C'era una volta...
tanto tempo fà, in un regno, ai confini del mondo conosciuto, uno sparuto gruppo di cavalieri che decisero di mettere ordine in quel regno.
Prese le decisioni gli indomi cavalieri si divisero e si diressero ai quattro angoli del regno.
Questi cavalieri,
diversi per costume e passato, si unirono sotto lo stesso stemma e pur mantenendo i propri insegnamenti si profusero per il bene comune, unire i restanti allo stesso verbo.
Portarono con loro la conoscenza e la parola e la diffussero alla multidutine, che ignara e solitaria, girovagava per il regno.
Rimasero lontano da casa per diversi anni, tanti anni, così tanti che solo pochi si ricordarono di loro e quei pochi, alla vista di quanto realizzato, rimasero silenti. Questi cavalieri,
ancora oggi insieme, riuscirono nel loro intento e adesso, ordine e amicizia, sono le parole di quanti credettero e seguirono gli indomi cavalieri. ......e come cavalieri stenderemo i nostri mantelli al passaggio di dolci pulzelle..
e Parsifal ci darà la grande novella del Graal ritrovato!! E sarà primavera sul mondo e la luce inonderà il nostro lungo cammino in quel disordinato divenire che è la nostra vita..... Si racconta che nei periodi di maggior crisi, quando la fine del mondo sembra vicina, l’umanità può contare solo su una schiera di valorosi cavalieri, devoti ad Atena e protettori della giustizia: I Cavalieri dello Zodiaco. Ogni cavaliere rappresenta una costellazione ed una sola, ed ogni cavaliere è protetto da una speciale armatura, in base al materiale della quale i cavalieri si dividono in Cavalieri di Bronzo, Cavalieri d’Argento
e Cavalieri d’oro. Questi ultimi sono i più potenti e rappresentano le dodici costellazioni dello zodiaco. Esistono infine alcuni cavalieri neri, guerrieri oscuri e nemici di Atena e della giustizia......I cavalieri, uomini generosi, lasciarono le umane faccende e indossate le armature risposero all’appello.
Chi? Si chiesero i Saggi Populi, chi poteva ambire alla guida dello sparuto gruppo? La scelta cadde su un cavaliere, chiamato “ Il Giusto”; così chiamato perché giusto nel giudicare, paziente con i deboli, deciso con i forti e conosciuto in tutto il regno per sua fierezza e generosità d’animo.
Aveva l’aspetto altero, i lineamenti pronunciati e lo sguardo sempre rivolto all’orizzonte, costui ebbe il compito di radunare a se i migliori della Sacra Populi e sotto le insegne dello Stemma Aquilino
cercò i consensi. Solamente chi dimostrò altrettanta fierezza ebbe l’onore di seguire il primo....... “Devi sapere, o Principe, che tra gli anni in cui gli oceani inghiottirono Atlantide e le sue radiose città, e gli anni dell'avvento dei Figli di Aryas, ci fu un'Età mai sognata in cui splendidi regni si stendevano sul mondo come azzurri mantelli sotto le stelle: Nemedia, Ophir, Brythunia, Hyperborea.….Ma il regno più superbo del mondo era Aquilonia, che dominava suprema il sognante occidente. Qui giunse Conan il Cimmero, dai capelli bruni e gli occhi cupi, la spada in mano: un predone, un saccheggiatore con gigantesche melanconie e gigantesche allegrie, venuto a calpestare sotto i suoi sandali i troni di ogni terra incastonati di gemme”.....Arrivò maestosamente in groppa al suo destriere,
uno splendido puro sangue dal colore nero, più nero della notte più buia, un cavallo stupendo, figlio di quella valle chiamata Borghi Panigali, conosciuta in tutto il regno come la valle dei cento cavalli. Egli fu il secondo a rispondere all’appello e per questo lo chiamarono “ Il Seguente”, colui che seguì chi la ragione possiede.
Come il suo cavallo, il Cavaliere, indossava le insegne nere, così da restare un ricordo perenne nelle umane menti e portava lo scudo dei suoi avi, chiamati i Thor, della contea di StanJack. Anche Lui apparteneva alla Sacra Populi e anche Lui s’inginocchiò davanti le insegne dello Stemma Aquilino
, come, prima di Lui fece “Il Giusto”. .....Sia “Il Giusto” che “Il Seguente” non restarono per molto tempo da soli, a loro si unì un Cavaliere proveniente della famiglia degli Auri, così detti perché custodi delle ricchezze del regno.
Anche costui abbandonò il proprio nome e si fece chiamare “Auritea”. Uomo retto e dalle virtù d’oro. Era sostenuto dal suo destriere, anch’esso proveniente dalla valle dei cento cavalli, con le insegne blu, blu come il colore del mare, insegne che ricordavano le coste della sua contea, la contea di Contesi. Chi, meglio di Lui,
sapeva che la vera ricchezza non giace nei forzieri, ma nell’animo umano, autentico scrigno dell’altrui conoscenza.
Anche “Auritea”, unendosi ai Cavalieri, s’inginocchiò davanti le insegne dello Stemma Aquilino e insieme ai suoi compagni attese i futuri avvenimenti.