Roberto Benigni legge Dante

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maldoror.
00mercoledì 31 dicembre 2008 18:31
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Per me a Benigni bisognerebbe fare un monumento, la lettura di Dante che ha portato in giro per l'Italia è una cosa di un'importanza enorme, in quanto è riuscito a interessare e coinvolgere un pubblico di profani, di gente di media e anche bassa cultura, trasmettendo tutta la bellezza, il pathos, la complessità di uno dei più grandi capolavori della letteratura occidentale, cosa che un Gassman o tanto meno un Sermonti, che di recente, preso da un accesso di invidia, ha stizzosamente criticato il comico toscano per la presunta "volgarizzazione" dell'opera, non sono mai riusciti a fare.
In realtà Benigni non volgarizza un bel niente, anzi, la sua operazione è di un'importanza epocale soprattutto per due motivi: perchè è riuscito a far capire quanto l'opera di Dante fosse emotivamente coinvolgente ed entusiasmante, cosa che si era dimenticata a causa dell'incapacità e inadeguatezza dei nostri insegnanti, e poi perchè, come dicevo, è riuscito a rendere tutta, o quasi, la reale complessità di pensiero che sta alla base dell'opera.
Dunque, se è riuscito a trasmettere da un lato tutto il Sublime dell'opera, e dall'altro tutta la profondità intellettuale della stessa, in cosa consisterebbe la volgarizzazione?
E' evidente che le critiche che gli vengono rivolte provengono da tutti quei parrucconi, che evidentemente non apprezzano il fatto che un non accademico sia riuscito a fare un'opera di divulgazione di tale portata.

Per concludere, io credo insomma che l'importanza dell'operazione di Benigni, consista nell'essere riuscito a fare avvicinare il popolo con l'alta cultura, dimostrando come quest'ultima non sia e non debba essere un privilegio di una classe sociale, di un ceto o di un'elite, andando totalmente in controtendenza rispetto alla nostra epoca, caratterizzata da una separazione netta fra cultura e popolo (e anche fra intellettuale e popolo), conseguenza di uno scollamento fra gli strati sociali.
Ma questo è un altro discorso [SM=g8464]

In Europa, oggi, c'è una nuova Santa Alleanza: una riunione di tutte le potenze della vecchia Europa in una caccia...contro uno spauracchio mostruoso: lo spettro del comunismo [SM=g10770]
sgubonius
00mercoledì 31 dicembre 2008 21:00
Re:
maldoror., 31/12/2008 18.31:


Per concludere, io credo insomma che l'importanza dell'operazione di Benigni, consista nell'essere riuscito a fare avvicinare il popolo con l'alta cultura



Avrei volentieri aperto io un topic su Benigni, magari su tutto Benigni, però mi pare giusto parlare qui di questa svoltarella...

Intanto ci tengo a dire che per me Benigni è uno degli artisti maggiori in Italia viventi, soprattutto come comico e regista ovviamente, e bisogna riconoscergli una certa cultura e padronanza dei linguaggi, nonchè delle idee abbastanza chiare.

Ora però trovo la sua lectura dantis, peraltro una cosa non nuovissima, in qualche modo sgradevole. Dante è un autore intoccabile, per cui nessuno si degnerà mai di dire che la Divina Commedia è brutta (studenti a parte) e quando si è posti davanti alla situazione che Benigni mette in scena si è quasi forzati ad apprezzarla. Ma come è possibile che una cosa che non legge quasi nessuno venga trasmessa da un comico ad una platea?? La divina commedia non è un opera di teatro e la sua funzione non è la rappresentazione!!

Secondo me qui c'è una "volgarizzazione" proprio nel mezzo, nel voler sdoganare una cosa difficile (come leggere Dante) in una roba godibile per tutti. Questo è il male dell'arte per tutti, la cultura etimologicamente è una coltivazione, è fatica, è mal di schiena leopardiano, non è un aperitivo estemporaneo, uno spettacolo teatrale (o peggio in TV) per sbocconcellare Dante.

Secondo me un'operazione come quella di Benigni ha nel suo successo la prova della sua povertà.
maldoror.
00giovedì 1 gennaio 2009 13:09
Re: Re:
sgubonius, 31/12/2008 21.00:


Ora però trovo la sua lectura dantis, peraltro una cosa non nuovissima, in qualche modo sgradevole. Dante è un autore intoccabile, per cui nessuno si degnerà mai di dire che la Divina Commedia è brutta (studenti a parte) e quando si è posti davanti alla situazione che Benigni mette in scena si è quasi forzati ad apprezzarla. Ma come è possibile che una cosa che non legge quasi nessuno venga trasmessa da un comico ad una platea?? La divina commedia non è un opera di teatro e la sua funzione non è la rappresentazione!!



Allora, innanzitutto non capisco bene perchè dici che di fronte alla lettura di Benigni ci si sentirebbe "quasi forzati ad apprezzarla".
Poi, bisogna vedere perchè la Divina Commedia non la leggerebbe quasi nessuno; forse perchè non ci viene insegnato ad apprezzarla come si deve? Se è così, come io del resto credo, l'operazione di Benigni ha raggiunto il suo obiettivo, in quanto lui è riuscito appunto a fare apprezzare l'opera, oltre che a farla comprendere, e quindi a invogliare lo spettatore comune a interessarsene a ad approfondirla, e in questo sta la sua importanza enorme. E ti parlo anche della mia esperienza personale, perchè dopo la lettura di Benigni, ti assicuro che io stesso ho letto tutto l'Inferno e mezzo Purgatorio, poi ho dovuto interrompere per ragioni di studio ma penso proprio che al più presto la riprenderò. Cioè, se non avssi sentito Benigni leggerla questo non sarebbe mai successo, e non escludo che la stessa cosa sia capitata anche ad altri.
Infine, quando parli di rappresentazione teatrale, mi sa che confondi un attimo quest'ultima con la semplice declamazione; leggere Dante a teatro non significa farne uno spettacolo teatrale, la cosa scandalosa invece è il musical tratto dall'Inferno di Dante, questa sì che è una volgarizzazione oscena, ma non certo la declamazione, che è una cosa che hanno fatto in tantissimi, da Gassman a Sermonti allo stesso Carmelo Bene, ti ricordo. Non solo, ma la lettura pubblica dell'opera veniva fatta pure all'epoca di Dante, e in quella immediatamente successiva, nelle piazze, davanti al popolo.



