Roma 22 febbraio 2009 Domenica VII p.A.

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ale3000
00mercoledì 18 febbraio 2009 19:13
Roma 22 febbraio 2009
Domenica VII p.A.

Introduzione. Molti oggi si sono stancati di Dio e di riflesso non lo invocano più. Conseguenza: paralisi dello spirito.
Come risolvere questo spinoso problema?

A. Molti oggi non invocano più Dio. Motivo:
1. forse perché non ne sentono più bisogno. Ricordiamo la scritta su alcuni mezzi pubblici a Londra e a Barcellona:< Dio non esiste, quindi non preoccuparti, goditi la vita!>.
2. forse, perché rimasti delusi dai suoi silenzi, così, come vorrebbe l’Unione Atei Agnostici Razionalisti d’Italia (Uaar):< La cattiva notizia: Dio non esiste. La buona notizia, se esiste, non ne hai bisogno>.
Purtroppo la mentalità moderna, atea, agnostica e secolarizzata al massimo, non potendo negare l’evidenza dei fatti, cerca di far credere ad una società, dove, non esistendo Dio, purtroppo deve fare i conti con il problema del male, al quale tenta di rifilare le più squallide spiegazioni e giustificazioni. Tra queste:

a. L’interpretazione evoluzionistica:< Il male, e perciò quello che si dice peccato, è necessario; non se ne può fare a meno. Di qui l’eterno conflitto tra il bene e il male> (Hegel, Croce, Marx).
b. L’interpretazione psicologica:< L’uomo è semplicemente vittima dei suoi istinti. Perciò, non è un essere libero, ma fatalmente determinato, cioè costretto ad agire secondo le proprie tendenze. (Psicanalisi).
c. L’interpretazione esistenzialista:< Tutta la vita è male, perché comunque si agisca, si è solo soggetti al nulla> (Kafka, Sartre, Moravia ecc.).
d. L’interpretazione sociologica:< E’ male solo tutto quello che non va a favore della società> (Orizzontalismo morale).

Riflessione.
Una visione del male, concepita secondo queste angolazioni filosofiche, crea solo disorientamento nelle scelte quotidiane di vita, tendenze all’autonomia della persona, perversioni morali; corsa all’edonismo e ad ogni altro traguardo, che, o mortifica la dignità dell’essere umano, o lo ubriaca di vuoto, di effimero, o del nulla.
La visione cristiana della vita, al contrario ci dice, che, essendo Dio il fine ultimo e indispensabile dell’uomo, questo sarà felice e realizzato, solo nella misura che si sforzerà di amare Dio, osservandone le leggi, portatrici di vita e non di morte.

B. Quale conseguenza dal non invocare più Dio?
Risposta. Ne deriva la preoccupante paralisi dello spirito: una malattia questa, che atrofizza tutte le energie e le risorse interiori dell’animo umano, e che si manifesta:
1. Sul piano personale con marcati stati d’animo odoranti di superstizioni grossolane e di gravi carenze morali;

2. Sul piano sociale, con tristi segni rinunciatari di speranza e di ricerca di valori forti; che diano una visione serena della vita.

Riflessione.
Da questo umanesimo solamente terreno e mondano si è giunti a un drammatico “Disumanesimo” insoddisfatto e minaccioso.
Analizzando la cultura moderna e la situazione della nostra società, lo scrittore e poeta messicano Octavio Paz, premio Nobel 1990, per la letteratura, così scriveva in un suo saggio:.
Un’analisi questa di Octavio Paz, che meriterebbe da parte di tutti una più attenta riflessione.

C. Come uscire fuori dal problema creato dal vuoto di Dio?
Risposta. Rimettendoci sulle vie di Dio, specialmente quelle del suo perdono e della fede in Lui, così come scriveva S. Paolo ai cristiani di Corinto:< Fratelli, vi supplichiamo, lasciatevi riconciliare con Dio> (2 Cor. 5,20). Riconciliarsi con Dio, per noi deve significare:
1. Cambiare modo di vivere, di pensare, di amare e di agire, non secondo i nostri gusti, ma secondo le libere proposte di Dio, per diventare come Gesù, il “SI” al Padre e alla sua volontà. “In Cristo Gesù infatti – dice S. Paolo – tutte le promesse sono “SI” (2ª lettura).

2. Nutrire fiducia nel perdono di Dio: “Io – dice il Signore – cancello tutti i tuoi misfatti, e non ricordo più i tuoi peccati”. (1ª lettura).
Domanda. Quanti, oggi, credono che esista ancora il peccato?
Non credendo più in Dio, purtroppo non si crede più neppure al peccato.
Per noi che crediamo invece in Dio, solo Lui può perdonare i peccati, perché Cristo Gesù, Figlio di Dio è il solo che ha il potere di rimettere i peccati; per questo si è lasciato crocifiggere.

3. Non restare fermi nella vita cristiana, ma una volta perdonati, alzarsi e prendendo la barella delle nostre miserie quotidiane, camminare spediti, senza fermarsi mai ai bordi delle strade umane. “Alzati, prendi la tua barella e cammina!” (3ª lettura).

Riflessione. Nel camminare però, bisogna guardarsi da due ostacoli:
a. La folla, che impediva ai portatori di portare il “paralitico” da Gesù = I condizionamenti di massa
b. I ragionamenti miopi degli scribi, che si opponevano alla guarigione del malato = il pensiero debole contemporaneo, che impedisce o imbavaglia i valori cristiani.

Conclusione. Molti oggi non invocano più Dio; perché non ne sentono più il bisogno, non sapendo che con Lui si vive il cielo sulla terra.

Don Remo Bonola
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