Roma, 14 dicembre 2008 III Domenica di Avvento

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ale3000
00venerdì 12 dicembre 2008 09:38
Roma, 14 dicembre 2008

III Domenica di Avvento

Introduzione. La liturgia di oggi, domenica della gioia, ci scaraventa addosso quattro imperativi necessari per mettere in atto un programma di vita personale e sociale, con l’unico scopo di scoprire la presenza di un illustre Sconosciuto che sta in mezzo a noi.

A. Quattro imperativi necessari:
“Fratelli state sempre lieti, pregate incessantemente … esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono … (perché) il vostro spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta di nostro Signore Gesù Cristo”. (2ª lett.).
S. Paolo dunque, perché la venuta del Signore, (in occasione del Natale, della morte e del Giudizio finale), non sia vana, ma efficace per ciascuno di noi, ci ordina:
1. State sempre lieti
2. Pregate incessantemente
3. Esaminate ogni cosa, cioè non lasciatevi condizionare dal “conformismo”
4. Tenete ciò che è buono; in altre parole abbiate una illuminata capacità di discernimento.

Riflessione. Come attuare questi difficili imperativi esistenziali, in un momento storico, nel quale molte certezze e speranze teologiche, sono state seriamente compromesse e sono esplose a causa della:
a. Secolarizzazione
b. Permissività morale
c. Massificazione
d. Utopia tecnologica che promette facili paradisi
e. Minaccia demografica
f. Corsa al benessere e all’edonismo
g. Inquietudine politica, sociale ed economica
h. Burocratizzazione della vita civile
i. Solitudine e incomunicabilità
j. Nevrosi del traffico, delle varie evasioni nella droga, nella pornografia, nella violenza e nel suicidio.

Riflessione. Questo programma ci viene reso più facile da uno speciale “look” di abbigliamento: le vesti della salvezza, che corrispondono alla volontà di Dio Padre, il quale vuole, che nessuno vada in rovina, ma si lasci salvare da Lui. Il Santo Curato d’Ars diceva:< Nel cuore di chi si lascia salvare da Dio, è sempre primavera>.

B. Un serio programma di vita: “ Il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore …”. (1ª lett.).
Si tratta dunque di un avvincente progetto di vita:
1. sia sul piano personale con il :
a. portare il lieto annunzio ai poveri, accogliendo la Parola salvifica del Signore, venuto non per i giusti, ma per i peccatori, che agli occhi suoi, sono i veri poveri.
b. Fasciare le piaghe dei cuori spezzati, sapendo offrire una parola di conforto e di speranza a quanti possono aver bisogno di noi.
2. sia sul piano sociale, promuovendo la cultura della:
a. libertà degli schiavi, soprattutto quella in ordine alla prostituzione e alla droga
b. misericordia e del perdono, piuttosto, che della violenza e della vendetta.

Riflessione. Come esercitare questa duplice missione in quanto discepoli di Cristo?
Risposta. Nel primo caso:
a. Con la carità intesa come amore, attenzione, dedizione, comprensione verso tutti, specialmente, verso coloro, che – come fece notare la Madonna alle nozze di Cana – “ non hanno più vino”, cioè non hanno più riferimenti assoluti e trascendenti.
“ la carità la si ottiene gratis” diceva S. Agostino:< tenetela, abbracciatela: niente è più dolce di essa. Se è tale, quando se ne parla, quale sarà il suo pregio, se posseduta?> (Dal Commento alla prima lettera di S. Giovanni).
Nel secondo caso:
b. Col darci da fare in tutti i modi, perché sul piano sociale, scompaiano tutte le schiavitù in tutte le loro forme possibili, (Es. prostituzione, pornografia, droga ecc.) sottraendo a ciascuna la nostra personale partecipazione attiva.
“ Ovunque un uomo soffre, là c’è Cristo che al suo posto, aspetta te; e ovunque un uomo soffre, là ci deve essere il cristiano al suo fianco”, (Giovanni Paolo II, Messaggio natalizio 1979) finchè l’uomo che soffre non avverte accanto a sé la dolcezza della famiglia di Dio e la gioia della famiglia umana.

C. Scoprire un illustre Sconosciuto presente in mezzo a noi.
“ Giovanni venne … per rendere testimonianza alla Luce, perché tutti credessero per mezzo di Lui. Egli non era la Luce, ma doveva rendere testimonianza alla Luce …
( Agli emissari dei farisei) Egli rispose:< In mezzo a voi, sta uno che voi non conoscete!>” (3ª lett.).

Questo illustre Sconosciuto, nonostante duemila anni trascorsi dalla sua comparsa nella storia, è creduto da pochi, ma ignorato e bestemmiato da molti. Egli è stato, è e sarà fino alla fine del mondo, il più strepitoso segno di contraddizione. Allora in mezzo al marasma e alla ridda di voci e di giudizi nei suoi confronti, come riconoscerlo oggi presente in mezzo a noi?
Risposta.
1. Prendendo coscienza di non essere noi la Luce, quando invece siamo semplici lampade e quindi bisognose di Lui, che è la sorgente di Luce infinita.
2. Rendendo testimonianza a Lui, che, essendo la vera Luce, deve trasparire a tutti coloro, che guardano i nostri comportamenti.
3. Manifestando con parole ed opere, che Cristo, l’illustre Sconosciuto, volenti o nolenti, è l’unico Regista credibile della storia.
Riflessione. Di questa credibilità era convinta una bimba, che nella sua innocenza, scrisse questa simpatica lettera, pubblicata dal giornale “La Stampa” del 24/XI/1974, nella rubrica “ Specchio dei tempi”. Eccone alcune battute:< Caro Signore, Lei ci deve aiutare; viviamo in un mondo troppo brutto, troppo crudele, pieno di disgrazie, di rapimenti, tutto fa paura in questo mondo, che l’uomo ha costruito e, che l’uomo sta distruggendo! … Lei Signore, ci deve aiutare perché noi crediamo ancora in Lei, ed è in Lei che affidiamo il nostro futuro, la nostra vita e tutto ciò che ci appartiene. Mi creda, Signore, io sono una bimba, che ha fiducia in Lei>.

Conclusione. Il nostro compito di credenti non si esaurisce solo col riconoscere la presenza di Cristo in mezzo a noi, ma anche col dimostrare con la nostra vita, che solo Lui può essere la salvezza del futuro di tutti.

Don Remo Bonola

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