Rastebana, la lotta per la successione

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Enzucc
00sabato 11 dicembre 2004 08:47
Il buio, ristoro e conforto

Il buio.
Sovrano incontrastato, che d'oscuro mantello avvolgeva ogni cosa.
Il buio.
Unico ed assoluto conforto.
Per quell'essere, che della luce non aveva bisogno.
Cupa ombra e immenso fuoco allo stesso tempo.
Nejef.
Ora che sedeva meditabondo sul suo trono, conservava le inquietanti sembianze di sovrano dell'ombra.
Detestava fortemente il dover assumere fattezze umane; di fondo, perchè detestava fortemente l'uomo.
Ma Egli era costretto ogni volta a mostrarsi essere umano di fronte agli esseri umani, per poter continuare la sua deprecabile opera di arruolamento della disperazione.
Il suo castello maestoso era il ritratto del lusso e dello sfarzo.
Luci e colori lo dominavano.
Ma Egli in quel momento preferiva il buio di un tetro salone a cui nessuno aveva accesso, se non qualche fedelissimo.
Era solo lì che la sua mente poteva agitarsi vorticosa in molteplici pensieri.
Ad un tratto però, stridula voce osò giungere al suo orecchio.
" Signore! " udì Nejef.
" Signore! ".
Il Sommo ebbe un impeto di fuoco e fiamme.
Come per incanto, luce fu nel salone e Nejef riacquisì sembianze umane.
Nella sua possente armatura e nei suoi occhi rubicondi, non destava certo meno timore di quando spirito.
Di fronte a sè vide la persona che forse meno di tutte avrebbe desiderato vedere in quel momento.
" Lisogor, maledetto vegliardo! Avete ancora il fegato di mostrarvi a me? " esclamò adirato il potente.
" Oh Signore! Non dite questo.... io sono sempre il Vostro umile servo e sono sicuro che Voi mi avete fatta salva la vita, perchè avete ancora bisogno del Vostro umile servo...".
Nejef non badò nemmeno alle parole dell'infido.
Si passò una mano sul mento e dopo essersi rischiarata la voce, gli porse occhiata di fuoco:
" Avete per caso un'idea vaga del perchè Dewlana sia stata distrutta? "
" Sì, Signore! Per colpa di quel dannato seguace di Blue Dragon! Quel dannato Enzucc !!! " gridò isterico il servo.
Nejef esplose di collera:
" ECCO!!! ALLORA HO PERFETTAMENTE RAGIONE A CONSIDERARVI UN IDIOTA!!!!! SE PENSATE CHE ENZUCC ABBIA DA SOLO CAUSATO LA FINE DI UNA BOLLA MENTALE, NON AVETE CAPITO NULLA DI TUTTO QUELLO CHE E' SUCCESSO SOTTO IL VOSTRO NASO !!!!! "
Come una foglia, impotente, trema al vento, così Lisogor, travolto, osò sussurrare appena:
" Cosa intendete dire mio Signore? ".
" Le illusioni, Lisogor! Le illusioni....... Ho avvertito crepe nelle illusioni..... e le ha avvertite anche l'aspirantucolo..... e quella maledetta pietra!!! "
" Quali crepe...... di cosa state parlando? " farfugliò il servo.
" Nella chiesa c'era un fedele davanti all'altare.......
quando lo jo-jo è caduto dalle mani del marmocchio, la vostra corporeità è svanita per alcuni istanti.....
in taverna, Enzucc ha avvertito l'immaterialità di un bicchiere.....
VI SONO STATI FRANGENTI IN CUI LA BOLLA MENTALE HA AVUTO DEI MOMENTI DI CEDIMENTO!!!! " concluse furente Nejef.
" Ma forse era il potere di Broydal che si stava indebolendo... " biascicò il suo pavido interlocutore.
" L'ho pensato anch'io Lisogor!!!! L'ho pensato anch'io !!!!!! Ma altri due fenomeni ben più gravi si sono verificati a Dewlana!!!!! Il fanciullo che possedevate, Lisogor.... Ha parlato per vostra bocca! " urlò più forte il potente.
" Ma cosa..."
" Sì! " proruppe Nejef ben prima che il servo potesse parlare. " Quando dalle vostre labbra sono uscite le parole << GUAI SE MI STANCASSI!!!!! >> allora ho capito che non era semplice cedimento, ma vera e propria interferenza nel potere della bolla mentale..... "
" Interferenza, mio Signore??? Ma quale grande potere potrebbe mai rompere l'incantesimo delle bolle??? " disse il servo con grottesca superbia.
" Ecco il punto! Ora arriva il partcolare più inquietante...
Enzucc ha incontrato un viandante in chiesa..... e quel viandante era reale!!!! Qualcuno è entrato a Dewlana senza essere fagocitato dall'incantesimo degli alberi di Broydal!!!
Ed è rimasto all'interno di Dewlana per diversi minuti!!!! " urlò il Sommo.
Poi dopo alcuni istanti di interminabile silenzio concluse:
" C'è un potere a me avverso che vuole contrastare la mia opera.... ma non ho idea dell'essere con cui ho a che vedere!!! ".
E dette queste ultime parole, avvampò.
Lisogor sbiancò in volto.
" Io vi aiuterò senz'altro .... " starnazzò il servo.
" VOI NON AIUTERETE NESSUNO INETTO INCAPACE!!!!! " tuonò Nejef
E di fuoco incenerì Lisogor all'istante.
Poi al colmo della collera dettò come un proclama:
" Dannati esseri che pretendete di interferire col mio potere!!!!!
E dannato Enzucc!!!!!! Ora conosco la tua aura e se mai dovessi un giorno azzardarti a rimettere piede in un mio territorio,
mi materializzerei all'istante per strapparti il cuore!!!!!!!! AL DIAVOLO GLI ASPIRANTI E I VASSALLI DI BLUE DRAGON!!!!!!!!! ".

[Modificato da Enzucc 11/12/2004 8.50]

Enzucc
00sabato 11 dicembre 2004 08:49
Il buio, paura e angoscia
Il buio.
Sfidato nel suo potere dalla lucentezza lunare, che del suo candore rivestiva ogni dove.
Il buio.
Personificazione di paure e angosce.
Enzucc.
Mai come quella notte avvertì il rianimarsi di incubi che tanto l'avevano turbato da fanciullino:
il terrore dell'oscuro, dell'ignoto, tutt'un tratto erano in lui riesplosi...

Steso su di un letto della locanda del Regno;
gli occhi ancora stancamente aperti,
che rincorrevan quella tiepida luce lunare
come unico rifugio dalla sua angoscia.
Perchè quella sensazione orribile?
Era come se una forza misteriosa avesse trovato dimora nel suo corpo
trasmettendogli un' indefinibile sensazione di soffocamento,
tale da impedirgli un sonno sereno e ristoratore.

D'improvviso,
lo scoppio di un fulmine.
Le urla gelide del vento.
E la luna fu come inghiottita
dall' impeto violento di quella natura.

Poi
fu il silenzio.
Il silenzio più cupo.
Il percepire solamente la vitalità del proprio corpo.
E della propria paura.

Paura.
Di lama che gelida si poggia sul petto.
Come respiro affannoso.
Come battito di cuore turbolento.

E il dolore.
Di spada che affilata affonda inesorabile.
Come urlo strozzato in gola.
Come prigione di ogni movimento.

E la sofferenza.
Di arma che bieca tormenta il cuore.
Come lacrime che solcano il volto.
Come singhiozzi mal sopiti.

E il cupo silenzio, che finora l'aveva avvolto,
fu improvvisamente lacerato.
Un pianto.
Un pianto disperato.
" Wejkala, Enzucc! Wejkala! ".
Il giovane trasalì.
Wejkala. Ancora quel nome.

E venne a dissolversi la paura.
Come di un soave odore di fiori profumati
fu invaso l'aere,
così Enzucc avvertì sempre meno l'acre aroma
di quella belva avversa.

E venne a lenirsi il dolore.
Come capelli di fanciulla
avvertì posarsi lievi sul proprio volto,
così Enzucc percepì sempre meno la tagliente arma
di quel soldato nemico.

E venne a spegnersi la sofferenza.
Come tenue luce viola
i suoi occhi poteron incontrare,
così Enzucc fu avvolto sempre meno dall'opprimenza
di quell' oscurità ostile.

E la serenità che d'improvviso l'aveva accarezzato,
di lui ne fece suo regno.
Ne chiuse le palpebre, non più dilaniato
e ineluttabil ne compì il disegno.



Come se i primi raggi del sole potessero offrire un benvenuto
ad un cucciolo che giunge a nuova vita,
così Enzucc aprì gli occhi frastornato
e si guardò timidamente attorno.

Si alzò lentamente.
Faticò non poco a riconoscere ogni singolo oggetto della sua stanza.
Poi, come improvvisamente rinsavito
ebbe un primo pensiero:
l'ametista!
Dov'era finita?
Rovistò in ogni dove...
Ma non ne trovò traccia.
Poi un brivido.
Freddo.
Intenso.
Si portò una mano al petto.
Avvertì come la presenza di un'ampia cicatrice....
La osservò....
Ancora un brivido lo scosse.
Possibile che la pietra fosse materialmente entrata nel proprio corpo???
Si guardò ancora attorno, confuso...
Qualcosa sulla parete attirò la sua attenzione...
Alcune lettere, impresse sulla parete come col fuoco vivo:

WEJKALA.

Fu allora che Enzucc decise risoluto che era arrivato il momento di mettersi di nuovo in marcia.
La sua destinazione, quelle strisce di terra bruciata che erano rimaste ad indicare la distruzione della tribù di Dewlana:
era quello l'unico posto che sentiva avrebbe potuto dargli spiegazione di quell'inquietante accadimento.

Enzucc
00sabato 11 dicembre 2004 18:08
" Il mio dovere è combatterlo "
Il cammino verso sud rievocò in Enzucc ricordi legati alla sua precedente avventura.
Quando allora si ritrovò impegnato in quel lungo e faticoso viaggio, aveva un'idea molto vaga della sua meta;
adesso invece conosceva bene la sua destinazione, ma non per questo la sua mente era sgombra da nuovi dubbi e incertezze.
Un gelido vento increspava i suoi vestiti ed un pallido sole faceva timidamente capolino tra grigi nuvoloni.
Uno stato di forte agitazione sembrava aver investito tutta la natura,
nelle braccia dei suoi alberi agitati
quanto nelle voci dei suoi animali irrequieti.

E poi
arrivò finalmente a destinazione:
le strisce di terra bruciata si presentarono ai suoi occhi come egli ricordava,
quasi come una profonda cicatrice a rimembrare la malvagità e la perdizione della tribù di Dewlana.
Fu colto da un repentino moto di repulsione quando si ravvivò nella sua mente
l'immagine dei bimbi vittime del malefico inganno di Nejef,
stesi come sfiniti su quel prato,
anche se, in fondo, di nuovo liberi.

Ma la sua mente fu presto interrotta nel suo ricordare....

Il vento gelido che gli aveva sferzato il volto fin a quel momento
si placò d'un tratto.
Ora poteva percepire solo una leggera brezza
e un odore.
Soave.
Che sembrava aver già conosciuto.
Quel dolcissimo aroma di fiori profumati.
Quel lieve lasciarsi morire che già aveva sognato.

Due mani sentì poggiarsi sulle spalle.
Ed una voce di fanciulla:
" Non voltatevi, messere! Non voltatevi!
Non è ancor tempo che i vostri occhi
possano conoscer dimora delle parole che ascolterete.
Sappiate solo che codesta voce vien d'amica,
da colei che più d'ogni altra
vuol salva la vostra vita.
Enzucc, Il vostro cuore vi rese giusto custode dello zaffiro blu
e vi fece far breccia nel cuore gelido, ma ancor pulsante di Broydal.
Così entraste in possesso di rossa pietra,
e con la prima che già possedevate,
pietra d'ametista fu nelle vostre mani.
E Dewlana fu distrutta,
perchè mente malvagia che la reggeva
fu ricondotta a più retta via.

Ma l'altra notte dopo tanto silenzio
è successo qualcosa
che tanto vi ha sconvolto:
sappiate, come già pensiero vi ha sfiorato,
che la pietra che è stata sempre con voi
è entrata adesso a dimorar dentro di voi.
Non per caso, messere.
Ma per causa giusta e importante.
Nejef conosce ormai la vostra aura
e non meno di un istante,
di persona di fronte a voi sarebbe...
e non oso pensar a vostra fine più orrenda.
La pietra che è dentro di voi
celerà la vostra spiritualità agli occhi del perfido...
e sereno potrete entrare nel regno di costui."
Poi strinse le sue mani sulle spalle dell'aspirante....
" Vi sia chiaro, Enzucc...
non pensiate che nel vostro destino
non ci sia un'altra possibilità:
che voi non vogliate più in alcun modo
combattere questo malvagio sovrano...
beh, lo comprenderei...
Ben libero sareste per altre avventure
e tosto vi libererei dalla gravosa custodia di questa pietra."

Un lungo e interminabile silenzio concluse quel pensiero.
Poi la fanciulla domandò all'Aspirante:
" Orbene, cosa avete intenzione di fare, messere? ".
Enzucc sospirò profondamente...
Ancor di più gli sembrò di esser pervaso da quel meraviglioso effluvio,
che solo ora gli pareva esser di fiori bianchi e profumati di mirto.
Poi parlò d'un fiato:
" Quando entrai alla corte del Sommo Blue Dragon,
giurai sui valori del Regno.
E quando giurai sul coraggio,
dettai alla mia coscienza che seppur avessi avuto paura,
avrei fors'anche temuto, ma lo stesso combattuto.
Nejef è nemico della pace e dell'uomo stesso
ed il mio dovere è combatterlo.
Egli è senz'altro superiore a me,
ma mai potrei aver rimpianto di morire
per seguire i miei valori e quelli del Regno. "
La fanciulla gli rispose:
" Non avevo dubbio che non vi mancasse il coraggio,
ma il bene che vi voglio è tale,
che di certo mai vi consiglierei
di sfidare il potente in duello!
La mia voce purtroppo vi deve abbandonare,
ma quando il vostro sguardo si girerà
e non mi troverete,
a chiare lettere vi sarà scritto
quel che far dovrete. "

E lento svanì il dolce peso delle sue mani e il suo profumo.

Enzucc restò immobile qualche istante, poi si voltò e trovò per terra ciò che gli era stato lasciato:
una pergamena e un ramoscello di mirto.

