Roberto (tax) Farano (5° braccio, Declino, Negazione)

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Beatrixxx
00venerdì 28 maggio 2004 15:28
questa è la storia del mitico Tax:

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Nel 1980 avevo 14 anni, mio fratello 5 in più. Mi portò al Palasport a
vedere i Ramones, Charlie Harper e i suoi UK Subs suonarono prima.
I ricordi di quella sera sono: il muro di suono della chitarra dei Ramones, le voci
secondo cui "quelli di San Babila" sarebbero arrivati a fare casino (e io
non capivo bene né chi fossero né perché dovessero arrivare...), Charlie
Harper appunto che "giocava" con l'asta del microfono tenendola al
contrario... In quell'anno arrivarono altri gruppi "nuovi", come i Police
con i Cramps, i Devo etc etc... In uno di questi concerti, forse i Damned,
incontrai qualche personaggio che sembrava "interessante". Con questi primi
contatti, amici chiamati Nasty, Ursus, Pinga Floyda ed altri (io stesso mi
chiamavo Takkop) iniziammo ad ascoltare dischi, e anche a creare qualcosa.
Alcune fanzine, contatti con i gruppi tramite lettere, poi ci viene in mente
di fare delle cassette compilation, Torinoise, Punk's not dead, Assillo
Politico, Torino 198X, L'incubo continua, e anche di scrivere le fanzine
Krosta, Ansia, Disforia... Questa attività ci portò a conoscere la gente che
era come noi interessata al punk, curiosi, ansiosi, incazzati, di tutto.
Non so cosa mi attirava di preciso, almeno all'inizio, poi poco per volta le
cose si sono fatte più chiare. A Torino ci si ritrovava all'inizio in alcuni
bar tipo Bar Roberto di Via Po, poi in Piazza Statuto, poi altro punto
importante dopo un pò il Centro d'incontro di Vanchiglia. All'inizio come
dicevo prima il gruppo di persone era assolutamente vario: non c'era ancora
né la presa di posizione politica né l'aspetto modaiolo del vestire. Credo
che l'insoddisfazione di ognuno portasse alla ricerca di altri individui
simili ma diversi dal resto del mondo che ci circondava. Io per esempio
vivevo a Mirafiori, in periferia, ma preferivo farmi un ora di pullman per
trovarmi in centro con altri come me piuttosto che girare con quelli del mio
quartiere con cui non riuscivo a trovare un punto d'intesa. Il punto
d'intesa del punk era comunque semplice... almeno all'inizio si limitava
alla musica, ai dischi, alle "notizie" che si riusciva ad avere. Poi molti
ovviamente si sono liquefatti, altri hanno preso maggiore coscenza,
semplificando di molto si potrebbe dire dei "punk 77" piuttosto che dei
"punx anarchici".
Questi ultimi mi sembravano i più interessanti, e nell' 82 (avevo allora 16
anni...) formammo il 5# Braccio, con gente più grande di me e con una
formazione più politica (anarchica) che punk. Il 1982 fu un anno intenso,
iniziammo a suonare fuori Torino, soprattutto a Milano al Virus e quindi
iniziammo a vedere tutto un mondo intero di persone che facevano, agivano,
lottavano e si divertivano pure. Il Virus ha sicuramente avuto un importanza
fondamentale in quegli anni per la "scena". Per me fu una specie di
iniziazione sia come posto gestito da punks, sia per amicizie che si sono
create, sia come prime esperienze su un palco a suonare. Fu anche l'inizio
di molti collegamenti tra varie città come Pisa, Bologna, Torino, Milano,
appunto, ma anche un sacco di altri posti più piccoli dappertutto
(inizialmente nord italia) come ad esempio Ferrara o Genova. Proprio qui ci
fu un concertone nel gennaio del 83. All'epoca i concerti erano spesso con
un titolo (contro questo o contro quello) e solitamente con tanti gruppi.
