Rolleiflex SL66

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Aconcagua
00mercoledì 6 marzo 2013 22:07
FELTRE; il Museo della Memoria e dei Sogni. Questo carro "bestiame" portava 40 poveri cristi (oppure 8 bestie...) ai campi di concentramento in Germania. Tre giorni senza mai aprire i portoni, senza cibo ne acqua. Quando arrivarono, solo tanta neve e freddo.

Kodak T-Max 100 in Tetenal Ultrafin Liquid 1+20.
Scansione con Epson V700 a 1600 dpi senza nessuna modifica.

SquareImpression
00mercoledì 6 marzo 2013 22:53
Immagini tecnicamente perfette.
E la neve non è facile. A.A. insegna.
C’è un’ottima modulazione sia delle alte luci che delle ombre.
Questa pellicola (lo dicono un po’ anche le curve) è davvero molto lineare. Assomiglia alla risposta dei sensori digitali.
Io preferisco le pellicole che hanno una loro spiccata personalità.
Nella mie esperienze, ho avuto comunque l’impressione di un materiale di alta qualità, sotto tutti gli aspetti.
Non facile da dominare nelle alte luci.
E’ il Planar?
Complimenti.
Hologon
00venerdì 8 marzo 2013 00:32
Una serie coerente, forte e toccante.
Non amo paeticolarmente la resa della T-Max, ma devo dire che qui ci sta bene.
Quanto alla SL66 ...che dire? Ultimamente è in cima ai miei pensieri!

Andrea
rolleimax
00venerdì 8 marzo 2013 12:49
ottimo bianconero e ottime foto, le mie preferite: le ultime due

ROLLEI58
00venerdì 8 marzo 2013 13:02
La scritta sul carro della seconda foto fa molto riflettere.
Io amo la SL 66.
Ok
Aconcagua
00venerdì 8 marzo 2013 15:23
Re:
ROLLEI58, 08/03/2013 13:02:

La scritta sul carro della seconda foto fa molto riflettere.



Caro e saggio Amico.
Quella scritta mi ha fatto malissimo quando l'ho letta.
Eppure mi sono inflitto una penitenza e sono salito sul carro; su uno come quello mio papà, incolpevole, aveva viaggiato da Verona verso Buchenwald insieme a tanti infelici. Nel campo sopravvisse per ben 18 mesi! Ma quello che riportarono a casa era un altro uomo.
Credimi, sono stato male; soprattutto quando in un angolo al suo interno ho visto, fra alcuni reperti, un tavolo dedicato proprio a quella località di "villeggiatura".
Un libro fotografico con la documentazione del campo.
Ci ho messo 4 giorni a trovarne una copia sul web, da una libreria del Nord Germania.
Mio papà non vedrà mai ne il libro ne le mie foto!
Ma ad ogni giovane che mi capiterà di avere per casa farò capire, sfogliando una pagina alla volta, quanto possa diventare abbietto un essere umano.
Perdonatemi se sono andato pesantemente fuori tema.
softstudio2
00venerdì 8 marzo 2013 16:14
Caro Presidente,

il Tuo è uno di quei "fuori tema" che io ritengo INDISPENSABILI ad alimentare quel rapporto, per nulla "virtuale", che fa del nostro forum un luogo speciale. (la rima non è voluta)

Ben vengano riflessioni, osservazioni, discussioni OT così .... comunque legate alla Fotografia ed all'uso che se ne può e se ne deve fare, ... al di là del legittimo nostro soddisfacimento personale.

Sarò molto felice (anche se già documentato sull'argomento e ... ahimè non più "giovane") di condividere con Te la visione di quel libro fotografico di cui parli; non appena possibile.

Un abbraccio.

[SM=g7340]



softstudio2
00venerdì 8 marzo 2013 16:18
Sul piano fotografico, invece, a parte la curiosità di vederle stampate su carta ed a parte la indiscutibile e forte valenza di "testimonianza" già da altri riportata, trovo solo poco inerente alla "serie", l'ultima.

