SCHEDA PERSONAGGIO: EVIAN

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Azhael
00lunedì 30 novembre 2015 12:03
Drago d'argento - Femmina




Evian

Specie: Drago d'Argento
Sesso: Femmina
Allineamento: Neutrale Buono
Forma Umanoide: Umana
Forma Animale: Volpe rossa


Karma totale: 336 - Drago Giovane (30/11/2015)


Forma draconica

Metri percorribili in un round (volo): giovane 20, adulto 40, veterano 60
Metri percorribili in un round (a terra): giovane 9, adulto 9, veterano 9
Resistenza magica: giovane +2 , adulto +2, anziano +3
Infravisione: giovane +2, adulto +2, veterano +2
Sensi sviluppati: udito/vista/olfatto – malus al TATTO
Bonus taglia: giovane -2, adulto -3, veterano -3

Skill fisiche di base: agilità +5 (in volo E in acqua) -3 (al suolo), forza N.P., resistenza +5 (in volo e in acqua) 0 (al suolo - un drago non può correre per conformazione fisica e difficilmente fa passeggiate).



Forma Umana

Metri percorribili in un round: 5
Resistenza magica: +1
Sensi sviluppati: olfatto
Bonus taglia: 0

Skill fisiche di base: agilità +1, forza +3, resistenza +2



Skill di razza

Estremamente longevi
Controllare temperatura corporea
Capacità di volo
Protetto da scaglie
Resistenza ad un elemento (acqua)
Resistenza ai veleni
Mutaforma (4 round)
Empatia draconica (liv 1)
Telepatia draconica (liv 1)
Presenza terrificante (1 round di preparazione, 3 round di durata)
Attacco multiplo (zampe + morso)
Soffio gelido (lungo 10 metri largo 2 metri)
Nube di nebbia (3 round di preparazione, 2 round di durata)
Influenza mentale (3 round concentrazione, 3 round durata)
Legame con il Pendragon



Background

Calore.

Tranquillità.

Armonia.

Il guscio resistente del mio uovo era tutto ciò che conoscevo, il mio mondo fatto di sogni e di lunghe attese, dove il tempo si faceva granelli di sabbia di una clessidra infinita. E ad ogni giro i segreti dell’universo si dispiegavano davanti ai miei occhi, si facevano immagini e suoni che nutrivano la mia mente, imprimendo quella conoscenza antica che parlava al mio cuore di mondi lontani e tempi dimenticati, narrandomi le gesta di Draghi Antichi, i cui nomi dimenticati dall’uomo sono divenuti Leggenda.

Padre Tempo aprì per me il Libro dell’Esistenza e le immagini del mondo nella sua giovinezza furono tessute ancora una volta nel Grande Arazzo della Vita, mutando fino a mostrarmi gli scorci di mille possibili futuri e mille possibili strade. E furono Sussurri che non compresi, diretti al mio cuore cosicché non potessi dimenticarli.

E infine fu di nuovo pace, l’oblio di quel sonno senza sogni in cui ero costretta da tutta una vita, consapevole ora che oltre le fragili pareti tra cui ero protetta qualcuno attendeva la mia nascita.

Mi feci cullare ancora dal piacevole tepore in cui ero immersa e lasciai che la mia coscienza fluisse lontana, lasciandomi trasportare dalle memorie di chi prima di me aveva solcato i Cieli e isolando il mondo esterno in un pensiero sfuocato ai margini della mia mente, permettendo alla clessidra di tornare a scorrere finché i granelli di sabbia non fossero terminati.

In quel preciso momento avrei dovuto rompere l’uovo e cominciare il mio cammino.

Nei tempi antichi, quando le Vie tra i regni erano ancora poco battute, tra tutte le razze che abitavano quelle terre ormai dimenticate la preferita dai Draghi d’Argento era quella degli Elfi. La gente di quel popolo armonioso era alta e con movimenti aggraziati, eloquente e dedita allo studio, versata nella poesia, nella musica e nel teatro, abile nel seguire tracce e valorosa in guerra.

