SQUALI

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Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:23
Storia dell'archivio Internazionale degli attacchi di squali

Estratto da : Burgess, G.H. 1991.
Shark attack and the International Shark Attack File, pp. 101-105.
In: Gruber, S.H. (ed.). 1990.
Discovering Sharks, American Littoral Society, Highlands, New Jersey


La Marina degli Stati Uniti ha avuto tradizionalmente molto piu' che un interesse transitorio nei confronti degli attacchi di squali da quando il suo personale, specialmente in tempo di guerra, ha affrontato piu' di altri i rischi relativi. Molti casi documentati di attacchi durante la seconda guerra mondiale e la consapevolezza che un effettivo repellente antisqualo non era ancora disponibile, suggerirono all' Ufficio di Ricerche Navali, la costituizione nel 1958 di un programma di ricerca sugli squali. La conferenza fu tenuta nei primi del 1958 a New Orleans allo scopo di pianificare le strategie della ricerca per lo sviluppo di un repellente efficace. I partecipanti concordarono sulla necessita' di molta ricerca di base prima che un repellente potesse realisticamente essere scoperto, e fu formalizzato il gruppo di lavoro di ricerca sugli squali. Lo Shark Research Panel, formato da Perry W. Gilbert (presidente), Sidney R. Galler, John R. Olive, Leonard P. Schultz, Stewart Springer, e piu' tardi Albert L. Tester e H. David Baldridge, rimase attivo fino al 1970. Inizio' la formazione dell'archivio degli attacchi di squali, il primo tentativo di raccogliere documentazione su base globale e storica. Lo Shark Attack File era ubicato fisicamente presso lo Smithsonian Institution sotto la supervisione di Schultz, e un archivio simile, piu' ridotto era mantenuto da Gilbert alla Cornell University. Fu fatto un tentativo per collegare tutti i dati storici ad una rete di reporter che raccogliessero la documentazione di nuovi attacchi. Gilbert fu abile nel garantire i fondi istituzionali che fornirono l'opportunita' di nuovi servizi. Una relazione di due pagine sugli attacchi fu sviluppata dal comitato e resa disponibile per i collaboratori dell' archivio, che raggiunse presto piu' di mille attacchi.
Il primo tentativo di sintetizzare i dati del File fu fatta da Schultz nel 1963. La sua analisi, "Attacchi per squali in relazione alle attivita' umane" e allegata appendice, una lista di attacchi nel mondo (coautore Marilyn H. Malin), apparve in Sharks and Survival, il primo dei due volumi pubblicati da Gilbert.
Nel 1967 il comitato concordo' che occorreva una analisi statistica computerizzata e, con fondi della U.S. Navy, Baldridge produsse nel 1974 la sua classica analisi intitolata "Shark attack: un programma di analisi e sintesi dei dati".
Il supporto della Marina al File cesso' nel 1968. Gli sforzi fatti da Baldridge e Gilber per assicurare la continuita' dei fondi tradizionali furono infruttuosi e il File piu' tardi fu trasferito dal Mote Marine Laboratory, dove era stato mandato per l'analisi di Baldridge, alla University of Rhode Island.
Il File continuo' a crescere sotto le cure di John McAniff del National Undersea Safety Program, ma disgraziatamente i fondi vennero ugualmente a mancare anche nella nuova collocazione a dispetto di tutti i suoi sforzi. Il File venne trasferito al Florida Museum of Natural History nel 1988 dove e' curato ora dal George H. Burgess e Matthew Callahan, sotto gli auspici della American Elasmobranch Society.
Il File sta riscuotendo supporti entusiastici dai menbri della Societa', un'organizzazione internazionale di scienziati impegnati attivamente nello studio di squali, razze, raie e chimere. Noi continuamo a documentare registrazioni di attacchi del periodo, qualche volta incompleto 1968-1988, cosi' come investighiamo sui nuovi casi. Attraverso la cooperazione di molti membri delle organizzazioni in tutto il mondo, il File adesso e molto cresciuto, con basi dati da Australia, California, Hawaii e Sud Africa, aggiunte o presto integrate nel sistema. I dati di sintesi di Baldridge, immagazzinati formalmente su schede perforate col rischio, alla lunga, di perdersi, sono stati resi disponibili al File e trasferiti su un database relazionale Microsoft Access.
Sono benvenute le documentazioni spontanee di qualunque attacco e di qualsiasi periodo. Le nuove acquisizioni verranno aggiunte cosi' come sono, e in seguito verranno eseguiti periodiche analisi dei dati per determinare l'orientamento degli attacchi sia localmente che in tutto il mondo.
Attualmente stiamo lavorando alla revisione dell'analisi sintesi di Baldridge degli attachi su scala mondiale. Il database e' anche disponibile per biologi qualificati e fisici che desiderano indirizzare specifiche domande riguardo agli attacchi degli squali. Da quando il File contiene molte informazioni considerate preziose, come reperti medici, autopsie, e interviste personali, l'accesso e' attentamente vigilato dai ricercatori dell'AES, che devono approvare ogni richiesta caso per caso.
Le interrogazione da parte die media e del pubblico i ngenerale sono state richieste dallo staff dell'ISAF, ma attualmente l'accesso al File e' limitato agli scienziati.
L'International Shark Attack File e' molto interessato all'aggiornamento e ottimizzazione del suo database. Chiunque sia al corrente di attacchi, in particolare del periodo 1968-1988, e' invitato ad inviare la documentazione o a contattarci.