Secondo me qui c'è una "volgarizzazione" proprio nel mezzo, nel voler sdoganare una cosa difficile (come leggere Dante) in una roba godibile per tutti. Questo è il male dell'arte per tutti, la cultura etimologicamente è una coltivazione, è fatica, è mal di schiena leopardiano, non è un aperitivo estemporaneo, uno spettacolo teatrale (o peggio in TV) per sbocconcellare Dante.

Secondo me un'operazione come quella di Benigni ha nel suo successo la prova della sua povertà.



E invece secondo me ti sbagli, perchè a mio avviso è perfettamente possibile fare in modo che la grande arte venga compresa da tutti, e in tutta la sua complessità, non ci vedo proprio niente di male in questo. La volgarizzazione consiste nel semplificare l'opera per renderla accessibile, e ciò significa già falsarla in qualche modo, ma il miracolo che riesce a fare Benigni è quello di riuscire a trasmettere tutta la complessità e la profondità intellettuale dell'opera, non c'è volgarizzazione, non c'è semplificazione.
Quindi secondo me, un'operazione come quella di Benigni ha nel suo successo la prova della suo trionfo, in quanto il successo non è dovuto alla semplificazione di Benigni, ma all'opera stessa; cioè, Benigni è riuscito a far comprendere e a trasmettere tutta la bellezza dell'opera, senza falsarla o semplificarla, quindi tutte le emozioni che è riuscito a trasmettere sono le emozioni scaturite dall'opera stessa, non dalla sua semplice mediazione; ogni emozione che quindi lui è riuscito a trasmettere (e sono davvero tante) è una vittoria per l'opera.

sgubonius
00giovedì 1 gennaio 2009 13:28
Il discorso è questo pressapoco: nessuno di sua spontanea volontà si legge la divina commedia (pochi) eppure quando viene impacchettato in 2 orette buone con un grande mattatore a tenere viva l'attenzione tutti si emozionano perchè uniscono uno spettacolo con l'idea di stare ascoltando un capolavoro. Nessuno mette in dubbio l'opera di Dante (giustamente) e quindi davanti a questa declamazione sei un po' forzato a dire "Dante è un genio" quando non lo hai degnato neanche di una lettura in precedenza!!

Insomma io credo che ci sia una spinta in molti al voler apparire un po' acculturati, a leggere un grande classico, a vedere un film d'autore, e questa è una delle cose che vanno di moda ora che danno una infarinatura con poco impegno. Davvero stento a credere che esista questa magia per cui si costruisce Roma in un giorno, credo piuttosto che ci sia una certa illusione di cui lo spettatore si compiace.

Se grazie a Benigni poi uno si va a leggere Dante chiaramente è un altro discorso, perchè sono convintissimo che la lettura e la rilettura sia il modo migliore di gustarlo, tuttalpiù con note e commenti, e in questo caso c'è certamente un merito di Benigni ma deve esserci anche lo stimolo dello spettatore e Benigni non fa che risvegliarlo. Ma non mi ha dato l'idea che fosse così per molti, non è colpa di Benigni per carità (anche se è molto presuntuoso ultimamente e questo se lo potrebbe risparmiare) però questa lectura dantis alla fine mi da questa sensazione sgradevole, come se Dante fosse stato "reso consumabile" come un pasto.
maldoror.
00giovedì 1 gennaio 2009 14:16
Re:
sgubonius, 01/01/2009 13.28:

Il discorso è questo pressapoco: nessuno di sua spontanea volontà si legge la divina commedia (pochi) eppure quando viene impacchettato in 2 orette buone con un grande mattatore a tenere viva l'attenzione tutti si emozionano perchè uniscono uno spettacolo con l'idea di stare ascoltando un capolavoro. Nessuno mette in dubbio l'opera di Dante (giustamente) e quindi davanti a questa declamazione sei un po' forzato a dire "Dante è un genio" quando non lo hai degnato neanche di una lettura in precedenza!!



Mah guarda, io ho l'impressione che questo sia un discorso un po' forzato. Innanzitutto se uno non aveva mai letto la Divina Commedia prima di Benigni è evidentemente perchè a scuola non aveva ricevuto una reale motivazione a farlo, perchè evidentemente i professori non erano riusciti a rendere interessante l'opera, facendo in modo anzi che venisse considerata il classico mattone; ma sta proprio qui l'errore e il tremendo danno provocato dalla scuola, nell'incapacità di trasmettere tutta la reale bellezza dell'opera, tutta la sua capacità di coinvolgere emotivamente. Cioè, se io leggendo Dante non provo nessuna emozione, è perchè non comprendo appieno l'opera, Benigni invece è riuscito a fare proprio questo, a far capire quanto fosse realmente emozionante.
Quindi secondo me è un po' forzato quando dici che lo spettatore si emozionerebbe perchè unirebbe la presenza del mattatore all'intoccabilità del testo; per me lo spettatore si emoziona per il semplice fatto che la lettura di Benigni è obiettivamente emozionante, tutto qui.
E soprattutto si emozionano perchè Benigni è capace di far comprendere quanto l'opera sia realmente emozionante, cosa che i nostri professori non sono capaci di fare.