Srotolò la pergamena e trovò così scritto:

Non tu solo conoscesti il bieco
ma anch'un altro in verità.
Porta quel ramoscello teco
e il fiume oltrepassato sarà.
A Griferia arriverai
e quell'uomo incontrerai
Otrebmu Ittoram
00sabato 11 dicembre 2004 21:36

[Modificato da Otrebmu Ittoram 03/09/2005 4.23]

Otrebmu Ittoram
00domenica 12 dicembre 2004 04:38

[Modificato da Otrebmu Ittoram 06/04/2005 21.30]

Enzucc
00venerdì 1 aprile 2005 16:34
Una nuova natura
Il cammino verso Griferia non sarebbe stato scevro di difficoltà e questo Enzucc lo sapeva bene:
il freddo, il passaggio del fiume a sud-ovest del Regno, e anche i mostri, che senz'altro l'avrebbero aggredito.
Ma ben più grandi pericoli avrebbe dovuto affrontare nel dover sfidare nuovamente l'oscuro mondo di Nejef!

Perso come era nei suoi pensieri, l'Aspirante non si accorse nemmeno del troll che si era materializzato di fronte ai suoi occhi e che adesso gli aveva sbarrato la strada.
Un troll.
Aveva già avuto molti combattimenti con quelle creature;
mai avrebbe pensato però, che quel combattimento avrebbe potuto sbalordirlo tanto più d'altri...
Chiamò a sé il potere della frusta di ghiaccio;
ma invece dell'attacco da lui invocato, si sprigionò dal suo pugno luce viola intensa.
E da essa,
raggi si intrecciarono a formar robusta rete,
nella quale il troll fu imprigionato.
La belva cercò di liberarsi in ogni modo:
si divincolò furente,
ansimò ossessiva,
ma, inesorabile e lenta,
resa la colse
e spenta, cadde in terra,
esanime.

L' Aspirante restò di sasso.
" Che....che fine ha fatto il mio potere del ghiaccio??? " si domandò turbato.
" La pietra ha forse modificato anche i miei poteri??? ".
Stette a lungo fermo ad osservare la propria mano come se fosse oggetto estraneo al proprio corpo;
poi si incamminò verso il fiume, conscio del fatto che forse si sarebbe dovuto abituare all'idea di una sua nuova natura.
Enzucc
00venerdì 1 aprile 2005 16:37
Il fiume
Da quando il ponte sul fiume era stato distrutto da un mostro marino di nome Kraken, era possibile giungere a Griferia solo se abbastanza fortunati da possedere un’imbarcazione.
Il dono della fanciulla però, per lo meno secondo quanto scritto sulla pergamena,
sembrava potergli consentire l'attraversamento di quell'ostacolo.
Prese il ramoscello di mirto in mano.
Lo osservò fiducioso.
Ma una maligna folata di vento gelido lo fece scivolare dalle sue mani.
" Accidenti!!! " urlò l' Aspirante.
E il ramoscello finì in acqua.
Enzucc non fece nemmeno in tempo a disperare,
che d'improvviso prese vita un ponte di fiori e bacche di mirto.
Il mago lo fissò affascinato:
" Che incanto...... " sussurrò con un filo di voce.
Poi però lo scetticismo prese il posto della meraviglia.
" Sì.... bellissimo, ma potrà mai sostenere il mio peso??? " si domandò Enzucc.
Guardò ancora quel magico ponte con un senso di sfida.
E quasi con rassegnazione borbottò:
" Bah... non ho alternative! Devo attraversarlo...
Non ho una nave a disposizione e troppa strada dovrei ad ogni modo percorrere per poter raggiungere il mare” .
Con timidezza pose un piede su quel prodigioso tappeto.
Poi anche l'altro.
Come un bambino che impara a camminare
compì titubante pochi piccoli passi.
Incredibile.
Neanche il minimo cedimento.
E fu così che lento giunse alla sponda opposta del fiume.
Appena i suoi piedi toccaron terraferma,
la magia di quel piccolo capolavoro della natura, svanì in una folata di vento come per incanto.
Nel palmo della sua mano si posarono un fiore ed una bacca.
Ed Enzucc li portò con sé, ancor più ammaliato dai prodigi che si andavano compiendo sotto i suoi occhi.

Costeggiò l'immensa foresta a nord di Griferia senza che sorprendentemente nessun mostro lo assalisse.
E fu così che durante la notte giunse a destinazione.
Enzucc
00venerdì 1 aprile 2005 18:29
Malinconia di un momento già immaginato
Il freddo vento sferzante sembrava essere l’unico prepotente abitante di quel villaggio;
un ospite così sgradito ed invadente, da aver costretto ogni essere umano al rifugio nella propria calda, seppur angusta, dimora.
L' Aspirante frugò nelle sue tasche:
era tardi per cercare l'uomo di cui scriveva la pergamena;
pertanto avrebbe trascorso la notte in locanda
e l'indomani si sarebbe preoccupato della ricerca.

Entrò nella locanda del villaggio.
Nell’ambiente mal illuminato dalla tenue luce d’una lanterna, scorse il profilo di un uomo.
Avvicinandosi alla sua figura, ne apprezzò in primo luogo i sereni lineamenti del volto
ed abbassando lievemente lo sguardo, il lungo scialle che lo avvolgeva attorno alle spalle.
Con voce pacata l’uomo gli rivolse la propria attenzione:
" Buonasera, messere! Se volete trascorrere la notte qui, soltanto 7 kion. "
Enzucc scrutò le monete che aveva già ben salde nel palmo della mano
e ne prese quante gliene aveva richieste.
" Ecco a voi, buon uomo! " disse, porgendogli il denaro.
L’oste lo osservò solo per un istante, poi rivolse voce ancor più serena all’Aspirante:
" Buon riposo, messere! ".
Mentre Enzucc si recava verso il proprio giaciglio, l’uomo diede ancora un’occhiata alle monete.
La serenità che sembrava avvolgerlo assieme ad un candido scialle di lana,
pareva adesso esser stata scalfita come da un’improvvisa preoccupazione.
I muscoli del volto dapprima distesi in un tiepido sorriso,
sembravano ora essersi contratti come per uno scuotente gelido brivido.
Poi distolse lo sguardo da quelle monete.
Sospirò lungamente.
Abbandonò a capo chino il suo posto dietro il bancone della locanda.
Lento, si recò in una casupola vicina.
Aprì la porta.
Una lanterna era accesa nella stanza che si offriva per prima alla sua vista.
Lì, una donna ancora in piedi nonostante la tarda ora lo fissò negli occhi,
quasi come se avesse avuto premonizione di quell’ingresso.
L’uomo le si avvicinò:
“ Mia compagna di vita per lunghi e lunghi anni…. Il segno è infine giunto!
Come già voce mi annunciò quando fui tratto in salvo da mia antica schiavitù,
un giovane dal lungo mantello sarebbe una notte giunto recando con sé monete macchiate di sangue…..
quello è il mio sangue…
quello che dovrò versare per lavare le mie colpe!
Sappiate perdonarmi ancora…
e che la mia triste vicenda sia di monito per i nostri figlioletti che abbiam assieme cresciuto,
affinché non compiano mai le paterne scelte errate e seguano sempre la via della luce “.
E la donna restò silenziosa e inerte.
Nemmanco lacrime solcaron il suo viso.
Non perché fosse statua di pietra,
neppur scalfita da forze inclementi della natura;
piuttosto opera d’artigiano già fin troppo vessata,
da vandali feroci quali i fuggenti pensieri di quel momento
già disegnato e allo stesso tempo pianto.
Otrebmu Ittoram
00venerdì 1 aprile 2005 18:43

[Modificato da Otrebmu Ittoram 03/09/2005 4.27]

Enzucc
00sabato 2 aprile 2005 10:19
Il fuoco. Ancora il fuoco.
Enzucc era da poco riuscito ad addormentarsi.
Si era girato e rigirato tra le lenzuola, terribilmente irrequieto nell’infinito errare della sua mente;
come se si stesse compiendo fin dalla notte della fusione con la pietra,
una battaglia interiore tra angosciose sensazioni e serene visioni,
che alla luce del giorno vedeva vittoriose queste ultime,
ma che al calar delle tenebre recava in trionfo quelle altre.

Paura di chiudere gli occhi.
Di abbandonare le certezze, minime ma pur sempre tali, che gli regalava la vista.
E di avvicinarsi a qualcosa che solo per un attimo potesse avvicinarlo
ad una dimensione che gli pareva sempre più ignota…

Ma alla fine, sonno lo vinse
e con esso,
anche tormento gli fece compagnia.

Non più il calore,
né il delicato abbraccio delle lenzuola,
ma la fredda roccia,
ruvida e inospitale.

E tonante voce invaderlo impetuosa:

Sette monete nel pugno della tua mano,
di sette si svelerà l’arcano.
Ma angelo e demonio si scontrarono
e altri sette ne crearono.
Del Sommo che onore e gloria tra le genti,
le ardue imprese conoscesti;
del Sommo che disprezzo e rancore rammenti,
nemmeno le più efferate crudeltà immagineresti!
Ma tosto è giunto il momento
che avvenga tal evento.
L’infinita tua battaglia
tra un’immagine riflessa
e la realtà stessa.


E quando fu emesso ultimo fiato
di siffatto anatema,
fu di nuovo come sprofondare
in un profondo abisso.


Ma il repentino ritorno alla realtà
non seppe restituirgli la serenità svanita,
giacché d’istante fu svegliato da disperate grida:

AIUTO!!!! AIUTO!!!! LA LOCANDA VA A FUOCO!!!!!

Enzucc aprì appena gli occhi.
Di scatto si alzò dal letto.
Intorno a sé fumi intensi e fiamme alte sembravano aver già avvolto la stanza.
Ma ben più angosciante spettacolo si parò di fronte a sé quando abbassò lo sguardo:
riverso sul pavimento un uomo esanime con un coltello conficcato nel petto.
Lo riconobbe come l’oste che gli aveva offerto ospitalità nella locanda.
Fu preso dall’impeto di urlare, ma non vi riuscì.
Qualcosa pareva bloccarlo.
Guardò ancora per terra.
Sette monete erano affianco al cadavere.
Le sue.
Macchiate di sangue.

GAHKTAMI!!!!!!! SAMAMETH, GAHKTAMI!!!!!

Fu lo straziante ultimo urlo che invase la sua mente.
Poi fu solo il dolore.
Di un colpo al capo.
E il buio.
Dei sensi.
E il silenzio.
Più cupo.

[Modificato da Enzucc 02/04/2005 10.20]

Enzucc
00lunedì 4 aprile 2005 20:45
Tehan
Ero la vostra anima
e ora sono il vostro corpo...
come Tehan sono infin rinato.


Aver gli occhi chiusi ed in realtà continuare a vedere….
una scritta rossa su un campo nero….. Tehan….
E poi
il lento e inesorabile risveglio dei propri sensi:
la crescente fastidiosa percezione di un giaciglio di paglia sotto la schiena,
il progressivo disvelarsi di un acuto dolore al capo;
e quando pelle sembrò aver ripreso contatto col suo esterno,
fu volta dei suoi compagni.
E olfatto lasciò entrare aspro e invadente odor di vino,
orecchi apriron cigolanti usci al crepitio di un fuoco,
sol’occhi non trovaron subito forza per robuste enormi porte.

“ Finalmente avete ripreso conoscenza…… cominciavo a pensare che avessimo sbagliato a farvi salva la vita…“
udì da sgradevole voce nasale.
L’uomo disteso sul giaciglio restò senza parole.
“ Cominciavo a pensare che avessimo sbagliato a salvarvi la vita!?
Quand’ è che è uno sbaglio salvare la vita di qualcuno??? “ meditò tra sé e sé.
Finalmente si spalancarono le ultime porte rimaste chiuse:
di fronte a lui poteva osservare un’imponente figura avvolta in uno scintillante mantello argenteo e dal volto in gran parte celato nei suoi lineamenti da una folta barba scura.
“ Dove mi trovo?? “gli chiese, intontito.
“ Oh beh, strano che non lo sappiate… siete nel posto dove avete voluto essere,
visto che voi ci avete invocato…. “.
L’uomo gli si avvicinò guardandolo fisso negli occhi. Poi gli domandò arrogante:
“ Piuttosto…. Qual è il vostro nome??? “
Il giovane cercò allora di articolare le labbra in una risposta, ma in quel momento gli sembrava di non ricordare più nulla di se stesso….. nulla…
“ Ebbene??? “ gli si rivolse impaziente il suo interlocutore.
“ Te-han….. Tehan, …….forse….. “ balbettò.
“ Forse???? Beh… deve avervi proprio stordito Felsiner allora quando vi ha colpito!!!!! “ esclamò con un filo di ironia l’uomo.
Poi aggiunse:
“ Ma in fondo se siete vivo dopo un viaggio di tali proporzioni, deve esserci del buono in voi….. “.
E prese tra le mani un grosso calice, di cui bevve ampio sorso.
“ Di… di che viaggio state parlando? “ continuò esitante colui che si era presentato come Tehan.
“ Uhmpf… accidenti….” si stizzì il suo imponente interlocutore, quasi lasciando sgraziatamente sgorgare il vino dalle sue labbra.
“ Ma possibile che non vi ricordiate più nulla???? Avete superato la prova per entrare a far parte dell’Armata Ignota di Nejef! “ esclamò.
E lo guardò negli occhi attendendosi come una reazione all’ascolto di quel nome.
“ Nejef??? “ fece stralunato Tehan.
“ Sì! Avete scovato un ricercato e tosto ne avete smascherato l’aura affinché noi potessimo giungere ed offrirne il cadavere al potente…… “ proferì sontuoso l’uomo dal lucente mantello.
“ Nejef….. chi è costui??? “ chiese disorientato.
“ Ah ah !!!! Ah ah !!!! Non c’ è che dire! Vi siete proprio rincretinito! “ gli fu risposto, con un tono di voce che inesorabile sfociò in una fragorosa risata.
Poi l’uomo assunse un tono falsamente serioso:
“ Nejef è il comandante supremo di questa dimensione….
Nejef è colui che ha dato vita a questa dimensione…..
Nejef è colui che controlla ogni mente in questa dimensione…. “.
Poi fece una pausa e sussurrò:
“……… quasi ogni mente……. “
Tehan era ancora troppo intontito per poter constatare l’ironia che trasudava da ogni parola di quell’uomo.
Fors’anche un po’ stupidamente gli chiese:
“ Voi dunque….. chi siete? Il comandante delle truppe che difendono Nejef??? “
Il tono del suo interlocutore tornò ad esser arrogante:
“ Nejef non ha bisogno certo di difese, giovanotto!!! E’ lui stesso la sua guardia del corpo!!! “.
E riacquisendo un’aria sontuosa, aggiunse:
“ Noi costituiamo il braccio armato di questo mondo… Coloro che compiono il lavoro per così dire…… sporco….
Eliminiamo i pericoli che per Nejef sarebbe sconveniente e rischioso eliminare….. “.
Tehan nel frattempo provò stancamente a guardarsi intorno. Poi gli domandò:
“ Ed in qual punto di questo mondo ci troviamo adesso? “
“ Volete sapere dove ci troviamo??? Siamo in un rifugio nel deserto del Gaab, a ventimila passi da Rastebana… “ gli rispose.
“Rastebana? “ chiese perplesso Tehan.
“ Sì, Rastebana….. una delle Cinque Roccaforti…..
Aprite bene le orecchie, giovanotto, perché Rastebana sarà il teatro della vostra prima missione agli ordini del qui presente comandante Tejedor!” declamò l’uomo, indicando se stesso con ampi movimenti delle braccia.
Poi si schiarì la voce:
“ Rastebana è una città sull’orlo di una guerra civile…… L’imperatore, Yowon è un uomo vecchio e malato…. E non molte volte ancora il sole dovrà tramontare, prima che abbandoni il potere…
Il suo successore naturale, il primogenito Kar brama da tempo quel trono, ma…….
I suoi fratelli non lasceranno mai che non venga versata goccia di sangue per quello stesso, sua sorella Yehoan e suo fratello Zalko……” .
Tejedor restò in silenzio e scrutò Tehan, come per vedere se il suo discorso avesse sortito qualche effetto sul giovane. Poi proseguì:
“ Quel che mi sta particolarmente a cuore è fare in modo che il processo di successione si svolga nel modo più incruento possibile….. e soprattutto con la giusta persona alla guida della città… “ e con un sorriso malizioso aggiunse:
“ Giusta per noi, si intende…… “.
Come un attore di teatro che ben sapeva utilizzare pause accurate, Tejedor lasciò ancora che il silenzio cadesse nella stanza per poi esplodere in tutta la sua fierezza:
Zalko è colui che dovrà prendere il potere! E’ un uomo in nostro assoluto controllo!!!
E grazie a lui, l’Armata Ignota di Nejef potrà esercitare la sua ingerenza su Rastebana !!!!!
“.
E mentre pronunciava le sue ultime parole, lasciò che la mano che reggeva il calice vibrasse energica ad accentuare l’enfasi del discorso.
Che seccamente concluse:
“ Il mio tempo con voi è terminato! Adesso, rimettetevi in forze!
Felsiner vi darà le ultime direttive e domattina partirete con lui! “
E dettò ciò, voltò le spalle al giovane e si avviò a lunghi passi verso l’uscita.