A Genova eravamo forse 5-6 gruppi solo da Torino. Uno di questi erano gli
Antistato, dove c'erano Marco e Zazzo. A me e Orlando (allora batterista nel
5# Braccio) colpì molto la potenza della voce di Zazzo, e quando decidemmo
di formare un nuovo gruppo chiedemmo a lui, che imponendo la presenza anche
di Marco decise così la prima formazione dei Negazione. Uno dei motivi
principali della scelta mia e di Orlando di lasciare il 5# Braccio fù
l'abuso degli "slogan politici" nelle nostre canzoni. Su questo soprattutto
con Sergio non ci si capiva. In un bel pezzo chiamato Paura, Mara (allora
alla voce con Sergio), cantava di "... paura del vuoto delle parole,
strumenti facili ed intercambiabili, paura anche delle nostre parole... degli
slogan che cadono nel baratro del non vissuto...". Bellissimo. Bé, ad un
concerto credo al Virus con le Antigenesi, Sergio finì proprio questo pezzo
con un elenco delle parole "d'ordine" preferite dell'epoca, cose tipo
"contro lo stato", "contro i fascismi di ogni tipo"..... etc etc.. insomma
non ci si riprese dalla discussione che ne seguì e con Orlando decidemmo che
avevamo veramente "paura" degli slogan e che non ne avremmo più usati.
Con i Negazione volevamo fare anche musica più veloce, più distorta. Più...
hardcore. Sempre all'interno del movimento chiamato "punx anarchici", sempre
concerti con tutti i gruppi della scena (praticamente quasi tutti avevano un
gruppo) ma sempre di più con discussioni tra chi riteneva più importante
l'azione e la discussione politica e chi voleva fare queste stesse cose ma
suonando, cercando anche di divertirsi, concependo la musica veloce e
distorta come "espressione politica" di per se. I concerti li organizzavamo
a Vanchiglia, un centro d'incontro del comune dove c'era una sala prove
scassata che però era l'unico posto dove molti avevano la possibilità di
provare. Più che altro luogo di ritrovo, sbronze, incontri etc. Dopo alcuni
concerti che visto il deserto di quegli anni ovviamente richiamò molti altri
"curiosi" ma anche l'attenzione di quelli a cui queste cose danno fastidio,
iniziarono i problemi per avere in concessione questo spazio (ogni volta
bisognava fare domanda)... Stufi di questa situazione ci furono diverse
"azioni" dimostrative ed infine un occupazione di un cinema, il Diana, che
durò una mattinata e, per ironia della sorte, crollò da solo (per instabilità)
circa un anno dopo... lo venimmo a sapere dal giornale mentre
eravamo in tour in Olanda o Danimarca... Avevamo scelto bene il posto!!
In tour eravamo con altri come noi, il Declino. Con loro si era creata un
amicizia speciale, ci si capiva di più sul concetto di hardcore secondo
quanto dicevo prima, e insieme si andò a scoprire cosa c'era fuori
dall'italia. Oltre a dividere una cassetta insieme (Mucchio Selvaggio) e
appunto i primi "tour" all'estero, io stesso ero "diviso" nel senso che
suonavo la batteria con il Declino e la chitarra con i Negazione. Per
fortuna i primi tour non furono zeppi di date altrimenti sarebbe stata
troppo dura (per me) suonare due concerti a sera. Ovviamente due concerti
hardcore.
Il primo tour fu una scommessa con noi stessi (beh, anche molti altri a
venire ma questo di più..) e nonostante tutte le avventure e quello che
successe credo che vincemmo la scommessa visto che tornati a casa non
pensavamo ad altro che a ripartire. Come primo approccio riuscimmo a
raccimolare ben 4 date tramite contatti epistolari messi in piedi
inizialmente da me (negli anni poi Marco ricoprì maggiormente questo ruolo).
Si suonò a Bielefeld e Berlino in Germania, Groningen in Olanda e Ahrus in
Danimarca. Il mezzo di trasporto il treno, con un biglietto inter rail, ad
agosto. Oltre al primo impatto con il punk in europa, quella prima
esperienza fu anche particolare per il fatto che nel mezzo ci fù il Chaos
Day di Hannover, e prima e dopo molti amici italiani (Milano, Pisa, etc)
soprattutto a Berlino, dove passammo diversi giorni.
Il secondo tour (gennaio 85) segnò di più una svolta nel senso che suonammo
per la prima volta ad Amsterdam, dove incontrammo una scena molto
organizzata, gente simpatica, e un posto chiamato Emma. Solo pochi mesi dopo
avremmo registrato lì il nostro secondo EP Condannati e poi di nuovo
Lo Spirito Continua.