MA solo perché mi dà un senso di ... pace e di bellezza ... che trovo improprio rispetto alle altre.

[SM=g7372] [SM=g7372] [SM=g7372] [SM=g7372]
Aconcagua
00venerdì 8 marzo 2013 16:55
Grazie per le tue parole Giovanni.
Ho inserito l'ultima foto in quanto mio papà ci raccontò che, dopo tre giorni di viaggio nel carro bestiame, furono fatti finalmente scendere e la prima cosa che videro fra le urla degli aguzzini ed il freddo terribile fu "un campo pieno di neve".
Mancavano le montagne ma non essendo io un fruitore di Photoshop ... le ho lasciate lì dove stavano.
Aconcagua
00venerdì 8 marzo 2013 17:02
Re:
softstudio2, 08/03/2013 16:14:

....
Sarò molto felice (anche se già documentato sull'argomento e ... ahimè non più "giovane") di condividere con Te la visione di quel libro fotografico di cui parli; non appena possibile.
Un abbraccio.



Lo farò certamente Giovanni.
Per ora ti do anticipazione di un fatto incredibile.
Mio papà si ritiene perseguitato dal numero 13.
Era il 13 febbraio quando i nazisti fecero una retata di innocenti in Piazza Bra a Verona.
A Buchenwald fu destinato al lager n° 13 e la sua cella portava il numero 13.
Fuggirono in molti durante un bombardamento alleato, con i Sovietici alle porte; il drappello che mio papà guidava, unico ad avere una cultura sufficiente ad orientarsi di notte con le stelle, era di 13 italiani.
Si salvarono tutti ed arrivarono a piedi in Italia il 13 di un mese che non ricordo; ma che non dovrò chiedere a papà di ricordare.
Sembra la trama di un film; purtroppo è la storia di una parte della mia famiglia.
Capirai il mio dolore quando vedrai le immagini del libro.
GUERRRINI2
00venerdì 8 marzo 2013 19:05
sembra impossibile che una cosa del genere sia successa un paio di generazioni fa.
Speriamo che la disillusione degli ultimi tempi non fomenti ancora odi e guerre fratricide...la storia insegna ma l'uomo ha la memoria corta.
Drolleddu
00venerdì 8 marzo 2013 21:01
Non trovo la faccina giusta per sottolineare la mia comprensione per quanto raccontato da Roberto, per cui un virtuale abbraccio, per ora, sarà sufficiente....
iw5aom
00venerdì 8 marzo 2013 21:49
E un grande abbraccio anche da me, Roberto, sei un grande, la tua sensibilità ti fa onore, spero di poterti stringere la mano presto!
Per le foto, portano a una obbligata riflessione: Queste atrocità non dovranno accadere mai più!
Giorgio
[SM=g7348]
luizampioroc.28
00sabato 9 marzo 2013 02:56
Io posso ricordare bene in quali condizioni facevano ritorno quei pochi fortunati che ci riuscivano. Per tutta la vita mi son chiesto come un popolo che ha dato alla Civiltà Kant e Bach, tanto per dirne due soltanto, abbia potuto poi compiere atrocità e nefandezze di quel genere. E più ancora non riesco a capire come un popolo con un livello culturale certamente superiore alla media si sia lasciato trascinare e infinocchiare da quella banda di delinquenti ed abbia potuto eseguire senza spirito critico degli ordini così contrari al minimo senso di umanità e di equilibrio. L'unica spiegazione che mi riesce di trovare è che quel popolo ha una caratteristica che costituisce nello stesso tempo la sua forza e la sua debolezza: la rigorosità (Gruendlichkeit) e il rispetto dell'autorità. Perciò, se il governante è buono i risultati sono buoni, se è un pazzo il risultato sono le camere a gas.