Fonte: http://www.squali.com/attacchi_storia.php


Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:24
Previsione sugli attacchi di squali
Estratto da: Burgess, G.H. 1991.
Shark attack and the International Shark Attack File,pp. 101-105.
In: Gruber, S.H. (ed.). 1990.
Discovering Sharks, American Littoral Society, Highlands, New Jersey


Dite la parola "squalo" e la maggior parte della gente richiamera' un'immagine ispirata alle mascelle dello squalo bianco che divorano un ignaro bagnante tra l'impotenza di scienziati ed autorita'. L'attaco di uno squalo e' probabilmente l'evento che piu' terrorizza tra i pericoli naturali per l'uomo, sorpassando perfino uragani, tornadi e infarti nella mente di molti bagnanti e velisti. Fra tutti i grandi animali responsabili di attacchi e pasti di umani, solo lo squalo esce dal controllo dell'uomo. Perfino la ferocia dei predatori terrestri, i grandi felini e gli orsi, e' estremamente suscettibile di un colpo di fucile e il "problema" animale viene semplicemente eliminato, lasciando molte di queste specie in pericolo di estinzione. Alcuni coccodrilli, specialmente quelli del Nilo e delle lagune salmastre, sono certamente pericolosi come gli squali, ma non sono mai stati oggetto di campagne di stampa in quanto la loro popolazione e' largamente limitata ai paesi del terzo mondo e inoltre sono soggetti all'azione dei cacciatori. Le altre creature marine potenzialmente in grado di "mangiare" l'uomo, orche e capodogli, non sono normalmente ritenute una minaccia. Degli squali, invece, si sono avuti attacchi documentati, e qualche volta consumazione di parti umane, in giro per il mondo attraverso storie registrate, e sono rimasti relativamente immuni dall'intervento dell'uomo.

Gli attacchi degli squali non hanno suscitato un particolare interesse generale fino al ventesimo secolo, ma diversi fattori hanno contribuito ad accrescerlo negli ultimi sessant' anni. Prima fra tutti e' stata l'evoluzione della stampa da una valenza parrochiale ad un sistema che copre la maggior parte del mondo attraverso notizie divulgate molto rapidamente ed in maniera comprensiva. L'aumento della competizione e il cambiamento dei valori giornalistici hanno contribuito ad una piu' attiva ricerca di storie scioccanti, come quelle che tentano il pubblico e aumentano le vendite. Inutile dire che da un esame delle attuali testate settimanali si ha la conferma che le storie di squali che mangiano uomini sono tre le piu' apprezzate. La seconda guerra mondiale con i suoi disastri aerei e marini senza precedenti, sia in tempo di guerra che in tempo di pace, disgraziatamente ha prodotto un alto numero di attacchi e ha stimolato la ricerca di un efficace repellente anti squalo. La generale tendenza in tutto il mondo verso un'utilizzazione intensa delle acque marine per attivita' ricreative ha aumentato le possibilita' di interazione uomo-squalo, con conseguente incremento del numero totale di attacchi. In aggiunta consideriamo la stampa popolare ed il cinema ed e' facile vedere perche' gli attacchi degli squali sono argomenti sempre caldi.
L'attacco di uno squalo e' un pericolo potenziale di cui deve essere al corrente chiunque frequenti aque marine, ma dovrebbe essere considerato in prospettiva. Api, vespe e serpenti sono responsabili di molte piu' disgrazie ogni anno. Negli Usa il richio annuale di morte da fulmini e' 30 volte maggiore di quello da un attacco di squalo. Per molta gente l'iterazione uomo-squalo e' piu' facile durante le nuotate o il surf in acque vicino alla riva. Statisticamente le probabilita' di morire in queste aree sono piu' alte per altre cause (come annegamento o arresto cardiaco) che da un attacco di squalo. Molta piu' gente e' ferita o uccisa mentre guida per andare in spiaggia o tornare a casa che da uno squalo in acqua. Il trauma da attacco e' anche meno comune rispetto ad altri incidenti da spiaggia come danni alla colonna, disidratazione, meduse e punture da pungiglione e ustioni solari. Inoltre vengono messi molti piu' punti ai piedi per lacerazioni da conchiglia che per morsi di squalo.

Malgrado cio', un attacco di squalo e' un rischio da considerare per chiunque entri nel dominio del mondo marino. Come in ogni attivita' ricreativa, il partecipante deve sapere che certi rischi fanno parte dello sport: lo jogging offre danni alle gambe, il campeggio procura mosche, il tennis torsioni dell'anca, e cosi' via. Allo stesso modo la spiaggia ha i suoi rischi intrinseci, ponendo l'attacco degli squali come uno tra i molti rischi da considerare quando si entra in acqua. Molte persone convengono, tuttavia, che le probabilita' estremamente esili di incontrare uno squalo, molto meno di essere morsicati, non pesano poi tanto nelle loro decisioni.