Insomma io credo che ci sia una spinta in molti al voler apparire un po' acculturati, a leggere un grande classico, a vedere un film d'autore, e questa è una delle cose che vanno di moda ora che danno una infarinatura con poco impegno. Davvero stento a credere che esista questa magia per cui si costruisce Roma in un giorno, credo piuttosto che ci sia una certa illusione di cui lo spettatore si compiace.



Beh, questo certamente non è da escludere, anche se mi sembra più che altro una tua idea; ma ciò non inficia minimamente l'importanza dell'operazione di Benigni, non significa certamente che Benigni abbia fallito, per il semplice fatto che credo che ci siano anche parecchi altri spettatori (forse anche la maggioranza) che invece fossero realmente interessati all'opera. Cioè, non si può certo criticare Benigni o dire che non abbia raggiunto il suo scopo per il fatto che ci fosse qualche parvenu fra i suoi spettatori.



Se grazie a Benigni poi uno si va a leggere Dante chiaramente è un altro discorso, perchè sono convintissimo che la lettura e la rilettura sia il modo migliore di gustarlo, tuttalpiù con note e commenti, e in questo caso c'è certamente un merito di Benigni ma deve esserci anche lo stimolo dello spettatore e Benigni non fa che risvegliarlo. Ma non mi ha dato l'idea che fosse così per molti, non è colpa di Benigni per carità (anche se è molto presuntuoso ultimamente e questo se lo potrebbe risparmiare) però questa lectura dantis alla fine mi da questa sensazione sgradevole, come se Dante fosse stato "reso consumabile" come un pasto.



Va bè, tu come fai a dire che non sia così? Io, ripeto, grazie a Benigni mi sono messo a leggere la Divina Commedia anche approfondendola, non semplicemente leggendo e basta, cercando di penetrare le simbologie, i significati più profondi ecc., e mi pare quasi scontato che anche ad altri sia successa la stessa cosa.
Poi non capisco neanche bene quando dici che Dante sarebbe stato reso facilmente consumabile; ciò sarebbe successo se avesse avuto luogo una semplificazione dell'opera, al fine di renderla accessibile alla massa, e quindi di renderla facile, ma ripeto, Benigni è riuscito a trasmettere tutta (o quasi) la reale profondità dell'opera, la sua complessità intellettuale, sviscerandone le simbologie ecc., dunque non l'ha resa facile o facilmente consumabile, l'ha semplicemente fatta comprendere a tutti, e questo non significa semplificare, significa far comprendere all'umanità cosa sia una vera opera d'arte, e da ciò non può che scaturire un giovamento per tutti, non riesco veramente a vedere il minimo aspetto negativo in ciò.
Poi il fatto che uno vada lì solo per compiacersi o il fatto che poi non approfondisca ecc., questi ripeto che mi sembrano discorsi un tantino forzati, e che non inficiano minimamente l'importanza dell'operazione di Benigni e il fatto che sia riuscita.

sangfroid
00venerdì 2 gennaio 2009 20:46
Re: Re:
sgubonius, 12/31/2008 9:00 PM:


Intanto ci tengo a dire che per me Benigni è uno degli artisti maggiori in Italia viventi, soprattutto come comico e regista ovviamente, e bisogna riconoscergli una certa cultura e padronanza dei linguaggi, nonchè delle idee abbastanza chiare.


Questa è l'unica cosa del tuo discorso su cui non sono d'accordo.

Per il resto, il fatto che Benigni ha fatto apprezzare la Divina Commedia a centinaia di miliardi di persone non mi pare un gran merito, sinceramente. E' un bravo venditore; e con questo? Anzi, trovo arrogante da parte sua "prendersi l'impegno" di acculturare l'Italia con Dante e di credere di avere il diritto di spiegare l'opera di un autore vissuto 700 anni prima di lui.


maldoror.
00venerdì 2 gennaio 2009 21:13
Re: Re: Re:

Mazza, il fatto che Benigni abbia fatto apprezzare un'opera come la Divina Commedia a centinaia di miliardi di persone non ti pare un gran merito? [SM=g10266]E in cosa consisterebbe il demerito dell'operazione scusa?
Poi, Benigni è una persona che è riuscita a far capire Dante, e a fa capire quanto la Divina Commedia fosse realmente sublime, cioè, il successo che ha avuto non è dovuto al fatto che la gente sia andata lì e vedere il "mattatore", ma al fatto che sia riuscito a far capire quanto l'opera fosse realmente entusiasmante e coinvolgente, non l'ha resa lui tale attraverso la sua mediazione.
Se tu chiami una persona che riesce a fare una cosa del genere un "buon venditore"... [SM=g7873]
Questa mi pare un'operazione culturale di importanza immane, lui ha fatto un'opera di bene per l'umanità, tanto che qualcuno lo ha addirittura proposto per il nobel alla letteratura (cosa certo un tantino eccessiva, ma che rende comunque l'idea dell'importanza del lavoro di Benigni).
Infine, lui non si è preso nessun impegno, ma ha fatto questa cosa spinto dalla sua reale passione per un'opera sublime e dalla volontà di farla conoscere e capire agli altri, dunque dietro quello che ha fatto c'è un entusiasmo sincero, e la sua operazione non può che essere definita encomiabile.
Secondo me Benigni criticare Benigni significa soltanto voler fare gli aristocratici o gli anticonformisti a tutti i costi, perchè non c'è proprio niente da criticare secondo me.
E poi scusa, Benigni non è stato l'unico a fare una cosa del genere, perchè la stessa cosa è stata fatta da Gassman, da Sermonti e da moltissimi altri, compreso Carmelo Bene; allora, perchè nessuno critica Bene o questi altri e Benigni si?
sangfroid
00venerdì 2 gennaio 2009 21:22
Beh, io critico chiunque faccia un lavoro come quello di Benigni con Dante. Cocteau ha detto "Chiedere ad un artista di spiegare la propria arte è come chiedere ad una pianta di parlare di orticultura". Ecco, peggio di questo trovo solo quelli che si prendono il diritto di spiegare l'arte non propria. Ed è proprio quello che Benigni fa con la Divina Commedia. Nella sua operazione non vedo molto di artistico, ma solo una specie di marketing.


