Roma 6 aprile 2008 III Domenica dopo Pasqua

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ale3000
00lunedì 7 aprile 2008 20:21
Roma 6 aprile 2008

III Domenica dopo Pasqua

Introduzione. Una festa di liberazione al di fuori del normale, pagata a caro prezzo con fasi drammatiche, ma a lieto fine.

A) Una festa di liberazione al di fuori del normale, pagata a caro prezzo.
“Carissimi … voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vuota condotta, ereditata dai vostri padri, ma con il Sangue prezioso di Cristo … (perciò) comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio … (perché) il Padre senza riguardi personali, giudica ciascuno secondo le sue opere” ( 2ª lett.).
In questa catechesi del primo Papa, l’Apostolo Pietro, risaltano tre momenti importanti di tutto il mistero della nostra salvezza:
1) Siamo stati riscattati, non da cose corruttibili, ma dal prezioso Sangue di Cristo
2) Da Cristo, Figlio di Dio, siamo stati liberati dalla nostra vuota condotta, causata:
a) sul piano comunitario dal peccato originale ereditato dai nostri padri
b) sul piano personale dai peccati propri di ciascuno di noi.
3) Come conseguenza di questa “liberazione sui generis”, ci viene richiesto di comportarci sempre bene per tutta la vita, perché ciascuno di noi al termine della propria esistenza terrena, sarà giudicato da Dio, non secondo le chiacchiere e le buone intensioni, ma secondo le sue opere.
Riflessione. Dunque in ordine alla salvezza eterna dobbiamo prendere atto di quanto ha pagato per noi il Signore Gesù per liberarci da tutte le situazioni di morte prodotte dal peccato. Allo stesso tempo spetta a noi non vanificare questa “liberazione” con le nostre pigrizie congenite, ma piuttosto dandoci da fare, non con le parole, bensì con i fatti. In tal senso aveva ragione l’illuminato maestro di Nerone, il saggio Seneca, quando diceva:< Lunga è la strada di precetti insegnati, breve ed efficace invece è quella degli esempi>.

B) Le frasi drammatiche di questa liberazione progettata da Dio fin dall’eternità.
“ Uomini di Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth … per mezzo di miracoli, prodigi e segni … dopo, che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi lo avete inchiodato sulla Croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte … e noi tutti ne siamo testimoni.” ( 1ª lett.).
In poche righe S. Luca traccia le fasi più drammatiche della nostra liberazione:
1) Innanzi tutto un proclama solenne: “Uomini di Israele, ascoltate!”
2) “Nonostante miracoli, prodigi e segni Gesù di Nazareth, per mano di empi, è stato consegnato a voi, e voi lo avete ucciso.”
3) “Ma tutto questo, Dio lo aveva previsto, secondo un disegno prestabilito per salvare voi uomini”.
4) “Ma Dio lo ha risuscitato, perché la salvezza scaturisce dalla sua risurrezione”.
5) “Di questi eventi sconvolgenti noi ne siamo tutti testimoni, perciò non possiamo raccontarvi favole.”
Riflessione. Questa liberazione è valsa, dicono i Padri della Chiesa, a restituirci l’adozione a figli di Dio, di cui eravamo dotati all’inizio della creazione.
Dice infatti S. Basilio:< L’economia di salvezza di Dio, nostro salvatore, consiste nel rialzare l’uomo dalle sue cadute e nel farlo ritornare all’intimità divina, liberandolo dall’alienazione a cui lo aveva portato la disobbedienza>. (S. Basilio, dal libro su “Lo Spirito Santo”).