Tehan fissò il nuovo personaggio che gli si mostrava.
Era un uomo che poteva avere all’incirca quarant'anni: al primo sguardo pareva non aver alcun segno particolare.
Poi fissandolo negli occhi scorse un colore diverso tra un’iride e l’altra.
Gli rivolse faticosamente la parola:
“ Ho una profonda confusione in testa…… ricordo a malapena il mio nome…. “
“ Non dovete preoccuparvi… l’arruolamento nell’Armata Ignota è sempre così traumatico…… “ gli spiegò pacatamente Felsiner.
“ Il comandante Tejedor poi è sempre molto brutale con le reclute…ed è strano che con voi sia stato addirittura prodigo di spiegazioni…..” aggiunse l’uomo.
“ Ora dormite e non siate turbato! Domani avremo tempo per parlare……. “

[Modificato da Enzucc 06/04/2005 18.18]

[Modificato da Enzucc 30/07/2005 16.16]

"Paunovic"
00mercoledì 6 aprile 2005 12:03
La mappa
OT su richiesta di Otrembu, ecco la mappa del viaggio di Enzucc, spero vada bene OT

[Modificato da "Paunovic" 06/04/2005 12.04]

Enzucc
00mercoledì 6 aprile 2005 18:15
OT. Perfetta! Paunovic sei impagabile!!![SM=x92702]
Otrebmu Ittoram
00mercoledì 6 aprile 2005 21:32
Ot--Grazie Paunovic, ora posso calcolare il tempo del viaggio di Enzucc fino a Griferia, mmm ultimamente non fanno che sbagliare il mio nome dovevo sceglierne uno piu' facile[SM=x92713] [SM=x92711] --OT
"Paunovic"
00giovedì 7 aprile 2005 16:28
OT

Scritto da: Otrebmu Ittoram 06/04/2005 21.32
Ot--Grazie Paunovic, ora posso calcolare il tempo del viaggio di Enzucc fino a Griferia, mmm ultimamente non fanno che sbagliare il mio nome dovevo sceglierne uno piu' facile[SM=x92713] [SM=x92711] --OT



Scusami[SM=x92705], sbaglio sempre a scrivere il tuo nome, ma in genere me ne accorgo e lo correggo.[SM=x92713]
Ricordando i vari Paunovich, Paunovie e Pauvonic, sappi che capisco cosa provi.[SM=x92702]

OT
Enzucc
00domenica 10 aprile 2005 21:18
Il deserto del Gaab
E giunse l’alba di un nuovo giorno.
Felsiner si recò di buona lena nella stanza di Tehan, convinto di trovarlo ancora immerso in un sonno profondo.
Con sua enorme sorpresa, invece, quando ebbe spalancata la porta, osservò che il giovane era già in piedi, intento a vestirsi di un lungo mantello.
“ Sono stupito di vedervi già sveglio! Credevo che avrei dovuto usare le maniere forti per destarvi dal vostro sonno! “ esclamò compiaciuto l’uomo.
“ E’ ben difficile dormire in una stalla, quando il dolore di una bastonata al capo va svanendo…. “ ribatté sarcastico Tehan, indicando la paglia.
Di fronte a quell’atteggiamento d’improvviso così spavaldo, Felsiner si irrigidì:
“ E’ il posto per le reclute. Esse devono abituarsi a queste ed altre condizioni… e ringraziate che il rigido clima di queste parti abbia convinto Tejedor a farvi accendere un fuoco…. “.
“ Già… “ annuì col capo il giovane “ …ed è un miracolo che con tutta questa paglia io non sia diventato una succulenta portata arrosto….. “.
Di fronte a quella risposta, il comportamento di Felsiner mutò nuovamente: egli divenne ancor più conscio di non aver più a che fare con il giovanotto disorientato della sera prima. Pertanto decise di porsi sullo stesso piano del suo interlocutore e, pungente, riprese la parola:
“ Uhm…… noto che il sonno vi ha reso più vivace nell’ eloquio…e, non dubitatene, mai sarebbe stato nostro complice nel rendervi cenere... “.
Poi impugnò un pezzo di legna.
Lo sbatté forte per terra e come per incanto ne accese un fuoco.
Vi passò sopra una mano, come disegnandovi un ampio cerchio.
E si rivolse a Tehan:
“ Orsù…. gettateci sopra della paglia adesso…. “.
Il giovane fissò Felsiner perplesso.
Poi senz’altro indugio, obbedì:
la paglia invece di prendere fuoco venne respinta.
“ Stupito? Si tratta di un banale incantesimo….. un fuoco intrappolato in una bolla mentale che ne consente di apprezzare i benefici e ne imbriglia la forza distruttrice …… “.
Ma Tehan, invece di spalancarsi in una maschera di meraviglia, si irrigidì come in una smorfia di dolore…..
“Qualcosa non va? “ gli chiese Felsiner.
“ Non so…. Forse il vostro colpo vuol farmi capire di essere ancora ospite sgradito… “ si lamentò toccandosi il capo.
“ Beh…… Mi auguro per voi che la nottata vi abbia reso più vivace anche nel fisico, perché dovremo percorrere lunga strada quest’oggi, prima di giungere a destinazione… “ introdusse l’uomo..
“ Non è preoccupante la lunghezza del cammino, se vi troveremo soltanto pietre e sabbia in questo deserto….. piuttosto mi inquieta quel che dovete ancor dirmi di questo viaggio…. “ riprese spavaldo il giovane.
“ E’ vero: non preoccupanti i confini, quanto gli abitanti di questo deserto… statue che lambiscono il sentiero in pietre laviche, che indica la strada a coraggiosi viandanti….. “ spiegò Felsiner.
“ Già v’ho detto! Non mi preoccupa certo la pietra, di cui ancor mi parlate, ma solo quel che perseverate a nascondermi… “ insistette Tehan.
Allora, il fedele servitore di Tejedor osservò severo il giovane e concluse:
“ Visto che improvviso ardore sembra avervi acceso….non pensate che sarà per voi più eccitante scoprire strada facendo quel che intendo dire? “
E così dicendo lo invitò a seguirlo fuori dalla stanza.

Percorsero un breve corridoio dalle spoglie pareti in pietra, a tratti adornate solo da vecchie lanterne accese.
Osservandole, Tehan si accorse di un particolare:
non aveva notato finestre nella sua stanza, e non ne notava nemmeno in quel momento.
Felsiner si avvide allora di come il giovane scrutasse in ogni dove e gli spiegò:
“ Questo, come già v’ha detto Tejedor, è un rifugio ed indubbiamente l’architettura è ridotta all’essenziale…
Due austere stanze per le reclute ed una, ben più confortevole, per le sporadiche visite del comandante…
Come poi avrete ben notato, non vi sono finestre… “.
Poi si fermò di fronte a Tehan come per sottolineare con forza quel che stava per dire:
“ Questo perché… ci troviamo sottoterra. “
Il giovane socchiuse gli occhi. E come se la cosa non potesse turbarlo più di tanto, chiese con estrema naturalezza:
“ Per motivi di difesa? “
“ Certamente…” gli fu risposto “ anche se ad onor del vero… il rifugio è difeso dalle barriere spirituali delle nostre guardie…”.
Guardie che Tehan ebbe ben modo di conoscere, quando giunsero in una sala, illuminata da lanterne fisse alle pareti, al cui centro troneggiava una stretta scalinata dagli alti gradoni.
I soldati si misero sull’attenti di fronte a Felsiner.
Quest’ultimo dettò poche gelide parole:
“ Annientate a vista ospiti non graditi o non attesi. “
Poi si rivolse al suo giovane interlocutore:
“ Avete voglia di emozioni, vero? Allora, perché non salite voi per primo, lungo quella scala che ci porterà fuori da questo posto? “
Tehan annuì.
Camminò per quegli alti gradoni, finché non arrivò a toccare con mano una robusta botola.
Il giovane restò fisso a guardarla.
Allora Felsiner lo esortò:
“ Bene! Che ne direste ora di aprirla? “.
Così, si riprese dai suoi pensieri e la spalancò.

“ La luce! Finalmente la luce! “ avrebbe voluto urlare.
Ma quando gli occhi poteron osservare all’esterno,
lo spettacolo fu in realtà inquietante.
Il cielo, la sabbia di uno sterminato deserto... tutto era dipinto di un innaturale color vermiglio.
Tehan emerse in tutta la sua persona dal rifugio con passi esitanti, mentre Felsiner alle sue spalle chiudeva la botola dietro di loro.
Quando la stessa fu chiusa, allora il giovane si rese conto che si ritrovavano esattamente nel mezzo del sentiero di cui gli era stato poc’anzi raccontato .
Ora che scrutava con attenzione il paesaggio, notava come le scure tonalità delle pietre laviche e il lugubre grigio delle statue, fossero gli unici elementi cromaticamente distinguibili dal rubicondo dominante colore.
E proprio le statue che contornavano il sentiero, cominciò a fissare con un misto di meraviglia e orrore:
esse rappresentavano infatti uomini nella loro agonia prima della morte!
Corpi dilaniati orribilmente e armi che li avevan privati di ultima energia vitale, ancor conficcate nei petti;
ma volti ancor espressivi e pregni di un’atroce sofferenza…
Allora Tehan, turbato, chiese:
“ Felsiner, perdonate…qual scultore tanto insensibile poté mai creare simili opere senza stretta al cuore alcuna? “
Allora, il suo più anziano compagno di viaggio gli rispose seccamente:
“ Nejef! Nejef in persona!. “
“ Come… come dite? “ restò sbigottito il giovane.
“ O meglio…” precisò Felsiner “ i suoi seguaci ne sono gli autori… queste statue rappresentano difatti i traditori di Nejef: condannati ad una lenta agonia… uccisi… ed infine tramutati in statue, apparentemente inanimate, ma in realtà ancora in possesso di bieca scintilla vitale, da codeste impiegata per sbranare ignare genti…. “
“ Terribile… “ sussurrò con un filo di voce Tehan.
“ Già… se una di esse ci dovesse attaccare, sarebbe davvero terribile… “ sottolineò cinicamente l’altro.
“ Ma se ci offendessero, potremmo sempre difenderci, no? “ chiese il giovane.
Ma Felsiner gli spiegò:
“ Beh, non è così semplice….. queste statue sono pur sempre creazione di Nejef….. Mai volesse il cielo che distrutta una statua se ne animassero altre cento!!! Voglia piuttosto che la nostra aura non dia troppo fastidio a queste pietre!!! “.
Allora Tehan, fortemente preoccupato, gli domandò ancora:
“ Ma non esiste alternativa alcuna al camminare lungo questo sentiero? “
Felsiner non gli rispose nemmeno.
Si limitò a prendere una vecchia tunica dal suo zaino. E la scagliò verso la sabbia.
Mani feroci fecero allora comparsa e la stracciarono in mille pezzi.
“ Ora comprendete cosa accadrebbe se soltanto mosca si azzardasse a percorrere altra via? Forse Nejef solo sa quali terribili bestie assetate di sangue abitino al di sotto di questo deserto! “ esclamò.
Il giovane allora sospirò mestamente.
E lesti si incamminarono lungo quella terrificante strada.

Tehan però, non poteva far a meno di continuare ad essere angosciosamente rapito da quelle opere.
Si soffermò per un istante di fronte ad una creazione particolarmente agghiacciante:
pareva orribil mostro nato come da imperfetta fusione dei corpi di due esseri umani
e sovra ogni cosa, osservò come un braccio reggesse pesante spada, mentre l’altro stringesse nel pugno come una sfera d’energia.
“ Codesta statua è davvero raccapricciante! Due uomini uniti ancor nel corpo sin dalla nascita, furon forse uniti anche nella morte??? “ domandò attonito Tehan.
Felsiner era pochi passi avanti al giovane:
si voltò distrattamente, poco attento alle sue parole.
Quando poi lo osservò di fronte a quella statua e comprese a cosa si stesse riferendo,
sbiancò in volto, come se avesse percepito un incombente terribile pericolo.

Ma ben prima che altra azione potesse essere compiuta,
urlo disumano parve lacerare l’immenso deserto:
“Enzucc!!! Dannato!!! “
E Felsiner repentino,
con un fulmineo movimento del braccio
scatenò una tempesta di vento, che sgretolò la statua in sassi e polvere.
Tehan, sconvolto, fissò l’autore di quel gesto con il terrore negli occhi:
“ MA NON AVEVATE DETTO CHE NON AVREMMO DOVUTO DISTRUGGERLE!!??
PERCHE' LO AVETE FATTO??? “ esclamò.
Il destinatario di quella disperata domanda restò in assoluto silenzio, con l’arto ancora immobile nella posizione d’attacco.
“ E POI “ proseguì “ DI CHI ERA QUELLA VOCE??? CHI STAVA CHIAMANDO??? “
Allora Felsiner allargò le braccia al cielo e rivolse il suo sguardo in alto.
Poi fissò Tehan, spianò il volto in un largo sorriso e disse, scuotendo il capo:
“ Purtroppo non m’ha ascoltato… “.
E gli si avvicinò dandogli una fraterna pacca sulla spalla.
Il giovane sembrò allora quasi rasserenato dall’atteggiamento del suo compagno.