Poi, Benigni è una persona che è riuscita a far capire Dante


Vabbé, trovo inconcepibile questa frase: cioè tu affermi che Benigni è riuscito a far capire Dante. Boh, trovo che sia arroganza. Io non ho molte mezze misure su queste cose, comunque, quindi scusa il linguaggio brusco.
sgubonius
00venerdì 2 gennaio 2009 21:30
Di Benigni parleremo in un topic dedicato, provvederò!

La differenza è fra una lectura Dantis, cioè solo declamazione, e una sorta di spiegazione mimica buffonesca della stessa, che necessariamente diventa una "volgarizzazione" la cui riprova è il successo di pubblico.
Benigni non si limita a leggere Dante, lo spiega!! Questo è lo squallore. Un opera d'arte non va spiegata, va vissuta, certamente ci si può aiutare con una versione critica per incitare il pensiero a scavare nell'opera, ma la spiegazione banalizzante dal palco non può che cadere nel vuoto sottostante: il pubblico! Ripeto, se uno poi si legge tutto e si appassiona ottimo, ma son sicuro che non in molti lo hanno fatto, la maggior parte paga di quelle 2 orette di Dante si mette a letto con la coscienza intellettuale a posto.
La scuola fallisce perchè non esistono 20 milioni di persone che possono apprezzare la divina commedia, e soprattutto non esistono neanche 100.000 adolescenti capaci di farlo (io ne conoscevo uno, al ginnasio sapeva a memoria tutto l'Inferno!!), oltretutto la scuola fallisce in quasi tutto. Benigni fallisce perchè si allontana troppo dal testo per andare alla spiegazione e alla trasmissibilità del messaggio.
maldoror.
00venerdì 2 gennaio 2009 21:37
Re:

Guarda, neanche a me piacciono le mezze misure, quindi ti dico subito che per me continuare a dire che l'operazione di Benigni sia marketing significa o compiacersi nel voler fare gli aristocratici, o non avere la minima sensibilità, anzi, significa essere aridi come una pietra, perchè con tutto il pathos che ci mette Benigni, tutta la passione per Dante che traspare dalla sua lettura, tutta la commozione (praticamente ogni tre versi si metteva a piangere!), beh, dire che questo è marketing, ripeto, significa proprio essere privi della minima sensibilità. Benigni è una delle persone più umane e umanamente calorose che esistano sulla faccia della terra, credo che sia impossibile non emozionarsi di fronte alla sua lettura di Dante, e definire marketing il suo vuol dire solo essere di un'insensibilità allarmante (oppure, ripeto, di un autocompiacimento allarmante).
Comunque, se tu mi dici che è impossibile spiegare un artista, allora stai dicendo anche che è impossibile capirlo; ecco, mi spiegheresti perchè?
sangfroid
00venerdì 2 gennaio 2009 21:43
Come dice Sgubonius: un'opera d'arte non va spiegata, va vissuta. E sono d'accordo anche sulla parola "squallore".

Vabbé, uno che fa marketing non può commuoversi? Non dico che lui non sia sincero, che non viva ogni lettera di Dante, ma che il suo lavoro non ha niente di artistico. Anzi, lo trovo dannoso per l'arte e per le persone che lo ascoltano, proprio in base a quello che diciamo io, Cocteau e Sgubonius.
sgubonius
00venerdì 2 gennaio 2009 21:45
Spiegare e capire sono due cose un filo diverse!!

Io credo che sia possibilissima la trasmissione, come una scintilla che si accende per il calore di fianco ad un fuoco, ed è necessario che ci sia una miccia pronta ad ospitare la scintilla. Non esiste una possibilità di spiegare (cioè proprio dipanare, risolvere il problema), ma solo la possibilità di far nascere il medesimo problema nell'altro (che poi se lo deve risolvere andandosi a leggere Dante per conto suo!).

Fuori di metafora Benigni può solo trasmetterti la passione, il fuoco che accende la miccia, ma sul fatto che lui sia così preso bene non sarei così certo. In fondo è un attore, uno che da sempre ha usato l'emozionarsi per emozionare gli altri, ma è un atteggiamento spesso, una recitazione entusiastica, non è che sia davvero così scosso dentro! Vediti per esempio il programma che fece ospite da Bonolis, su ogni cosa parla come se fosse Iddio sceso in terra, è la sua tecnica quella.
maldoror.
00venerdì 2 gennaio 2009 21:54
Re:
sgubonius, 02/01/2009 21.30:

Di Benigni parleremo in un topic dedicato, provvederò!

La differenza è fra una lectura Dantis, cioè solo declamazione, e una sorta di spiegazione mimica buffonesca della stessa, che necessariamente diventa una "volgarizzazione" la cui riprova è il successo di pubblico.
Benigni non si limita a leggere Dante, lo spiega!! Questo è lo squallore. Un opera d'arte non va spiegata, va vissuta, certamente ci si può aiutare con una versione critica per incitare il pensiero a scavare nell'opera, ma la spiegazione banalizzante dal palco non può che cadere nel vuoto sottostante: il pubblico! Ripeto, se uno poi si legge tutto e si appassiona ottimo, ma son sicuro che non in molti lo hanno fatto, la maggior parte paga di quelle 2 orette di Dante si mette a letto con la coscienza intellettuale a posto.
La scuola fallisce perchè non esistono 20 milioni di persone che possono apprezzare la divina commedia, e soprattutto non esistono neanche 100.000 adolescenti capaci di farlo (io ne conoscevo uno, al ginnasio sapeva a memoria tutto l'Inferno!!), oltretutto la scuola fallisce in quasi tutto. Benigni fallisce perchè si allontana troppo dal testo per andare alla spiegazione e alla trasmissibilità del messaggio.