Catilithr, il Reggente degli Elfi di quei luoghi, aveva scelto come dimora una possente città costruita tra le fronde degli alberi, e che sotto il sole assumeva i riflessi del sottobosco.

I boschi di pini e castagni si estendevano a vista d’occhio offrendo riparo e cibo e i loro rami non erano mai spogli poiché in quel luogo mite e benevolo gli animali popolavano di vita gli alberi costruendo le proprie dimore nei tronchi o nei rami più alti e sicuri.

Le loro foglie, dopo essere spuntate, mantenevano per qualche tempo un colore verde intenso, creando una piacevole ombra durante la primavera e la più calda estate e poi, col sopraggiungere dell’autunno, assumevano una colorazione rosso-arancio, bronzo, ambra e cremisi.

Le chiome dei boschi s’infiammavano allora di tinte scarlatte e sanguigne mentre ai tronchi e ai rami che le sostenevano s’intrecciavano tralci di rampicanti gialli; le foglie cadute si mescolavano in strati punteggiati dai brillanti cappelli dei funghi e dai ricci delle castagne, formando tappeti colorati degni di una reggia. Fila dopo fila i tetti delle abitazioni, le torri e i ponti sospesi si innalzavano di albero in albero, congiungendosi verso la radura al centro del bosco, nel palazzo reale.

A diverse altezze sorgevano botteghe e taverne ben tenute, mentre alloggi più alti e decorati circondavano la radura principale, e negli abbeveratoi per i cavalli, bianche colombe scendevano a folleggiare sull’acqua come foglie al vento. Sotto la città si estendeva una vasta e fertile valle fluviale, e campi e frutteti si allargavano a vista d’occhio nelle zone più calde e protette dalle colline selvagge ove arrivavano selvaggina e argilla per i manufatti. Si mescolavano tra di loro in forma di umani e di elfi, sistemati tra le nuvole in alto nel cielo e sopra i picchi montani, un clan di Draghi d’Argento, che aveva preso dimora lassù, stipulando un patto con quelle genti così apparentemente fragili per garantire ad entrambi la pace e la serenità. Nulla da allora era venuto a turbare la quiete di quella terra benedetta dal sole, e sembrava che la prosperità crescesse di giorno in giorno, permettendo a tutti di vivere con spensieratezza la propria vita.

Ad allietare ancora di più la permanenza tranquilla del clan di Draghi era giunta, più volte nel corso dei secoli, anche la schiusa di uova che aveva portato il piccolo Clan ad ingrandirsi nonostante la morte di alcuni dei membri più anziani e il volontario allontanamento di altri, partiti in cerca del loro destino. E così era stato anche questa volta, quando la giovane Elindor e il suo più Antico compagno Melyon avevano annunciato la nascita di tre uova. Quando si schiusero i loro nomi risuonarono nell’aria come squilli argentini, e ben presto vennero ripetuti con rispetto e meraviglia anche da coloro che abitavano la città tra gli alberi, consci che qualcosa di prezioso era avvenuto e che la Vita ancora una volta aveva potuto ripetersi. La pace e la tranquillità del villaggio erano interrotte solo di tanto in tanto dal ruggito dei Draghi e dalle manovre di volo ancora piuttosto goffe delle piccole creature, che cercavano di imitare la madre ed il padre in ogni gesto e comportamento, osservandoli con una leggera punta d’invidia nel vederli muoversi con quella grazia e quella leggerezza che lasciavano a bocca aperta tutti coloro che si fermavano con gli occhi al cielo, ad osservare le loro evoluzioni. Era la magia del Volo ed era parte di loro, eppure per quanto ci provassero non riuscivano a raggiungerli né a stare alla pari con loro, costretti a piegarsi alla furia degli elementi quando l’acqua vinceva la loro resistenza o il vento li faceva danzare nel cielo secondo una traiettoria da loro non scelta.

