transazioni. Non solo: Veronica espose pubblicamente lo stato fatiscente delle prigioni irlandesi, da cui letteralmente “evadevano” centinaia di pericolosi criminali, e rivelò come numerosi funzionari del fisco e degli affari sociali vivessero in un clima di terrore. Se avessero anche solo osato porre domande scomode a qualche boss, chiedendogli il perché di tanta ricchezza a fronte di profitti dichiarati pari a zero, rischiavano grosso.
Infine, Veronica si fece sostenitrice di una proposta legislativa che trovò realizzazione solo dopo la sua morte: la creazione di un corpo interdisciplinare, che comprendesse agenti di polizia, del fisco, della dogana e degli affari sociali, in grado di confiscare qualsiasi proprietà ritenuta sospetta. In codice: CAB (Criminal Assets Bureau), un’agenzia statale che tra il 1996 e i primi anni 2000 arrivò a sequestrare proprietà illecite per decine e decine di milioni di sterline.

Accanto alla Veronica “reporter investigativa” esisteva però anche una Veronica “privata”: “una donna per nulla sofisticata”, come la ricorda il suo amico di lunga data Paddy Prendiville, anche lui giornalista. Veronica era una persona molto semplice, con tre sole grandi passioni al di fuori del lavoro: la sua famiglia, in particolare l’adorato figlio Cathal, la simpatia politica per il partito nazionalista Fianna Fail e quella sportiva per il Manchester United. Anche la fede religiosa giocava un ruolo importante nella sua vita: ogni domenica mattina si recava a messa presso la chiesa dell’aeroporto di Dublino. “Qui le piaceva adorare Dio, qui veniva a pregare, qui portava le sue domande. […] Venire a messa la domenica era un altro tassello nella sua ricerca della Verità: lei era fedele, appassionata da “questa” Verità, quanto lo era nei confronti del giornalismo”, avrà occasione di affermare il suo parroco, padre Declan Doyle.

Veronica Guerin, una giornalista che aveva fatto della “ricerca della Verità” la propria ragione di vita, fu uccisa il 26 giugno 1996. Due sicari la assassinarono lungo la Naas Road, una delle principali arterie stradali che dalla contea di Kildare conducono alla capitale Dublino. Sei colpi di pistola furono sparati da un killer attraverso il finestrino dell’auto, mentre Veronica attendeva il verde a un semaforo. La morte della reporter fu istantanea. Il patologo, professor John Harbinson, affermò qualche mese dopo, in tribunale: “la morte di Veronica Guerin è stata causata da uno shock e da una emorragia, sopraggiunti come risultato delle lacerazioni ai polmoni e alle arterie”. Il freddo e burocratico linguaggio medico poco può fare per celare il grado di efferatezza del delitto.

Successive indagini accerteranno come a ordinare l’omicidio di Veronica Guerin sia stato John Gilligan, potente boss criminale della Dublino sud, che in soli due anni aveva messo in piedi un gigantesco impero di importazione e smercio di stupefacenti.
Veronica stava indagando su di lui da diversi mesi: lei, come pochi altri, aveva intuito il reale calibro e la reale statura criminale di colui che tutti chiamavano “Factory John”. Una mattina del settembre del 1995 si era addirittura presentata a casa sua, decisa a porgli domande imbarazzanti in merito alle sue proprietà. In quell’occasione, la natura psicopatica di Gilligan si manifestò in tutta la sua violenza: il boss picchiò Veronica, procurandole ferite su tutto il tronco e al viso. La reporter, choccata, decise di denunciarlo. Il processo si concluse nel luglio dell’anno successivo con l’assoluzione del boss, a causa della morte dell’unica testimone: Veronica, che proprio Gilligan aveva fatto uccidere.

John Gilligan, arrestato a Londra nell’ottobre del 1996 ed estradato in Irlanda quattro anni dopo, sarà prosciolto in merito all’omicidio Guerin per insufficienza di prove (marzo 2001). Tuttavia, la stessa giuria lo condannerà a 28 anni di carcere per importazione di stupefacenti: la pena più alta mai comminata per questo reato nella storia d’Irlanda; pena confermata in appello nell’agosto del 2003. Al momento, John Gilligan sta nuovamente ricorrendo in appello per ottenere una riduzione del periodo di detenzione, nel frattempo salito a 33 anni a causa di un altro reato commesso in carcere.
Le indagini della polizia identificheranno in Patrick Holland l’esecutore materiale del delitto, ma l’assenza di prove sostanziali renderà Holland immune dalla formalizzazione di un’accusa vera e propria. Condannato a 20 anni per spaccio di droga, “Dutchie” Holland si è visto ridurre la pena a 12. Brian Meehan, l’uomo che la mattina del 26 giugno 1996 guidava la moto che trasportava il killer, sta invece attualmente scontando una condanna all’ergastolo proprio per l’omicidio Guerin. John Traynor, socio di Gilligan e informatore di Veronica, è invece latitante, con ogni probabilità nel sud della Spagna. Si dice che proprio dalla penisola iberica continui a dirigere il traffico di stupefacenti verso l’Irlanda.

L’omicidio di Veronica Guerin scatenò un’ondata di emozione popolare senza precedenti nella giovane Repubblica irlandese. L’intera nazione osservò un minuto di silenzio, il primo luglio 1996, per ricordare la reporter. Negozi, uffici, banche, tribunali, ospedali, giornali… tutto si fermò. Decine di mazzi di fiori furono deposti all’incrocio teatro dell’omicidio, altre migliaia inondarono i cancelli del Parlamento. Migliaia e migliaia di comuni cittadini firmarono il “Book of Condolences”, il libro delle condoglianze, nella sede della Independent Newspapers, il gruppo cui faceva capo il domenicale di Veronica.
Lo choc per la sua morte fu enorme. Nessuno poteva credere a ciò che era successo: nessuno, in Irlanda, poteva accettare la realtà. E cioè che il crimine potesse spingersi a tanto.
Misure legislative d’emergenza, su tutte la creazione del Criminal Assets Bureau, furono varate nel giro di pochi mesi, mentre la polizia avviava l’indagine criminale più imponente nella storia nazionale. I dati parlano da soli: 1400 interrogatori, 3500 deposizioni, 425 perquisizioni, 214 arresti, 105 armi confiscate. Per la prima volta in Irlanda fu introdotto un programma di protezione dei testimoni, che fu applicato ai tre membri della gang di Gilligan che decisero di deporre contro il boss. Il fenomeno criminale subì un significativo contraccolpo: molti dei principali “baroni della droga” scelsero la fuga all’estero.

Cinque anni dopo, il 22 giugno 2001, il premier irlandese Bertie Ahern, insieme a Graham e Cathal Turley, marito e figlio di Veronica, partecipò alla cerimonia d’inaugurazione di un busto della reporter all’interno del Castello di Dublino. I visitatori che si recano al Coachhouse Garden, una piccola oasi verde situata proprio all’interno del Castello, lo troveranno un po’ defilato, lontano qualche decina di metri dai gruppi di turisti che –soprattutto d’estate- scelgono il piccolo parco per rilassarsi sotto i raggi del pallido sole irlandese.
Un’iscrizione, incisa sotto il busto della reporter, recita:

Non avere paura (Be not Afraid).
Il suo ideale era quello di una giustizia più grande. Alla fine la conseguì.
Il suo coraggio e il suo sacrificio salvarono molte vite dal flagello delle droghe e da quello criminale.
La sua morte non è avvenuta invano.


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