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:25
Come, Dove e Quando attaccano
In tutto il mondo, probabilmente, avvengono da 70 a 100 attacchi all'anno, di cui 5-15 mortali. Diciamo "probabilmente" perche' non tutti gli attacchi vengono resi noti; le nostre informazioni dai paesi del terzo mondo sono essenzialmente scarse, ed in altre aree ci si sforza di tenerli nascosti per paura di cattiva pubblicita'.
Nel passato il ritmo delle morti era molto piu' alto di oggi, ma l'avvento di misure d'emergenza di pronto intervento ed il miglioramento dei trattamenti medici ha ridotto di molto le probabilita' di morte. I numeri attuali degli attacchi stanno certamente crescendo ogni anno a causa dell'aumento dei bagnanti in acqua, ma non ci sono indicazioni del cambiamento della stima pro capite di attacchi. Molti avvengono nelle acque vicino alla riva, solitamente presso i litorali o in mezzo a strisce di sabbia dove gli squali mangiano e possono restare intrappolati durante la bassa marea. Sono facili siti di attacco anche quelle aree che scemano gradualmente verso il fondo. Gli squali si aggregano in queste zone perche' cosi' fanno le prede di cui si cibano.
Ci sono tre tipi principali di attacchi non provocati. Il piu' comune e' il "mordi e fuggi" che avviene tipicamente in zone di frangenti con vittime tra i bagnanti ed i surfisti che vedono raramente il loro aggressore il quale sparisce dopo aver inferto un singolo morso e lasciando una ferita. In molti casi questo probabilmente genera errori di identificazione per le condizioni di scarsa visibilita' e l'ambiente fisico non favorevole (frangere delle onde e forza della corrente).
Uno squalo che cacci in quelle condizioni deve decidere velocemente e muoversi con rapidita' per catturare le sue prede tradizionali. Quando queste condizioni ambientali difficili si sommano con la provocante presenza umana e le attivita' associate con i passatempi acquatici (schizzare, portare oggetti rilucenti, costumi da bagno con colori contrastanti, pigmentazione contrastante come quella delle piante dei piedi), non c'e' da sorprendersi che gli squali possano occasionalmente scambiare un essere umano con la sua preda abituale.
Noi sospettiamo che, mediante il morso, lo squalo realizzi rapidamente che l'uomo e' un oggetto sconosciuto, o che sia troppo grande, ed immediatamente molla la presa e non torna piu'. Alcuni di questi attacchi potrebbere anche essere in relazione alla comunicazione durante il pasto, come alcuni comportamenti di esemplari dominanti visti in molti animali terrestri. I danni alle vittime del "mordi e fuggi" sono limitati normalmente a lacerazioni relativamente piccole, spesso sulle gambe al di sotto del ginocchio e raramente pongono in pericolo di vita..
I tipi di attacco "urta e mordi" e "l'agguato", anche se sono meno frequenti, provocano piu' danni e molti con conseguenze letali. Di norma coinvolgono subacquei o nuotatori in acque qualche volta piu' profonde, ma in alcune aree del mondo avvengono vicino alla riva in acqua bassa.
Gli attacchi "urta e mordi" sono caratterizzati da movimenti circolari intorno alla vittima, che spesso viene urtata prima dell'attacco vero e proprio.
Gli attacchi "all'agguato" o da spia, si differiscono dal tipo precedente perche' l'urto avviene senza preavviso. In entrambi i casi e diversamente dal tipo "mordi e fuggi" sono frequenti attacchi ripetuti e normali morsi multipli o sotenuti. I danni provocati sono normalmente molto seri e frequentemente causano la morte.
Crediamo che attacchi del genere siano il risultato di pasti reali o comportamenti agonistici piuttosto che di errori di identificazione della preda.
Molti attacchi sono la conseguenza di disastri del mare, come incidenti aerei o naufragi, e probabilmente del tipo "urta e mordi" e "all'agguato".
Quasi ogni squalo dai due metri in avanti e' una potenziale minaccia per gli esseri umani. Tre specie, tuttavia, sono state indiziate come aggressori primari di esseri umani: il grande squalo bianco Carcharodon carcharias , lo squalo tigre Galeocerdo cuvier, e lo squalo toro Carcharhinus leucas.
Hanno tutti una distribuzione cosmopolita, raggiungono grandi dimensioni e consumano prede grandi come i mammiferi marini, tartarughe marine e pesci come componente abituale della loro dieta. Queste specie probabilmente sono responsabili per la maggior parte degli attacchi "urta e mordi" e "tipo spia".
Anche altre specie, incluso il grande squalo martello Sphyrna mokarran, il mako pinna corta Isurus oxyrhinchus, il pinna bianco oceanico Carcharhinus longimanus, il Galapagos Carcharhinus galapagensis, e certi squali del reef (come lo squalo del reef Caraibico Carcharhinus perezi), sono state coinvolte in questi due tipi di aggressione.
Sappiamo meno sulle strategie offensive del "mordi e fuggi" in quanto lo squalo e' osservato raramente ma e' lecito assumere che siano coinvolte una vasta gamma di specie. Esempi dalla Florida, che ogni anno conta dai 20 ai 30 attacchi di questo genere, suggeriscono che il pinna nera Carcharhinus limbatus (possibile anche il Carcharhinus brevipinna e il Carcharhinus acronotus, sia il maggiore imputato nella regione.

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:25
Ridurre il rischio di attacchi
Il rischio relativo di un attacco da parte di uno squalo e' molto piccolo, ma dovrebbe essere ridotto ulteriormente laddove e' possibile, con qualche accorgimento :

Restare sempre in gruppo. Infatti gli squali preferiscono attaccare individui isolati.

Non vagare troppo distanti dalla barca perche' oltre ad essere isolati si e' troppo lontani per un eventuale soccorso.

