Roma 1 novembre 2008 Festa di tutti i Santi

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ale3000
00giovedì 30 ottobre 2008 20:34
Roma 1 novembre 2008

Festa di tutti i Santi

Introduzione. La nostra vocazione cristiana che affonda le sue radici nel Battesimo, vede il suo traguardo finale nell’essere santi.
Tre domande sono d’obbligo oggi.

A. Chi sono i Santi?
S. Giovanni nella 1ª lettura ci risponde:< Sono una moltitudine immensa che nessuno può contare, essi sono coloro, che, sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col Sangue dell’Agnello>. (1ª lett. 7,14).
S. Giovanni dunque ci assicura che i Santi:

1. Sono proprio tanti: “ una moltitudine immensa, che nessuno può contare”.

2. Sono coloro, che hanno avuto la forza “ di purificare le proprie vesti”, cioè la loro vita nel Sangue di Cristo, con la conversione di ogni giorno, la purificazione continua e il graduale progresso spirituale.

Riflessione. Il convertito francese Paul Claudel diceva:< I Santi non furono mai una piccola esposizione di virtù>, per molti però, ci si ferma alla semplice ammirazione: di imitarli difficilmente ce la sentiamo.
Infatti un autore ben noto di vita spirituale – Gustave Thibon – afferma:< I Santi sono tanto più accettabili, quanto più li contempliamo da una distanza sufficientemente valida per sentirci assolutamente dispensati dal raggiungerli>.

B. Che significa essere Santi?
Risposta. Significa rischiare la propria vita a causa di Cristo e del suo Vangelo, con l’essere:
1. Sconosciuti: I santi infatti non amano gli applausi o i consensi; durante la loro vita per lo più non sono mai riconosciuti come tali: pur camminando sulle nostre stesse strade, noi distratti e presi da mille cose frivole, difficilmente ne avvertiamo la loro preziosa presenza, perché essi compiono tutte le cose ordinarie in modo straordinario.
Riflessione. “ Un cardinale lo si riconosce anche da lontano per il suo abito tutto rosso porpora, ma un santo, durante la sua vita, non si distingue per nessun abito particolare”. (George Bernanos).

2. Incompresi. Il mondo, rifiutando Dio e Cristo Gesù, come Colui che salva, fa difficoltà a capire anche i Santi, perché contrari o lontani dalla logica delle mille furbizie della cattiveria umana.
Nonostante ciò, c’è qualcuno però, il quale afferma ad onor del vero, che:< I Santi sono la salute del mondo>. (Philippe Rouillard) .

3. Perseguitati. Per quale motivo?
Risposta.
a. E’ semplice: la loro condotta retta e coerente, urta quanti pensano di poter fare a meno di Dio e delle sue leggi. La Bibbia li chiama: empi, noi invece potremmo definirli: idolatri della malvagità.
Scrive infatti il libro della Sapienza: “ Tendiamo insidie al giusto, perché ci è d’imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni, ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia la mancanza di educazione”. (Sap. 2,12 ss).

b. Non contenti di tendere insidie ai santi, “ Gli empi” spesso arrivano anche alla loro soppressione fisica ( = il martirio), o morale ( = con una campagna di menzogne e di calunnie). Sempre il libro della Sapienza dice ancora: “ Il giusto si vanta di avere Dio per Padre … mettiamolo alla prova con insulti e tormenti … condanniamolo ad una morte infame … se è figlio di Dio, Egli lo libererà dalle mani dei suoi nemici. Gli empi la pensano così ma si sbagliano.” (Sap. 2,15-21).
Riflessione. La società moderna nelle sue piaghe laiciste e secolarizzate non ha una grande stima dei Santi, eppure:< finchè l’ultimo Santo non avrà detto l’ultima preghiera, non si è sicuri che tutto il mondo sia salvo!>. (Louis Evely da “ il Credo dell’uomo d’oggi”).

C. Quale premio spetta ai Santi?
1. S. Paolo nella seconda lettura risponde per noi col dire:< I Santi saranno simili a Dio>.
E’ un privilegio questo, che nessuno di noi per quanto si dia da fare, finchè saremo in questo mondo, difficilmente riusciremo a capire.
San Pietro Crisologo osa dire:< I Santi, che sulla terra erano creduti estinti, ( cioè sconosciuti, incompresi e perseguitati), brillano nel Cielo, perché godono della stessa Luce di Dio>.

2. Sempre San Paolo continua a dirci:< I Santi vedranno Dio, così come è>.
Vedere una volta per sempre Dio e avere la certezza che non potremmo più perderlo, sarà la più grande felicità che si possa riservare ad un essere umano.
Questa felicità, il martire e vescovo S. Cipriano, ce la fa intravedere in questi termini:< Che felicità … chiudere in un istante gli occhi, che prima vedevano gli uomini e il mondo, e riaprirli subito per vedere Dio>. ( Dal trattato “ A Fortunato”).

Conclusione. L’essere santi dunque deve essere l’aspirazione più ambiziosa di ciascuno di noi, non dimenticando, al dire di Mario Pomilio, che :< La santità è una pianta che ha le radici nel deserto, ma la cima nel Cielo> (Dal quinto Evangelio)>.

Don Remo Bonola
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