Ma quest’ultimo era tutt’altro che quieto dopo quell’accaduto!
“ Adesso posso solo pregare che non si svegli… “
sussurrò difatti tra sé e sé.

[Modificato da Enzucc 10/04/2005 21.19]

Enzucc
00lunedì 11 aprile 2005 20:42
La tempesta
Felsiner in cuor suo sapeva bene che il suo misfatto non sarebbe rimasto impunito:
in qualche modo aveva intaccato l’integrità di quei luoghi e la sua mente si agitava tumultuosa già percependone la violenta reazione. Fors’anche perché in vita sua, l’aveva già conosciuta.
Si fermò di colpo nel suo cammino, davanti ad un Tehan esterrefatto per quell’improvviso arresto.
Gettò a terra lo zaino.
Ne estrasse una lunga tunica con un cappuccio.
Poi si rivolse al giovane:
“ Indossatela! Questa vi consentirà di coprire quasi interamente il vostro corpo. E’ una veste di un bartanico. “
“ Un bartanico? “ chiese perplesso Tehan.
“ Sì….. sono coloro che predicano il culto di Nejef in quanto divinità… “ spiegò con un filo d’ironia Felsiner.
Il giovane la prese tra le mani. Poi la indossò.
“ Accidenti! E’ pesantissima…non pareva tal fardello tra le mie mani… ma di cosa è fatta???? “ domandò.
“ Non ne ho la benché minima idea… So solo che i bartanici la usano per acuire la loro sofferenza… e di conseguenza l’enfasi dei loro sermoni… “ precisò il suo compagno, mantenendo inalterata la precedente ironia.
Poi aggiunse:
“ Per quel che riguarda voi, invece…E’ fatta apposta per far in modo che voi possiate superare indenne l’inferno che sta per scatenarsi….. “

E Tehan non dovette attendere molto per veder sparire dalla sua mente la perplessità di fronte a quel discorso.
Inesorabile e repentina, la natura di quel paesaggio fu sconvolta.
Come se già non fosse terrificante il rosso colore del cielo,
adesso sembrò quasi voler scoppiare, per come divenne ardente.
E poi un boato, a scuoterli.
E la luce di un fulmine, ad accecarli.
“ A terra Tehan!!! A terra!!! “ urlò Felsiner.
“ Che diavolo succede??? “ chiese terrorizzato il giovane.

E mentre volgeva tal domanda, vento violentissimo si erse a protagonista nello sterminato deserto e ferocemente lo rivoltò a destra e a manca.
“ Succede che si sta scatenando una tempesta di sabbia! “ rispose freddamente il più anziano.
“ E la sabbia di questo deserto, non è certo come le altre…... “.
Difatti,
come lama graffiava le loro mani,
come pietra si abbatteva sulle loro terga,
come nebbia impediva la loro vista,
come veleno ostacolava il loro respiro.
“ Faccia a terra!!!! Faccia a terra!!! “ gridò Felsiner “ E continuate a camminare carponi!!!!!
Aggrappatevi alle pietre per proseguire!!! “
“ Ma non sarebbe meglio fermarsi??? Attendere che smetta??? “ fece Tehan.
“ NO!!!! Perché non smetterà mai!!!! Finché ci saremo noi….. non smetterà mai!!!!!!” esclamò il suo compagno.

E fu così che si avviarono in quello che diventò uno stremante percorso:
ogni passo compiuto, ogni pietra a cui riuscivano ad aggrapparsi era una sofferente conquista che li privava sempre più di energia.
E Tehan ad un certo punto, urlò disperato:
“ FELSINER!!! FELSINER!!!! NON RIESCO PIU’ AD ANDARE AVANTI!!!!! “
Allora, costui, sentendosi invocare, gli rivolse tutta la sua attenzione.
E mestamente gli spiegò:
“ Temevo purtroppo che la vostra aura non sarebbe stata forte a sufficienza, per superare la barriera di un nucleo mentale…”
“ Un nucleo mentale??? Di cosa state parlando? “ chiese sconvolto il giovane.
Felsiner restò meditabondo in silenzio. Poi ignorando l’altrui domanda sentenziò:
“ E’ inevitabile … sarete voi solo ad entrare in Rastebana! “
“ Io solo??? Ma non so nemmeno cosa devo fare???? “ si spaventò Tehan.
“ Come non lo sapete??? Dove è finita la vostra spavalderia!!!??? Sapete bene quel che dovete fare!!! Tejedor in persona ve l’ha detto!!! “ lo esortò a gran voce.
Poi rasserenandosi, gli disse:
“ Ora vi aprirò il varco che vi consentirà di accedere alla Roccaforte e farò personalmente in modo che resti aperto. “
“ Ma voi come potrete sopravvivere qui???? “ chiese ancora Tehan.
“ Non è un grosso problema…… sono abituato a queste tempeste….
E poi, tranquillizzatevi! Quando tra un po’ di ore mi sarò ripreso dallo sforzo, vi raggiungerò……” concluse.
Poi si alzò lievemente dalla sua posizione prona e sollevò le spalle faticosamente come se stesse realmente assumendo su di sé il peso di gravosa zavorra, che occhi non scorgevano, ma mente ben percepiva.
Infine, dalle mani fece scaturire un leggero soffio.
E incoraggiò Tehan:
“ Andate! Andate! E fate presto!!! Non credo che potrò tenere aperta a lungo questa breccia… “.

Così, il giovane si mosse risoluto lungo il varco creato da Felsiner.
Enzucc
00venerdì 15 aprile 2005 19:38
Rastebana
Non si era voltato indietro nemmeno per un istante;
aveva continuato a procedere carponi lungo il cammino tracciatogli dal compagno, assorto solo ed unicamente in un unico pensiero: andare avanti.
Andare avanti, senza aver la benché minima idea di dove sarebbe mai giunto.
Ma andare avanti, perché era la sopravvivenza che glielo imponeva.

Lenta ma inesorabile, la natura venne di nuovo a mutare:
la sabbia che lo attanagliava, parve ridursi pian piano nella sua dilaniante ferocia;
non troppi passi dovette muovere ancora, perché la tempesta si placasse nella sua interezza.
Allora, di colpo, Tehan si fermò.

Ansimante, levò gli occhi al cielo.
“ L’azzurro!!! Vedo finalmente l’azzurro! Grigie nuvole lo sovrastano, ma mai avrei giurato di poterlo rivedere!!! “
mormorò col poco di fiato che gli era rimasto in gola.
Nel sollevare il capo per poter meglio osservare quello spettacolo,
si rese conto che anche muovere il resto del proprio corpo non gli era più inibito.
Così, si pose in ginocchio.
Spalancò le braccia come a voler abbracciare quel paesaggio finalmente più ospitale.
E respirò a pieni polmoni di quell’aria che pareva fresca, seppur intrisa dell’odore di una pioggia imminente.
Infine, si erse in piedi.
Percepì ogni parte di sé nel suo tiepido risveglio.

Guardò con attenzione quel che si parava di fronte ai suoi occhi:
non troppo distanti, alte mura che impedivano lo sguardo al curioso osservatore e si interrompevano nella loro continuità, in un maestoso cancello scuro, che anch’esso nulla lasciava trasparire.

Poi, osservò natura tutt’intorno.
Affascinante e misteriosa nella sua nudità,
di tenue pietra avorio che si poneva sotto le orme dei viandanti,
di nuvoloso cielo che si mostrava in alto e ai lati delle mura.
Nient’altro al di fuori di codesti personaggi era possibile scorgere.
E fatto disegno di quel nuovo paesaggio,
si diresse con decisione verso il cancello.

Avvicinatosi, osservò come quell’imponente struttura fosse in realtà accurata opera di esperto fabbro:
una fitta trama dal ferro generata, che tutto celava dietro sé, anche da vicino..

Sulla destra, un blocco di marmo recava una scritta con sovra inciso:

O voi che disprezzaste vostra essenza,
per un istante almeno o con insistenza:
vostra metà dimora
in questa residenza tuttora.
Non più vedeste luce
e il Sommo invocaste,
e il mondo truce,
volontà vostra, abbandonaste.
Vostra metà è qui invero,
ma come vi dissi non per intero.
Perché l’altra restò,
dove assillo avviò.


Lesse più d’una volta quelle parole, come per scoprirne oscuri significati.
Ma troppo stanco nel pensiero, lasciò che la sua mente si concentrasse su un altro blocco di marmo sulla sinistra, altrettanto imponente, ma apparentemente intatto.

Non vi era traccia di guardia alcuna,
ma Tehan non se ne stupì affatto.
“ Non vedo qual uomo posso difendere questo luogo, meglio della violenza della natura e della potenza della magia che ho affrontate. “ pensò tra sé e sé.
Osservò ancora una volta l’immensità dell’opera umana davanti ai suoi occhi, dalla base fino alla sommità.
“ E ora come si entra??? “ rifletté perplesso.
Ma nemmeno terminò il pensiero, che l’azione lo precedette.
Entrambe le braccia di quel cancello si aprirono in una lenta e rumorosa movenza:
Rastebana offrì così il suo benvenuto.
Enzucc
00sabato 16 aprile 2005 16:49
I condannati di Kharaba
E l’essere umano tornò prepotente padrone della scena:
pochi passi percorse Tehan lungo la larga via principale,
che poté ammirare la città in tutta la sua fervente operosità.
Sovra ogni cosa attrassero il suo udito
le urla dei mercanti tra le loro bancarelle all’aperto
e il rumoroso concerto dei fabbri nelle loro botteghe.
Poi anche gli occhi si fecero guidare
nel lasciarsi ammaliare dalla lucente fontana, al centro dell’immenso piazzale
in cui si apriva la via dal giovane percorsa.
Mentre si sistemava il cappuccio della veste sopra il capo,
si avvicinò a passo lesto verso quell’opera e più minuziosamente ne apprezzò i particolari:
pareva che bronzea statua d’uomo si ergesse dalle acque e che dal suo pugno
appena aperto sgorgasse limpida acqua a dissetar le genti.
Ai piedi di quel capolavoro, troneggiava una scritta:
Yowon, sorgente infinita
per primo percorse questa via,
chi ne berrà tutta la vita
farà ch’Egli ancora lo sia