Mah, francamente non ci vedo niente di volgarizzante in quello che fa Benigni, cioè nello spiegare il significato del testo; Benigni fa in modo che l'esplicitazione dei significati del testo sia un modo per far comprendere la bellezza del modo in cui viene espresso il contenuto.
Comunque ripeto che non riesco a vederci davvero niente di volgare o volgarizzante nel fare ciò, d'altronde questo è quello che si fa anche a scuola (sebbene qui siamo ad altri livelli). Spiegare un autore può benissimo aiutare ad apprezzarlo di più, cosa che è successa e credo succeda regolarmente.
Infine, secondo me è possibile che 20 milioni di persone si appassionino a Dante, credimi, secondo me è possibile, la scuola fallisce solo perchè non è capace di fare ciò, non il contrario
maldoror.
00venerdì 2 gennaio 2009 22:20
Re:
sangfroid, 02/01/2009 21.43:

Come dice Sgubonius: un'opera d'arte non va spiegata, va vissuta. E sono d'accordo anche sulla parola "squallore".

Vabbé, uno che fa marketing non può commuoversi? Non dico che lui non sia sincero, che non viva ogni lettera di Dante, ma che il suo lavoro non ha niente di artistico. Anzi, lo trovo dannoso per l'arte e per le persone che lo ascoltano, proprio in base a quello che diciamo io, Cocteau e Sgubonius.




Wow, allora se lo dite tu e Cocteau sarà senz'altro vero... [SM=g7873] (mazza, e poi sarei io l'arrogante?).
Guarda, ti faccio notare che esistono dei casi in cui spiegare un'opera d'arte può diventare arte essa stessa, e questo non sono io a dirlo, ma gente più competente di me; ciò succede quando il mediatore riesce a trasmettere tutta la reale bellezza dell'opera, perchè è come se arrivasse allo stesso livello dell'autore; in questo caso la spiegaizone è impossibile che implichi qualcosa di squallido o volgarizzante, ma se tu pensi il contrario sono sempre pronto ad essere smentito. Hai mai sentito nominare un certo De Sanctis? Ecco, molti sostengono che il commento della Divina Commedia fatto da questo signore, che è considerato uno dei massimi intellettuali e critici letterari italiani e non solo, addirittura arrivi agli stessi livelli artistici dell'opera stessa; e ciò secondo me dimostra perfettamente che la lettura e la spiegazione di un'opera non comporti necessariamente nessuna volgarizzazione, nessuno squallore e nessun marketing. Di certo non penso che accuseresti De Sanctis di fare marketing, giusto?
La volgarizzazione secondo me risiede nel modo in cui avviene la spiegazione dll'opera; cioè, se tu fai una cosa fredda, banale, come fanno oggi i nostri professori, questo sicuramente implica una volgarizzazione e una banalizzazione, questo è certamente dannoso, perchè così mi sminuisci l'opera, perchè me la fai apparire più brutta di quella che è, insomma la tradisci, mostrandomela per quella che non è; ma se uno con la sua spiegazone riesce a trasmettermi tutta la sua reale bellezza, com'è riuscito a fare Benigni, ciò non potrà mai essere volgarizzante o squallido, come dicevo prima
Una persona che riesce a fare questo, ripeto, praticamente arriva quasi allo stesso livello dell'autore, e quando accade ciò, allora l'opera del mediatore può assurgere essa stessa ad opera d'arte
sgubonius
00venerdì 2 gennaio 2009 23:50
Ma quello che fa Benigni non è un commento critico, non lascia al lettore la possibilità di essere lettore! Tu non vedi Dante, vedi Benigni. Purtroppo questo è il problema. La gente vede Benigni e pensa di aver visto Dante e si ferma lì, appagata.
maldoror.
00sabato 3 gennaio 2009 11:56
Re:
sgubonius, 02/01/2009 23.50:

Ma quello che fa Benigni non è un commento critico, non lascia al lettore la possibilità di essere lettore! Tu non vedi Dante, vedi Benigni. Purtroppo questo è il problema. La gente vede Benigni e pensa di aver visto Dante e si ferma lì, appagata.




Guarda, io penso questo: come saprai, io credo nella bellezza oggettiva dell'arte, in alcuni casi; ora, se io non riesco a trovare bella un'opera che è obiettivamente un grande capolavoro, nella stragrande maggioranza dei casi è perchè non l'ho capita, perchè mi è sfuggito qualcosa dell'opera e cose simili. Dunque, se io a un certo punto vado da questa persona, e le faccio capire perchè l'opera sia realmente bella, allora quella persona da quel momento in poi potrà cominciare ad apprezzarla, e per apprezzarla intendo possibilmente provare una fortissima emozione di fronte all'opera, quell'emozione che prima non riusciva a provare. In questo caso, dunque, l'emozione deriverà da una più completa comprensione, cioè dall'opera stessa; questo per dire che secondo me, bisogna anche essere educati ad apprezzare l'arte, visto che in alcuni casi non se ne posseggono i mezzi.
Ora, educare ad apprezzare l'arte, implica il fare anche quello che fa Benigni, e che a mio avviso lui riesce a fare; cioè, lui riesce a farti apprezzare Dante, riesce a fartelo guardare da una prospettiva che prima non conoscevi, in quanto non ne possedevi i mezzi. Dunque, se "l'educazione" all'arte, come quella che fa Benigni, è capace di far provare la sensazione della bellezza nel fruitore, cioè, è capace di far capire quanto l'opera sia realmente sublime ed estasiante, allora ritengo sia impossibile che una tale operazione possa comportare una volgarizzazione o una banalizzazione dell'opera stessa, come dite voi, altrimenti questo risultato sarebbe impossibile. Se io volgarizzo l'opera nel trasmetterla, allora è impossibile che il fruitore si emozioni dinnanzi ad essa, cosa che invece accade con Benigni.

