Roma 31 maggio 2009 Pentecoste

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ale3000
00giovedì 28 maggio 2009 19:18
Roma 31 maggio 2009

Pentecoste

Introduzione.
Un insolito disturbatore della quiete pubblica e privata: lo Spirito Santo.

A. Lo Spirito Santo: Chi è Costui?
Risposta. E’ l’Amore personificato di Dio.
Infatti stando alle parole di Gesù, lo Spirito Santo: “E’ lo Spirito di Verità, che ci guiderà a tutta la verità … e ci annunzierà le cose future”. (3ª lettura).
Tradotto in altri termini, questo linguaggio ci dice che, lo Spirito Santo: è l’Amore di Dio stesso, che ci:
• Consola nei momenti di sconforto e di scoraggiamento
• Fortifica: nelle difficoltà e nelle situazioni di debolezza
• Illumina: nei momenti del dubbio e dello smarrimento morale
• Mette in guardia dal pericolo delle tentazioni
• Santifica col perdono dei peccati mettendoci sul cammino della santità.
Riflessione. Dello Spirito Santo dunque nessun credente può mai farne a meno. La sua azione risanatrice è sempre sicura ed efficace per chiunque lo ama e lo invoca.
“Come la pioggia scende sempre allo stesso modo – dice S. Cirillo di Gerusalemme – e produce effetti multiformi, così lo Spirito Santo, pur essendo unico e di una sola forma indivisibile, distribuisce la grazia come vuole … operando effetti molteplici”. (S. Cirillo di Gerusalemme, dalle “Catechesi”).

B. Lo Spirito Santo un disturbatore della quiete pubblica.
Nella prima lettura di oggi (At. 2,1-11) due sono le manifestazioni eclatanti dello Spirito Santo:
1. Sul piano ecclesiale: scompiglia la timidezza e la paura degli Apostoli , dice S. Giovanni (Gv. 20,19) nel Cenacolo, per timore dei Giudei, con i segni di
• Un fragore da terremoto
• Un vento impetuoso
• Lingue come di fuoco
Quasi a dire:< Cari miei Apostoli, la mia presenza con questi segni vi spinge, non alla quiete e al riposo, ma al movimento e all’operosità>.
Dunque chi si lascia scompigliare dallo Spirito Santo è capace di grandi cose.
Riflessione. “Colui infatti che è stato ritenuto degno del dono dello Spirito Santo, viene illuminato nell’anima ed elevato al di sopra dell’uomo, vede cose, che, prima non conosceva”. (S. Cirillo di Gerusalemme dalle “Catechesi”).

2. Sul piano sociale: riesce a unificare i popoli più diversi: Parti, Medi, Elamiti ecc, con una lingua compresa da tutti nello stesso tempo, quella dell’evangelizzazione. Scrive infatti S. Luca: “Come mai, ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa … delle grandi opere di Dio?” (1ª lettura).
Riflessione. La risposta a questo interrogativo va ricercata nella potenza dello Spirito Santo che di tutti i popoli, può farne uno solo, quello del popolo della fede, della speranza e dell’amore, a differenza invece della potenza dello spirito del male, il demonio, che riesce a distruggere i singoli popoli con i virus dell’odio, della violenza, della guerra, della litigiosità, delle discordie e delle contrapposizioni “muro contro muro”, che non edificano ma frantumano anche le civiltà più consolidate.

C. Lo Spirito Santo un disturbatore della quiete privata.
A ciascuno di noi piace adagiarsi nelle seducenti attrazioni del peccato. Ebbene lo Spirito Santo, che, i testi evangelici indicano col termine greco “Paracletòs” cioè Colui che dà forza, interviene esortandoci a camminare, non secondo le vie della “carne” ma sulle sue vie, le uniche che possono garantirci la salvezza, comunque si intenda.
1. Le vie della carne sono: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Chi compie queste opere, dice S. Paolo, non erediterà il Regno di Dio.
2. Le vie dello Spirito invece sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Contro queste cose, dice ancora S. Paolo, non c’è legge che valga.
Riflessione. Quale delle due alternative vogliamo scegliere?
La risposta, dal momento che siamo credenti, nonostante le nostre incoerenze, è scontata: scegliamo le vie dello Spirito; queste però ci obbligano a vivere con coraggio, con operosità e costanza, la nostra fede, per non cadere facilmente nella trappola di un cristianesimo puramente nominale e anagrafico diceva Paolo VI. Egli ci ricorda che:< La nostra professione cristiana non deve essere condizionata dalla paura, Cristo ce lo ha ripetuto tante volte:”Non abbiate paura di quelli, che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui, che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt.10,28). E ancora” Il Regno dei cieli esige fortezza e solo i forti lo possono conquistare”. (Mt. 11,12) (Paolo VI da “l’Osservatore Romano”, 5 febbraio 1976).

Conclusione. “ Il cristiano non deve essere un mediocre, ma un uomo forte” diceva S. Ambrogio (Da officius 1,3); ma lo potrà essere nella misura che si lasci illuminare e santificare dallo Spirito Santo, camminando sulle sue vie.

Don Remo Bonola
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