“ Yowon. L’imperatore di Rastebana… “ rifletté Tehan, dopo aver letto quelle parole.
Osservò ancora la statua.
Poi lo sguardo si diresse oltre.
Di fronte a sé si stagliava contro il cielo l’imponente sagoma del Palazzo Reale, distante non troppi passi ancora.
Ma ben prima che potesse muoversi verso quella meta, due soldati gli sbarrarono la strada.
“ Dove pensate di andare??? Dovete essere riconosciuto da noi prima di proseguire verso il Palazzo! “ tuonò minaccioso uno dei due.
Tehan li scrutò intimorito.
“ E adesso? Se mi riconoscono.. e non sono a lor persona gradita… che succederà? “ pensò.
Ma l’altro soldato guardò da cima a fondo il giovane, poi esclamò:
“ Oh…. Ma forse voi siete un bartanico!!!
Per amor del cielo Phil, non ostacoliamo il cammino di costui!!!
Altrimenti nessuno potrà risparmiarci le sue strazianti litanie!!! “
Tehan, allora, cogliendo come unica speranza di salvezza lo sfruttamento di quell’equivoco, si calò nella parte, facendo breccia nello screanzato atteggiamento del suo interlocutore:
“ Oh miscredenti!!! E’ forse questo modo di proferir verbo di fronte a colui che da Nejef stesso si vide illuminato a profeta del Suo potere presso le divinità??? “ intonò in preda ad un falso invasamento.
I due soldati chinarono il capo con un moto di sconforto.
Poi colui che l’aveva riconosciuto come bartanico, prese la parola:
“ Perdonate l’irriverenza! Siete forse venuto per il Saluto ai Condannati di Kharaba??? “
Tehan ignorava completamente di cosa stesse parlando, ma preferì lasciarsi trasportare dagli eventi:
“ Certo!!! Deh, sciagurati!!! Conducete colui che vi sta parlando, di fronte a codesti condannati! “
I due lo invitarono pertanto a seguirlo lungo una polverosa viuzza seminascosta tra le casupole a est della fontana.
Dopo un percorso non troppo lungo, il giovane si ritrovò di fronte ad una lugubre struttura in pietra, sorvegliata al suo ingresso da alcune guardie.
“ Son dunque qui i condannati??? “ domandò con enfasi Tehan.
“ Naturalmente… queste sono le prigioni… le prigioni non imperiali, s’intende… “ rispose il soldato che precedentemente l’aveva minacciato.
Di fronte a quella precisazione, il suo compagno gli rivolse un’occhiata torva.
Ed entrando nell’edificio, pensò bene di spender altre parole:
“ Intendeva ovviamente dire che vi sono anche le prigioni imperiali… ma, credetemi, non sono utilizzate da tempo! Qui invece sono rinchiusi coloro che sono stati accusati di tradimento nei confronti di Yowon.
Coloro che visiterete oggi, saranno giustiziati in solenne cerimonia domattina all’alba!
E adesso seguitemi… “
Enzucc
00martedì 19 aprile 2005 17:34
Scendendo lungo la male illuminata scalinata di pietra che conduceva alle celle dei condannati,
Tehan rivivette, suo malgrado, sensazioni già vissute nel rifugio di Tejedor, quand’anche in quella occasione aveva avvertito forte disagio per la totale ostilità esercitata da imponente struttura di fattura umana,
nei confronti della calda luce del sole.
Quando la discesa fu conclusa,
si ritrovò insieme al soldato che lo stava scortando
in un angusto corridoio, ai cui lati era possibile scorgere le sagome di porte in ferro saldamente chiuse.
Fu in quel luogo che la sua guida si fermò
e gli rivolse la parola:
“ Sarà mia personale premura indicarvi le celle degli sciagurati che domani saran condannati… “.
E così dicendo infilò le chiavi nella serratura di una porta.
La spalancò brutalmente e lo invitò ad entrare.
“ Io vi aspetterò all’imbocco del corridoio… “ aggiunse.
E replicando alla precedente brutalità, chiuse la porta alle spalle di Tehan.
Il giovane cercò allora di scorgere una presenza umana nella semioscurità di quell’ambiente.
Dalla porta non trapelava nemmeno un barlume della pur tenue luce esterna… l’unica fonte di luminosità era una lanterna fissa in alto su una parete.
Proprio sotto di essa gli parve di intravedere il profilo di un uomo seduto per terra, con il capo raccolto tra le ginocchia.
Questi, percependo l’ingresso di qualcuno, alzò lentamente lo sguardo.
Tehan non poteva osservarne chiaramente il volto, ma riconobbe comunque i lineamenti di un uomo abbastanza anziano, dalla barba incolta, dovuta probabilmente ad una lunga prigionia.
Il giovane gli rivolse la parola:
" Son venuto qui per…"
“ Per ricordarmi che riceverò giusta pena per le mie colpe??? “ lo interruppe bruscamente il condannato.
“ Non ce n’era bisogno! E se volete, potete pure sbraitare quanto vi pare, ma nemmanco in punto di morte accetterò di chinare il capo di fronte ad un bartanico!!! “
Tehan stupito dalla violenza di quelle parole, cercò allora di porsi con tono consolatorio:
“ Qualunque sia la vostra colpa, sono venuto a recarvi conforto… poi, non starà a me concedervi il perdono… forse Nejef divino potrà un giorno concedervelo! “
L’uomo sbarrò gli occhi come allibito.
Rivolse uno sguardo fulmineo alla porta rimasta chiusa.
Si alzò di colpo dalla sua posizione e
fissò il giovane negli occhi.
D’istinto esclamò:
“ MA VOI NON… “
Poi si bloccò nell’impeto del suo verbo, mentre Tehan restava immobile senza batter ciglio.
Il vecchio allora gli si rivolse nuovamente, abbassando sensibilmente il tono della propria voce:
“ Ma voi non siete un bartanico… “
Un profondo silenzio fece seguire a quelle parole, poi proseguì:
“ … non potete esserlo… i bartanici non hanno la benché minima cognizione del perdono… prevedono solo la dannazione eterna per chi ha commesso offesa contro Nejef e i suoi seguaci… “.
Il giovane continuò a sostenere il suo sguardo, conscio però del fatto che non sapeva che reazione attendersi da un detenuto che lo aveva smascherato.
“ Tutto ciò è incredibile… “ continuò l’uomo. “ Con me ancora al comando dell’esercito imperiale, tutto ciò non sarebbe successo… “.
“ Eravate comandante? “ chiese sbigottito Tehan.
Il vecchio gli rivolse un’occhiata assai ostile.
Prese a girovagare inquieto per la cella.
Poi di colpo si rasserenò. Come se in realtà, si fosse reso conto che l’avrebbe reso più lieto il colloquio con un uomo che non fosse un fanatico adoratore di Nejef.
E, ignorando completamente la sua domanda, gli disse:
“ Non so chi voi siate… ma se siete qui, perché vi hanno scambiato per uno di loro, dovete far finta di inveire contro di me… sicuramente c’è una guardia lì fuori che è stata già abbastanza idiota da lasciarvi entrare e che come tutte le altre si sarà allontanata quanto più possibile per non lasciarsi assordare dalle invettive di un bartanico… non credo che non si insospettirebbe a non sentirvi sbraitare in preda all’invasamento divino!!! “
E detto ciò, prese della pergamena.
La srotolò. E gliela porse:
“ Queste sono le imprecazioni tipiche di quegli uomini… urlatene alcune e poi andatevene… “
Tehan allora recitò la sua parte:
“ CHE FULMINI DELL’INFERNO POSSANO RISPARMIARE ALMENO QUALCHE BRANDELLO DELLA VOSTRA CARNE!!! “
E il vecchio annuì.
Ma la tentazione del giovane di saper qualcosa in più del suo interlocutore era troppo forte.
Allora sottovoce gli domandò:
“ Perché siete in questa prigione? “
“ Perché ho ricordato… “ rispose l’uomo dopo una breve esitazione.
“ Non capisco… “ fece Tehan, esprimendo la sua perplessità.
Allora, dopo un lungo sospiro, il condannato si mise a raccontare:
“ I primi quarant’anni almeno della mia vita mi sono risultati per lungo tempo avvolti nel buio più totale…
Ho vissuto ricordando solo gli avvenimenti più recenti, dall’investitura a comandante dell’esercito di Yowon fino alle ultime battaglie in sua difesa…
Un giorno però avvenne qualcosa di incredibile… “ e si arrestò nella narrazione, facendo come un cenno di incoraggiamento col capo al giovane.
“ CHE TEMPESTE DI VENTO ARIDO POSSANO ESSERVI MAGNANIME NEL NON DISPERDER TROPPO LONTANE LE VOSTRE CENERI!!! “ gridò allora quest’ultimo.
Poi, accennando un sorriso, il vecchio continuò:
“ Ho ricordato una battaglia feroce… La pietà nei confronti di un nemico… la sua lancia che uccideva il mio compagno… un violentissimo colpo alla nuca… e il buio, il buio perenne…
il buio che cominciai a maledire all’infinito… finché udii voce suadente propormi:
<< Entrate nel mio esercito, vi ridarò la luce!!! >>
E ricordo di aver accettato, senza colpo ferire… “.
Approfittando di un’altra pausa, Tehan declamò un altro verso scritto sulla pergamena:
“ CHE UOMINI POSSANO FUGGIRE DA VOSTRO BIECO ESEMPIO E VOSTRA MORTE ESSER DI MONITO!!! “
“ Ma quel che mi ha più sconvolto è stato qualcos’altro… “ proseguì l’uomo
“ …e sono sicuro che questo non fosse un ricordo…
Ho ancora l’immagine disegnata nella mia mente del mio corpo disteso in un letto…
E di una giovane donna che piange al mio capezzale…
E di una ragazzina che mi scongiura:
<< Nonno, perché non aprite gli occhi??? Perché non mi volete vedere??? >>. “
Si fermò come per riprender fiato, poi riprese quasi estasiato:
“ Nonno… mi chiamava nonno…
ed io sapevo di non averla mai vista in questo mondo…
eppure la conoscevo!!!
E conoscevo anche la donna!!!
E vedete questo nastro tra le mie mani???
Questo è suo!!!
Per questo sono convinto di non aver sognato!!! “
“ CHE NEJEF POSSA DANNARVI PER L’ETERNITA’ !!! “ proruppe ancora Tehan, con una voce roca che tradiva la forte emozione evocatagli da quel racconto.
“ E sapete qual è la cosa più terribile? “ esclamò il condannato.
“ Che io sentivo di voler restare in quel letto!!! Volevo aprire gli occhi!!! Volevo dire a quella fanciullina: << Ora, nonno li apre gli occhi! >>
Ma non riuscivo ad aprirli! E mi risvegliavo puntualmente in questa cella senza riuscire a restar lì, in quel luogo che sentivo appartenermi!!! “
E quasi in lacrime, concluse:
“ Non so se sto impazzendo… ma, prima di morire, vorrei veder risposta al mio angosciante dilemma…
Qual è realmente la mia vita?

[Modificato da Enzucc 21/04/2005 17.19]

Enzucc
00giovedì 21 aprile 2005 20:27
Tehan uscì dalla cella recando con sé dilanianti dubbi:
“ Un’altro mondo…un’altra vita… “ pensò. “ Potrebbe mai essere possibile vivere contemporaneamente due esistenze differenti??? E con quale logica poi? “
Ma il suo monologo interiore fu presto interrotto dalla guardia, che vistolo uscire più tardi di quel che prevedeva dalla porta, lo apostrofò duramente:
“ Avete forse intenzione di farmi attendere tutto codesto tempo per ogni condannato che visiterete??? “
Tehan si espresse in una cupa maschera di disprezzo e sbottò:
“ La vostra sfacciataggine è al di fuori d’ogni limite!!! L’essere divino di Nejef non ha meschini limiti né spaziali né temporali… e voi venite a dirmi che vi faccio attendere troppo tempo??? Che la vostra anima dannata possa presto comprendere un minimo dell’immensità del Sommo!!! “
L’uomo allora chinò mestamente il capo e accompagnò il giovane ad un’altra cella poco distante da quella prima visitata.
“ Allora, fate conto ch’io non esista “ disse a colui che continuava a credere un bartanico, aprendo la porta “ e impiegate tutto il tempo che vi debba occorrere… “
E se ne andò, chiudendola con la stessa violenza già poc’anzi palesata.
E la semioscurità, di cui Tehan già prima aveva fatto conoscenza, anche lì lo accolse.
Ma questa volta una voce fece in modo che suo orecchio percepisse presenza umana, prim’ancora di suoi occhi:
“ Sakthami!!!Trendinhel, sakthami! “ udì distintamente da voce femminile.
Il giovane restò assai perplesso.
Poco silenzio ancora regnò in quell’ambiente, finché di nuovo stessa ugola:
“ Perché vestite da bartanico, se non siete uno di loro??? “
Di fronte a quella domanda, egli non poté non meravigliarsi di quanto stava accadendo:
i carcerieri sembravan chinar capo di fronte a ogni sua invettiva…
i detenuti invece non lasciavan trascorrere che pochi istanti, per riconoscerlo quanto meno per quel che non era…
In piedi, nei pressi d’una lanterna, Tehan riconobbe il profilo di una donna dai lunghi capelli…
Per quel poco che occhi potevan vedere, scorse un giovane volto e un esile corpo avvolto in laceri vestiti.
Le rivolse verbo, palesemente intimidito:
“ In verità, non ho ben compreso con quali parole mi abbiate accolto… “
“ Credo che voi non le abbiate comprese per niente… “ rispose la donna, accennando un sorriso.
“ Quello non era un linguaggio come gli altri…
era nafarense… un linguaggio del passaggio… “ aggiunse.
“ Un linguaggio del passaggio? “ chiese interdetto Tehan.
“ Sapete… Il passaggio da una dimensione a maggior calibro benefico, ad una a maggior calibro malefico, può essere distruttivo per un essere dall’animo non sufficientemente forte… ma chi invece è dotato di grande virtù, è in grado di scatenare un potere magico che derivi da una sfera degli elementi per uscirne indenne… un potere che deve esser evocato da uno di questi arcani linguaggi, tra cui il nafarense… “ spiegò la condannata.
“ E voi come fate a conoscerlo? “ le domandò il giovane.
“ Ero una dei custodi dei sacri manoscritti della biblioteca… prima di perder totalmente il lume della ragione e rifiutarmi di continuare ad asservire la mia mente a quell’incarico… “ rispose tristemente.
Poi lasciò che le sue terga scivolassero lentamente contro la mal illuminata pietra, e si sedette a terra.
Con lo sguardo rivolto verso l’alto, proseguì:
“ D’improvviso presi a ricordare qualcosa che mi era stato ignoto per molti anni…
la mia nascita… il buio immediatamente dopo…
La passione per i testi che mi leggeva mio padre…
La sua cruenta morte per mano di orribil essere…
E voce di quel meschino carnefice…
Che rapitami, mi fece insultar nel corpo e nell’animo per anni e anni da signori ricchi e facoltosi, che belle e colte volevan…
E così, mentre sognavo di diversa vita, bramando di quei testi che mio padre mi leggeva,
arrivò un giorno, uno diverso da altri che mi esortò: << Entrate nella mia biblioteca e vi ridarò la luce!!! >>
E accettai senza rifletter nemmeno un momento…”
Tehan restò sgomento in ascolto di una storia di cui sentiva di esser stato già testimone in precedenza.
La donna si passò nervosamente una mano tra i capelli e con la tempesta nel cuore proseguì:
“ Ma ben più grande sconvolgimento fu, quando ebbi altro ricordo…
un ricordo che a me è parso pura realtà!!!
Credevo di non aver famiglia… di non averla mai voluta…
Ma mi sono ritrovata con un bimbo in braccio…
a piangere perché avvertivo il suo calore tra le mie braccia, il suo profumo,
ma non vedevo la sua immagine, se non sfocati contorni…
E la madre che sentivo di non esser mai stata, mi pareva essere con quel frugoletto tra le braccia.
Ma più forte lo desideravo, più me ne allontanavo… “
Una breve pausa interruppe quel torrente impetuoso di parole.
Poi di nuovo:
“ E non è stato un sogno…
Vedete questo bracciale tra le mie mani???
Questo è suo!!!
E adesso vorrei solo ritornare da quel bambino!!!
E non c’ è giorno che non provi a ripetere quella stessa frase
<< Fammi fuggire, acqua sacra! Fammi fuggire!!! >> “ esclamò d’un fiato la donna tenendo stretto quel caro oggetto.
E concluse sconsolatamente:
“ Ma purtroppo vita mi rese esperta in lingua antica… non altrettanto in magia… e senz’essa non c’è incantesimo che si possa compiere.
Disperata a tal punto sono, che poco fa ho tentato di farmi uccidere all’istante:
il nafarense sulla bocca di un detenuto, per giunta invocando una magia della sfera benevola, sarebbe stato punito da un bartanico con l’annichilimento immediato…”
e guardando fisso negli occhi Tehan, aggiunse:
“ Ma sulla soglia di quella porta c’eravate voi…
ben diverso da quegli uomini dediti anche ad efferati incantesimi, per uccidere artefici di atti reputati come massimi oltraggi… “.
E per poco si arrestò nel verbo, prima che amara considerazione scaturisse dalle sue labbra:
“ Forse come tale avrei voluto esser trattata!!!
Ogni momento in più in questa cella è una tortura!!! Una tortura dovuta ad angosciante dilemma…
Qual è realmente la mia vita?
Enzucc
00venerdì 22 aprile 2005 22:29
Tehan aveva ascoltato in assoluto silenzio il racconto della donna:
nemmeno una parola era riuscito a pronunciare durante il suo impeto.
Ora che le voltava le spalle per uscire dalla cella, non poteva non pensare con forte inquietudine alle similitudini tra le vicende narrate da lei e dall’altro condannato.
Il suo naufragare in quei pensieri lo aveva portato a prestare meno attenzione alla realtà che lo circondava e ben se ne accorse il giovane, quando la guardia, indirizzandogli una sospettosa occhiata gli chiese:
“ Perdonate l’ardire… ma ho udito in altre occasioni, altri seguaci di Nejef divino imprecare contro ogni condannato e voi pure in precedenza… “
Tehan riuscì a stento a nascondere la propria preoccupazione…
Il suo interlocutore allora continuò imperterrito:
“ Perché in questa occasione, mi è parso che non l’abbiate fatto? “
Il giovane allora si schiarì la voce e con la severità di cui già prima aveva offerto esempio, rispose:
“ Più sciocca domanda non avreste potuto pormi!!! Vi sia comunque noto, che donna già così prostrata era, che di imprecar non vi sarebbe stato bisogno alcuno… “
“ Capisco. “ commentò lapidario il soldato e lo invitò a seguirlo verso la fine del corridoio.
Qui aprì una cella.
“ Entrate…. Entrate pure…. “ esortò l’uomo.
E mentre il giovane vi faceva il suo ingresso, la guardia restò pensierosa a meditare tra sé e sé, chiudendo questa volta la porta con maggior esitazione.
Avvolto in quella che era diventata ormai una semioscurità ben familiare, Tehan si riprometté questa volta di non venir meno ad un atteggiamento che lo facesse apparire per davvero un invasato suddito di Nejef .
Ma mai si sarebbe aspettato che suoi piani sarebbero stati presto sconvolti, da ciò che i suoi occhi poterono scorgere appena:
una ragazzina! Forse dieci anni poteva avere, non di più. Ed era rinchiusa in quella lurida e tenebrosa prigione…
Il giovane restò pietrificato.
E le parole che gli rivolse la creatura, lo trafissero a tradimento:
“ Chi siete? “
Tehan allora le si presentò:
“ Sono venuto per… ”
Ma inesorabile si bloccò nel verbo e solo in mente riuscì a completar discorso:
“ …per imprecare contro questa bambina!? Come potrei mai…. “
Allora, essendo silenzio padrone, fu quest’ultima a rivolgergli parola:
“ Sapete… siete vestito come quelle persone che vedo da un po’ di tempo, che urlano cose che non capisco…
Io mi spavento, piango… e più piango, più urlano… dovete forse urlare anche voi??? “
“ No.. no.. perché dovrei… urlare??? Perché dovrei dire quelle brutte cose… “ mormorò Tehan.
“ Allora voi non siete uno di quelli! “ si rasserenò la bambina.
“ No piccola, no… “ rispose, scuotendo lievemente il capo.
“ Allora posso fare una cosa, senza che vi arrabbiate? “ chiese timorosa.
“ Certo… piccola… “ annuì il giovane.
“ Posso… sigh …… posso… mettermi a piangere… allora…. Senza che nessuno si metta a urlare???
Sigh… “ e scoppiò in lacrime.
“ Piccola, piangete! Piangete pure…. “ la consolò Tehan, colpito da quella reazione.
“ E ditemi… perché mai una bambina è in questa cella? “
“ Perché sono scappata dal Palazzo Reale… dalla dimora dei fanciullini di corte…” gli spiegò.
“ E perché siete scappata? “ chiese il giovane.
“ Perché ho iniziato a fare dei brutti sogni…” sospirò.
“ Che genere di sogni? “
“ Ho sognato che avevo una mamma e un papà che passavano tutto il giorno a litigare…
ho sognato che incontravano gente cattiva che urlava contro di loro… “
Poi si interruppe quasi soffocata da prorompenti singhiozzi. E di nuovo:
“ Ho sognato che un giorno… sigh… mi sono svegliata… e non vedevo nient’altro che buio…
E allora ho cominciato a gridare… sob…
<< MAMMA! MAMMA! CHE FINE HA FATTO LA LUCE??? >>
e lei mi rispondeva:
<< LA LUCE NON LA VEDRETE PIU’! E’ANDATA VIA COI VOSTRI OCCHI! >>.