Ci sono tornato dopo diversi anni e molto é cambiato, ma allora ne rimanemmo
infatuati. Avevano facilità ad ottenere dei posti che noi non potevamo
neanche sognarci, per suonare, incontrarsi, anche vivere. E soprattutto li
gestivano bene, con serietà "politica" ma anche con molta attenzione
rispetto alla musica, sia per chi la suonava che per chi la veniva a vedere
(che poi non c'é mai stata molta differenza). Se si poteva fare un appunto
alla scena olandese di allora, o almeno era una sensazione che ci venne dopo
avere approfondito meglio le amicizie, é che tutta quella facilità per avere
i posti, i soldi della disoccupazione e quell'apparente vita facile facile
aveva assopito le energie di molti, non tutti certo, ma in generale mancava
una certa "rabbia" ed insoddisfazione totale e profonda. Ma non c'era
problema: per quello c'eravamo noi, come gli altri gruppi italiani, che non
avevamo un cazzo e quindi rabbia e fame a volontà!!
Qualche anno dopo, nell'87, fra un ripensamento e l'altro di Fabrizio,
cercando un batterista ci ho vissuto qualche mese... Il piano era di
stabilirsi tutti lì e io nel frattempo avevo già trovato Rowdy (da Venlo, ex
Pandemonium) ma non riuscimmo a resistere al ritorno di Fabrizio e quindi
tornai io giù a Torino. Pochi mesi dopo, inizio 88, Fabrizio ci saluta di
nuovo e questa volta sul serio, ma avevamo un tour davanti, e riuscimmo a
farlo solo con l'aiuto di Rowdy appunto, che scese giù a "salvarci"...
quindi poi il sogno di Amsterdam sfumò. Detto questo, di Fabrizio va anche
detto che di tutti i batteristi con cui abbiamo suonato é quello con cui
abbiamo vissuto di più il concetto di essere un gruppo a 4. Dopo lui non ci
riuscimmo più. Con lui costruimmo le basi di un certo suono che poi
sviluppammo in seguito, ma anche importante fu il passaggio dai primi tour
con poche date e molti giorni liberi a tour sempre più lunghi e sempre più
intensi nel senso di chilometri da macinare ogni giorno, per diverse
settimane. Tutto questo sempre più o meno alle stesse condizioni, cioé
dormendo per terra, a volte a casa degli organizzatori, a volte con
l'organizzatore che sparisce e con lui anche il suo pavimento, e sempre
prendendo quei pochi soldi che ti permettono a malapena di arrivare alla
data successiva, sempre che (come regolarmente accade) non si rompa il
furgone... Di solito quando il posto per dormire non c'era la tecnica più in
voga era viaggiare dopo il concerto, soprattutto se nella città successiva
si sapeva che c'era una casa d'appoggio. L'Inghilterra e la Spagna hanno
sicuramente un posto particolare nei nostri cuori per questo aspetto, sia
quando ti portano a "dormire" in un pianerottolo che puzza di piscio o
quando invece ti invitano a "stenderti" in una casa dove per terra ci sono
solo pagine di giornale che coprono escrementi (non umani, credo...). Mi
rendo conto che sono cose difficili da immaginare, ma tant'é, questo si
avvicina di più alla realtà di quanto alcune persone possono pensare
rispetto ad un gruppo come il nostro che "ha suonato in giro per il
mondo"....
La riprova é che Fabrizio smise una volta e poi smise due volte per un
motivo semplice: non voleva stare lontano dalla sua ragazza. A ripensarci
oggi ovviamente lo capisco di più, ma allora no. Lui proponeva di far venire
anche lei in tour e noi sostenevamo che, a parte problemi logistici di
spazio in furgone, costi, posti per dormire (etc etc etc)... il concetto
era... in tour sei con la band, a casa con chi vuoi. Non so se é giusto o
meno, ma non ho mai vissuto l'idea (e la pratica) di andare in giro a
suonare e magari tra una data e l'altra viaggiare separati e/o con la
propria donna. In primo luogo non si poneva il problema perché era già un
impresa sopravvivere, ma anche potendo scegliere, non so, dopo il concerto
di solito ci si fermava a bere con la gente del luogo, magari ad ubriacarsi
ma anche per capire come vive che pensa che fà uno simile a me ad Oslo
piuttosto che a Pamplona. Perché é vero che "era dura" come raccontavo
prima, ma é ancora più vero e importante che ogni sera era una festa, gente
nuova, storie nuove e tutto il resto.