Evitare di entrare in acqua durante la notte o all'imbrunire, quando gli squali sono particolamente attivi e dotati di un indubbio vantaggio sensoriale.

Non entrare in acqua se sanguinanti da una ferita aperta o durante le mestruazioni: l'olfatto degli squali e' molto acuto.

E' sconsigliato indossare gioelli perche' i loro riflessi assomigliano a quelli delle squame dei pesci.

Evitare acque con fogne o immondizia, e quelle usate per la pesca sportiva o commerciale, specialmente se sono presenti esche o sono state pasturate. La presenza di uccelli marini e' indicativa di queste zone.

Gli avvistamenti dei delfini non indicano l'assenza di squali: spesso si trovano a mangiare nelle stesse zone lo stesso cibo.

Usare molta cautela quando le acque sono torbide ed evitare di indossare abbigliamento troppo colorato: gli squali vedono i contrasti particolarmente bene.

Trattenersi da gesti troppo bruschi e non cedere al nervosismo per evitare movimenti scoordinati.

Porre cautela in acqua nelle vicinanze dei litorali sabbiosi e rive scoscese, sono tra i luoghi preferiti dagli squali.

Non entrare in acqua se e' nota la presenza di squali, ed uscite immediatamente se ne avvistano uno.E, naturalmente, se ne vedete uno, non infastiditelo.

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:26
M E D S A F - Archivio degli attacchi di squalo nel Mediterraneo
INTRODUZIONE
Le prospettive di rischio
Il MEDSAF - l'archvio degli attacchi di squalo del Mediterraneo - e' una lista di attacchi avvenuti nelle acque del Mediterraneo, nei confronti di esseri umani o di imbarcazioni, che completa ed estende i dati gia' conservati nell' International Shark Attack File (ISAF).

Sebbene la maggior parte delle interazioni riportate dal Mediterraneo si riferiscano alle coste Italiane, c'e' da rilevare la scarsita' di notizie su molto di cio' che accade nelle coste del Mediterraneo del Sud (Nord Africa), magari per via dei pregiudizi dei media verso le Nazioni piu' occidentali della regione, dove gli attacchi generano un piu' grande interesse popolare.

Una analisi di ogni caso storicamente noto accerta, o suggerisce fortemente, che la maggior parte delle volte si tratta dello squalo bianco.
Altre specie identificate ad oggi negli incidenti del Mediterraneo sono la verdesca (tre casi) ed il sei branchie (un caso).

Come elencato da Schultz e Malin (1963), l'ISAF contiene dettagli sugli attacchi nei confronti di umani avvenuti in Mediterraneo tra il 1862 ed il 1963. Nonostante gli incontri siano stati descritti da Erodoto ed altri fin dai tempi dell'antica Grecia, le notizie rese note su interazioni squali-uomini nel Mediterraneo sono relativamente scarse. Condorelli e Perrando (1909) descrivono la cattura di una femmina di squalo bianco lunga 450cm ad est della Sicilia e presentano un'analisi medica dei resti di tre corpi umani trovati nello stomaco dell'animale. Bini (1960) riporta un attacco senza conseguenze (caso ISAF 1107) verso un subacqueo lungo l'Italia occidentale, da parte di uno squalo bianco (poi catturato dalla vittima!), mentre Capapé et al. (1976) menzionano un attacco verso un pescatore subacqueo vicino a Biserta, Tunisia.
La stampa popolare regionale e i notiziari hanno riferito un discreto numero di incontri ulteriori, molti dei quali sono sottolineati da Giudici e Fino (1989).Generalmente, tuttavia, l'elenco completo e' mancante all'interno della letteratura disponibile a molti ricercatori e lo scopo del MEDSAF e' di offrire qualche informazione aggiuntiva. Allo stesso modo, la sua continua manutenzione ed aggiornamento incoraggia indagini contemporanee piu' rigorose sugli attacchi nel Mediterraneo, molto simili a quelle ben avviate in altre regioni (p.e., Sud Africa, California, Australia), fornendo solide basi su fatti reali per discussioni future.Infine , la presentazione di statistiche, utili a dimostrare il rischio sorprendentemente basso di attacco nel Mediterraneo, aiuta non soltanto l'informazione pubblica, ma anche il censimento degli squali della regione.

E' importante sottolineare, a questo punto, che a dispetto di alcune congetture fantasiose non ci sono omissioni deliberate da parte di nessuno dei curatori dell'ISAF o del MEDSAF nel rendere disponibili le statistiche sugli attacchi e nell'intera storia dei curatori del MEDSAF non appare nessun indizio che possa suggerire delle coperture di proposito per quelle Nazioni del Mediterraneo nelle quali si verificano e dove non sono ampiamente pubblicizzati.
Al contrario i funzionari locali hanno a disposizione una fonte di informazioni di utilita' incalcolabile e tutto l'interesse al mantenimento della lista. Tuttavia, anche per evitare l'abuso sul trattamento dei dati personali come quelli medici, il cuore del database dell'ISAF e' mantenuto riservato di proposito, sebbene siano disponibili per i ricercatori sugli squali o per altri ben fidati richiedenti.

