Roma 6 giugno 2010 Festa del Corpus Domini

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ale3000
00venerdì 11 giugno 2010 18:18
Roma 6 giugno 2010

Festa del Corpus Domini

Introduzione. Quattro imperativi, ai quali si affidano altrettante possibili capacità di estinguere qualsiasi fame e sete dell’uomo.
A. Primo imperativo: porta il sigillo dell’incapacità umana.
“ Congedata la folla – dicono gli Apostoli a Gesù – perché vada nei villaggi vicini a trovare cibo” (3ª lettura).
Una proposta frettolosa e inadeguata, con la quale gli Apostoli pensavano di:
1. Lavarsene le mani: sfamare cinquemila persone in un luogo disabitato non era uno scherzo da niente;
2. Suggerire allora al Maestro di spingere la folla a trovarsi da mangiare nei villaggi vicini.
Riflessione.
Gli Apostoli non avevano capito, che il cibo dei “villaggi vicini”, non avrebbe saziato la folla. Motivo: le realtà umane non potranno mai estinguere la fame e la sete esistenziale dell’uomo nelle cose dello spirito.
Inoltre gli Apostoli, non hanno tenuto conto, che in quel frangente, l’unico, che poteva sfamare tanta gente, era il loro Maestro.

B. Secondo imperativo: un inaspettato contropiede.
“ Voi stessi – dice Gesù agli Apostoli – date loro da mangiare” (3ª lettura).
Gesù, con aria sorniona rimbalza la soluzione del problema sulle spalle dei suoi discepoli.
Al che gli Apostoli riconoscono la loro incapacità (ontologica) di compiere un miracolo per sfamare cinquemila persone, e la loro povertà di mezzi umani, cinque pani e due pesci, sufficienti si e no a poche bocche.
Riflessione.
Anche noi spesso riflettiamo l’atteggiamento degli Apostoli, ogni volta che, pretendiamo di compiere cose buone senza l’aiuto e la forza del Signore.
Un proverbio del Madagascar ci ricorda:< Un solo dito, non riesce a prendere una pulce>. Esattamente quello che Gesù disse ai discepoli nel suo discordo di addio: “ Senza di Me, non potete fare nulla” (Gv. 15,5).

C. Terzo imperativo: è la messa in moto delle capacità umane.
“ Fateli sedere a gruppi di cinquanta” (3ª lettura).
L’imbarazzante problema di sfamare cinquemila persone, senza contare le donne e i bambini, (quindi tutti, nessuno escluso) viene brillantemente risolto nel momento stesso in cui gli Apostoli, si fanno fedeli esecutori degli imperativi del Maestro: “ Date loro da mangiare … fateli sedere … distribuiteli alla folla …” (3ª lettura).
Solo nel mettere in atto questi ordini perentori del Signore esplode il miracolo e l’insegnamento di Gesù da continuare nella storia: accogliendo tutti i popoli, evangelizzandoli con la sua Parola, sfamandoli con la grazia dei Sacramenti.

D. Fate questo in memoria di Me: un imperativo contro tutti gli smemorati di Dio.
1. Fare che cosa? Risposta: offrire, come Melchisedek re di Salem ( = pace) pane e vino al Dio Altissimo.
“ In quei giorni, Melchisedek, re di Salem offrì pane e vino: era sacerdote del Dio Altissimo” (1ª lettura). In altre parole il pane e il vino offerto al Dio Altissimo da coloro, che Gesù stesso ha scelto come suoi ministri e apostoli, sono il vero cibo, che sazia e la vera bevanda, che estingue nell’uomo ogni fame e sete di infinito, di perfezione, di giustizia, di pace e di santità.
Riflessione. Nessun Sacramento infatti – scrive S. Tommaso d’Aquino – è più salutare dell’Eucaristia, per sua virtù vengono cancellati i peccati; crescono le buone disposizioni e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali … essendo stata istituita per la salvezza di tutti” (Opusc. N.57 lectio 1-4).
2. Come fare ciò che è stato ordinato da Cristo?
Risposta: facendo memoria di Lui. “ Ogni volta, che mangiate questo pane e bevete al calice … fate questo in memoria di Me” (2ª lettura).
Fare memoria è un’espressione tipicamente ed esclusivamente biblica, che non significa: ricordare un fatto, bensì nel nostro caso si tratta dell’Ultima Cena e della Morte di Gesù in Croce, cioè della Messa come mensa e come sacrificio.
Dal fare “memoria di ciò che Cristo Gesù ha detto e ha fatto”, ha ragion d’essere l’Eucaristia.
Questa, e soltanto essa è il Corpo di Cristo vero cibo, è il Sangue di Cristo, vera bevanda, che in un clima di condivisione fraterna: sazia ogni fame di sani nutrimenti; estingue ogni sete di bevande avvelenate; crea comunione con Dio e con il prossimo; nutre e rafforza la vita tanto della Chiesa, quanto della stessa società.
Riflessione:
Al signor Guglielmo Buetti, cattolico credente, ma non praticante, un mussulmano ebbe a dire:< Se io potessi credere alla presenza di Dio nella vostra Eucaristia, andrei in Chiesa in ginocchio, e avrei poi vergogna di starvi anche un solo minuto in piedi, o seduto!>
Noi credenti invece, non sappiamo cogliere a fondo la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia e nel tabernacolo!

E. Perché, dopo il Giovedì Santo, una festa dell’Eucaristia?
Risposta. Per ricordare di questa festa, a tutti noi credenti in Cristo:
L’origine biblica: nel senso, che “Il Corpus Domini” scaturisce dall’evento pasquale dell’Ultima Cena e del Calvario;
L’origine storica: in Belgio, la Beata Giuliana di Mont-Cornillon ebbe una visione privata del Corpo e Sangue di Cristo nel 1208. Il vescovo di Liegi per la prima volta celebrò la festa del “Corpus Domini” nel 1247. In seguito al miracolo di Bolsena, avvenuto il 19 giugno 1263, il Papa Urbano IV, che risiedeva al Orvieto, celebrò per la prima volta ad Orvieto il “Corpus Domini” il 19 giugno 1964 e con la bolla “Trasiturus” estese la festa a tutta la Chiesa cattolica l’11 agosto del 1269.
Urbano IV, diede l’incarico a due grandi teologi del tempo: S. Tommaso d’Aquino e S. Bonaventura da Bagnoregio, di comporre i nuovi testi per la Messa e l’Ufficio della festa.
S. Bonaventura, con grande umiltà declinò il suo mandato, favorendo presso il Papa Urbano IV la scelta dei testi tomistici.
Il significato teologico della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Presenza reale che i fedeli sono invitati a:
a. Riscoprire con il senso dell’adorazione e del rispetto.
b. Celebrare con processioni solenni, miranti non solo ad esaltare la gloria del Signore, ma soprattutto a manifestarne la fede in pubblico, con la propria vita cristiana.

Conclusione. Se vogliamo assicurarci un “Elisi di lunga vita” non abbiamo che da scegliere l’Eucaristia, perché il Signore ha detto: “ Se uno mangerà di questo Pane, vivrà in eterno e il pane, che Io darò è la mia Carne per la vita del mondo”(Gv. 6,51).

Don Remo Bonola
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