Dopo quel risveglio… soltanto il buio… le grida… sigh… le lacrime…
Ed io che volevo stare con gli altri bambini… volevo giocare con loro…
Non potevo nemmeno vederli… solo il buio mi faceva compagnia!!!
Finché un giorno un signore mi disse:
<< Entrate nel mio giardino, vi ridarò la luce! >>
ed io accettai felice… “
Solo allora si arrestò l’inesorabile racconto degli eventi, mentre la bimba continuava a piangere.
Tehan le si avvicinò, affinché le sue mani potessero sfiorare il suo volto, come conforto.
E in risposta a quel gesto, ella così parlò:
“ La vostra carezza mi ricorda gli ultimi sogni che ho fatto…
Carezze sognate… o forse carezze reali….
A me quest’ultime sembravano…..
Le carezze tenere di una mamma…
Una mamma che mi dice:
<< Piccola, qui con me non vi potrà succedere più nulla!!!>>.”
E intristendosi, proseguì:
“Ma anche una mamma che per i miei occhi era solo un’immagine sfocata…
E che per il resto del mio corpo era un odore… Un calore…
Ma che io sono sicura esista davvero! “
E, profondamente scossa nell’animo, dalla tasca estrasse un oggetto, porgendolo al giovane.
“ Questa rosa che è qui con me, me l’ha data lei…
Voleva che tornassi da lei… ed io … sigh voglio tornare da lei!!!
Perché non posso tornare da lei???
Perché ogni volta, qualcosa mi strappa da lei???”
Esclamò disperata di fronte ad un Tehan sempre più emotivamente coinvolto.
Che di nuovo udì quella stessa conclusione:
“ Forse perché non è… la mia vita???
Ma allora…sigh…
qual è realmente la mia vita?
Enzucc
00sabato 23 aprile 2005 21:57
I custodi
Il pianto di quella bambina era stato per Tehan come una profonda ferita;
una ferita lacerante che pareva arrecargli tanto più dolore, quanto più si allontanava da quella creatura, uscendo dalla cella.
Ma nemmeno un po’ poté rasserenarsi l’animo, affinché la ferita potesse rimarginarsi!
Appena fuori, infatti, i suoi occhi s’incontrarono con quelli di cerbero, qual era guardia che in quell’occasione si era posta di fronte alla porta ad attenderlo.
“ Avete compiuto quel che dovevate? “ chiese costui con aria sospettosa.
Il giovane annuì, visibilmente infastidito.
“ Quindi “ continuò l’uomo “ avete ben compreso che domattina la bambina sarà condannata? “
Tehan sbottò: “ Credo invero di averlo compreso! Non vi era bisogno di precisazione alcuna! “
La guardia allora si incupì in volto e lo esortò a seguirlo.
Pochi passi bastò muovere, perché giungessero ad un incrocio:
il lungo corridoio si apriva a destra e a sinistra in due stretti passaggi di cui era impossibile intravedere la fine.
Con decisione la guardia voltò a manca;
camminando in quella direzione, Tehan ebbe la sensazione che non solo pareti opposte volessero inesorabilmente stritolarlo per quanto fossero vicine,
ma che anche soffitto volesse impedirgli di procedere in posizione eretta.
Ma quando pensava che sarebbe infine giunto il momento di proceder carponi, per quanto passaggio si facesse impervio, ecco il cammino allargarsi in un’ampia sala illuminata da ardenti bracieri.
Di fronte a loro, si ergeva una maestosa porta bronzea.
“ Qui alloggiano coloro che perpetrano inganni ai danni dell’imperatore!!! “ proclamò sontuoso il soldato.
Con un movimento della mano aprì la serratura di quella porta e invitò il giovane ad entrare.
Tehan mosse pochi passi appena in quel luogo e ne percepì d’impulso il gelo e l’oscurità solo in parte attenuati dal varco lasciato aperto alle sue spalle.
Ma d’improvviso anche quel varco si chiuse.
E quei due nemici lo invasero completamente.
Ben prima che potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo, udì voce sguaiata gridare:
“ AH! AH! ALLA FINE GLI IMPOSTORI FINISCONO PER ROVINARSI CON LE PROPRIE MANI!!!
“ MA… COSA DIAMINE STATE DICENDO??? “ esclamò Tehan, comprendendo di esser stato imprigionato
“ CHE NEJEF POSSA….. “
“ SMETTETELA DI NOMINARE NEJEF INVANO!!!! VOI NON SIETE UN BARTANICO!!!! UN BARTANICO SA BENE CHE I MOCCIOSI NON VENGONO CONDANNATI…..MA ESILIATI NELLE BOLLE MENTALI!!! “
strepitò la guardia.
“ Le bolle mentali…… “ mormorò il giovane.
“ E adesso inganno che voi cercaste di porre.. vi si ritorcerà contro!!! Nemmanco avete idea del luogo in cui inconsapevolmente siete entrato!!! “ urlò l’uomo, che tenebroso saluto gli rivolse:
“ Addio!!! “.
Sgomento avrebbe dovuto invader Tehan a quel punto…
Ma tutt’altri pensieri lo inquietarono:
le bolle mentali.
Qualcosa di cui aveva già sentito parlare e che pareva trasmettergli forte preoccupazione al solo pensiero.
Il suo rimuginare fu però presto troncato dalla visione dapprima tenue e poi sempre più prorompente di tre bagliori.
E quei bagliori presero lentamente forma di spaventoso spettacolo:
tre chimere avvolte in uno sfavillante manto dorato e dallo sguardo palesemente minaccioso.
Per poco davvero Tehan poté restar fermo ad osservarle,
perché repentina una delle tre belve lo assalì, ferendolo al braccio destro.
Quasi contemporaneamente un’altra lo attaccò violentemente al capo e lo fece cadere a terra.
La terza belva allora, immobile fino a quel momento, sprigionò impetuosa fiammata.
Ma Tehan, rimasto sulle ginocchia dopo i colpi ricevuti, non sembrò soffrire quel potere.
Allora le tre belve lo accerchiarono.
E tutte e tre insieme lo colpirono con un nuovo potente getto di fuoco.
Ma anche all’unisono, non parvero compier danno.
Allora il giovane si alzò.
Agitò le braccia in convulsi movimenti
e levò imponente grido:
“ VI FARO’ VEDERE IO COME SI ATTACCA COL FEROCE FUOCO!!!!!!!! “
E dal suo corpo intero scaturì come una devastante spirale di fuoco che colpì tutte e tre le chimere schiantandole al suolo.
Due di esse svanirono nel nulla, stroncate all’istante da quella violenza.
La terza invece cercò di rimettersi in piedi.
Tehan allora si infervorò come per infliggerle il colpo di grazia,
ma d’improvviso s’accasciò sulle ginocchia,
come se le forze l’avessero abbandonato.
Frastornato, guardò la propria veste e pensò:
“ Accidenti! Mi ero dimenticato di quanto fosse gravoso il suo peso… “
Poi osservò di fronte a sé la belva in gravi condizioni e se ne meravigliò:
“ Ma… cos’ è successo qui??? “
Incredibile!
Pareva che forza devastante l’avesse posseduto per tutto il breve tempo di quell’impeto
e poi l’avesse di colpo abbandonato,
senza lasciar di se stessa nemmanco il ricordo.
La chimera chinò il capo, quasi a riconoscere la sconfitta, poi emise un ultimo rantolo e crollò a terra.
Tehan si accostò in modo accorto al suo corpo. Sul dorso vi era una chiave.
L’afferrò.
Appena essa fu in contatto con il palmo della sua mano,
voce tonante si diffuse:
Affrontato avete i custodi di sacra chiave in feroce tenzone,
e uccisi loro, vi siete addossato la solenne maledizione:
se vivo resterete, gloria avrete;
se tra queste mura perirete, nuovo custode sarete.

E ultima parola fu intonata,
che luce intensa l’accecò.
Enzucc
00lunedì 25 aprile 2005 20:40
Yowon, l'imperatore.
Sarebbe stato impossibile per chiunque percepire la benché minima emozione dallo sguardo di Yowon:
occhi gelidi, inespressivi, che risaltavano su di un volto solcato da profonde rughe
e accarezzato appena sulla fronte da canuta capigliatura.
Fasciato in una regale uniforme da ricevimento,
l’imperatore stava seduto su una comoda sedia rivestita di velluto, di fronte alla finestra di una sua camera privata, accarezzando il folto manto di un maestoso cane lupo. Un animale che dalla sua bocca semispalancata lasciava trasparire il profilo di denti aguzzi e dai suoi occhi una spaventosa carica di aggressività.
Solo il calore che gli trasmetteva la mano del suo padrone pareva renderlo mansueto, in un quadro di innaturale immobilità.
Ma l’empatia tra uomo e animale fu troncata dal secco bussar di porta.
E come Yowon digrignò i denti per il nervosismo, anche l’animale parve per un istante mostrarli e arrotarli rabbiosamente come in atto di mordere.
“ Avanti! “ gridò infastidito.
Mosse qualche passo appena nella camera, un affascinante uomo dall’età indecifrabile: una bionda chioma ribelle e alcune cicatrici sul volto ne tradivano il passato da guerriero, ma la cura delle sue mani e del suo vestiario ne sottolineavano l’attuale vita da facoltoso uomo di corte, avvolto com’era in un pregiato mantello di lana, che copriva quasi per intero vestiti dai tessuti ben lavorati, arricchiti da sfarzosi gioielli sui polsi.
Yowon gli rivolse la parola:
“ Credo di riuscire a riconoscere il rumore dei vostri stivali fin da fuori la porta… “.
E sarcastico aggiunse: “ Come quello dei vostri bracciali, del resto… “
Poi si alzò in piedi voltando le spalle alla finestra, mentre il cane, irrequieto, si poneva seduto sulle zampe.
E sgarbato gli chiese:
“ A cosa devo la vostra visita, Kaelian? “
“ Sire “ gli si rivolse l’uomo con fare cerimonioso “ son venuto a rammentarvi i vostri impegni! I vostri cortigiani vi attendono con impazienza già da un po’… “ .
L’imperatore sbuffò rumorosamente.
“ Oh che seccatura!!! Come detesto dedicare anche una stilla del mio tempo a quei mediocri adulatori… “ e prese a marciare nervosamente per la stanza, prima di prorompere di nuovo:
“ Fateli aspettare.... Anzi, no! Dite loro che oggi non riceverò nessuno! “
Il suo interlocutore allora gli replicò contrito:
“ Come volete, sire, ma io da vostro consigliere personale, cercherei di ascoltare le esigenze dei vostri uomini di corte… “
Yowon sembrò compiere un lungo respiro per non esplodere d’ira, ma infine affranto sospirò:
“ Ah, … e va bene!!! Guardate ben in volto chi debba essere ricevuto… e fate entrare solo chi davvero vi pare non poter giungere alla prossima aurora senza parlarmi! Agli altri… dite che li riceverò domani stesso, dopo le solenni esecuzioni! ”
“ Sarà fatto! “ esclamò conciso Kaelian.
E si accomiatò dall’imperatore.
Ma pur essendo porta stata chiusa, questi non si rasserenò,
percependo l’incombenza di una nuova visita.
Ancora infatti udì bussare.
“ Avanti! “ gridò, stavolta più rassegnato che infastidito.
Un uomo completamente bardato in assetto da guerra, gli si presentò:
“ Sire, il capo delle guardie vi porge i suoi… “
“ Va bene… “ lo troncò Yowon “ risparmiatemi l’etichetta che ad uomo come voi per niente s’addice… e raccontatemi alla svelta cosa vi ha portato fin qui! “
“ Oggi è un grande giorno… era tempo che non succedeva qualcosa del genere!!! “ si esaltò l’uomo.
“ Cosa per l’esattezza? “ chiese incuriosito il potente.
“ Maestà, sappiate solo che la torre di Xamai sta facendo sventolare da almeno un po’ di tempo il vessillo blu! “ esclamò sontuoso.
“ Un vessillo blu??? Accidenti… devo dunque dedurre che le nostre prigioni imperiali stanno per esser aperte per qualche ospite importante! “ commentò soddisfatto l’imperatore, accarezzandosi il mento.
“ E’ un occasione di vanto per le nostre truppe!!! Col vostro permesso, vi farei portare un vino prodotto dai migliori vigneti! “ s’infervorò l’uomo.
“ Vada per il vino delle MIE vigne… “ precisò contrariato Yowon.
Che aspramente continuò:
“ Ma non vedo qual vanto ci possa esser per voi, visto che sappiamo bene a chi si debba dire grazie per questi regali… “
Il capo delle guardie allora restò intimidito in ossequioso silenzio, mentre l’imperatore
fece chiamare uomini della servitù, perché fosse portato da bere.
Ma ben prima che vini pregiati, fu il suo consigliere a varcare nuovamente la soglia della camera.
“ Oh Kaelian siete tornato! “ gli si rivolse stupito Yowon. “ Dalla vostra celerità, devo dedurre che forse nessuno aveva tutta quest’urgenza di parlare con me… Pertanto unitevi al brindisi che inizierà a breve!!! Un prigioniero importante dovrà presto esser accolto da voi nelle prigioni imperiali!!! “
“ Sire, con tutto il rispetto… “ fece Kaelian con voce preoccupata
“ non vorrei rovinarvi il brindisi… ma temo di dover esser per voi latore di una gran brutta notizia… “
E detto ciò, guardò assai torvo il capo delle guardie:
“ Osservando alla finestra ho scorto che la torre di Xamai sta sventolando da alcuni istanti il vessillo rosso e quello giallo! “
Yowon scoppiò in una risata feroce.
“ Ah ah ah ah … ecco quello che si meritano i superbi come un capo delle guardie come voi!!! ”
“ Ma…ma io …. Non so come sia potuto accadere!!! “ biascicò l’uomo.
“ Io invece lo so bene com’è potuto accadere! Da inetto quale siete vi siete circondato di altri inetti! E adesso qualcuno sta cercando di fare l’eroe!!! “ esplose di collera Yowon.
“ Colui che ha ucciso i custodi ed è entrato nel Palazzo, non avrà lunga vita! “ assicurò il comandante, evidentemente atterrito da quella rabbia.
“ Non deve aver lunga vita! “ tuonò minaccioso il potente. “ E mi auguro per voi che… diventi al più presto il mio nuovo custode! “
Il capo delle guardie accennò allora un goffo inchino e si precipitò fuori dalla camera,
mentre Kaelian restò solo con l’imperatore.
Quest’ultimo gli rivolse la parola, con un tono inaspettatamente aspro:
“ Kaelian, voi sapete quel che penso di voi, vero? “
“ Non comprendo cosa intendiate, Sire… “ fece perplesso l’uomo.
“ Non mi resta ancor molto da vivere su questo trono, e non m’importa di nasconder le mie considerazioni sugli esseri che mi circondano… “ affermò Yowon, e
avvicinandosi così tanto da poter sentire il respiro del suo interlocutore, gli rivolse sferzanti parole :
“ Credo che in questo momento mi potrei fidare di più di una vipera assassina che di voi…”
Kaelian restò attonito in ascolto senza fiatare.
E l’imperatore proseguì, tagliente:
“ Ma del resto voi dovete obbedirmi, perché vi conviene ancora farlo…finché IO sarò imperatore! “.
Non constatando alcuna reazione da parte del suo consigliere, Yowon tornò lentamente a sedere e la sua mano riprese intimo contatto col manto del suo cane lupo.
Poi si schiarì la voce e parlò di nuovo:
“ Ma un’altra cosa è certa: se siete diventato il mio consigliere personale, è perché
non ho dubbio alcuno sulla vostra scaltrezza… “ e, arrestatosi per un momento, concluse:
“ Ecco perché affido a voi, sovra tutti gli altri, il compito di liberarmi da questo curioso viandante impiccione!
E nel più assoluto silenzio, ovviamente… “
A quel punto, Kaelian prese il coraggio a due mani per pronunciar verbo.
E dalla sua bocca uscì uno scarno:
“ Sarà fatto…” .
E lesto, abbandonò la camera.
Enzucc
00giovedì 28 aprile 2005 20:13
Il cortile dell'Avorio
Appena luce si fu dissolta e i suoi occhi poteron riprendere a vedere,
Tehan restò senza fiato per il nuovo contesto che gli si mostrava.
Come se fosse stato possibile squarciare le mura di ambienti oscuri e soffocanti
ed improvvisamente esser catapultati in uno spazio aperto, pregno di vita,
adesso il giovane si ritrovava in un ampio cortile,
brulicante di gente e contornato da affascinanti edifici,
alla luce d’un pallido, ma pur gradito sole.