In piu' coloro che hanno intenzione di ricercare tra la letteratura scientifica, troveranno che sono ampiamente disponibili delle sintesi di questi contenuti, incluse esaurienti riviste regionali con molti dettagli sui vari casi, come quelle che discutono gli attacchi in California (p.e., Miller & Collier, 1981; Collier, 1993; McCosker & Lea, 1996), in Sud Africa (p.e., Levine, 1996), Australia (p.e., West, 1996), Giappone (Nakaya, 1993) o Cile (Egaña & McCosker, 1984).
Questa descrizione del MEDSAF su Internet e' resa schematica di proposito, in accordo col piu' ampio protocollo ISAF, ma fornisce sempre delle dettagliate descrizioni di base delle piu' recenti e reali interazioni registrate in piu' grandi categorie di eventi lungo le evidenze statistiche.

Si spera che questi estratti possano fornire letture rapide ed interessanti, specialmente per i media che hanno bisogno di risposte veloci, con dati facilmente accessibili ed utilizzabili in modo tale da evitare commenti speculativi o aneddoti che cosi' spesso pongono gli attacchi sotto una luce sproporzionata rispetto al fenomeno reale.

Nondimeno, e' proposito primario del MEDSAF quello di offrire corrette informazioni pubbliche e indirizzare piu' indagini dirette o dettagliate dove cio' sia possibile.
Sono gradite informazioni e qualunque notizia recente, che possono essere mandate a Ian Fergusson, curatore del MEDSAF all'indirizzo email: shark.bureau@zoo.co.uk
Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:27
Generalita'
Registrazioni MEDSAF dal 1890 al 1998
(NB: la revisione dei dati e' al 22.01.99 fatta tenendo conto di un contatto Non fatale, in Grecia)
(A)
Interazioni non provocate con danni causati a nuotatori/subacquei N(incidenti)=33; N (vittime)=36, Fatali=18 (50%); cadenza annuale: 0.3p/a

Ultima interazione con danni; nuotatori: 03 Settembre 1993 ore 08.00; caso ISAF No. 2593
Localita': Spiaggia de les Arenes, Valencia (Catalonia), Costa Blanca, Spagna.
Vittim: Jose Hernandez
Activita': nuotava 200m al largo dalla spiaggia quando e' stato attaccato in superficie da un piccolo squalo di specie sconosciuta descritto come slanciato e di circa 2m di lunghezza totale. Dita dei piedi staccate.

Ultima interazione fatale: 02 Febbraio 1989 ore 10.30; caso ISAF No. 1996
Localita': Golfo di Baratti, vicino a Piombino (Toscana), Italia.
Vittima: Luciano Costanzo
Attivita': Rimuoveva sporcizia biologica da cavi sottomarini a 27m di profondita' nei pressi di un'area rocciosa quando fu attaccato da uno squalo bianco di circa 6m. La vittima risali' e inizio' a nuotare verso la barca appoggio prima di essere circondato una volta e poi trascinato sott'acqua; il corpo non e' stato ritrovato e si suppone ingerito; l'equipaggiamento subacqueo e' stato recuperato con segni superficiali attribuibili ai denti di uno squalo.

Ultima interazione con danni con surfista:6 Giugno 1989 ore 15.30; caso ISAF No. 1771
Localita': Marinella, vicino a Marina di Carrara (Toscana), Italia Nord Occidentale
Vittima: Ezio Bocedi
Attivita': Attaccato sulla parte superiore destra della coscia da uno squalo di circa 3m, probabilmente un Carcharodon carcharias, mentre era disteso prono sulla tavola con mezzo corpo (gambe e busto) parzialmente in acqua, urinando.

Ultima interazione a seguito di disastro aereo in mare: Agosto 1943; caso ISAF No. 965
Localita': Mar Tirreno, a circa 40 miglia a sud di Napoli, Italia.
Vittima: Lieutenant R. Kurtz (US)
Attivita': Ammaraggio forzato dell'areo dopo un raid su Napoli; morso da diversi squali mentre attendeva i soccorsi riportando danni alle mani ed alle braccia.

(B)
Interazioni senza danni :
Nuotatori e subacquei
N=6

Ultima interazione senza danni:15 Giugno 1983; caso ISAF No. 1662
Localita': Riomaggiore (Liguria), Italia Nord Occidentale
Vittima: Roberto Piaviali
Attivita': Il Subacqueo e' stato molestato a 5m di profondita' da uno squalo bianco di 3m. E' riuscito a salire sulla barca appoggio dove lo squalo e' stato respinto con forza con dei pali dall'equipaggio.

(C)
Vittime di annegamento
o cause del decesso non accertate
N=3

Ultimo caso: Gennaio 1909; caso ISAF 1582, 1586, 1597
Localita': Fuori Capo San Croce, vicino ad Augusta (Catania), Sicilia, Italia.
Vittima: Uomo adulto, donna adulta, ragazza giovane; tutti dall'indentita' rimasta sconosciuta.
Details: Tre corpi trovati sostenazialmente intatti parzialmente vestiti, dentro lo stomaco di uno squalo bianco femmina di 450cm preso in una rete da pesca. Possibile annegamento delle vittime, aggredite post-mortem, o altrimenti ingerite, dopo essere state gettate con violenza nello Stretto di Messina a seguito dell'onda di marea dopo il terremoto. Per informazioni patologiche e ulteriori dettagli, vedi Condorelli & Perrando (1909).

