SONDAGGIO SWG SU ITALIA 2004: "UN PAESE DI CATTIVO UMORE E VULNERABILE"

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00giovedì 4 novembre 2004 12:38
SONDAGGIO SWG SU ITALIA 2004: "UN PAESE DI CATTIVO UMORE E VULNERABILE"

(Sesto Potere) - Roma - 3 novembre 2004 - Un paese di cattivo umore. Italiani che hanno fiducia soprattutto nel Presidente della Repubblica e nei loro sindaci. Cittadini che richiedono nuovi servizi, nuovi interventi per anziani, giovani, handicap, ma che auspicano anche più sicurezza e città meno inquinate e caotiche. Un’Italia che si sente più vulnerabile, incerta, meno ricca e con un futuro un po’ appannato. E poi, il bisogno di contare, di partecipare, di dire la propria nel governo delle città e nelle trasformazioni.

E’ questa la fotografia del paese scattata da publica.swg nel rapporto annuale realizzato per l’Anci: Italia 2004, un paese allo specchio.

La ricerca che, complessivamente, ha coinvolto 1.800 italiani, si suddivide in due parti, la prima affronta le dinamiche valoriali e il clima del paese, la seconda le priorità per le città e le attese verso i comuni e i sindaci.

Ne esce lo spaccato di un paese inceppato, in cui la sensazione prevalente di cambiamento si scontra con un vissuto di segno opposto (crescente). Un vissuto che chiama in causa un processo di arretramento, accompagnato dall’incapacità di avviare riforme forti e durature. C’è la sensazione che l’Italia abbia lasciato alle spalle il punto più alto del proprio sviluppo, mentre il futuro non sembra riservare accelerazioni particolari. Il paese non trova oggi una forma anche parziale di equilibrio e ciò che più conta, segnala una dinamica di ‘ripiegamento’. In altre fasi – in condizioni materialmente ben più difficili – gli italiani avevano saputo mostrare una ben altra capacità di reazione.

Le ragioni di questo gigantesco ‘inceppamento’, sono riconducibili, secondo quanto emerge dalla ricerca di publica.swg, ad almeno quattro fattori: l’aumento sensibile del costo della vita, la sensazione diffusa di minaccia vissuta da quel magmatico e sociologicamente ambiguo segmento che va sotto il nome di ‘ceto medio’, un senso di progressiva precarizzazione (economica, ambientale, sociale), l’aumento feroce della competizione. Torna a crescere, dopo anni, il numero di persone che temono di perdere il posto di lavoro o che pensano che qualcuno all’interno del nucleo famigliare possa perderlo.

Tutto ciò si riflette con forza sulle dinamiche tra i cittadini e le amministrazioni locali. La città ideale auspicata dagli italiani è intrisa di questo senso di vulnerabilità e incertezza. La gente aspira a realtà a basso livello di conflitti, divisioni e lacerazioni. Città sempre più connotate dall’essere ensamble solidi e protettivi, basati sulle diadi solidarietà e sicurezza, vivibilità e coesione sociale, partecipazione attiva dei residenti alle scelte e tolleranza, innovazione e tradizione.

La città che vogliono gli italiani è una realtà in grado di affrontare le sfide della contemporaneità (controllo del territorio, traffico e inquinamento, coesione sociale, politiche per l’abitare e per l’inclusione) ed è capace di offrire nuove risposte in termini di qualità urbana, vivibilità del territorio e dei suoi ambiti, equilibrio e opportunità sociali garantite.

I processi di trasformazione urbana, però, non possono essere calati dall’alto. I cittadini appaiono sempre meno inclini a nuove deleghe e non vogliono subire le scelte. La città nuova è, per loro, il portato complesso del ruolo attivo, civico, di tutte le componenti del territorio.

La trasformazione diviene mutamento positivo solo, e a patto che, sia condivisa. La città ideale può e deve mutare i propri connotati, ma non perdere di vista la propria identità, la propria tradizione.

Tanta la fiducia nei sindaci. Gli italiani, i cittadini, in questa fase di crisi e difficoltà, scelgono di stringersi attorno al Sindaco e all’amministrazione comunale. Le percentuali di fiducia verso i sindaci, nel 2004, raggiungono il livello più elevato fin qui registrato e crescono fino a sfiorare la quota del 70%.

Alla base dell’aumento della fiducia non vi è un accentuato municipalismo, bensì una razionale valutazione della tutela da parte degli enti locali. Il comune è, e resta, anche nei momenti di difficoltà, l’istituzione più vicina ai cittadini, con la quale si può realmente dialogare e collaborare.
(Sesto Potere)
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