Max-30
00martedì 11 luglio 2006 20:38
Saga: Scoperte
Capitolo 1
Ritorno
Ora...
Una scogliera, un uomo con il suo silenzio…. Una brezza di vento. La notte scendeva con lentezza inesorabile, il sole proponeva il suo classico intercalare in quella sporgenza che apriva l’orizzonte marino, un luogo isolato, un luogo rimasto intaccato dal tempo e dalle scorrerie umane. Un paradiso silenzioso, solo due figure occupavano la visione di quella suggestiva sporgenza. La sagoma dell’individuo fissa su una donna. Forse una visione, forse uno scherzo di una mente crudele…
Forse…
I tratti angelici coperti da ricci capelli neri le scendevano dolcemente sullo stanco viso, un sorriso le modellava le guance scolpite da un età non più giovanissima, la sua scura carnagione mediterranea creava un suggestivo contrasto con il suo bianco vestito di seta che leggiadramente le si posava sulle dolci forme, i piedi nudi a contatto con la durezza scogliera, a contatto con la durezza di questo mondo. Si respirava silenzio, inquietante silenzio, si respirava una triste aria, un aria malinconica… Il passato era tornato dalla tomba. Tornato su quella sporgenza, tornato nella sua mente.
Poco Prima…
Caro Diario
Oggi è successo qualcosa di strano, una collana è tornata tra le mie mani. Non posso dire di non esser rimasto sorpreso, qualcosa dentro di me si è risvegliato. Il mio istinto ha avuto la meglio sulla ragione… è una cosa strana, non succedeva da tempo. Sono tornato al mio passato…
Perché?
Forse sto cambiando?
Attendo risposte, pongo domande.
Con fare noncurante l’uomo chiuse il vecchio diario. La polvere ne ricopriva la superficie, colorandolo di uno spento grigio, il suo scarso utilizzo testimoniava la rara tendenza dell’uomo a sfogare i suoi sentimenti, la rara tendenza nel concedersi al mondo, al crudo mondo.
Le nuvole intanto, iniziavano ad oscurare il cielo, la notte inizierà prima del previsto. Vicino all’uomo un palazzo, una immensa costruzione… Dimora della sua infanzia, rifugio delle sue ultime sensazioni umane, città natale della sua leggenda.. Il suo mondo, il mondo di quel demone.
Le mura macabramente grigie e le numerose crepe donavano un aria di instabilità alla costruzione.
Nel loro interno le pareti mostravano evidenti graffiti, scritte piuttosto sbiadite, abbandonate a quelle pareti da ormai quasi 20 anni. La stanchezza accompagnò il cammino della sagoma intenta a raggiungere l’ultimo piano della vecchia costruzione. Non badò a nulla e per infiniti attimi ripensò al suo passato incredulo e piuttosto scettico.
Ora…
Nella mano una collana, perle brillanti ospitavano il sole abbaiando con grazia eterna la stanca sagoma, il suo sguardo si alternava tra quell’affascinante accessorio e quella donna, i quali capelli mossi dal vento concedevano finalmente una completa visione del volto, a tratti eccessivamente nascosto dai suoi boccoli neri.
Quella mattina…
Il sole prese a filtrare nella desolata stanza di quel motel, da diverse notti l’uomo non si concedeva al fresco abbraccio del proprio letto preferendo vecchie stanze decadenti, era una strana sensazione, ma qualcosa lo costringeva a fuggire… Fuggire da tutto ciò che in un qualsiasi modo fosse legato al suo essere. Un qualcosa si stava risvegliando in lui e doveva assolutamente fuggirne, lo doveva fare per se stesso, lo doveva fare per tutti.
La luce alquanto fioca bastò per risvegliare l’essere dal suo leggero sonno estivo, la notte non lo liberava dai suoi pensieri, anzi ne enfatizzava gli incubi, ne esorcizzava le speranze, già di per se piuttosto nulle.
I minuti passavano tranquilli, mentre le palpebre si aprivano lentamente concedendo la visione alle sue iridi, la stanza aveva un odore disgustoso che risvegliò immediatamente i suoi sensi, le mura erano ricoperte da aloni dovuti ad infiltrazioni mai aggiustate, la visione della orrenda camera diede un motivo al disturbato sonno dell’uomo, mentre i suoi occhi viaggiarono verso il comodino.
Alquanto malmesso e sporco vi era posata alla sua vetta una collana, una collana di perle.
Una collana sin troppo familiare.
22 Anni Prima
Una donna giace al suolo, la sua vita è terminata. Colpita al ventre da un coltello di lei i rimangono solo molto sangue ed una collana, quella collana. Nelle sue linea sproporzionatamente evidenti, si mostra una gravidanza ormai giunta a metà anno, il suo volto nella fredda espressione di un omicidio crudele aiutava un imbarazzante spettacolo… Lo spento sospiro della notte aveva soffiato sul volto della donna che con una classe intatta abbandonava questo crudele mondo.
Un uomo intanto impugnava un coltello insanguinato, rispecchiandosi nella lama con molta cautela, la sua missione aveva iniziato il suo corso, un piano congegnato per la creazione di un mostro il quale nome avrebbe portato dietro se il dolciastro sapore di un denso sangue.