(D)
Interazioni con Barche e Canoe
N=15
(NB - l'incontro tra la barca di un pescatore sportivo ed uno squalo bianco di circa 550 cm fuori Senigallia, Italia, il 27 Agosto 1998 non e' da qualificare come un "Attacco di squalo"' ed in nessun'altra categoria definita. Le notizie ad ampio raggio della stampa e dei notiziari che hanno definito l'incidente come un attacco sono completamente errate)

Ultima interazione coinvolgente barche, canor, surf, etc.:30 Luglio 1991 ore 15.30; caso ISAF No. 2101
Localita': Golfo di Tigullio, Santa Margherita Ligure (Liguria), Italia Nord Occidentale
Vittima: Ivana Iacaccia
Attivita': Ritornava verso la costa a 20m di distanza dalla stessa sopra un fondale di 9m su di una canoa bianca in fibra di vetro quando fu attaccata da uno squalo bianco di circa 350cm, identificato come tale sia dai danni causati allo scafo della canoa che dai denti rimasti incastrati nella vetroresina. (E)
Interazioni provocate:
N=4 (di cui con danni, N=3)

(F)
Interazioni che richiedonoconferme ulteriori
N=10 (di cui fatali, N=4)

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:27
Statistiche cumulative
1890-1998
(NB: Aggiornate al 22.01.99)
Note: Le seguenti statistiche per gli attacchi non provocati dovrebbero essere utilizzate come mezzo di comparazione diretta in riferimento alle cifre di altri attacchi di squali, regionali o globali, per lo stesso periodo, e che generalmente riflettono lo stesso criterio. Queste cifre escludono gli attacchi non provocati, quelli ad imbarcazioni ed ogni altra interazione che richieda conferme aggiuntive.

Interazioni attendibili su attacchi non provocati ad esseri umani: N=42
Media annuale di attacchi diretti non provocati ad esseri umani: 0.4 p/a
Proporzione di incidenti fatali: N=21 (50%)
Specie riconosciute o dedotte realisticamente, come implicate nei casi precedenti:
- Squalo Bianco N=22 (52%)
- Prionace glauca: N=1 (2.4%)

Cumulative Totali
Interazioni attendibili (tutte le categorie): N=61
Media annuale di attacchi di squalo nel Mediterraneo, tutte le categorie combinate: 0.56 p/a
Proporzione di attacchi diretti ad esseri umani: N=46 (75.4%)
Proporzione di attacchi diretti a barche etc.: N=15 (24.6%)
Specie riconosciute o dedotte realisticamente, come implicate nei casi precedenti:
- Squalo Bianco: N=37 (60.6%)
- Verdesca: N=3 (4.9%)
- Sei branchie (capopiatto): N=1 (1.6%)
- Lamnidi, non identificati: N=1 (1.6%)
- Carcharhinidi, non identificati: N=3 (4.9%)

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:28
Totali per Paese
(solo incidenti confermati)
NB: Aggiornato al 22.1.99)

ITALIA Occidentale e Sicilia: 25 (Barche=9)
Ultimo: 30 Luglio 1991, Non-Fatale, Santa Margherita Ligure (Liguria)

ITALIA - Mar Adriatico: 8 (Barche=1)
Ultimo: 22 Agosto 1988, Non-Fatale, Ippocampo (Manfredonia)

GRECIA : 6 (Barche=0)
Ultimo: 30 Decembre 1983, Fatale, Andikira Fokithes (Golfo di Corinto)

CROAZIA: 5 (Barche=1)
Ultimo: 10 Agosto 1974, Fatale, Omis

MALTA: 4 (Barche=2)
Ultimo: 20 Luglio 1956, Fatale, Il-Munxar (St Thomas Bay)

EGITTO: 3 (Barche=0)
Ultimo: 8 Agosto 1899, Non-Fatale, Port Said

SPAGNA: 3 (Boats=1)
Ultimo: 3 Settember 1993, Non-Fatale, Valencia (Catalogna)

TUNISIA: 3 (Boats=0)
Ultimo: Giugno 1976, Non-Fatale, Bechateur (vicino a r Biserta)

FRANCIA: 2 (Boats=0)
Ultimo: Agosto 1986, Non-Fatale, Gruissan (Golfo del Leone)

ISRAELE: 1 (Boats=0)
Ultimo: 5 Febbraio 1945, Non-Fatael, Tel Aviv

TURCHIA: 1 (Boats=1)
Ultimo: 1930, Non-Fatael, Santo Stefano (Bosforo)



Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:29
Mappe Regionali
(Tutte le mappe adattate ed aggiornate da Fergusson [1996]. Riproduzione vietata senza autorizzazione)







(NB - La mappa mostra anche gli incedenti del Mar Ionio)
Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:30
Checklist degli squali del Mar Mediterraneo
http://www.squali.com/medsharks.php

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:32
FAQ Squali del Mediterraneo
del dott. Ian Fergusson

Quante specie di squali vivono nel Mar Mediterraneo ?
Attualmente (1999), ci sono 45 specie confermate nella regione. Sono comprese nei seguenti gruppi tassonomici, o Ordini:

Ord. Hexanchiformi: squali manzo o a sei/sette branchie (3 specie nel Mediterraneo)
Ord. Squaliformi: squali pescecane (11 species)
Ord. Squatiniformi: squali angelo (3 species)
Ord. Lamniformi: squali maccarello (9 species)
Ord. Carcharhiniformi: squali requiem (19 species)

Qual'e' lo squalo piu' grande del Mediterraneo ?
Lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), un innocuo mangiatore di plancton che raggiunge i 9 - 10 metri di lunghezza, e' il piu' grande. Sono piuttosto frequenti al largo delle coste Spagnole, Francesi, e dell'Italia Occidentale durante i mesi primaverili e estivi. In totale, 15 specie del Mediterraneo possono raggiungere i tre metri di lunghezza.

