Roma, 4/03/2007 Domenica II di Quaresima

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ale3000
00sabato 3 marzo 2007 14:41
Roma, 4/03/2007 JMJ
Domenica II di Quaresima

Introduzione: L’evento della trasfigurazione del Signore ci trasmette due importanti punti fermi; da Dio:
A) siamo chiamati per ascoltare Gesù figlio dell’Altissimo nel difficile contesto della vita quotidiana. È la fase della Croce.
B) siamo destinati alla gloria della vita eterna, di cui il bagliore luminoso della trasfigurazione è un segno anticipatore. È la fase della luce.
Perciò potremmo riassumere il cammino della vita cristiana con lo slogan tanto caro ai Padri della Chiesa: «Ad lucem, per crucem» cioè si arriva alla luce (= alla vita eterna), attraverso la croce (= la sofferenza momentanea della vita terrena).

A) Ascoltare Cristo Gesù Figlio di Dio. In che modo?
S. Paolo, scrivendo ai cristiani di Filippi ci da una risposta esauriente. Egli dice infatti: «Fratelli, fatevi miei imitatori, e guardate a quelli, che si comportano secondo l’esempio che avete in noi, perché, molti… si comportano da nemici della Croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine…» (2° lettura).
Dunque ascoltare Cristo significa:
1) Non comportarsi da nemici della Croce di Cristo
2) Imitare gli esempi degli Apostoli e di quanti, come loro, vivono con coerenza e perseveranza il messaggio del Vangelo.

Riflessione: Purtroppo però nell’esperienza della nostra vita quotidiana, non è facile sottrarsi agli influssi incantatori di una fede «addomesticabile»; quegli stessi influssi che il filosofo russo Vladimir Sergeevic Solov’ev (1853-1900) chiama con un solo nome; «l’Anticristo», che identifica con il capo dei demoni. Egli infatti così scrive: «L’Anticristo sarà pacifista, ecologista, ecumenista e anche vegetariano… egli cercherà il consenso di tutte le confessioni cristiane, concedendo qualcosa ad ognuno… Le masse lo seguiranno, tranne dei piccoli gruppetti di cattolici, ortodossi e protestanti. Incalzati dall’“Anticristo”, questi risponderanno: “Tu ci hai dato tutto, tranne ciò che ci interessa: Gesù Cristo”» (Solov’ev da «I tre racconti dell’Anticristo» Ed. Marietti).
Non è forse vero che «il pensiero debole», che domina la cultura del mondo d’oggi, tenta di offrirci un cristianesimo annacquato e svuotato del suo vero fondatore, per di più privo della sua divinità e realtà storica?
«Oggi corriamo il rischio — afferma l’ex cardinale di Bologna Giacomo Biffi — di avere un cristianesimo che mette tra parentesi la Croce e la Risurrezione. Ma il Figlio di Dio — prosegue l’illustre teologo — non è traducibile in una serie di buone progetti da confondere (= omologabili) con la mentalità mondana dominante».

B) Destinati all’eterna «trasfigurazione»: «Il Signore Gesù Cristo trasfigurerà il nostro misero corpo, per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose» (2° lettura).
Da questa consolante affermazione di S. Paolo emergono due certezze:
1) È certo che Cristo Gesù, in quanto Dio, trasfigurerà il nostro misero corpo, per renderlo conforme al suo «Corpo Glorioso».

Riflessione: Con questa certezza viene smentita l’opinione corrente della cultura contemporanea, secondo la quale:
a) per alcuni non esiste né aldilà, né vita eterna (= Nihilismo). Di conseguenza non esistono né inferno, né paradiso. Infatti in una sua opera, Jean Paul Sartre, agnostico e ateo, ebbe a scrivere: «Se Dio esiste, l’uomo è nulla. Dio non esiste. Felicità, lacrime di gioia! Non più cielo. Non più inferno! Nient’altro che terra!» (Da «Il diavolo e il buon Dio»).
b) per altri al più ci sarà una reincarnazione di tipo «buddista», oppure, come afferma il nostro ben noto giornalista Enzo Biagi: «Il racconto della mia vita continua… sono curioso di vedere come vado a finire».

2) La certezza della nostra futura trasfigurazione la rafforziamo nella misura che, sapremo eliminare dalla nostra vita cristiana, i vari atteggiamenti negativi riscontrabili proprio nei tre testimoni oculari del grande evento: Pietro, Giacomo e Giovanni.
Questi atteggiamenti che possono colpire anche noi, sono:



Cfr. 3° lettura a) l’indifferenza: «Essi tacquero…»
b) la sonnolenza spirituale: «Erano oppressi dal sonno…»
c) l’incomprensione (della fede): «Pietro non sapeva quel che diceva»
d) la paura: «Ebbero paura…».

Riflessione: Studiando un po’ più da vicino i testimoni della trasfigurazione viene da riflettere:
a) Pietro voleva costruire tre tende, ma annota S. Luca: «Non sapeva quel che diceva» (3° lettura).
Pietro pensava di circoscrivere Gesù dentro l’angusto spazio di una «tenda». Cosa impossibile per noi poveri mortali «imprigionare» la divinità nei piccoli anfratti dei nostri limiti, o relegarlo nel chiuso di una sagrestia o di una Chiesa.
Il Signore preferisce abitare nel cuore dell’uomo; Egli ama camminare per le strade e sulle piazze degli uomini.
Questo perché, un Dio chiuso tra le mura di una Chiesa o di una «comunità parrocchiale» rischia di essere un comodo «tranquillante» delle nostre coscienze, quando invece Egli vuole farsi trovare fuori dal chiuso delle sagrestie, tra le case degli uomini, dove la gente vive, soffre, si diverte, si azzuffa, non crede più, si arrabatta tra mille problemi, quelli della malattia e della morte inclusi. È qui che il «Dio scomodo» dei cristiani ama farsi trovare. Ma il cristiano, cioè noi, siamo disposti a riporre le «rassicuranti pantofole» della nostra fede «intimistica» per infilare i pungenti calzari della missionarietà?

b) Come Pietro, Giacomo e Giovanni nei confronti della fede e della nostra appartenenza alla Chiesa, non è forse vero che spesso ci lasciamo sopraffare dall’indifferenza, dalla sonnolenza spirituale (= accidia o pigrizia), dall’incomprensione e dalla paura?
Una edificante testimonianza:
La marchesa Alessandra Carlotta Rudini, affascinata da Gabriele D’Annunzio che aveva rinnegato la sua fede, scrisse sul suo diario: «Io il mio destino me lo faccio secondo i miei capricci e i miei desideri». Ma passati alcuni anni la nobildonna ritornata a Dio si fece carmelitana; ma allora sul suo diario annotò una confessione ben diversa: «Come sembra vuota la vita, quando si è sul punto di comparire davanti a Dio! Quando si giudica la propria vita al cospetto dell’eternità, tutto sembra così povero, così piccolo, così nulla!».
La marchesa Rudini divenuta carmelitana morì il 2/01/1931 in una clinica di Ginevra.

Conclusione: La pedagogia della trasfigurazione ci insegni ad uscire dalle miopie dei nostri limiti umani e ci renda assidui cercatori di Dio, dovunque c’è una croce da alleviare in chi soffre, in vista del possesso futuro della vera luce: Cristo Gesù.
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