Quindi non sono d'accordo con te quando dici che lui non lascerebbe la possibilità allo spettatore di essere lettore, al contrario, lui offre proprio questa possibilità, riuscendo ad educare lo spettatore ad apprezzare Dante, insomma gli offre i mezzi per diventare un suo lettore.
Inoltre, io non dicevo proprio che il commento di Benigni arrivasse ai livelli di quello di De Sanctis, o che assurgesse anch'esso al livello di opera d'arte, ma dicevo soltanto che, se commentare un'opera può diventare arte, allora, anche se ciò avviene a livelli leggermente inferiori, non sta scritto da nessuna parte che ciò implichi sempre e necessariamente una volgarizzazione dell'opera, tutto qui.

Dunque, se il mezzo può diventare arte (spiegare Dante), e il fine può diventare la bellezza (nell'emozione del fruitore), mi volete dire in cosa consiste la volgarizzazione?
sangfroid
00sabato 3 gennaio 2009 13:33
Re: Re:
maldoror., 1/2/2009 10:20 PM:


Wow, allora se lo dite tu e Cocteau sarà senz'altro vero... [SM=g7873] (mazza, e poi sarei io l'arrogante?).


Quella era una battuta, ma vabbé, non l'hai capito.

Comunque non vedo molto altro da dire: tu credi che un'opera possa e debba anche essere spiegata (addirittura da terzi), io decisamente no.. Adios

maldoror.
00sabato 3 gennaio 2009 13:37
Re: Re: Re:

Beh, io ho detto che secondo me la spiegazione non implica sempre e necessariamente una volgarizzazione, e ho provato ad argomentarlo negli ultimi post, tu puoi sempre dire perchè non sei d'accordo... [SM=g7873]
sgubonius
00sabato 3 gennaio 2009 15:43
Io credo che la spiegazione non diventa mai arte, proprio per una differenza essenziale come può essere fra il parto e la crescita del bambino, il miracolo vero è il parto in qualche modo, la cosa nuova, la creazione, la potenza.

Benigni può avere come dicevo il merito di accendere la scintilla, però non mi pare che avvenga spesso, anche perchè in definitiva la culura è un'educazione e bisogna aver il tempo da dedicarci e difficilmente è Benigni a cambiare lo stile di vita di una persona, e questo perchè quello che mette in scena non è Dante, non è arte, è una cosa diversa e semplicistica: uno spettacolo.
Le lecturae dantis degli altri erano "noiose" perchè Dante è "noioso", quella di Benigni fa presa perchè in sostanza è un altra cosa, e son sicuro che mediamente se uno inizia a leggere Dante perchè ha visto Benigni rimane un po' deluso da Dante, paradossalmente. In questo senso è "volgarizzazione".

D'altro canto la sua operazione ha un po' di presunzione che rispecchia un suo atteggiamento che ha fuori dalle scene di sentirsi un po' un semidio.
maldoror.
00sabato 3 gennaio 2009 16:35
Re:
Beh, secondo me il commento può diventare arte quando diventa creazione, opera a sua volta, e secondo molti questo è quello che ha fatto De Sanctis; comunque io non dico che quella di Benigni sia arte, ma solo che a mio avviso il commento non implica necessariamente una volgarizzazione, per i motivi che dicevo prima.
Poi, certo, è un po' difficile che magari uno sentendo Benigni diventi un premio nobel, ma già il fatto che sia capace di accendere la scintilla per me è tantissimo.
Poi mi dispiace ma non riesco proprio ad essere d'accordo su una cosa: sul fatto che la lettura di Benigni sia semplicemente uno spettacolo e basta; io credo invece che la sua non sia una spettacolarizzazione, ma che Dante in sè sia spettacolare, e credo di essermene reso conto leggendo personalmente l'opera. Se le altre letture erano noiose non è perchè lo è Dante, perchè credo che Dante sia tutto fuorchè noioso, ma appunto perchè lo erano le letture e quelli che lo leggevano. E' considerato da tutti noioso perchè a scuola te lo rendono tale. Io ad esempio, ho assistito a una lettura e spiegazione dell'ultimo canto del Paradiso fatta dal mio professore di filosofia al liceo, e ti assicuro che il canto lo ha letto tutto stando seduto sulla sua sedia, senza muovere un dito e senza fare il buffone; eppure, nonostante ciò, tutta la classe era in silenzio religioso ad ascoltarlo, compreso me; come si spiega? Benigni, dicevo, riesce a rendere Dante uno spettacolo perchè secondo me è Dante ad esserlo, e riesce a farlo aparire tale attraverso la passione e il pathos che traspaiono dalla sua lettura.
Infine, non credo neanche che uno rimanga deluso da Dante leggendolo dopo aver sentito Benigni, perchè io questa delusione non l'ho avuta per niente, ti giuro che l'Inferno l'ho letto tutto di un fiato; poi vabè, quello che dici tu può anche essere vero, ma dubito profondamente che ciò possa comportare un ridimensionamento dell'opera di Benigni, e della sua importanza colossale.
Insomma, per me Benigni è un benefattore, è uno proprio che fa del bene all'umanità, e criticarlo in maniera astiosa per me è solo sinonimo di meschinità e autocompiacimento (e non mi riferisco a te naturalmente ).

sangfroid
00sabato 3 gennaio 2009 16:50
Re: Re:
maldoror., 1/3/2009 4:35 PM:


Insomma, per me Benigni è un benefattore, è uno proprio che fa del bene all'umanità, e criticarlo in maniera astiosa per me è solo sinonimo di meschinità e autocompiacimento (e non mi riferisco a te naturalmente ).


