Re:
sgubonius, 02/01/2009 23.50:
Ma quello che fa Benigni non è un commento critico, non lascia al lettore la possibilità di essere lettore! Tu non vedi Dante, vedi Benigni. Purtroppo questo è il problema. La gente vede Benigni e pensa di aver visto Dante e si ferma lì, appagata.
Guarda, io penso questo: come saprai, io credo nella bellezza oggettiva dell'arte, in alcuni casi; ora, se io non riesco a trovare bella un'opera che è obiettivamente un grande capolavoro, nella stragrande maggioranza dei casi è perchè non l'ho capita, perchè mi è sfuggito qualcosa dell'opera e cose simili. Dunque, se io a un certo punto vado da questa persona, e le faccio capire
perchè l'opera sia realmente bella, allora quella persona da quel momento in poi potrà cominciare ad apprezzarla, e per apprezzarla intendo possibilmente provare una fortissima emozione di fronte all'opera, quell'emozione che prima non riusciva a provare. In questo caso, dunque, l'emozione deriverà da una più completa comprensione, cioè dall'opera stessa; questo per dire che secondo me, bisogna anche essere educati ad apprezzare l'arte, visto che in alcuni casi non se ne posseggono i mezzi.
Ora, educare ad apprezzare l'arte, implica il fare anche quello che fa Benigni, e che a mio avviso lui riesce a fare; cioè, lui riesce a farti apprezzare Dante, riesce a fartelo guardare da una prospettiva che prima non conoscevi, in quanto non ne possedevi i mezzi. Dunque, se "l'educazione" all'arte, come quella che fa Benigni, è capace di far provare la sensazione della bellezza nel fruitore, cioè, è capace di far capire quanto l'opera sia realmente sublime ed estasiante, allora ritengo sia impossibile che una tale operazione possa comportare una volgarizzazione o una banalizzazione dell'opera stessa, come dite voi, altrimenti questo risultato sarebbe impossibile. Se io volgarizzo l'opera nel trasmetterla, allora è impossibile che il fruitore si emozioni dinnanzi ad essa, cosa che invece accade con Benigni.
Quindi non sono d'accordo con te quando dici che lui non lascerebbe la possibilità allo spettatore di essere lettore, al contrario, lui offre proprio questa possibilità, riuscendo ad educare lo spettatore ad apprezzare Dante, insomma gli offre i mezzi per diventare un suo lettore.
Inoltre, io non dicevo proprio che il commento di Benigni arrivasse ai livelli di quello di De Sanctis, o che assurgesse anch'esso al livello di opera d'arte, ma dicevo soltanto che, se commentare un'opera può diventare arte, allora, anche se ciò avviene a livelli leggermente inferiori, non sta scritto da nessuna parte che ciò implichi sempre e necessariamente una volgarizzazione dell'opera, tutto qui.
Dunque, se il mezzo può diventare arte (spiegare Dante), e il fine può diventare la bellezza (nell'emozione del fruitore), mi volete dire in cosa consiste la volgarizzazione?