Da quel primo "tour" dell'84, non ci si fermò più se non per pause
"forzate". Alcune di queste per i classici motivi tipo il servizio civile,
soprattutto per Zazzo che per esempio fece saltare il primo possibile tour
in America nel 86 quando Lo Spirito venne stampato là dalla Mordam. In quel
periodo per licenze e permessi vari i tour si riducevano a un paio di
settimane per volta e sempre con la paranoia delle frontiere. Altro motivo
classico era il problema del batterista. Già sui dischi ne abbiamo avuto un
bel numero ma oltre a loro abbiamo anche suonato con altri seppur per brevi
periodi. Ad esempio intorno al 84 tra Orlando e Michele per pochi mesi
abbiamo usato una batteria elettronica "suonata" da Roby Vernetti (ex basso
Indigesti, poi Aereoplanitaliani, produttore etc). Fortunatamente non
abbiamo insistito troppo su questa strada... Un altro amico che ci aiutò per
qualche altro mese intorno al 89 fù Bone degli Upset Noise. Con lui un
piccolo tour nel Nord della Germania, spinto più dall'amicizia con lui che
dalla necessità di quei concerti. Oltre a Rowdy che suonò con noi nel tour
di Little Dreamer dell'88, un altro che non riuscì a registrare in nessun
disco nostro fù Massimino (ex Stinky Rats, Indigesti). Ci siamo poi sfogati
con gli Angeli anni dopo, ma della sua presenza su disco con i Negazione
rimane solo Giochi nel Vento della recente raccolta Tutti Pazzi 83-92.
Tutto questo ricambio non era per un capriccio particolare. Come detto prima
a parte Fabrizio e soprattutto dopo di lui, si era creata una situazione
particolare tra il nucleo iniziale cioé io, Marco e Zazzo, che per difesa,
per unione, e anche per sbaglio a volte, faceva sì che in qualche maniera
fosse difficile per il nuovo arrivato diventare effettivamente il "quarto"
membro. Innanzitutto noi ci mettevamo l'anima: il gruppo prima di ogni cosa,
il lavoro serviva solo ed unicamente a sopravvivere tra un tour e l'altro.
Nessuno ha mai preso un lavoro fisso in quel periodo perché avrebbe
intralciato la band, avrebbe costituito un problema per andare a suonare.
Di conseguenza si faceva la fame, visto che dai dischi o dai concerti non si
vedeva mai un soldo, e quelle poche volte che arrivavano erano
immediatamente investiti in furgoni, sala prove etc. Insomma come fai a
chiedere ad un batterista o a chiunque che non abbia il tuo stesso livello
di "sacrificio" una completa disponibilità a fronte di zero lire e mille
sbattimenti? Dopo un pò di tempo insorgono i problemi e i problemi non
sempre si riescono a superare...
Altri gruppi si sono sciolti di fronte a questi e/o altri problemi, noi
siamo andati avanti.
Intorno al 1987 le cose in Italia iniziarono a cambiare. Molti gruppi e
posti non esistevano più, noi stessi suonavamo molto di più fuori che dentro
l'italia, iniziavamo a sentirci più "soli". L'istinto di sopravvivenza ci
fece stringere i denti e considerarci sempre di più una "famiglia" a sé.
Se la scena "hardcore" era dispersa nel frattempo ci accorgevamo che c'era
anche un sacco di altra gente che era interessata alla nostra musica.
Per certi versi eravamo molto più aperti verso l'esterno, a differenza degli
anni di "chiusura" del punk, dove giustamente non ti fidavi di nessuno che
non fosse del tuo stesso giro, ma al tempo stesso continuavi a parlare solo
a te stesso, a quelli come te. Iniziammo a suonare anche in locali e posti
diversi dagli squat e simili, e non solo per punks e basta. Inizialmente
trovammo all'estero queste esperienze "miste", concerti dove suonavano
gruppi diversi e dove girava gente diversa. Metallari, punks, gente normale.
Ovviamente a volte non si riusciva a comunicare, ma sempre più spesso si
aveva l'impressione di respirare più liberamente, di avere un orizzonte più
aperto. Anche musicalmente parlando, se le cassette che giravano nel furgone
durante i tour sono testimonianza fedele di quello che girava anche nelle
nostre teste, si stava ascoltando di tutto. Dal primo rap di Sugarhill Gang
e Grandmaster Flash, ai primi dischi di Metallica, Slayer, Anthrax, ai
classici come Minor Threat, Bad Brains, Suicidal etc... Il metal o trash che
dir si voglia fu anche qualcosa che si insinuò nella nostra musica.
Già nello Spirito ci sono influenze del genere e ancora di più in Little
Dreamer. Io stesso per un breve periodo suonai anche con i Jester Beast,
gruppo "trash" di Torino, dove, guarda un pò mi ritrovo a suonare di nuovo
con Orlando... questa volta lui al basso.
