SE APPROVANO LA CIRIELLI

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INES TABUSSO
00mercoledì 28 settembre 2005 07:27
LA REPUBBLICA
27 settembre 2005
E adesso la salva-Previti, a rischio migliaia di processi
Liana Milella

Le toghe e gli avvocati penalisti, per una volta uniti, stanno appena fuori
il palazzo. Il presidente dell´Anm Ciro Riviezzo confabula con il leader
delle Camere penali Ettore Randazzo quasi sulla soglia della Camera. Si scambiano
un allarme profondo e condiviso: con la legge Cirielli, o ex Cirielli visto
che il deputato aennino che ne fu l´originario padre l´ha poi ripudiata,
o ennesima legge "salva Previti" come ormai la chiamano tutti, i parlamentari
dell´Unione e gli stessi magistrati, sono destinate a saltare «decine di
migliaia di processi». Il drastico taglio dei tempi di prescrizione, accorciati
fino alla metà, sortiranno l´effetto di un colpo di spugna. Il vicesegretario
dell´Anm Nello Rossi, giudice in Cassazione, azzarda anche una stima numerica,
la prima dopo l´insopportabile dietro front del ministro della Giustizia
Roberto Castelli che una settimana fa ha negato i prospetti e si è trincerato
dietro una loro presunta parzialità. La stima di Rossi è pesante. «Sarebbero
tra i 40 e i 70mila i procedimenti che rischiano di concludersi con la prescrizione
in appello». Tanti, troppi, completamente al buio. Una «criptoamnistia permanente»
come la chiama il docente di procedura penale Franco Cordero perfettamente
inserita nella «filosofia dell´impunità» perseguita dal governo Berlusconi
in un´intera legislatura.
Ancora una volta, e i cinque anni stanno per concludersi, la storia si ripete,
inesorabile ed uguale: chi protesta rimane fuori del palazzo, ma dentro al
palazzo la legge Cirielli va avanti. E pure di corsa. Con la mossa, anche
questa già sperimentata, di rinviare la discussione di una settimana, quando
i tempi parlamentari saranno contingentati, quando alla pattuglia dell´opposizione
non resterà che una manciata di minuti per rendere pubblico tutto il suo
sconcerto. È sempre accaduto con tutte le leggi ad personam, le leggi sulla
giustizia volute da Berlusconi per salvare se stesso e il suo ex avvocato
di fiducia Previti. Sta accadendo di nuovo. Ecco che ieri, in un´aula deserta,
s´avvia la discussione generale sulla Cirielli. Non è una sorpresa. Il presidente
della Camera Casini l´aveva messa in calendario sin dall´inizio di settembre.
Ed era previsto che se ne parlasse subito dopo aver liquidato e passato al
Senato un´altra legge altrettanto discussa, quella proposta dall´azzurro
Gaetano Pecorella che toglie al pubblico ministero la possibilità di presentare
appello se ha perduto il processo e l´imputato è stato assolto. Il primo
a fruirne sarà, guarda il caso, giusto Berlusconi per l´appello della Sme.
Sistemato il capo, si passa al gregario. Tocca finalmente all´ex ministro
della Difesa. L´opposizione lo denuncia con forza. Lo dicono in aula il diellino
Giuseppe Fanfani e il diessino Francesco Bonito. «Sono dei villani, manca
una ventina di sedute utili a chiudere la legislatura e si continua a discutere
dei casi giudiziari di quei due». Del resto Previti è stato paziente. Una
settimana fa ha pure detto pubblicamente che «la legge sull´appello non era
per lui». E Fanfani lo sfida: «Vedremo se avrà il coraggio di dire lo stesso
anche per la Cirielli». Che la prossima settimana tornerà in aula per essere
definitivamente approvata nonostante la spada di Damocle dei processi che
saltano.
Al Quirinale sono in allarme da settimane. A fine luglio, subito dopo il
voto al Senato, dal Colle è partito un messaggio informale per via Arenula.
L´impatto sui processi è importante. L´opposizione, ancora Fanfani, lo ha
chiesto sin dal 15 dicembre 2004 quando si svolse il primo dibattito alla
Camera. Castelli disse subito che «era difficile». Ma promise che avrebbe
poi chiesto gli elementi alle Corti di appello. Nel dossier del Quirinale
è schedata la dura reprimenda della Cassazione che a stretto giro, con una
nota piccata, spiegò come rischiavano di saltare tutti i processi per reati
puniti con cinque e sei anni, mentre erano in bilico quelli da otto. Al Senato
è toccato al sottosegretario azzurro Luigi Vitali dire che il ministero non
era ancora pronto, che i dati non c´erano. Ma in pieno agosto, al Sole 24
Ore, il direttore dell´ufficio statistica Fausto De Santis rivela che i dati
ci sono, sono stati inviati al ministro, dimostrano che «la Cirielli avrà
un impatto molto, molto forte sui processi». A quel punto sui dati cade il
black out. Negli atti della Camera sono registrate le parole che Bonito ha
pronunciato ieri: «Vi sono motivi, elementi e fatti che ci consentono di
affermare con la dovuta e necessaria certezza che il ministro ha mentito
al Parlamento e questo costituisce fatto politico di rilevanza e gravità
eccezionali». Di fronte alla platea dell´Anm il responsabile Giustizia dei
Ds Massimo Brutti coinvolge pesantemente Casini: «Il presidente della Camera
non ha nulla da dire di fronte al diniego verso il Parlamento?». Ma il sottosegretario
Vitali reagisce all´insegna del più assoluto understatement con la singolare
premessa che «il governo non ha un particolare interesse per questa legge».
Poi aggiunge: «Mi preoccupo poco del nuovo impatto di una norma nel sistema
complessivo del nostro Paese, ma sono molto interessato alla giustezza di
quella norma. Anche il dato sull´impatto può essere importante ma non è sufficiente
per giustificare l´abbandono di un´iniziativa legislativa parlamentare se
questa ha un senso, una logica, un fondamento». Peccato che sul Colle non
la pensino affatto così e si preparino a radiografare una legge che puzza
di "irragionevolezza costituzionale".



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