Roma 13 giugno 2010 Domenica XI p. A.

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ale3000
00venerdì 11 giugno 2010 18:19
Roma 13 giugno 2010

Domenica XI p. A.

Introduzione.
Peccato e perdono: una dinamica antica quanto l’uomo.

A. La dinamica del peccato: domanda anacronistica per l’uomo d’oggi:< Che cos’è il peccato?>.
Risposta: sotto l’aspetto metafisico è un disordine ontologico ( = che intacca la stessa profondità dell’essere), per il quale la persona pretende di non avere bisogno di Dio, o per lo meno di ritenersi uguale a Lui.
A questo proposito è sconcertante la confessione della grande scienziata Rita Levi Montalcini, Nobel della medicina nel 1986. Alla rivista “Il Messaggero di S. Antonio”, settembre 1991, rilasciò questa dichiarazione:< Mi definisco agnostica … non mi sento di dichiararmi atea, per quanto forse fondamentalmente lo sono. Non riconosco assolutamente un Dio antropomorfo. Sono rimasta libera pensatrice. Non vado in Chiesa e neppure in sinagoga. L’aldilà? Questo mi sembra così inganno che io l’ho sempre rifiutato>.
Quello della Montalcini purtroppo, oggi è in gran parte il comune modo di pensare di molte persone.
Socio esistenziale: il peccato una diminuzione del mio essere uomo. Se guardiamo la storia, troviamo quasi sempre una litania continua di eventi disumani, ignoti agli animali.
Teologico: il peccato è la perdita temporanea o definitiva dell’amore di Dio e della sua Grazia: gli unici passaporti validi per entrare nel Regno dei Cieli.
Riflessione.
In parole povere l’autore francese Andrè Gide, aveva intuito, che:< Il peccato è tutto ciò che oscura l’anima dell’uomo>.
Come si manifesta il peccato? Sono tre le risposte più comuni, come:
Primato della libertà, cioè come facoltà di decidere ciò, che è bene e ciò che è male per me ( = relativismo filosofico).
Primato dell’egoismo individualista, inteso come capriccio di volere e fare solo quello che voglio ( Es. buttare sassi dal cavalcavia) e ciò che a me piace (es. non amare, ma fare solo sesso).
Primato della coscienza, per il quale ci si crea una legge morale personale completamente sganciata dalla legge naturale e dalla legge di Dio (Relativismo morale).
Come si combatte il peccato? Altra domanda cruciale, alla quale rispondiamo risanando:
la persona nel suo modo di pensare, amare e agire. (Ricorda la perfezione umana di Gesù come il 777 nell’analisi dello Sheldon).
La religiosità dell’individuo, che non deve sentirsi a posto per le pratiche religiose vissute solo per abitudine, per superstizione, o per ostentazione e non con convinzione.
Nella 2ª lettura S. Paolo ci ricorda che: “ L’uomo non è giustificato dalle opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo … perché < Non sono più io, che vivo ma Cristo vive in me>” (2ª lettura) e noi possiamo aggiungere:< le opere, se non c’è la convinzione e la fede, sono solo insignificanti, cioè morte>.
La società, con la lotta contro ogni forma di trasgressività, che compromettono il bene morale e sociale dell’uomo. (Vedi edonismo, droga, traffico di armi, ingiustizie, corruzione, evasioni fiscali ecc.)
Riflessione. Risanare l’uomo non è una chirurgia facile, ma il celebre oratore greco Demostene, era solito dire:< Credo proprio del buon cittadino preferire le parole, che salvano, alle parole che piacciono>.

B. La dinamica del perdono: la parola “perdono”, non trova più facile accoglienza nelle abitudini dell’uomo moderno. Per di più il vero perdono è solo quello che proviene da Dio; esso ha queste caratteristiche:
Scatta subito, dopo il peccato originale, quando all’uomo spogliato dal suo errore iniziale, Dio nonostante ciò, promette un salvagente nella persona del Figlio Salvatore: “ Porrò inimicizia fra te e la mia stirpe – dice al demonio – questa ( = Cristo) ti schiaccerà la testa”. (Protovangelo Gen. 3,15).
Si prolunga per tutta la storia del popolo di Israele: “ Il Signore ha perdonato il tuo peccato”, dice il profeta Natan al suo Re peccatore Davide (1ª lettura).
Si attua nel Nuovo Testamento ogni volta che ricorriamo ai ministri della Chiesa per ricevere tramite loro, il perdono di Cristo nei Sacramenti da Lui voluti.
Riflessione.
Dunque solo Dio può dare il vero perdono. < Se Dio non perdonasse – dice un proverbio berbero – il paradiso resterebbe vuoto>.