Con il "libera tutti" provocato da una disintegrazione di una certa scena
specificatamente punk, fu normale che ai nostri concerti ci fossero anche
molti metallari, soprattutto quelli che erano distanti da tutti i "cliché"
del genere, e che apprezzavano anche dei testi che non parlavano di satana,
donne e motori.
Già, i testi. Partendo dal fatto che non volevamo usare slogan, sin
dall'inizio cercammo di esprimerci come meglio ci veniva, parlando con
parole nostre insomma, con il cuore. Senza coprire con la definizione "testi
personali", un assenza di contenuti. A volte riuscendo ad essere positivi,
altre buttando fuori tutto il proprio malessere interiore, ma ogni volta in
maniera semplice e sincera. E sul palco capivi che il messaggio era
recepito, che il tuo urlo era "sentito" anche da chi gridava insieme a te o
da chi te lo diceva più timidamente dopo il concerto.
Scrivevamo tutti e tre, io soprattutto all'inizio poi Marco ha affiancato
Zazzo per finire a scrivere sempre di più.
Ci tenevamo alle nostre parole, magari non dal vivo, dove era più urgente il
volume e la cattiveria del suono rispetto alla pulizia e alla comprensione
dei concetti, ma come agli inizi era pratica comune distribuire ad ogni
concerto il volantino con i propri testi, anche poi nei dischi li abbiamo
sempre riportati. Comunicare era importante e questo ci ha fatto usare anche
una lingua non nostra come l'inglese, proprio nei periodi dove si suonava
più di fronte a "non-italiani" che a casa. Pensavamo che in italiano i
tedeschi o gli olandesi non ci avrebbero capito, e in parte era vero, ma poi
dopo qualche anno capimmo anche che avrebbero capito meglio l'italiano più
"sentito" di Zazzo piuttosto che il suo inglese più "forzato". Tra gli altri
ce lo disse con più insistenza proprio un "non-italiano", Theo (Van Rock),
con il quale registrammo tutti i dischi da Little Dreamer in poi, ad
Eindhoven, sempre Olanda.
Anche in questo eravamo pronti a sperimentare, cambiare, eventualmente
tornare sui nostri passi.
Per quel che mi riguarda le sperimentazioni musicali correvano anche in
collaborazioni esterne ai Negazione.
Più o meno a partire dalla fine degli anni 80 e continuando negli anni
successivi, ho iniziato a suonare non solo la chitarra ma anche campionatori
e computer. Ad iniziarmi in questo senso é stato MGZ di Savona, e il suo
approccio pazzo e senza limiti del suo "spettacolo". I dischi li facevamo in
casa, con le macchine appunto, ma sul palco tutto era registrato tranne la
mia chitarra e la sua voce, mentre si alternavano sul palco con i
travestimenti più assurdi (e noi con loro), il resto della "banda", chiamata
poi Le Signore, con sfondo a tutto ciò dei blob estremi trasmessi da
televisori o video proiettori. Un esperienza molto divertente che é durata
qualche anno, mentre nel frattempo iniziavo anche a guadagnarmi da mangiare
con delle sigle radiofoniche per la Rai, per dei programmi "evoluti" come
Stereodrome, Planet Rock etc dove anche lì ho sperimentato molte cose.
Da una di queste sigle ad esempio è poi nata un altra collaborazione, con il
Generale questa volta, aka Stefano Bettini e cioé l'ex cantante degli I
Refuse It, per il disco Dondola/Pupilla. Il giro si chiuse quella volta, le
esperienze e amicizie dei primi anni ottanta non si erano cancellate, né mai
lo saranno.
Tornando ai Negazione, nel 90 finalmente riuscimmo ad andare in America.
Conoscevamo già i Doa con i quali avevamo suonato in Italia, e conoscerli
meglio fu un esperienza a dir poco "istruttiva". Se pensavamo di aver
accumulato un pò di esperienza... beh, zio Joey Shithead ne aveva di cose da
insegnarci in quanto a vita "on the road"... Inoltre ci aiutarono moltissimo
nei momenti più difficili. Sì, perché fu un esperienza bellissima ma non una
passeggiata. Innanzitutto avevamo toppato i tempi. Nel 86 forse avremmo
spaccato tutto, ma solo 4 anni dopo tutta una certa attenzione all'hardcore
sia italiano sia in generale era diminuita. I Doa stessi non erano al top
della loro popolarità, e al tempo stesso, essendo una band storica, si
ritrovarono a suonare, e noi con loro, in locali più grandi delle loro
possibilità, e quindi spesso pieni a metà, con relativi problemi di
"rimborso", soprattutto per noi. A cose normali gli Stati Uniti non sono un
posto "facile" da girare, figurarsi in queste condizioni. Nonostante tutto,
in 45 giorni riuscimmo a fare 35 date, ad avere un buon riscontro dalla
gente che ci veniva a vedere e anche a conoscerne diversa perché spesso
l'ospitalità si creava nel dopo concerto. Oltre al tour con i Doa inoltre
noi avevamo due appuntamenti importanti tra alcune date da soli: una era il
New York Music Seminar che ci aveva invitati a suonare e non era roba da
poco per un gruppo italiano, e l'altra, per noi ben più importante una
"matinee" al mitico CBGB's sempre a New York. Niente per cui impazzire come
"locale", ma sapendo chi ci aveva suonato negli anni prima di noi, fu una
bella soddisfazione.
