Tagli al Wall Street Journal
Primo rosso in oltre tre anni per la News Corp di Rupert Murdoch: il colosso dei media chiude il secondo trimestre dell’esercizio 2008-2009 con perdite per 6,4 miliardi di dollari. E annuncia un «rigoroso taglio dei costi» che si tradurrà in una riduzione della forza lavoro, anche al Wall Street Journal. A pesare sui conti della società sono gli 8,4 miliardi di svalutazioni effettuate e il calo della raccolta pubblicitaria sia dei quotidiani del gruppo sia delle stazioni televisive, che hanno visto scendere l’utile di gestione del 93%. «I nostri risultati trimestrali riflettono direttamente il difficile clima economico» spiega Murdoch, presidente e amministratore delegato di News Corp. «Il rallentamento è più severo e probabilmente più lungo di quanto precedentemente previsto» e per questo News Corp «sta mettendo in atto un rigoroso piano di riduzione dei costi in tutte le attività e di riduzione personale dove è opportuno». La riduzione dell’organico riguarderà anche il Wall Street Journal, l’illustre quotidiano economico di Dow Jones, gruppo acquistato da Murdoch nel dicembre 2007 per 5,2 miliardi di dollari. Secondo quanto riportato dallo stesso Wall Street Journal, i tagli riguarderanno circa 24 posizioni e saranno effettuati attraverso licenziamenti e incentivi all’uscita. News Corp, così come tutte le società media, accusa un calo della raccolta pubblicitaria, oltre che un rallentamento nelle vendite di dvd. Nel trimestre che si è chiuso il 31 dicembre scorso le vendite di News Corp sono scese del 9,4% a 7,87 miliardi di dollari, al di sotto quindi delle attese degli analisti. Nel quarto trimestre 2008 l’industria dei giornali americana ha accusato - secondo le stime di Wachovia Capital markets - un calo della raccolta pubblicitaria del 20%. Fra le varie unità del gruppo News Corp, la divisione cable network ha registrato un utile operativo di 428 milioni di dollari, grazie all’aumento dei prezzi delle pubblicità. La divisione film e produzione televisiva, invece, ha visto scendere i propri profitti del 72% a causa della brusca frenata delle vendite di dvd. Significativa battuta d’arresto anche per la divisione via satellite, i cui profitti operativi sono scesi dell’84% in seguito all’aumento dei costi legato al più alto volume di sottoscrittori, e ai diritti tv per lo sport rincarati, così come i costi di marketing. In rosso anche Fox Interactive e MySpace, che soffrono una perdita di 38 milioni in seguito all’espansione internazionale, alla crescita del numero di utilizzatori unici e al lancio di MySpace Music.
Crisi, Royal Mail annuncia 16mila licenziamenti
Royal Mail ha minacciato il licenziamento di 16mila dipendenti. Un numero elevato se si pensa che l'azienda statale impiega 170mila persone: un lavoratore su dieci perderebbe il suo posto di lavoro. L'annuncio, spiega il Times, arriva proprio mentre i sindacati si preparano a dare battaglia all'introduzione di un nuovo partner commerciale.
L'azienda ha invitato tutte le sedi regionali del paese a vagliare con i dipendenti le opzioni di disoccupazione, lavoro part-time e altre soluzioni per ridurre il costo degli stipendi di 470 milioni di sterline.
L'annuncio dei tagli al personale arriva malgrado i profitti aziendali in aumento, annunciati il mese scorso: 255 milioni di sterline per i nove mesi precedenti fino a dicembre 2008, contro i 162 milioni dell'anno finanziario precendente.
David Ward, vice segretario di Communications Workers Union (il sindacato di settore), ha condannato il piano dei tagli: "Non ci opponiamo alla modernizzazione dell'azienda ma queste sono operazioni random che non sono state attentamente valutate" ha detto.
Altri licenziamenti potrebbero arrivare se le linee guida di Richard Hooper, l'ex vice presidente di Ofcom (l'Authority che regola il settore), dovessero venire implementate: nelle sue raccomandazioni, Hooper ha auspicato l'intervento di un investor privato nelle quote aziendali per chiudere la metà dei 71 uffici di poste centrali.
