LEGGI E RIFLETTI
«Pensare che in Second Life non esista una classe media è assolutamente disarmante. Fa riflettere e sconcerta, soprattutto se ci si rende conto che questa non è una provocazione, ma la conclusione di una ricerca commissionata da un istituto olandese no profit. Quindi è proprio così. Anche al di là del monitor vanno in onda le grandi sperequazioni sociali della vita vera: o sei ricco o non sei nessuno».
Tutti ne parlano, moltissimi ne scrivono, ma solo pochi sono riusciti a guardare oltre lo specchio. Second Life, si può dire con moderata approssimazione, ha ormai rotto gli argini. Non c'è una nazione, un uomo politico o una catena di negozi che non abbia infilato la testa, o conti di farlo, nel mondo virtuale di Linden Lab. Eppure, nonostante il bombardamento mediatico su vita, non-morte e miracoli dei resident, solo una ristretta elite, quantomeno in Italia, sa realmente cosa riservi il metaverso di Philip Rosedale.
Second Life, opera seconda di Mario Gerosa (lo scorso anno autore dell'ottimo Mondi Virtuali) è una porta d'accesso privilegiata per scoprire storia e gloria della Seconda Vita oltre gli abusati clichè giornalistici. E per farlo dalla voce dei protagonisti di questa Comune di Parigi che incontra l'Utopia di Moore che incontra il Monopoli. Gerosa, ad oggi uno dei maggiori esperti italiani di MMOG, approccia con leggerezza tutti i settori chiave dell'attività secondlifiana, dal business dei contenuti a quello immobiliare, dal design all'arte, dalla prostituzione al crimine, intervistando parallelamente tutti i principali attori della scena, interni o esterni alla "membrana" digitale.
Non manca nessuno, tra le pagine del libro edito da Meltemi: Anshe Chang, la prima odiatissima milionaria virtuale; Bruno Cerboni, il padre dei Parioli digitali; Peter Ludlow, direttore del Second Life Herald e Gazira Babeli, artista di "confine", per un totale circa 20 menti (o braccia, o corpi, a seconda della specializzazione) che alla fine dei giochi, complice un intervistatore con un background, dimostrano di avere davvero qualcosa da raccontare.
«Nello specifico, la moda in SL mi intriga - spiega Forseti Svarog di Electric Sheep Company – Perché qui i vestiti estremamente provocanti sono così popolari? Forse perché qui puoi indossare quegli abiti senza bisogno di avere un'approvazione sociale? È una nuova libertà? Qui ci sono o vestiti che lasciano vedere gran parte del corpo o abiti da gran sera molto esagerati. Nella vita vera si tende alla comodità. E visto che qui il concetto di comodità non c'è, diventano popolari gli estremi. Per questo sono in pochi a comprare gli abiti di American Apparel: sicuramente sono belli e comodi nella vita vera, ma qui? In questo mondo contano solo l'identità e l'espressione, e le persone giocano con il proprio modo di essere, liberandosi dalle pressioni sociali che le circondano».
Il risultato è la guida a Second Life che ti aspetti, e che, rintontito dal battage dei media generalisti, magari un po' ti meriti pure. Una lettura scorrevole, ma che approfondisce in un flusso continuo di informazioni, idee e curiosità. Consideratela una guida galattica per autostoppisti (e non solo) di Second Life.
lastampa.it