Nel tour americano c'era già Jeff con noi alla batteria. Jeff, che ora si fa
chiamare Neffa (come un giocatore della cremonese di quel periodo... non
ricordo perché gli si diede quel soprannome ma tanté.. ) era un tipo
simpatico e divertente. In realtà venne per un provino una prima volta e non
se ne fece nulla. Poi la seconda volta (nel frattempo credo avesse suonato
un pò con gli Impact) andò bene e per un certo periodo quasi ci fù la
convinzione di aver trovato il "quarto". Ci divertimmo un sacco ma non molto
dopo il tour in america ci lasciò anche lui.
Dopo arrivò Massimino, e uno dei primi concerti che si fecero con lui fu il
Monster a Modena, settembre 91. Eravamo in effetti al top della nostra
popolarità in Italia, e riuscire a suonare in quel festival enorme era una
grande soddisfazione, una gratificazione, un riconoscimento di quello che
eravamo riusciti a fare con anni di sacrifici con le nostre uniche forze.
Eravamo però anche coscenti di essere in un posto per noi assurdo, quella
realtà non ci era mai appartenuta e non ci piaceva neanche più di tanto, a
parte l'abbaglio di 35 mila persone davanti o della mole dell'amplificazione
e del palco.
Però volevamo provare com'era quella situazione, vedere quello che sarebbe
successo una volta usciti fuori, oltre a toglierci una soddisfazione come
dicevo prima. Il concerto in sé fu molto forte, quei 30 minuti nel primo
pomeriggio con un monitor laterale grande quasi come l'amplificazione intera
di un nostro concerto "normale", furono una bella botta, sia per noi che per
una buona parte di quella marea infinita di gente. Anche il riconoscimento
"ufficiale" c'era tutto, e con esso le inevitabili critiche per aver tradito
la "causa", magari da persone che non erano mai uscite da quello stretto
giro che noi stessi avevamo contribuito a creare all'inizio, oppure altri
che non avevano nessuna idea "reale" di cosa significasse per noi "suonare",
delle difficoltà e dei sacrifici e anche della voglia di provare cose e
situazioni nuove.
E situazioni diverse ne provammo di sicuro. Fino a che a forza di "andare
avanti", i passi inevitabili che stavamo per compiere iniziavano a non
piacerci più. O meglio, magari non erano inevitabili e noi li affrontammo
nella maniera sbagliata, ma, soprattutto, questa volta al posto di superare
le difficoltà ci trovammo ad accumulare insoddisfazione, e per la prima
volta anche tra noi tre. Potevamo litigare con il mondo intero ma non tra di
noi. Capimmo che era finita.
Oggi siamo ancora più amici e questo per me conta più di tutto.
Aldilà dei dischi e di tutto quanto il resto, i Negazione sono stati la mia
"famiglia", con loro sono cresciuto e ho affrontato il mondo esprimendo
quello che avevo dentro, comunicando, conoscendo, e anche divertendomi un
mucchio.
Dopo qualche anno di "pausa" ed altre esperienze, ci ho anche riprovato, dal
96 al 99, con gli Angeli. Con me di nuovo Massimino, ma non era più la
stessa cosa. Mi sentivo da solo a portare avanti tutto quanto e il bello del
"suonare" si riduceva solo all'ora di musica sul palco; tutto il resto era,
in gran parte, noioso. Poi in realtà problemi pratici misero la parola fine
anche a questa storia. Problemi di soldi spinsero prima Massimo poi Marco
Conti a mollare. La cosa migliore che mi é rimasta sono i due dischi che
abbiamo registrato, sia per come sono venuti, soprattutto il secondo "Voglio
di più" che per averli fatti con Iain Burgess che poi é diventato un buon
amico.
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