C. Una deviante strumentalizzazione del perdono nel mondo d’oggi.
Al preoccuparci non è il perdono di Dio, che non verrà mai a mancarci, non solo per “sette volte sette”, ma per “settanta volte sette”, cioè sempre, su chi è veramente pentito. Il problema nasce, quando il perdono dovrebbe scaturire dal cuore dell’uomo.
Infatti nel racconto del Vangelo odierno, il fariseo Simone, va considerato l’emblema tipico dell’uomo contemporaneo sul problema del perdono.
Scrive S. Luca: “ Una donna, una peccatrice di quella città … stando presso i piedi di Gesù, cominciò a bagnarli di lacrime … A quella vista il fariseo pensò tra se:< Se costui fosse un profeta, saprebbe, chi e che specie di donna è colei, che lo tocca: è una peccatrice>”.
La sentenza è irrevocabile e rimbalzerebbe su tutti i giornali dell’epoca, qualora fosse possibile. Focalizziamo un po’ i personaggi di questo simpatico bozzetto:
Un fariseo, cioè un osservante zelante della legge, ma solo esteriormente e senza amore. Simone, il fariseo somiglia tanto all’uomo d’oggi, ricco di pregiudizi negativi sugli altri; esperto seminatore di zizzania, di fango, di calunnie e di odio su chiunque non rientra nei parametri dei suoi giudizi e ideologie. Per costui, sbagliano sempre gli altri; lui non sbaglia mai: egli è l’impeccabile e l’implacabile “Signor No!”, anche dinanzi a verità e all’evidenza dei fatti.
Una donna anonima, contrassegnata da un marchio indelebile, quello di “peccatrice”. Per lei non deve esserci nessun perdono, nessuna possibilità di redenzione. Così è stabilito dal tribunale dei “Perbenisti” e degli “Intoccabili”.
Nonostante il pentimento e il perdono concesso da un certo Gesù di Nazareth, la peccatrice di ieri e i peccatori di oggi, continueranno ad essere lapidati sui giornali e sulle televisioni specializzate nei soli loro credibili “Gossip”.
A queste vittime della macelleria mediatica viene incontro per fortuna la preghiera del salmo 55, 2-7:
“ Mi calpestano sempre i miei nemici,
molti sono quelli, che mi combattono
Nell’ora della paura, io in Te confido, o Signore
Che cosa potrà farmi un uomo?
Travisano sempre le mie parole,
non pensano, che a farmi del male.
Suscitano contese e tendono insidie, osservano i miei passi
Per attentare alla mia vita …” (Ps. 55, 2-7).
Gesù è il personaggio chiave del bozzetto evangelico. Egli è il solo, che essendo Dio può:
a. Mettere con le spalle al muro tutti i membri delle Confraternite, unici detentori del patentino “Perbenisti ipocriti”.
In un altro contesto, il Divino datore di perdono, a costoro, avrebbe detto:< Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei> (Gv. 8,7).
b. Scrutare a fondo il cuore di una peccatrice pentita e dire al fariseo perbenista:< le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece quello a cui si pedona poco, (perché si ritiene il solo giusto della terra) ama poco> (3ª lettura).

Conclusione.
Ciascuno di noi, ma anche l’uomo del nostro tempo, che affolla i salotti bene, le redazioni dei giornali, le poltrone dei Parlamenti e altro, dovremmo confrontarci più spesso con questo graffiante episodio del Vangelo di oggi.
E qualora fossimo occasionali o recidivi malati di perbenismo ipocrita, sempre pronto a sputare condanne su chiunque, ricordiamo la drastica imputazione del profeta Natan al suo adultero Re Davide:< Tu sei quell’uomo!>.

Don Remo Bonola

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