Una piccola pignoleria: la scritta sul vagone è stata rifatta in modo non corretto: su quei carri stava scritto: "cavalli 8 uomini 40".

Sulla qualità delle foto del Presidente è pleonasticco soffermarsi: a me basterebbe raggiungere il 10%. [SM=g7372]
Aconcagua
00sabato 9 marzo 2013 09:12
Re:
GUERRRINI2, 08/03/2013 19:05:

sembra impossibile che una cosa del genere sia successa un paio di generazioni fa.
Speriamo che la disillusione degli ultimi tempi non fomenti ancora odi e guerre fratricide...la storia insegna ma l'uomo ha la memoria corta.



Molto corta Riccardo, troppo corta.
Sono stato in Germania da poco e ti assicuro che troppi inneggiano alla giusta pena inflitta alla Grecia approvando la durezza di Adolfa Merkel.
"Avete barato sui conti? Bene meritate questa punizione!"; ed ecco che il popolo greco è alla disperazione!
Così come inizialmente nella prima metà del secolo scorso qualcuno decise una pena contro gli Ebrei il cui vero peccato era di tenere in mano le banche tedesche e mondiali e detenere il potere economico, ma camuffando la realtà con la maschera della ricerca della razza pura. Sappiamo tutti come finì.
Un mio vecchio direttore di azienda diceva: "I tedeschi non cambieranno mai; mettetegli in testa un elmetto con il chiodo sopra e loro partiranno con il passo dell'oca."
Anche se sono convinto che troppe volte i popoli non meritino i governanti che si ritrovano.
Naturalmente voglio un bene dell'anima ed ho una stima enorme per mio cognato bavarese e per i tre figli che ha dato a mia sorella; quando vado a visitarli a Landshut non penso a tutte queste cose ma solo all'affetto ed alla simpatia con cui mi accolgono.
Certo che camminando per strada e parlando con figlia e moglie:
"Italienisch ... ?!?! ...".-

[SM=g7497]
ROLLEI58
00sabato 9 marzo 2013 14:18
Be visto che devo andare in Germania il 25 aprile, vorrei che immaginaste cosa possono fare 50 Italiani bei caciaroti casinisti e folkloritici come sappiamo essere, dovrò fare le mie raccomandazzioni al gruppo che non si trovano in ITALIA.
Ma ricordo che nell'anno 2009 quando abbiamo fatto una sosta nella zona di Monaco diretti verso Praga, dopo aver preparato i tavoli abbiamo tirato fuori VINO ITALIANO PANE E SALAME, i signori del pulman vicino al nostro sono scesci, hanno lasciato li i loro wurster......e si sono messi a mangiare PANE E SALAME ITALIANO e un Olandese in moto continuava a guardare verso il gruppo, solo dopo il mio invito si è avvicinato e gli abbiamo dato in mano un bel bicchirone di Barbera e nell'altra PANE E SALAME ITALIANO.
Morale:Per essere simili basta poco un bicchiere di vino e pane e salame, ma quello che ci differenzia sono solo i GOVERNI UMANI.
Storia di vita vissuta.
Ciao Claudio.
StudiateDarwin
00sabato 9 marzo 2013 15:29
A tal proposito, suggerisco per chi interessa, il libro di Hannah Arendt: "La banalità del male".

