Roma 6 marzo 2011 Domenica IX T. O.

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ale3000
00mercoledì 2 marzo 2011 08:51
Roma 6 marzo 2011

Domenica IX T. O.

Introduzione. Da chi vuole seguirlo seriamente, Dio non ama le chiacchiere, ma esige i fatti.

A. Dio non ama le chiacchiere: “ Non chiunque mi dice:< Signore, Signore!> entrerà nel Regno dei cieli, ma colui, che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli”. (3ª lettura).
Dunque da noi il Signore non vuole le chiacchiere, ma solo il compimento della volontà del Padre suo, che è nei cieli.
Problema: Che significa fare la volontà del Padre, che è nei cieli? Risposta: significa
1. Sapere fare scelte giuste nella vita, in base al consiglio che Mosè propose al popolo di Israele:< Avrete cura di mettere in pratica tutte le leggi e le norme, che oggi, io, (nel nome di Dio) pongo dinanzi a voi … la benedizione se obbedirete, la maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore e se vi allontanerete dalla via, che oggi io vi prescrivo, per seguire dei stranieri> (1ª lettura).
Questa proposta, che Mosè pone davanti agli occhi del popolo, comporta due possibilità di fondo nella vita di ciascuno nel saper liberamente scegliere, tra:
a. La benedizione, cioè la salvezza sicura, osservando le leggi e le norme del Signore
b. O la maledizione, cioè la nostra rovina globale, dribblando le leggi e le norme del Signore, per rincorrere le varie idolatrie, che il mondo ci offre a piene mani, soprattutto nell’ambito del denaro, del piacere, dei beni materiali della propria autosufficienza.
Riflessione. Queste due possibilità purtroppo, nel relativismo contemporaneo, trovano il loro peggior nemico, nel senso che questa deleteria corrente di pensiero, tende ad escludere la prima, per incoraggiare unicamente la seconda, quella cioè di rendere ciascuno di noi l’arbitro assoluto nello stabilire, ciò che è bene e ciò che è male, prescindendo da ogni legge, e riferimento, che porti a Dio.
In tal modo, fa notare l’Osservatore permanente della Santa Sede, presso il Consigli d’Europa:< il relativismo diventa verità assoluta e indiscutibile, al punto che una pubblicità è apparsa in questi giorni con questo slogan:< Tutto è relativo, tranne me!> (Da Les Evoques de la nouvelle Europe).
Che dire dinanzi a questa tipica eresia moderna? Si può solo ricordare col poeta latino Fedro che: .
Il mito dell’antico Icaro, che, voleva raggiungere il sole con semplici ali di cera, rivive purtroppo nell’uomo moderno, e come un tempo, si rivela ancora fallimentare e deludente anche ai giorni d’oggi.
2. Fare la volontà del Padre, che è nei cieli, significa ancora:
a. Conoscere e ritenere per buone e indispensabili le leggi del Signore, non solo a parole, ma soprattutto con i fatti.
A che serve dire:< Credo in Dio, ma non alla Chiesa>, < Sono credente, ma non praticante!> e giù di questo tono? A costoro il Signore:< In quel giorno (quello della resa dei conti, personale e universale) dichiarerà:< Non vi ho mai conosciuti, Allontanatevi da me voi operatori di iniquità!> (3ª lettura).
Riflessione. Un anonimo ha scritto:< Troppi cristiani, invece di vivere con convinzione la propria fede, la danno in appalto alle ideologie e alle chiacchiere artefatte provenienti da “giornali in” o dai “salotti bene”.
b. Costruire la propria vita:
1. Non sulla sabbia delle sicurezze umane, che ai primi sentori di una qualunque tempesta si sfalda, crolla miseramente e precipita nel vuoto del nulla. “Tutto passa” (Panta rei) diceva l’antico pensatore greco Eraclito (560 a. C.- 440 a.C.).
E il nostro Lorenzo detto il Magnifico aggiungerebbe:< Di doman, non c’è certezza! …> E allora?...
2. Ma sulla roccia delle leggi di Dio e dei valori non negoziabili derivanti solo dai medesimi, per cui, anche in mezzo alle più impreviste difficoltà della vita, la mèta della salvezza non crolla, anche se tutto venisse a costare caro.
Riflessione. Qualcuno ha scritto:< Preferisco quelli che rischiano la propria anima, a quelli, che la rinnegano> (Bernanos).

B. Per quali motivi dobbiamo saper scegliere la volontà di Dio, cioè preferire la roccia alla sabbia? S. Paolo risponde, perché:
1. “Tutti abbiamo peccato e perciò siamo privi della gloria di Dio” (2ª lettura)
2. “Tutti siamo stati ricomprati ( = redenti) gratuitamente per mezzo della salvezza portata a compimento sulla Croce dal Signore Gesù”. (2ª lettura).
Riflessione. Dunque consapevoli di aver perduto la nostra amicizia con Dio, ma avere la certezza di averla ricuperata in Cristo Gesù, per noi è motivo di grande gioia e sicurezza. S. Agostino afferma: < Perché gli uomini stentano a credere, che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini?>.

Conclusione. Alla luce dunque di questa certezza, che Dio ci ha salvati gratis, la nostra vita cristiana sappia scegliere più la solidità della roccia, che la fatuità della sabbia.

Don Remo Bonola
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