Passarono gli anni, passarono i secoli.

Io sono la Signora del Cielo e della Luce, Custode del Tempo e della Memoria, Guardiana delle Scelte. Ho volato nel Cielo lasciandomi trasportare dalle fredde correnti del Nord e sono scesa tra gli uomini quando le Tenebre si sono mosse per soffocare la Luce. Ho combattuto. Ho ucciso. Ho ascoltato, sono stata capace di fermare guerre, grazie soltanto alla mia abilità nella diplomazia, nel saper dialogare. Sono sopravvissuta. Sono stata chiamata Dagda da antiche popolazioni, per alcuni il mio nome era Cailleach, ho camminato tra i mortali come Fand e ho cantato le antiche leggende divenendo Freyja. Chi mi ha visto scendere dalle nuvole per sorvolare il campo di battaglia mi ha chiamato Brunilde. Sono stata chiamata Dea e demone, sono stata venerata e odiata, temuta e rispettata. Eppure nel mio viaggio ho continuato a muovermi da un luogo all’altro, spinta da un desiderio insondabile di trovare l’origine dell’inquietudine che da sempre ha albergato nel mio cuore, da quel momento in cui nel Sogno Ancestrale ho scorto un futuro di Grandezza e Decadenza, di potere e fragilità.

Ho conosciuto due cuori che battevano con lo stesso battito, ho ascoltato i sussurri di due menti differenti legate da qualcosa che nemmeno la morte poteva spezzare, ho visto il potere nato dalla fragilità di un essere all’apparenza tanto limitato come è l’uomo. Perché? Perché scegliere la debolezza per trovare la forza? Perché desiderare la fragilità per ottenere il potere? Perché piegare il capo per innalzarsi sopra tutti gli altri? E poi ho conosciuto lui, rostri ossei segnati dalle battaglie, artigli affilati, scaglie di Rubino colpite dai raggi del sole ad incendiare i prati di mille sfumature. Sharilas di Rubino, Signore delle Gemme, apparve di fronte a me in tutta la sua temibile bellezza. Mi fermai ad ascoltare la sua storia, mi parlò della sua Scelta e dell’elfo a cui si era legato, delle battaglie che avevano combattuto insieme e della scelta difficile di lasciarlo andare per permettergli di crescere. Riconobbi il dolore dell’abbandono così come prima avevo scoperto l’emozione dell’incontro e rimasi al suo fianco cercando una risposta alle mille domande che erano cresciute in me da quando avevo intrapreso il mio viaggio. Ripartii quando vide in me il desiderio di conoscenza, quando comprese che le sue parole non erano più sufficienti al mio animo inquieto e che avevo bisogno di trovare il cammino che avevo vissuto nei ricordi dei miei Antenati.

Sorvolai il mare e sorvolai il deserto. Scorsi da lontano una cittadella circondata da mura e ancora oltre macerie e distruzione. Vidi le piazze popolarsi di gente per poi divenire vuote al calar della sera, scoprii la vita nei boschi e le alte montagne, sorvolai un regno dove l’oscurità era calata. Vidi altri Draghi volteggiare nel Cielo e seppi infine che ero arrivata. Era il luogo dove avrei camminato tra i mortali e avrei cercato una risposta alle mie domande, dove avrei conosciuto la Vita e scoperto la Morte. Solo allora, quando lo compresi, mi tornarono alla mente quei Sussurri del Sogno.




SKILL

Diplomazia (3 livelli)
il possessore di questa skill è dotato di un ottimo carisma e riesce tramite il linguaggio a calmare gli animi o ad ottenere delle concessioni che in mancanza di tale skill risulterebbe più complicato avere (ad esempio incontrare un’autorità).

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è al principio nell’apprendimento dell’abilità del linguaggio, riesce ad avere una presa superficiale sull’attenzione degli astanti ed è in grado di far desistere una persona dal compiere un atto rischioso o nocivo. (quello poi dipende dal punto di vista di chi usa la skill)

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