Che posto era mai, quello in cui si trovava?
Guardò attorno a sé
e parve trovar risposta
in un sontuoso monolito di pietra:

“ IL CORTILE DELL’AVORIO
V’ ACCOGLIE IN TUTTO IL SUO SPLENDORE:
SOL PICCOLA PARTE
DEL PALAZZO DI YOWON, SUO SIGNORE “

“ Il cortile dell’Avorio… “ pensò tra sé e sé Tehan.
“ E’ forse questo il luogo che introduce al palazzo dell’imperatore!? “
Immerso in sensazioni intrise in egual misura di perplessità e meraviglia,
il giovane osservò inquieto le persone che numerose si aggiravano, e si domandò:
“ Ma com’è possibile che io mi sia ritrovato d’improvviso in questo posto e nessuno m’abbia visto?
Qui non c’è traccia alcuna di porte o varchi… “
Poi rifletté sul suo recente scontro e concluse:
“ Forse da quelle orribili creature nell’oscurità delle prigioni, si è scaturito qualche incantesimo a me ignoto… “
Si convinse pertanto che effettivamente questo fosse accaduto.
Si sistemò accuratamente il cappuccio sopra la testa e fece particolar preghiera:
“ Spero che con questa veste indosso, almeno tra queste mura,
io possa non destare turbamento alcuno, in coloro che animano questo luogo! “
Poi, aguzzando gli occhi,
scorse non troppo lontane le sagome di due edifici adiacenti…
Incuriositone, pensò di farne la prima meta del suo cammino.
Enzucc
00domenica 1 maggio 2005 15:07
L'Armeria Imperiale
Di fronte a Tehan si parava l’imponenza di due strutture, che scritte a caratteri cubitali presentavano come l’Armeria e la Biblioteca Imperiali.
“ Accidenti! “ commentò. “ L’armeria e la biblioteca in due edifici separati dal resto del Palazzo Reale… “ e guardandosi attorno, esclamò estasiato: “ E’davvero incredibile la vastità della dimora di Yowon! “.
Trovandosi di fronte ad una scelta, il giovane decise di recarsi in primo luogo nell’armeria: egli reputava infatti che dalla storia delle armi ivi custodite si potesse comprendere molto del passato della città di Rastebana.

Varcato l’ampio atrio che accoglieva i visitatori,
era possibile accedere in un salone dalle alte pareti,
a cui erano addossati arazzi raffiguranti valorosi uomini a cavallo e guerrieri in battaglia;
uno di essi in particolare, più sontuoso degli altri, rappresentava l’imperatore Yowon in combattimento,
come scritta sotto impressa recitava: “ Yowon, il condottiero “.
Nel suo complesso,
il salone ospitava su robusti tavoli in quercia
le lame larghe e acuminate di gladi e daghe,
come le lignee aste di lunghe lance
stese su velluti di bianco lucenti.
Ma il candore di quegli stessi, era a tratti interrotto da purpureo colore.
Lo stesso che Tehan ben poté notare, a far da giaciglio per
lancia di forgia assai pregiata che si era arrestato a guardare con particolare attenzione.
Mentre era assorto a fissarla, anche qualcun altro si interessò ad essa.
Il giovane si voltò appena e vide un uomo elegantemente vestito che pareva star illustrando le meraviglie dell’armeria ad un vispo adolescente.
“ Con questa lancia il comandante Seakel combatté eroicamente contro l’esercito di Drenabarte! “ proferì orgoglioso l’uomo, indicando l’arma.
Il ragazzo la guardò con occhi appassionati ed esclamò:
“ Padre, spero un giorno di poter diventare valoroso come costui! “
Ma l’uomo si oscurò in volto. E severo:
“ Beh.. di esser come lui valoroso ve lo auguro di cuore… spero che in realtà follia non vi colga come con lui ha fatto! “
“ Cosa intendete dire? “ chiese intimorito il ragazzo.
“ Il velluto porpora che vedete è il velluto su cui posano le armi degli alti traditori. “ gli spiegò.
“ Degli alti traditori? Ma padre, non avevate appena decantato il suo eroismo? “
“ Oh certo, figliolo! I comandanti sono sempre stati uomini valorosi…
e vorrei vedervi pregno delle loro virtù piuttosto che dell’inettitudine delle guardie imperiali!!!” disse con enfasi l’uomo, ponendo una mano sul capo del figlio. E mesto continuò:
“ Ma errore ha colto questo comandante, che è venuto meno alla Somma Legge di Rastebana…e domani sarà per questa condannato! “
“ Ma di che legge si tratta? “ domandò il ragazzo.
“ Non saprei spiegarvelo di preciso… Quel di cui lo accusano è il fatto che la sua mente abbia varcato i confini di questo mondo… “ spiegò vagamente il padre.
“ Non comprendo… “ restò perplesso il giovane interlocutore.
“ Forse col tempo… molto tempo…comprenderete… “ lo rassicurò l’uomo.
E poco silenzio vi fu, prima che altra domanda venisse posta dal giovinetto:
“ E adesso chi è alla guida dell’esercito? “
Il padre abbassò lo sguardo e quasi con malinconia rispose:
“ Al momento non è stato trovato ancora un uomo all’altezza…
ed in questo frangente di relativa pace, Yowon non si è ancora preoccupato di una nuova investitura…
pertanto il capo delle guardie è attualmente alla guida anche dell’esercito. “
“ Ed è anch’egli un uomo virtuoso? “ chiese il fanciullo.
“ Tutt’altro…” rispose il genitore, scuotendo il capo. “ E’solo un superbo … che si è fatto strada più con l’inganno che con il valore… ed è infin giunto alla massima carica che potesse essere attribuita ad un inetto… capo delle guardie imperiali, appunto! ”
“ Ma padre, non dovrebbe essere invece incarico di prestigio? Non son forse le guardie che difendono Rastebana? “domandò.
“ Badate bene! “ intonò solenne l’uomo. “ Le guardie si limitano a punire coloro tra gli abitanti della roccaforte che vengano meno alla Somma Legge… e non sono certo loro a stabilire chi debba esser punito, ma cariche ben più importanti della città!
E’ l’esercito invece che, muovendosi per il deserto del Gaab, rinforza la barriera del nucleo che difende la roccaforte. Ed essa impedisce l’ingresso di estranei! “
E dopo quel discorso, chinò il capo e tristemente aggiunse:
“ Ma senza comandante, anche l’esercito è allo sbando!
Ecco che così oggi un intruso è entrato nel palazzo! E questo con un comandante alla guida dell’esercito non sarebbe successo! “
Dopo aver ascoltato, rapito, quelle parole, il ragazzo proferì di nuovo verbo:
“ Padre, voi dite che le guardie siano incapaci…
Eppure oggi ho sentito alcuni uomini tra loro, vantarsi della presenza di un prigioniero importante nelle prigioni imperiali! “
“ Oh sì… gran vanto per le nostre guardie,
pagare mercenari in giro per altre dimensioni, perché catturino cavalieri che han compiuto sgarbi a Nejef o ai suoi seguaci! “ proruppe sarcastico l’uomo.
E, guardando in alto come per ricordar qualcosa, continuò:
“ Sapete figliolo, ho anche presente uno di questi, per così dire, avventurieri…
Mi torna in mente l’immagine di un uomo con due occhi di colore differente… forse è stato proprio lui a condurre qui il nuovo prigioniero! “
“ E quale sarà il destino di quest’ultimo? “ domandò il fanciullo.
“ Ritengo che più tardi sarà visitato da Kaelian, il consigliere personale dell’imperatore e, in quanto nemico del Sommo, sarà con ogni probabilità giustiziato domani all’alba dopo i condannati di Kharaba…” sentenziò l’uomo.
Il ragazzo annuì.
Poi il padre gli diede una pacca sulla spalla e lo invitò a seguirlo:
“ Adesso venite con me, ho ancora tante altre cose da farvi vedere… “
E i due si allontanarono dalla lancia che era stata all’origine della loro discussione.
Tehan vi aveva assistito, senza che lo avessero degnato della benché minima attenzione,
ed aveva ascoltato silenziosamente senza lasciarsi sfuggire nemmeno una parola.
Di tutto quel dialogo,
qualcosa in particolare lo induceva a riflettere: l’immagine dell’uomo dagli occhi di colore diverso…
Ma stavano forse parlando di Felsiner? E se stavano parlando di lui, chi era poi il prigioniero in questione?
Enzucc
00martedì 3 maggio 2005 15:49
La Biblioteca Imperiale
Dopo la visita all’Armeria, Tehan pensò di varcar la soglia anche dell’adiacente Biblioteca Imperiale.
Nell’elegante cornice di pavimenti in marmo, pareti affrescate e librerie in legno pregiato, il giovane non poté non restar ammaliato anche dallo sconfinato numero di tomi ordinatamente disposti.
“ Magnifico! “ esclamò, restando a bocca spalancata. “ Peccato non poterne ampiamente usufruire… “
Egli infatti percepiva chiaramente di non aver tanto tempo a disposizione per potersi dedicare alla ricerca di testi che lo aiutassero nella sua missione; riteneva invece che sarebbe stato meglio tener ben presente quel luogo, caso mai per una visita successiva, laddove nel corso della sua perlustrazione all’interno del Palazzo, avesse trovato qualcosa di più specifico su cui indagare.
Fu cosi che dopo un breve giro, in cui Tehan osservò diverse persone assorte in silenziosa consultazione,
credette fosse giunto il momento di dirigersi verso altre mete.
Ma nemmeno poté voltarsi verso l’uscita, che suoi orecchi furon attratti da tenue ed indecifrabile verbo umano, che d’improvviso venne ad insidiare l’innaturale silenzio in cui era immersa la biblioteca intera.
Si guardò attorno come per scovarne la fonte e dopo poco scorse, seduti in disparte ad un tavolo seminascosto da imponenti librerie, un anziano e una fanciulla intenti in pacata conversazione.
Avendo cura di celarsi dietro quella montagna di libri, restò lì, sperando di poter trarre da quel dialogo qualche preziosa informazione, come nell’Armeria.
Con lo sguardo rivolto su di un libro apparentemente dedicato alla scultura rastebanita, Tehan cercò di focalizzare tutta la sua attenzione sulle parole dei due interlocutori.
Le prime che riuscì ad udire distintamente furono quelle del vecchio:
“ … e adesso è bene che vi spieghi alcune cose importanti nella traduzione di questi antichi testi.
Ma innanzitutto mi preme chiedervi che cosa sappiate voi del nafarense… “
“ In verità ne ho sentito parlare come del linguaggio del passaggio… “ rispose vagamente la giovane.
“ Giusto… “ annuì compiaciuto l’anziano. “ Il nafarense è la lingua che potenti esseri adottano per il passaggio da dimensione maggiormente benefica a dimensione malefica. Ma avete per caso idea del perché un mago possa a volte adottare il linguaggio imperiale assieme al nafarense? “
La ragazza restò in pensieroso silenzio, fino a sussurrare imbarazzata:
“ Uhm… questo lo ignoro…. “
L’uomo allora storse le labbra in una smorfia di disappunto e con pazienza spiegò:
“ Quando un mago deve coinvolgere in un proprio incantesimo, difensivo od offensivo che sia, un altro essere umano cosciente che non abbia questo potere… allora porrà l’invocazione in doppia lingua…
se per esempio io fossi un mago potente e volessi trasportarvi da una dimensione ad un’altra e padroneggiassi l’arte del fuoco, griderei << Samameth! Fuoco Sacro! Samameth! >> “
La fanciulla lo ascoltò attenta e quand’egli ebbe concluso, gli domandò:
“ Maestro, credo di aver compreso il vostro discorso, ma voi avete parlato di persona cosciente… e se invece codesta persona cosciente non fosse? “
L’uomo rispose semplicemente:
“ Allora il mago si limiterebbe ad invocare in nafarense… “
La ragazza rimase a meditare con una certa perplessità su quelle informazioni finora a lei ignote.
Il suo maestro allora ne avvertì le difficoltà e pensò bene di incoraggiarla:
“ Mi raccomando! E’ necessario che voi conosciate queste cose, perché abbiamo bisogno di nuove genti che possano lavorare in questa biblioteca! “
Poi, un velo di malinconia lo avvolse, mentre continuava a rivolgersi alla sua allieva:
“ Una donna che custodiva questi sacri testi con me è stata purtroppo condannata… e domani il suo destino sarà compiuto. “
“ Sì, maestro… Ho saputo! “ fece la ragazza, sgomenta.
“ Ma perché? Perché è stata accusata di alto tradimento? “
“ Non saprei dirvi con esattezza…” rispose l’uomo, sconsolato. “ So che è stata punita perché… ha provato ad allontanarsi da questa terra… Ed ha violato la Somma Legge di Rastebana che prevede che i suoi abitanti debbano restare saldamente ancorati a questa realtà, altrimenti saranno puniti… e sarà quello che accadrà a questa donna nella Piazza della Genesi. La stessa dove successivamente sarà condannato anche il prigioniero che giunge da un’altra dimensione… “
“ E quindi il popolo domani assisterà anche alla condanna di quest’ultimo? “ chiese atterrita la ragazza.
“ Ah…” sospirò tristemente il maestro “ Come si vede che Rastebana vi tiene ancora saldamente legata a sé!
Ma credetemi…
La vostra salvezza presente sarà il non vedere chi viene da lontano;
ma in realtà la vostra salvezza futura sarà il distinguerne marcatamente i contorni.

