Robert Bresson

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sgubonius
00venerdì 19 dicembre 2008 21:33
(1901-1999)
ROBERT BRESSON



Robert Bresson (Bromont-Lamothe, 25 settembre 1901 – Parigi, 18 dicembre 1999) è stato un regista, sceneggiatore e soggettista francese, maestro del minimalismo. Bresson inizia la sua carriera come pittore e fotografo. Realizza il suo primo film, il mediometraggio Les affaires publiques nel 1934. L'argent, ultimo film del regista, è del 1983.

Quello che colpisce di più nel cinema di Bresson è l'apparente assenza di recitazione. Bresson sosteneva che nei film ci fosse una convenzione riguardo a cosa lo spettatore dovesse sentire e pensare, sottolineato da effetti come la musica, il montaggio e la recitazione; e che, di conseguenza, riducendo questi codici al minimo, si potevano ottenere delle risposte emotive più dirette da parte degli spettatori.

Nel cinema tradizionale era l'attore, attraverso la sua recitazione e le espressioni facciali, a trasmettere allo spettatore le sue emozioni. Con il cinema di Bresson è lo spettatore stesso a dover indovinare gli stati d'animo dei protagonisti a seconda del contesto in cui essi si trovano. Bresson era solito ingaggiare persone comuni e girare scena dopo scena fino a quando la recitazione spariva del tutto. Agli attori chiedeva semplicemente di "dire" le battute e compiere le azioni richieste.

Filmografia (come regista)

* Les affaires publiques (1934)
* La conversa di Belfort (1943)
* Perfidia (1944)
* Il diario di un curato di campagna (1951)
* Un condannato a morte è fuggito (1956)
* Diario di un ladro (1959)
* Processo di Giovanna d'Arco (1962)
* Au hasard Balthazar (1966)
* Mouchette - Tutta la vita in una notte (1967)
* Così bella, così dolce (1969)
* Quattro notti di un sognatore (1971)
* Lancillotto e Ginevra (1974)
* Il diavolo probabilmente (1977)
* L'argent (L'argent) (1983)


fonte: Wikipedia
sgubonius
00venerdì 19 dicembre 2008 21:34
Ho scoperto questo regista come una rivelazione per quanto sia uno dei più noti vedendo "Diario di un curato di campagna" che mi ha veramente sorpreso. Un film semplice, onesto, mai sopra le righe eppure enormemente introspettivo e profondo.

Credo che in qualche modo tutta la produzione di questo maestro si possa collocare in questa ricerca formale sostanzialmente minimalista, che riduce la messa in scena al minimo, proprio però in direzione di una spiritualizzazione forte del contenuto che in un silenzio quasi tombale risalta nella sua presenza drammatica.

Nonostante io sia sensibile ad un cinema un po' ricco e "sofisticato", in questo caso togliere tante sfaccettature al cinema non lo impoverisce, ma anzi focalizza totalmente l'attenzione sul soggetto del film, e sei chiamato in prima persona a viverlo, quasi senza mediazione.

Forse un po' diverso dagli altri "Quattro notti di un sognatore", su cui infatti sospenderei al momento il giudizio perchè è mi pare il più complesso e interessante dei suoi film (fra quelli che ho visto!).
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