Scuola Italiana
Licenziamenti di personale scolastico, l’Assemblea Nazionale Precari della scuola si mobilita
venerdì 06 febbraio 2009
L'Assemblea Nazionale Precari Scuola sta cercando di fare qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica, contro l’offensiva dei politicanti contro la scuola. I vertici politici italiani vogliono epurare dalla scuola oltre
140 mila persone tra docenti e non docenti. All’assemblea che si è riunita nei giorni scorsi a Roma hanno aderito e nella quale si sono riconosciute molteplici realtà: associazioni, comitati, collettivi,organizzazioni, realtà autoconvocate, reti che hanno dato vita al Coordinamento Nazionale Precari/e Scuola.
Febbraio si preannuncia un mese importante per la scuola, oltre alle iscrizioni per il prossimo anno, è anche il mese in cui in Parlamento si discutono il PDL Aprea e il PDL Cota-Pittoni sulle nuove norme per il reclutamento regionale( con i quali si ridefiniscono i termini della formazione, dell'abilitazione e del reclutamento degli insegnanti, e si riaprono le Graduatorie ad esaurimento del personale precario della scuola.
L'Assemblea ha definito tutto ciò un vero e proprio terremoto che si abbatte su tutti i precari , su quelli presenti in graduatoria come su chi non è ancora abilitato, con il rischio di vedere data ai dirigenti scolastici carta bianca sull'assunzione e la gestione del rapporto di lavoro.
Il personale precario si legge in una nota: “Fa appello anche ai genitori, ai docenti e al personale ATA di ruolo affinché si porti avanti una battaglia congiunta per sconfiggere insieme il piano di interventi con il quale i ministri Tremonti-Gelmini, applicano ragionieristicamente tagli indiscriminati contro l'istruzione pubblica statale (mentre nulla si toglie alle scuole private); mette in campo un calendario di agitazioni che coprono i prossimi due mesi”.
Anche alla Bombardier oltre 1000 licenziamenti
Si tratta del 4,5 per cento dell’intera della forza lavoro dell’azienda Aerospaziale
OTTAWA - Mentre i governi di tutto il mondo si aspettano che i provvedimenti presi per bloccare la crisi economica facciano sentire i loro effetti positivi, le notizie negative dal mondo del lavoro continuano a venire con la stessa intensità.
Dopo la Hudson Bay e altre aziende canadesi, ieri è stata la volta Bombardier Aerospace di Montréal ad annunciare tagli al suo personale.
In un comunicato stampa di ieri, l’azienda annuncia il taglio di 1.360 posti di lavoro, cioè il 4,5 percento della sua intera forza lavoro.
Il taglio riguarda comunque solo 350 posti di lavoro a tempo pieno, gli altri 1010 sono solo part-time.
Altri tagli riguardano gli stabilimenti fuori dal Canada come Wichita, nel Kansas, e Belfast, in Irlanda.
Nello stesso comunicato si legge che «si tratta di tempi molto difficili e la decisione di ridurre il personale non è stata facile e siamo a conoscenza dell’impatto che tale decisione avrà su molte famiglie».
Il comunicato comunque prosegue rilevando che i tagli sono necessari per proteggere il futuro dell’azienda e quindi altre migliaia di posti di lavoro.
I problemi sono legati soprattutto ai tagli delle commesse di Learjet e Challenger. Gli economisti rilevano comunque che i licenziamenti sono giunti nonostante il lavoro arretrato dell’azienda proprio per la costruzione di questi due tipi di aerei. Questo perché, nonostante il lavoro arretrato, Bombardier ha notato un consistente rallentamento di richieste di questo tipo di aerei.
Bombardier ritiene opportuno andare avanti con la ristrutturazione dell’azienda il più presto possibile e non aspettare che le richieste di commesse si riducano ulteriormente e comunque si vuole essere pronti con questa nuova struttura quando c’è la prevista ripresa dell’economia.
Secondo le informazioni dell’azienda, la richiesta di costruzione di questi due tipi di aerei è scesa del dieci percento.
Secondo gli esperti, l’intero settore sta attraversando un periodo di crisi strutturale molto profonda in un ambiente economico molto volatile. Si precisa che, per ora, le basi della Bombardier Aerospace sono solide, ma proprio per questo si vuole agire adesso per evitare problemi futuri e, soprattutto, essere pronti al momento della ripresa economica prevista verso la fine di quest’anno o all’inizio del prossimo anno.
L’azienda ritiene di potere minimizzare le conseguenze di questa riduzione di personale utilizzando meglio 830 dipendenti su nuovi progetti.
Si precisa, infatti, che la richiesta di costruzione di aerei commerciali è aumentata del 10 percento rispetto al fatturato dello scorso anno fiscale.