Cioè mi dai del meschino e autocompiaciuto solo perché non mi piace Benigni? Mah. E di sicuro ti riferisci a me. Certo, lo critico con durezza (non con astio, sono un essere completamente pacifico), perché è un personaggio che non ho mai mandato giù (non mi piace nessuno dei suoi film, neanche uno). Se uno critica apertamente qualcuno di sicuro non può essere meschino. Autocompiaciuto? Perché mai? Solo perché non mi piace e lo dico? Non c'è nessun fondamento nei tuoi aggettivi, mi spiace. Altro non ho da dire, quindi non avrebbe senso chiamarmi in causa di nuovo con questi mezzucci.


maldoror.
00sabato 3 gennaio 2009 17:12
Re: Re: Re:

E chi ti dice che mi riferivo a te, scusa? Guarda che ci sono un sacco di altre persone che hanno criticato Benigni, mica ci sei solo tu; no guarda, credo di aver commesso una gaffe, ti giuro che non mi riferivo a te. E comunque io non critico il fatto che non ti piaccia Benigni, figurati, i gusti sono gusti (anche se francamente non capisco bene perchè si dovrebbe odiare Benigni a tal punto), semplicemente non condivido i motivi che stanno alla base delle tue critiche alla sua lettura di Dantem innanzitutto il discorso della volgarizzazione, al quale credo di aver contrapposto delle argomentazioni ben precise, alle quali tu non hai ancora risposto.
Comunque ti ripeto che non mi riferivo a te, anche se so che può sembrare improbabile
sangfroid
00sabato 3 gennaio 2009 17:23
Allora ho frainteso, chiedo scusa. Ripeto, comunque, non ho astio nei suoi confronti, semplicemente non trovo di mio gradimento le sue attività, il suo atteggiamento. A me, sinceramente, non interessa se la Divina Commedia viene volgarizzata, non è un'opera che mi sta particolarmente a cuore. Il mio discorso è generale: la mia base di partenza nella visione dell'arte è che essa non va spiegata. Non c'è molto da argomentare su questo argomento, per quanto mi riguarda, perché è tutta una questione di percezione personale: a te è arrivata una cosa positiva a me no.

Tutte le argomentazioni che si stanno facendo qui sono in qualche modo sterili, perché partono da percezioni diverse della stessa cosa. Mi spiego: le cose che dici tu sono giuste e giustificate, in quanto a te è arrivata in maniera diretta una certa sensazione, dalla quale sviluppi argomentazioni; le cose che dico io sono giuste e giustificate, perché mi è arrivata un'altra sensazione. Finché ognuno parla per sé, tutti hanno ragione; e di sicuro non ho pretese universali in ciò che dico, è solo il mio pensiero.
maldoror.
00sabato 3 gennaio 2009 17:58
Re:

Mah, questo non lo so francamente, io credo che si possano dare giudizi che prescindano dalle condizioni soggettive dello stesso; se hai letto qualche riga delle mie dissertazioni con sgubonius questo dovresti saperlo... [SM=g8435]
Comunque sul serio, io credo che si possa stabilire oggettivamente quale sia il valore dell'operazione di Benigni, non basandosi esclusivamente sulle impressioni soggettive
sgubonius
00sabato 3 gennaio 2009 18:02
Vabbè ma per evitare di andare al muro contro muro che non arriviamo a niente... indubbiamente Benigni con uno show così può avvicinare persone a Dante, e in questo possiamo dire che è un merito, ma il fatto che la lettura di Benigni sia migliore delle altre mi pare sbagliato, Benigni ha solo portato le cose un po' più sulla terra, spiegando e gesticolando anzichè lavorare di suggestione, insomma ha volgarizzato nel senso di "divulgare".

Per me proprio la divulgazione è una cosa che appartiene alla scienza, non all'arte, e per quanto in alcuni casi limitati (gente come te maldoror che aveva bisogno della spinta per leggere un opera che poi gli piace di suo) non è che Benigni sia così un benefattore, anzi trovo che il rischio sia quello di far passare come dicevo un Dante fast-food e che con questo la gente si possa ritenere intellettualmente paga e non andare oltre.

Lo stesso Benigni può risultare sgradevole poi.
maldoror.
00sabato 3 gennaio 2009 18:38
Re:
Vabbè, ormai sai che non sono d'accordo, non credo sia il caso di ripetere tutto daccapo [SM=g8863]
maldoror.
00domenica 4 gennaio 2009 11:33

Anzi guarda, ho deciso di risponderti [SM=g8864]
Innanzitutto il fatto che Benigni possa risultare sgradevole mi pare una tua idea personale, e che io non condivido, perchè ad esempio a me non fa per niente quest'impressione; cioè, questa presunzione che tu dici di vedere in lui io non la percepisco minimamente.
Comunque, io sono dell'idea che chiunque sia o possa essere messo nelle condizioni di apprezzare la grande arte, così come sono anche convinto che sia giusto che l'umanità partecipi di essa (d'altronde non era Dostoevski a dire che la bellezza consalverà il mondo?). Ecco, io penso che la divergenza di vedute risieda essenzialmente in questo, tu (e sangfroid) sostieni che l'arte debba essere cosa di pochi perchè la sua fruizione richiede delle capacità che non tutti possiedono, e pertanto, la sua divulgazione coinciderebbe necessariamente con una volgarizzazione nel senso negativo, non proprio etimologico.
Io invece penso (siccome mi fa abbastanza schifo l'idea dell'arte per le elite), che l'intera umanità dovrebbe partecipare dlela dimensione del bello, in modo da portarla sempre con sè e farla e sentirla sua; dunque, io credo che sia perfettamente possibile che la divulgazione non comporti una semplificazione o banalizzazione dell'arte, e questo accade innanzitutto quando l'opera viene trasmessa in tutta la sua complessità, senza semplificarla, e poi quando si riesce a trasmettere tutta la sua reale bellezza, che insomma è più o meno quello che fa Benigni (la volgarizzazione casomai è quella che viene fatta a scuola, è lì che le cose vengono semplificate e rese facili).
Ad esempio, mi pare che in Toscana ci siano ancora dei contadini che sanno a memoria tutta la Divina Commedia, per dire. Questo per me è l'ideale. [SM=g8806]
Ora, siccome secondo me Benigni riesce a fare proprio questo, per me è davvero un benefattore, e il fatto che ci sia qualcuno che poi se ne fotte della Divina Commedia e che non se la legge non credo significhi molto, o meglio, mi pare assurdo criticare Benigni o ridimensionare la portata del suo lavoro per questo motivo.
sgubonius
00domenica 4 gennaio 2009 15:33
2 cose diverse:

1) Benigni può risultare sgradevole perchè portando dante e facendo un po' l'esperto come fa ultimamente (vedi quell'ospitata da Bonolis) è un pochetto arrogante, e lui è cosi fuori dal palco da quello che so. Sgradevole è proprio la persona.

2) Il problema qui è capire quanto Benigni trasmette, io non dico che l'arte sia per elite, ma che sia per chi ci si impegna, per chi le dedica tempo, quindi cultura nel senso di coltura, di coltivazione. Il rischio è che questa cosa sedi definitivamente le ambizioni culturali di qualcuno che si appaga così e non fomenti invece il desiderio di iniziare il personale viaggio che è la cultura e l'arte. Io non ho visto molti più leggere la Divina Commedia, in compenso ho visto molti sentirsi a posto come dopo una medicina in pillola. Il problema sarebbe quasi statistico di capire quanti hanno poi intrapreso come te la lettura e quanti no.
maldoror.
00domenica 4 gennaio 2009 17:39
Re:
Va bè, sul fatto della sgradevolezza continuo a pensare che sia una tua impressione soggettiva, non credo minimamente che Benigni sia una persona sgradevole; e comunque se Benigni è sgradevole allora mi chiedo come si dovrebbe definire Carmelo Bene.

Poi, tu credi che se non ci fosse stato Benigni, ci sarebbero state più possibilità che qualcuno si interessasse e approfondisse l'opera, e intraprendesse il viaggio nella cultura e nell'arte? Io credo casomai che sia proprio il contrario, e questo già va a favore di Benigni.

Altra cosa: a me pare che l'origine della poesia sia orale, cioè, inizialmente essa veniva tramandata oralmente da aedi e cantori vari, di fronte alla folla, e tutto si consumava nell'hic et nunc. Io credo che con l'avvento della borghesia abbia avuto inizio il culto della poesia scritta e soprattutto della fruizione individualistica, mentre invece mi pare che in origine tale fruizione fosse di carattere collettivo.
Riporto qui un passo di Umberto Eco in proposito:
"C'è dunque un legame tra le letture di Benigni e il destino eminentemente orale della letteratura, e della poesia innanzitutto; e non deve turbare, come forse ha turbato qualcuno, che a occuparsi di Dante fosse un comico. Recitare poesia era da tempi immemorabili cosa da aedi, e mom mi stupirei che coloro che recitavano Omero all'inizio (o che recitando hanno contribuito a creare il mito di Omero) dopo aver raccontato di Troia o di Ogigia, si mettessero anche a mangiar fuoco, o comunque a strimpellare sulla liraper far terminare la serata e andare in giro col piattino.
E'errore moderno credere che la poesia sia cosa per intellettuali raffinati: è la più popolare delle arti, ed è nata per essere recitata a voce alta e mandata a memoria, altrimenti ditemi voi perchè mai avrebbe dovuto usare artifici mnemotecnici come il piede, il metro o la rima."

Concludo col dire che anche leggere qualche canto della Divina Commedia significa far conoscere, capire e apprezzare la bellezza dei versi di Dante, e rendere partecipe lo spettatore di essa, anche se in seguito non viene approfondita la ettura, e ciò non può che sortire un effetto positivo, cioè, lo spettatore non potrà che uscire rinfrancato da quella lettura, e riuscire a trasmettere il sentimento della bellezza anche se per pochi minuti direi che è già tanto.
julia_77
00domenica 4 gennaio 2009 17:48
Non si può discutere di quanto Benigni trasmetta. leggo il post di sangfroid, lui ha centrato secondo il mio modesto parere il fulcro di quello che state dicendo in questi ultimi post. Lui può trasmettere ciò che ne ha voglia sta poi al pubblico definire o ancora meglio apprendere ciò che più desidera. sangfroid ammette e dice chiaro e tondo, nero su bianco ciò che pensa di Benigni e della sua lettura di Dante. è questo che ha ricevuto lui da ciò che Benigni ha divulgato. Se vi fermate ai numeri o alle statistiche prendete un granchio grosso come il gran sasso.
Tu puoi trasmettere ciò che vuoi, sta poi al pubblico capire cosa stai trasmettendo. puoi trasmettere anche in digitale ma se non hai il decoder non vedi nulla.
Se stiamo definendo in questo forum ciò che è arte o cosa non lo è cancellatemi pure da questo forum. Siamo fermi ancora a questi concetti banali?
L'avete mai letta la bibbia, quante verità supposte ci sono, ogni parola ha avuto un'interpretazione diversa, a seconda di chi la leggeva. Perchè questo, perchè non si vede solo un concetto? Perchè ogni persona interpreta emotivamente ciò che legge o vede. Un bel paio di scarpe o un vestito possono essere bellissimi o far schifo, dipende dal gusto e anche dal contesto in cui li si utilizza. Qui state divagando ragazzi.
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