C) Liberazione a lieto fine in un soffuso clima crepuscolare.
Con la Risurrezione inizia il nostro cammino di salvezza, all’insegna di una “Presenza” misteriosa, ma sicura, di Cristo Risorto a fianco di ciascuno di noi. Ne ripercorriamo i passaggi più significativi:
1) “In quello stesso giorno (quello della sera di Pasqua), due discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus”.
Riflessione. Il cammino dei due discepoli rappresenta l’allontanarsi dalla Gerusalemme dai propri impegni cristiani per paura o per desiderio di rifugiarsi in situazioni umane di comodo o più gratificanti.
2) “ Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”.
Riflessione. Gesù è un ostinato cercatore di pecorelle smarrite nei meandri della sfiducia, del disorientamento, del buio morale e intellettuale. Ma queste pecorelle smarrite il più delle volte “hanno gli occhi del loro cuore e della loro mente” volutamente incapaci di riconoscerlo nel suo difficile mestiere di “cercatore di taglie”, soprattutto di quelle del peccato e dell’errore.
3) Interpellati dallo sconosciuto viandante, “I discepoli si fermarono col volto triste”.
Riflessione. Per quanto l’effimero, le suggestioni e le apparenze umane possano soddisfare, queste, tuttavia, ci lasciano sempre il “volto triste”, cioè non potranno mai appagare l’animo umano assetato di Infinito.
“ Inquieto, cioè insoddisfatto, - diceva S. Agostino – o Signore, è il nostro cuore, finchè non riposa in Te”.
4) “Noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele”.
Riflessione. Questo stato d’animo dei discepoli riflette l’illusione, che a volte, tanti cristiani pretendono di trovare in Cristo un utile “prestigiatore” capace di risolvere a colpi di bacchetta magica tutti i problemi personali e sociali senza troppo scomodare l’apporto indispensabile del nostro impegno e della nostra libertà.
5) Ed egli disse loro:< O stolti e tardi di cuore nel credere alle parole dei profeti! Non bisognava che il Cristo soffrisse per entrare nella gloria?>.
Riflessione. Il rimprovero di Gesù agli smarriti discepoli di Emmaus potremmo farlo nostro, ogni volta che, pretendessimo di vivere il cammino cristiano senza la Croce come passaggio obbligato verso la Risurrezione, dimenticando che se vogliamo essere discepoli del Risorto: dobbiamo rinnegare noi stessi, prendere ogni giorno la propria Croce e seguire Cristo e non i nostri capricci e gusti.
6) “Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, Egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero:< Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino. Egli entrò per rimanere con loro>”.
Riflessione. Da questo bozzetto crepuscolare scaturiscono tre riflessioni interessanti:
a) Il Signore vuole che la nostra scelta cristiana non sia un obbligo, una cambiale da pagare alla nostra coscienza o un’abitudine stanca ereditata dai nostri padri, ma piuttosto sia frutto di libertà e di entusiasmo.
b) La presenza del Signore nella nostra vita è indispensabile perché nell’arco delle nostre giornate spesso si fa spazio “ la sera”, cioè il momento della prova, del dolore, della malattia, dello sconforto e allora si ha bisogno necessariamente di Lui anche perché:< la nostra vita – dice S. Francesco di Paola – non è altro che fumo e presto svanisce>.
c) Il giorno che volge al declino rappresenta bene il termine della nostra vita, che senza Cristo piomba nel buio del nulla, ma con Lui sfocia nella luce abbagliante dell’eternità beata.
7) “Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero, ma Lui sparì dalla loro vista”.
Riflessione. Quando nella nostra vita la fede raggiunge un sufficiente grado di solidità, allora non abbiamo più bisogno di avvertire la presenza confortatrice del Risorto; Egli, pur restando nostro compagno di viaggio, sparisce dai nostri occhi di carne, ma non si sottrae a quelli dello spirito.
8) “Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come lo avevano riconosciuto nello spezzare il pane”.
Riflessione. L’atto finale del nostro processo di liberazione prevede:
a) Un impegno missionario: quello cioè di far conoscere ad altri quanto il Signore ha fatto per noi e quanto la sua presenza misteriosa sia preziosa e determinante nella nostra vita.
b) Di godere della sua forza interiore soprattutto quando ci nutriamo “del pane spezzato” dell’Eucaristia e della sua Parola.
Riflessione. Che dire dunque di questo cammino avvincente nel quale possiamo vedere come in un film la nostra vita di fede cristiana? Possiamo semplicemente riconoscere con la stessa convinzione del grande Dostojevskij, che:< Non c’è nulla di più grande, di più profondo, di simpatico, di più ragionevole, di più virile, né di più perfetto, di Cristo Risorto e che non ci può mai essere nulla di simile!”. (dalla lettera alla moglie dell’amico Fonsivin).

Conclusione. “Si allieti o Signore il nostro cuore per la certezza di essere stati da Te liberati dalla nostra vuota condotta e per la speranza di entrare un giorno nella luce senza fine della tua Risurrezione”.

Don Remo Bonola
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