La tesi della scrittrice supera le categorie entro le quali fino a quel momento i tedeschi venivano giudicati per i crimini commessi: la follia delle azioni, l'indole maligna, il rancore delle vittime ,il giudizio storico etc... Per la Arendt, Eichmann (e tutti i tedeschi) non apparivano persone anormali. Le conclusioni poi regalano una chiave di lettura interessante per valutare le realtà in cui ognuno di noi é calato.
SquareImpression
00sabato 9 marzo 2013 21:22
Leggo con attenzione i vostri commenti e non posso che ritrovarmi d’accordo.
Avete già detto tutto voi.
E’ interessante e rassicurante, vedere come l’aspetto tecnico sia passato subito in secondo piano, nella discussione.
Ora il mio precedente commento, appare sterile in mezzo ai vostri.
Non ho osato andare fuori tema, ma ci stava tutto.
Lasciatemi allora aggiungere qualcosa.
Il popolo tedesco non è incline a fenomeni di totalitarismo, di razzismo, di persecuzione, più di altri.
Anche noi non ne siamo esenti.
Si sentivano compressi dalle condizioni di resa della guerra precedente, avevano bisogno di riscatto, di un nemico da odiare uniti.
Anche noi non ci siamo fatti mancare i nostri campi di concentramento. Quante volte e in quanti luoghi è successo, nel corso della storia!
Non è una difesa dei tedeschi. Purtroppo è il lato oscuro dell’uomo. Come le madri maltrattanti e altre mostruosità che non riusciamo ad incasellare nel nostro reticolo di conoscenze, di esperienza. Oggi studiamo questi fenomeni. Una volta l’uomo ricorreva al mito, per digerire questi propri aspetti.
Studi sperimentali di psicologia sociale ci insegnano da più di mezzo secolo, che gruppi di persone, dotate di un certo potere su altri gruppi, nelle opportune condizioni, si trasformano in aguzzini.
E’ per questo che non dobbiamo dimenticare. E’ per questo che dobbiamo mantenere i nostri “anticorpi democratici” sempre attivi. E noi ora stiamo vivendo un momento, che altre volte si è manifestato nella storia con pericolose derive, dobbiamo superarlo senza buttare il bambino assieme all’acqua sporca.
luizampioroc.28
00sabato 9 marzo 2013 23:39
Sagge parole, quelle di SquareImpression. Penso anch'io che qualche scheletro si nasconda nell'armadio di qualsiasi popolo, beninteso anche del nostro: è pleonastico rilevarlo.
Esaminando più da vicino il caso tedesco, non ho mai mancato di chiedere agli amici di quella nazionalità come potessero anche solo sopportare quel regime ed il suo operato. Con sincero sbigottimento mi venne risposto che la gente comune non ne sapeva niente; qualcuno, forse meno disinformato, mi rispondeva che il modo migliore per saperne di più "de visu" era proprio il cercare di interessarsene...
A me sembra che, proprio nelle fasi iniziali, sotto gli occhi di tutti, della persecuzione razziale, sia mancata una disapprovazione generalizzata basata su solidi principi morali e in presenza invece di un'adesione più o meno consapevole e certamente dovuta almeno in parte alle difficili condizioni del primo dopoguerra. Una volta messo in marcia il sistema, qualsiasi reazione diventò praticamente impossibile.
Aggiungo di mio che probabilmente quel popolo è (o forse è più corretto dire era) convinto di essere il popolo eletto (il nietzschiano Uebermensch!), superiore a qualunque altro e perciò imbattibile e capace di riuscire in qualunque impresa.
Per quello che mi dice la mia esperienza, ormai le generazioni del dopoguerra si sono ridimensionate (anche se non mancano le eccezioni); la terribile esperienza della guerra mi sembra aver lasciato una lezione indimenticabile. Auguriamoci che essa duri, per tutti.
luciano.xxk
00domenica 10 marzo 2013 10:20
Mi sono iscritto a questo forum da qualche settimana, attirato dalla mia ultradecennale passione per la foto e da una certa simpatia per l'oggetto "camera", simpatia probabilmente non disgiunta da un pizzico di feticismo tecnico.

Nei primi contatti ho apprezzato la competenza tecnica ed il garbo con cui le persone si scambiano opinioni sulla fotografia.

Quello che non immaginavo era di trovare un ambiente capace di parlare con la stessa pacatezza e rispetto per le opinioni altrui di argomenti così profondi ed in alcuni casi anche grevi.

Mi congratulo con me per la scelta...

Con apprezzamento verso tutti Voi, un saluto
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:36.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com