Alcune specie del Mediterraneo sono pericolose per l'uomo ?
Potenzialmente si, sebbene gli incidenti di attacchi di squalo siamo molto rari nella regione, come evidenziato dalle statistiche attuali e dalla frequenza della media annuale. Circa 14 specie nel Mediterraneo sono potenzialmente pericolose per l'uomo, ma in realta' solo il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) comprare nelle statisticge di attaco regionali con una certa regolarita'. L'utimo incidente confermato nel Mediterraneo, in questo caso non fatale, accadde nel Settembre 1993 a Valenzia, Spagna.

C'e' il grande squalo bianco nel Mar mediterraneo ?
Si, infatti questa specie fu descritta dalla scienza proprio nella regione e in verita' le prime notizie su questo squalo possono essere rintracciate nei tempi antichi. Ma nonostante la lunga storia, molte persone ancora esprimono sorpresa nel sapere che questi squali ad ampia diffusione, cosmopoliti, possano vivere nel Mar Mediterraneo.

Quanti grandi squali bianchi ci sono nel Mediterraneo ? Ho sentito circa 2000....
Ignorare ogni statistica del genere. La semplice realta' e' che non abbiamo idea di quanti grandi squali bianchi vivano nel Mediterraneo, ma si puo' assumere ragionevolmente che la loro densita' di popolazione sia essenzialmente molto bassa, e che appaiono distribuiti attraverso la maggior parte dell'anno. In alcuni periodi, specialmente in primavera, possono presentarsi aggregazioni di due, tre o quattro individui adulti in luoghi particolarmente preferiti. Questi siti sono identificati in poche localita' "regolari", tutte nell'area del Canale di Sicilia, e probabilmente in relazione agli spostamenti del tonno pinna blu Thunnus thynnus. Tuttavia, non esistono dei criteri di indagine per censire il grande squalo bianco nel Mediterraneo, e in verita' qualche ricerca ha mostrato tale difficolta' anche su scala piu' ridotta perfino dove questa specie e' relativamente frequente (Sud Africa). Diversamente dalla caricatura del film "Lo Squalo", il reale squalo bianco e' maggiormente nascosto ed estremamente difficile da contare. Solo studi mirati, o un lavoro di identificazione mediante foto, hanno fornito una stima realistica del numero di individui di una popolazione localizzata, come e' avvenuto presso i Farallones in California.

Quali sono le mie chances di incontrare un grande squalo bianco nel Mediterraneo ?
Pochissime, seppure fossero misurabili! Attualmente, sono piuttosto compiaciuto che lo squalo bianco del Mediterraneo tenda ad essere cosi' elusivo. Senza dubbio se fossero maggiormente accessibili, sarebbero alla merce' dei pescatori sportivi e dei cacciatori di trofei. Tutti gli incontri di squali bianchi che si verificano ogni anno nella regione, come quelli che coinvolgono subacquei o pescatori, sono totalmente accidentali. Molti di questi avvengono nelle acque costiere Italiane.
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Il riscaldamento globale sta cambiando la loro distribuzione nel Mediterraneo ?
No, non possiamo azzardare fino a questo punto. I dati storici sono limitati per fare comparazioni, come l'esame della distribuzione in relazione alla fluttuazione annuale della temperatura della superficie del mare. Tuttavia, questi squali hanno principalmente un habitat di acque piu' fredde (temperate), e sono stati stati catturati in Mediterraneo a temperature oscillanti tra 7 e 26 gradi Celsius. Lo squalo bianco e' un predatore che si adatta molto, e almeno gli esemplari piu' grandi sembrano capaci di spostarsi liberamente a tutte le temperature. Il riscaldamente globale di per se, che tratta in ogni modo argomenti scientifici complessi, allo stato attuale e' un dibattito largamente irrilevante se riferito allo squalo bianco. E' maggiore la sua influenza sulla distribuzione delle specie prede preferite dallo squalo, come il tonno pinna blu. Fondamentalmente non sappiamo nulla in questo campo, ma chiaramente ogni variazione importante della temperatura della superficie del mare, causera' anche effetti nel Mediterraneo, non ultimo probabilmente, l'aumento dell'evaporazione e del suo tasso di salinita'.

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:33
Dal martello al tigre, gli squali che hanno contribuito a creare il mito del killer.
Il dodici per cento degli attacchi a persone in mare nei quali si e' potuto identificare l'aggressore, sono imputabili allo squalo bianco, il che ne fa la specie piu' famigerata per quello che riguarda la sua pericolosita' nei confronti dell'uomo. Eppure lo squalo bianco non e' da solo sul banco degli imputati. Delle circa 350 specie note di squali, sono 27 quelle che di certo hanno attaccato persone o barche; una quarantina sono giudicate potenzialmente pericolose; le rimanenti 280 sono innoque. Ecco un floriregio dei 12 "personaggi" che piu' hanno contribuito, assieme al pescecane o Carcharodon Carcharias a creare il mito dello squalo assassino.
Carcharhinus amblyrhynchos (squalo grigio di scogliera).
Di taglia medio-piccola, frequente lungo le barrierecoralline del mar Rosso, dell'oceano Indiano e dell'oceano Pacifico australe, ma assente nel Mediterraneo. Mentre in mar Rosso e oceano Indiano sembra sia abbastanza benevolo nei confronti dell'uomo, e' noto per la sua aggressivita' nel Pacifico, dove ha attaccato di frequente, soprattutto per difendere il suo territorio da intrusioni.