Con cautela chirurgica l’anziana figura apriva il ventre della donna alla ricerca del feto, suo obbiettivo primario. Venne prelevato il futuro demone… E con estrema cautela venne riposto in una macchina…. La sua madre naturale. Il liquido Amniotico ne rigenerò i sensi, la sua psiche era ormai modificata… Il futuro era segnato, un demone era ormai ufficialmente nato.
La sua leggenda era nata lì. Mentre sul pavimento ormai impregnato del triste sapore di morte terminava la sua corsa una bianca collana di perle.
Poco Prima..
La vecchia casa era vuota, a terra fogli di giornale e diversi strati di polvere ricoprivano un pavimento semidistrutto, le piastrelle fuoriuscivano dalla loro area creando strane pendenze e discrepanze. Alcune macchie di sangue avevano lasciato il loro segno, abbandonate da 22 anni a quella casa, abbandonate da 22 anni a quelle mura… Solo la immobile figura di quell’uomo, incredulo per quella collana, immobile davanti al suo passato.
La sua visita era inutile, ma in fondo l’uomo cercava qualcosa, cercava un coraggio che gli mancava, voleva affrontare il suo passato come mai fatto prima ad ora, combatteva e si dimenava, finendo sempre in ginocchio a pregare quel Dio nel quale non crede, a pregare in qualcuno più grande di lui.. Si inginocchia e prega il suo passato, lo prega di sparire, di svanire sino a rimanere solo un vuoto, un vuoto di 20 anni… Ma questo non può succedere è stato creato in quella casa, creato per ricordare, creato per distruggere… Per distruggersi.
Ora..
Il lento e inesorabile percorso della giornata, lo aveva portato con estrema insistenza lì. Il mare profumava, un profumo di libertà che moriva davanti alla alquanto bizzarra visione dell’uomo, una donna mai vista, mai conosciuta, eppure così profondamente legata a lui, il suo volto tracciato da una incredulità esasperata, le sue lacrime celate nel profondo solco della sua anima.
Poi una stretta al cuore ed un chiaro senso di realtà emanato dalla donna. Il giovane fece verso la collana, il silenzio fu rotto.
??: Porto il suo volto e la sua voce, porto la sua collana e la sua anima… Ma non sono lei.
RD: Chi diavolo sei, perché ti prendi gioco di me?
Il cupo e rotto rumore dell’infrangersi di un’onda sulla roccia, poi il faro prese a muoversi nella nascita di una lunga notte.
??: Io non voglio prendermi gioco di te, sono qui, sono qui per aprirti gli occhi, allargare la tua visione su un mondo che pensi possa girare esclusivamente intorno a te. Non illudertene, il mondo della tua diversità e della tua unicità sta per crollare.
RD: Cosa mi vuoi dire, tu non puoi essere lei…
??: Non posso e non lo sono, sono viva e sono me stessa… Quella collana non mi appartiene o almeno non appartiene alla mia anima.
RD: Perché? Perché ti presenti nella mia vita, facendomi trovare questa collana.. Illudendomi, beffeggiandomi.
??: La figura che ti è sempre mancata non tornerà dall’aldilà, ma tuo padre non si è fermato con te.. Non sei unico, non lo sei mai stato, e per quanto tu te ne voglia illudere… Non sarà mai così.
RD: Cosa?
??: Non chiedere altro, presto scoprirai veramente chi io sia…
RD: Non puoi abbandonarmi di nuovo, sono solo….
??: … Scoprirai sin troppo presto che non è così.
L’uomo si gettò con uno scatto verso la donna , alla ricerca del contatto, alla ricerca di risposte definitive, non vi fu il tempo, le dolci curve della figura femminile si abbandonarono, come morenti.
Poi il volo, da quella alta cima marina, la sagoma della donna abbandonò il suo corpo ad un volo impressionante verso il mare. Quando la possente figura dell’uomo concesse il suo sguardo al dirupo sotto il suo essere, della donna non vi furono tracce, svanita come 22 anni prima.
Poco Prima..
Era tutto inutile, nella casa non vi passava anima viva da decenni, decenni di decadenza… Uno scricchiolio accompagnò i suoi leggiadri passi. Alla ricerca del suo passato si diresse verso una camera al quale interno diversi anni prima giaceva un laboratorio, il suo letto d’ospedale. La porta venne aperta con una inimmaginabile lentezza, riversando nelle iridi dell’uomo una stanza colma di libri ammassati su pile kilometriche, delle sedie alquanto fuori posto si voltavano tutte verso un lato intente nell’osservare uno spettacolo comune, regnava l’angoscia, vigeva il terrore… La sagoma osservò le vecchie sedie in mogano intensamente e poi con fare timoroso si voltò nella direzione sul quale davano… Calò il silenzio, prese il nulla…
Una macchina sin troppo vicina a quell’essere vigeva attiva, liquido amniotico abbondava al suo interno, il liquido amniotico abbracciava un feto….. Un altro feto, altri esperimenti..