Presentazione di un principiante
Salve a tutti, mi chiamo Flavio (avrei voluto iscrivermi con il mio nome, ma alla mia mail avevo già associato su freeforumzone questo nick ai tempi in cui, appassionato di storia, leggevo libri su Carlo V d'Asburgo) e sono nato a Persiceto, in Emilia, dove la bassa è più bassa.
Quando avevo otto anni (ora ne ho il quadruplo appena compiuti) mi regalarono un libro illustrato sulle Dolomiti. Mi piacque così tanto che lo imparai a memoria, sognando da grande di poter "entrare" dal vivo in quel mondo di silenzi, di vento, di rocce e di ghiaccio che vedevo e percepivo dalle figure. Purtroppo all'epoca il mio unico contatto con quelle montagne era il mese d'agosto trascorso ogni singolo anno con i miei genitori (nei primi anni Levico Terme, poi a San Martino di Castrozza, a Moena, a Predazzo, a Fiera di Primiero) nel quale (io ero piccolo, i miei genitori sedentari) non si andava mai di là dal pic nic.
Nonostante amassi la montagna, agosto era per me un mese noiosissimo, in cui non sapevo come trascorrere le mattine e i pomeriggi mentre i miei genitori "si riposavano". Poi dal 1996 iniziammo a scegliere Campo Tures (in Valle Aurina) come meta per le vacanze.
Grazie anche al fatto di essere ormai maggiorenne, trasformai quelle interminabili giornate di noia in un'occasione per passeggiare da solo (sono figlio unico e non ho mai legato tanto con i miei amici di "pianura" amanti principalmente del mare).
Iniziai con le passeggiatine d'allenamento mattutino per i sentieri sui pendii vicino al paese per finire con le lunghe e faticosissime alte vie che, scorrendo a quote di solito comprese fra i 2500 e i 3000 metri, collegano rifugio a rifugio sui gruppi dello Zillertal, dei Tauri, delle Vedrette di Ries.
Nel giro di dieci anni sono passato dall'allontanarmi per un paio d'ore dopo colazione al passeggiare quasi senza sosta dall'alba al tramonto (sfruttando mio padre come autista, amavo spesso salire da una valle e scendere dall'altra).
Dal 2007 "scoprii" l'esistenza delle guide alpine, con cui ho potuto finalmente raggiungere alcune di quelle vette di cui per anni avevo studiato ogni sera nomi e quote sulle cartine, ammirato da vicino e da lontano la bellezza e percorso le vie d'accesso fino a quando da sentieri per escursionisti non divenivano "tracce per esperti": Monte Nevoso (3358), Gran Mesule (3479), Monte Lovello (3376), Punta Bianca (3371). Tutte gite che, per l'altitudine, la natura impervia del terreno e le distanze da percorrere, oltre alla presenza di "compagnia con la corda" per il superamento dei ghiacciai, richiedono pernottamenti in rifugi, sveglie all'alba, decine di ore di cammino complessivo, ma (forse proprio per questo) sanno ripagare con sensazioni uniche di contatto con mondi naturali usualmente inaccessibili all'uomo.
Complici amici di famiglia che soggiornavano a Sesto, ho pensato di fare lo stesso con le Dolomiti: "Perchè non trovare una guida per salire su quelle rocce che da piccolo sognavo sul libro illustrato?"
E così, grazie all'aiuto della guida, ho iniziato a fare quanto nella mia mente era sempre stato "pericoloso e impossibile": le ferrate.
Iniziando da quelle di maggiore interesse storico/escursionistico, e di minore difficoltà, ho percorso la Strada degli Alpini, dalla forcella della Giralba fino al Passo della Sentinella (con discesa nel Comelico, gran giro!), il Monte Paterno (bella ma troppo breve!), sulla Croda Rossa (la immaginavo più lunga e difficile, che mi stia abituando?)
Per quanto i costi di una guida alpina non siano affatto cari in relazione alla fatica e alla responsabilità di cui essa si carica, va da sè che un misero assegnista di ricerca CNR quale io sono non può certo permettersi una gita con guida al giorno.
Mentre per i ghiacciai non posso, per ovvi motivi, prescindere dalla guida, per le ferrate, dopo un po' di allenamento, potrei anche farcela da solo (iniziando ovviamente da quelle più facili). E così già l'anno scorso ho provato a percorrerne una "in solitaria", il Sentiero Bonacossa sui Cadini (dal Col de Varda all'Auronzo, sfruttando funivia e pulmino). Incoraggiato dall'esperienza trascorsa senza particolari difficoltà o paure, ho allora comprato il libro "ferrate per principianti" (che attribuisce ad ogni itinerario da una a tre stelle di difficoltà) e ho inizio a pianificare, dicendo: "nel 2011 quelle da una stella, nel 2012 quelle da due e nel 2013 quelle da tre".
Sfruttando il fatto che per le ferrate non devo aspettare di essere stabilmente in vacanza in montagna ad Agosto, ho iniziato già a maggio con Colodri e Burrone Giovannelli, per poi aspettare fine giugno per la Roda di Vael.
Poi avrei voluto fare la Maximilian (Cima e Dente di Terrarossa), ma quanto letto in rete (camino su cui arrampicarsi senza fune di sicurezza, assolutamente non segnalato sul libro) mi ha fatto sospendere la decisione.
L'ho allora frattanto sostituita con le Bocchette Centrali (fatte sabato scorso con un po' di fortuna: non ci fossero stati due tedeschi equipaggiati di corda, sarei tornato indietro piuttosto che attraversare senza sicurezza i tratti esposti con la neve che copriva ancora la fune).
Ora mi sono iscritto per cercare in questo forum la sezione giusta in cui inserire la mia richiesta di informazioni sulla Maximilian (so che se si chiede nella sezione sbagliata o si apre un post su un argomento già trattato altrove qualcuno si incavola).