Carcharhinus brevipinna (Squalo spinner).
Cosmopolita, comune in acque tropicali e temperato-calde, nel Mediterraneo lo si puo' trovare sopratutto lungo le coste dell'Africa. La sua lunghezza massima e' inferiore ai due metri e ottanta. Malgrado abbia attaccato l'uomo, non viene considerato pericolosissimo.

Carcharhinus leucas (Squalo Zanibezi, carcarino).
Cosmopolita ma assente nel Mediterraneo. Dopo lo squalo bianco, il tigre e il mako e' considerato il piu' pericoloso, nonostante non raggiunga la lunghezza di tre metri e mezzo: gli si attribuisce l'8 per cento degli attacchi. Si nutre soprattutto di altre specie di squali. L'acqua dolce non costituisce per lui un problema, e pertanto lo si puo' trovare anche nei grandi fiumi tropicali a migliaia di chilometri di distanza dalla foce, come nel Rio delle Amazzoni, lo Zambesi, il Gange, il Missisipi e il Tigri.

Carcharhinus longimanus (Carcarino longimano).
Specie tropicale d'alto mare, la cui presenza nel Mediterraneo e' dubbia, mentre e' considerata comunissima su acque oceaniche. Le pinne pettorali tipicamente allungate gli hanno valso il nome specifico. La sua lunghezza massima e' di poco inferiore ai quattro metri. Viene da molti considerato uno degli squali piu' pericolosi, e forse il principale responsabile di molte stragi in occasione di naufragi avvenuti in mare aperto.

Carcharhinus melanopterus (Carcarino dalle pinne nere).
Tipico squalo di barriera corallina, di media taglia, con la punta delle pinne elegantemente orlata di nero. E' presente nell'oceano Indiano, nel Pacifico occidentale e nel mar Rosso. Di qui, attraverso lo stretto di Suez, e' passato nelle acque costiere mediterranee dell'egitto. Ha attaccato attratto dal pesce fiocinato, per lo piu' senza esiti mortali.

Carcharhinus obscurus (Squalo bruno).
Cosmopolita, comune tanto in acque costiere quanto al largo, soprattutto nei mari tropicali. E' presente, ma raro nel Mediterraneo sudoccidentale. Raggiunge la lunghezza di quattro metri. E' una specie che incute rispetto, e si sa che talvolta ha attaccato l'uomo.

Galeocerdo cuvier (Squalo tigre).
Secondo solo allo squalo bianco nella fama di aggressore, e' il responsabile del 10 per cento degli attacchi. Tropicale e costiero, non e' mai stato osservato nel Mediterraneo. Raggiunge forse i sei metri di lunghezza massima. Molto aggressivo, non esita ad avventurarsi in acque bassissime oppure nelle sporche acque dei porti in cerca di cibo. E' uno degli squali dalla dieta piu' varia.

Isurus oxyrinchus (Mako o ossirina).
Pelagico, cosmopolita in acque tropicali e temperate, e' presente ma non molto comune in Mediterraneo. Supera la lunghezza di quattro metri. E' uno squalo veloce, scattante e aggressivo, molto elegante, che si ciba prevalentemente di tonni e pesci spada ma che ha attaccato l'uomo piu' volte (9 per cento dei casi), spesso con esito fatale.

Negaprion_brevirostris (Squalo limone).
Molto comune nelle acque costiere dei Caraibi e del golfo del Messico, e' invece assente dal Mediterraneo. La sua lunghezza massima e' di tre metri e mezzo. Ha attaccato l'uomo, specialmente se molestato.

Prionace glauca (Verdesca).
Cosmopolita, pelagico, abitante delle acque temperato-calde, e' probabilmete lo squalo piu' comune del Mediterraneo. Di un bel colore azzurro sul dorso, non raggiunge i quattro metri di lunghezza. Anche se non viene considerato tra gli squali piu' pericolosi, il 4 per cento delle aggressioni umane e' a suo carico, e dovrebbe incutere rispetto.

Sphyrna mokarran (Squalo martello maggiore).
E' la piu' grande (oltre sei metri di lunghezza) delle 8 specie di squalo martello, e pertanto considerata la piu' pericolosa, anche se attacchi da martelli (complessivamente il 5 per cento del totale) sono forse imputabili anche a specie piu' piccole. Presente nelle acque tropicali e temperato calde di tutto il mondo, costiere e pelagiche, si trovano anche in Mediterraneo, soprattutto lungo la costa africana.

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:34
Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:36
Alopias_pelagicus_1.jpg

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:38
Alopias_superciliosus



Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:39
Alopias_vulpinus



Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:40
Brachaelurus_waddi

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:41
Carcharhinus_acronotus

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:42
Carcharhinus_amblyrhynchos





Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:43
Carcharhinus_brachyurus

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:45
Carcharhinus_brevipinna

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:46
Carcharhinus_falciformis

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:47
Carcharhinus_galapagensis

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:48
Carcharhinus_isodon

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:48
Carcharhinus_leucas

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:49
Carcharhinus_limbatus

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:49
Carcharhinus_longimanus

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:50
Carcharhinus_melanopterus

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:51
Carcharhinus_obscurus

Rhal
00lunedì 17 aprile 2006 18:52
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