Roma 21 marzo 2010 V Domenica di Quaresima

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ale3000
00venerdì 19 marzo 2010 15:02
Roma 21 marzo 2010

V Domenica di Quaresima

Introduzione. Le letture di oggi ci offrono l’occasione opportuna per scandagliare da vicino un tratto affascinante della personalità di Cristo: lo sguardo.
Ebbene, fra tutti gli sguardi che noi possiamo immaginare, nessuno di essi nella storia registra molteplici e imprevedibili effetti, come lo ha suscitato e continua a suscitare lo sguardo di Gesù di Nazareth.
A conferma di ciò, valga l’affermazione molti incisiva della scrittrice francese Simone Weil (Parigi 1909- Londra 1943), che pur agnostica e allergica alla fede cristiana, non nasconde un certo fascino verso la persona di Cristo.
Ella infatti scrive:< Una delle verità fondamentali del Cristianesimo, verità purtroppo spesso misconosciuta è questa: ciò che salva è lo sguardo>.
E lo sguardo di Cristo dobbiamo riconoscere, che oltre a salvare, è anche unico e irripetibile. Infatti quello di Gesù di Nazareth è:

Uno sguardo Provvidente: “Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa …”Isaia anticipa la missione salvifica del Messia, che nel colloquio con la Samaritana al pozzo di Giacobbe, promette una sorgente di acqua, che zampilla per la vita eterna. (Gv. 4,14)
Si tratta di quell’acqua provvidenziale che è la “Grazia santificante” scaturita dalla Croce del Signore e immessa senza risparmio nei deserti e nelle steppe spirituali dell’intera umanità.
Dice infatti il Signore: “ Chi crede in Me, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo Gesù disse, riferendosi allo Spirito, che i credenti avrebbero ricevuto. (Gv. 7,38-39).

Uno sguardo sconvolgente: “ fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per Lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura” (2ª lettura).
Riflessione. S. Paolo, per fare una confessione del genere, come non supporre di aver subito il fascino dello sguardo di Cristo, al punto di cambiargli la vita, da persecutore ad Apostolo? “Saulo! Saulo!, perché mi perseguiti?” (Atti 9,4).

Uno sguardo scrutatore: sguardo, che sa osservare l’arrembaggio di invitati a pranzo, per occupare i primi posti, come del resto sa riconoscere la bellezza dei gigli del campo e il mutare delle condizioni atmosferiche.

Uno sguardo affascinante: al giovane ricco, che gli chiedeva il da farsi per avere la vita eterna, prima di suggerirgli la risposta, S. Marco annota: “ E Gesù fissatolo lo amò” (Mc.10,21).
Così pure lo sguardo di Gesù sconvolge l’esattore Zaccheo, che si precipita dall’albero di sicomoro dove era appollaiato, credendo di non essere raggiunto dagli occhi penetranti del Signore. ( cfr. Lc. 19,1-10)

Uno sguardo benevolo e misericordioso. Di questo tipo di sguardo ne hanno fatto l’esperienza:
Positiva: S. Pietro subito dopo aver rinnegato Gesù. La risposta di Pietro: il pentimento.
Negativa: Giuda subito dopo il tradimento. “Giuda! Con un bacio tradisci il tuo Maestro?” La risposta di Giuda: la disperazione.

Uno sguardo fulminante aperto:
- al perdono, come nel caso della donna adultera, di cui ci parla il Vangelo di oggi: “Donna dove sono (i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? … Neanche Io ti condanno …”(3ª lettura).
- alla condanna: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei …” (3ª lettura).
Se meditassimo un po’ di più queste parole lapidarie di Gesù, dovremmo ammutolire tutti quanti; ma purtroppo noi restiamo sempre con le pietre in mano, non per colpirci il petto, ma solo e sempre per colpire gli altri.
Riflessione. Come lo sguardo fulminante di Gesù risuscita il peccatore pentito, così liquida le canaglie e i farabutti rivestiti degli abiti dei farisei e degli scribi, ben rappresentati dai perbenisti intoccabili dei giorni nostri.

Nel confrontarci con lo sguardo di Cristo, che possiamo fare, perché il nostro sguardo somigli di più al suo?
Un autore di vita spirituale suggerisce quattro operazioni vantaggiose per noi e per gli altri.
1. Svincolare il nostro sguardo da ogni cappio, soggetto all’istinto di possesso o di aggressione verso persone e cose.
2. Disarmare il nostro sguardo da ogni elemento di ostilità, di pregiudizio, di malignità, di antipatia e spigolosità.
3. Rendere sempre il nostro sguardo attento e sensibile ai bisogni degli altri, come quello della Madonna a Cana di Galilea, “Non hanno più vino!”
4. Ringiovanire il nostro sguardo ogni giorno, perché sappia cogliere negli altri, più la pagliuzza, che la trave.
La sorella di Santa Teresa di Lisieux, nel suo volume di memorie “Consigli e ricordi”, scrive:< Considerare se stessi imperfetti e trovare gli altri perfetti, ecco la felicità! … Non c’è niente di più dolce, che pensare bene del nostro prossimo … la tua missione è quella di essere un angelo di pace>.

Conclusione.
Se il nostro sguardo si lascia purificare da quello di Cristo, solo così, le pietre che abbiamo sempre pronte per colpire gli altri, le vedremo cadere dalle nostre mani, con grande sollievo nostro e delle nostre vittime designate, perché:< solo i coraggiosi sanno perdonare … un vigliacco, non perdona mai: non è nella sua natura> (Laurence Sterne, “Vita e opinioni di Tsistram Shandy).

Don Remo Bonola
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