La fanciulla restò pietrificata di fronte a quelle parole, tanto incomprensibili per lei.
L’uomo allora volle distoglierla da pensieri troppo gravosi per la di lei mente:
“ Orsù, mettiamoci al lavoro ora! La copia di questi tomi deve procedere alla svelta e il nostro lavoro è quanto mai fondamentale per tutto il Regno! “
e le sorrise invitandola a gettarsi a capofitto nella lunga opera.

Quand’ebbe constatato il silenzio che di nuovo avvolgeva la biblioteca, Tehan si allontanò lentamente dal posto in cui si era arrestato.
Nel dirigersi verso l’uscita, rifletteva dentro di sé sul fatto che non avesse poi saputo molto di cui non fosse già a conoscenza da quel dialogo. Forse solo qualcosa in più su quel linguaggio nafarense, che all’inizio gli era totalmente sconosciuto, era riuscito effettivamente ad ascoltare.
Ed in realtà, se ripensava anche solo per un istante a quegli ultimi nuovi particolari scoperti, provava una vaga e indefinibile sensazione di fastidio, che non sapeva proprio a cosa imputare.
Qualcosa che gli pareva di aver già provato fin dal risveglio nel rifugio di Tejedor.

[Modificato da Enzucc 03/05/2005 15.50]

Enzucc
00venerdì 6 maggio 2005 18:13
" Giochiamo per far vivere Rastebana! "
Quando Tehan ebbe abbandonato la Biblioteca, il suo primo impulso fu quello di levare il proprio sguardo al cielo: nuvole invadenti avevano preso il sopravvento su lucenti raggi, già da prima osteggiati, che in quel momento parevan esser stati inesorabilmente vinti.
Fu poi distolto dal suo osservare, quando avvertì uno scuotente brivido di freddo, segno di come si fosse fatto vivo anche uno sferzante vento gelido, a render quel ritratto ancor più cupo.
Eppure, aggirandosi per il Cortile dell’Avorio, Tehan trovò modo di distaccarsi da quelle grigie sensazioni,
lasciando che i suoi occhi potessero ancora ammirare lo splendore delle facciate di musei d’arte, di mostre di artigiani, di saloni di orefici… Tutte strutture che nel loro insieme rendevano ben radicata in lui l’idea che fosse propria del popolo rastebanita un’innata passione per le arti in ogni loro espressione.
Ma la sua mente non poté procedere a lungo, serena, lungo quei leggiadri sentieri…
Infatti, non era ancora lontano lo smarrimento evocatogli dalle conversazioni a cui aveva furtivamente assistito!
E fu proprio quando era immerso in quei pensieri, che riuscì a scorgere, seminascosta tra due sontuosi edifici, una stradina che era passata inosservata al suo iniziale sguardo.
Incuriosito, Tehan si avvicinò ad essa con passo svelto;
e più il suo sguardo ne delineava i contorni, più suoi orecchi udivano canti e urla in un caotico intreccio, provenire da quella direzione.
Quando mise piede nell’angusto ambiente di quella stradina, gli parve di toccar con mano un volto nascosto di Rastebana: quello della miseria, di genti dai vestiti laceri e contusi che improvvisandosi suonatori o cantastorie chiedevan con occhi supplicanti una moneta che li gratificasse della loro umile arte.
E Tehan procedette lentamente lungo quel vicolo su cui si proiettava l’ombra di uno dei due edifici, intimamente emozionato dai fragorosi suoni che lo attorniavano.
Dopo che ebbe mosso lunghi passi, cominciò ad intravedere come una luminosità attraente in fondo alla stradina: in quel momento, il sole aveva di nuovo fatto capolino tra le nuvole.
E assieme a quella luminosità, la sensazione che quella viuzza si stesse per aprire in un immenso spazio aperto.
E Tehan vi si ritrovò, appena ebbe compiuto poc’altro cammino;
ma mai avrebbe immaginato a quel punto, un simile spettacolo:
tra viali costeggiati da rigogliose siepi e verdi prati che offrivan sostegno a maestosi alberi, vide di fronte a sé quello che era senza dubbio un magnifico giardino.
E quel quadro era reso ancor più rappacificante da urla di bambini che correvano gioiosi.
Ma anche in quell’idillio, Tehan notò qualcosa che d’improvviso lo fece inquietare:
dei bimbi che giocavano a fare i guerrieri con dei bastoni, ma che… perbacco! Erano in tre e stavano per accanirsi contro una bambina!!!
“ Che cosa state facendo! “ accorse il giovane, scagliandosi contro i tre maschietti.
Ma ben prima che potesse raggiungerli, questi fecero cadere i bastoni e cominciarono un festoso girotondo attorno alla bambina, urlando: “ Paura! Paura! “
Tehan restò lì impalato a fissar la scena.
Poi i tre bimbi si allontanarono da quel luogo e corsero verso di lui, ignorandolo e quasi travolgendolo con il loro impeto.
La bambina invece restò ferma a guardare in direzione del giovane.
Rimase per un po’ assorta in quello sguardo.
Poi gli si avvicinò.
“ Chi… chi siete? “ gli domandò, intimorita.
Tehan, sorpreso dal sentirsi rivolgere la parola, rispose vagamente:
“ Sono una persona… che viene da lontano. “
“ Da lontano? Quanto lontano? “ chiese la bimba, intrecciandosi un dito tra i lunghi capelli, con aria perplessa..
“ Molto… lontano “ rispose il giovane, spianando il volto in un largo sorriso.
Allora la bambina, fortemente rasserenata, accostò il palmo della propria mano a quello del suo interlocutore.
Ma appena l’ebbe toccato, abbassò mestamente gli occhi:
“ Siete forse andato a trovare la mia amica? “
Tehan, inizialmente disorientato, comprese, poi, a chi si stesse riferendo e,
scosso, annuì lievemente col capo…
“ Sapete…” continuò la piccola “ giocavamo sempre insieme… poi però qualche giorno fa è andata via… sapete forse dove è andata? “ rivolgendosi con un visino triste.
“ E’… è in un altro posto… “ rispose il giovane, chiaramente consapevole di non poter raccontare la verità.
“ Oh… sta giocando in un altro posto? “ restò delusa la bambina. “ Forse non voleva giocare più con me? “
“ No… piccola.. cosa dite! Se ne è andata, perché… i bimbi devono fare anche altre cose, oltre a giocare… e lei è andata via per un po’, perché aveva altre cose da fare… “ spiegò Tehan, provando a narrare una storia che paresse credibile.
“ Ma noi bimbi dobbiamo giocare soltanto! “ si lamentò la piccola.
Il giovane allora la fissò severo e l’ammonì:
“ Ma ci sono tante altre cose che un bambino possa fare! Perché credete che i bambini debbano giocare soltanto? “
“ Perché noi….in questo giardino… Giochiamo per far vivere Rastebana! “ esclamò la bimba.
“ Per far vivere Rastebana!? “ sgomentò Tehan.
“ Sì… a noi bambini è stato detto proprio questo: << Bambini… Giocate! Pensate solo a giocare in questo giardino e solo quando vi sentirete stanchi, lasciate cadere i vostri corpi sull’erba. Più giocherete e più Rastebana potrà vivere.>> “
E timorosa aggiunse: “ E certe volte ci è stato detto anche così: << Badate che solo i bimbi buoni resteranno, quelli cattivi se ne andranno via! >> “
Tehan restò fortemente turbato da quel racconto.
Poi la bimba proseguì.
“ Sapete cosa mi ha raccontato la mia amica, prima di andare via?
“ Ditemi… “ la invitò a parlare, il giovane.
“ Mi ha raccontato di un bellissimo sogno… di una donna che la baciava e l’accarezzava, tenendola tra le braccia e che diceva di essere la sua mamma… “
E con aria interrogativa si rivolse a Tehan:
“ Ma è una cosa cattiva avere una mamma? “
“ Perché mai dovrebbe esserlo? “ rispose il giovane, atterrito,
ma ancora ignaro di ben più sconvolgente domanda, che gli sarebbe stata posta:
“ Ma allora perché la mia amica se ne andata via? E’ stata una bimba cattiva a sognare di avere una mamma!? “

[Modificato da Enzucc 06/05/2005 18.14]

Enzucc
00sabato 7 maggio 2005 19:22
" Non troverete altra via al di fuori di me! "
Tehan era rimasto fortemente turbato dalle riflessioni della bambina;
e non solo le sue parole, ma anche la scena dei tre maschietti che si accanivano contro di lei,
si affacciavano con insistenza nella sua mente, trasmettendogli un’inspiegabile inquietudine.
Conscio dell’inutilità di restare ulteriormente in quel giardino,
il giovane decise di allontanarsene,
e non scorgendo nessun altra via d’uscita al di fuori del vicoletto che l’aveva condotto sin lì,
lo ripercorse a ritroso.
Cominciò a compiere pochi passi in quel rumoroso e angusto mondo,
completamente immerso nelle sue meditazioni,
finché gracchiante voce non ridestò la sua attenzione verso l’esterno:
“ Straniero, avete l’aria smarrita di chi non sa che sentiero percorrere… posso forse aiutarvi? “
Tehan si riprese di colpo dai suoi pensieri, e, voltandosi d’istinto, notò seduto contro il muro alla sua destra,
un uomo coperto da una rozza tunica scura e dal volto celato dietro una maschera d’argilla dalla triste espressione.
Il giovane, individuando in lui la persona che doveva avergli rivolto parola, disse:
“ Siete forse voi che potreste aiutarmi? “
L’uomo restò serenamente seduto e con un ampio cenno delle braccia, rispose:
“ Io conosco i dubbi che vi stanno assalendo e… potrei esser anche in grado di risolverne alcuni! “
E ironico aggiunse:
“ Purché abbiate una moneta da offrire a questo povero mendicante! “
Perplesso, Tehan prese a frugare nervosamente nelle proprie tasche, convinto in realtà di non possedere alcunché di valore. Ma con sua enorme sorpresa, scovò alcune monete nella sua veste sotto il mantello e le pose in bella mostra sul palmo della propria mano.
“ Oh… vedo che allora volete ascoltarmi! “ si compiacque l’uomo.
“ Sì… ma mi inquieta non poco il dover parlare con una persona che non mostri il proprio volto… “ si piccò Tehan.
“ Oh…. Me ne dispiace assai. Ma davvero siffatta maschera non fu fatta per scena, ma affinché io potessi celare il mio volto deturpato da feroci fiamme, agli occhi di genti troppo impressionabili… e artigiano mi fece tal maschera apposta, che triste volli, com’ero allora e son tuttora! “
Il giovane allora ne fu convinto e lasciò cadere una moneta nella mano del mendicante.
Questi la osservò.
“ Oooh! Una moneta bellissima! “ esclamò, meravigliato. “ Raffigura un volto umano con gli occhi chiusi… “
E in silenzio restò fisso a guardare Tehan, con insistenza.
Il giovane non resse a lungo quello sguardo e dopo un po’ distolse i suoi occhi dall’uomo, per osservar di nuovo la povera gente che abitava quel posto.
E notando che nessun verbo veniva più da labbra di mendicante, pensò lui di rivolger parola:
“ Mi sapreste dire chi sono questi esseri abbandonati a condizione così misera? “
L’uomo rimase ancora assorto in un mistico silenzio, finché d’un tratto sospirò e rispose a interrogativo postogli dal giovane:
“ Costoro sono gli spiriti di Kharaba! “
“ Spiriti!? “
“ Sì. I condannati, una volta giustiziati, divengono spiriti, obbligati per l’eternità ad abitare questo oscuro posto. “
Tehan restò attonito.
Poi fu il mendicante a parlar di nuovo:
“ Adesso voglio fare io una domanda a voi: avete per caso una vaga idea di chi io sia? “
Notando il disorientamento del giovane, egli si presentò così:
“ Io sono il sentiero che cercavate… colui che assapora le anime con cui viene a contatto e che apre i suoi cancelli a chi è giusto che venga fatta strada… “
Tehan resto alquanto scettico di fronte a quell’affermazione, e con quello stesso scetticismo, domandò:
“ E, di grazia, dove porterebbe mai, questo sentiero? “
Inaspettatamente l’uomo si alzò in piedi e con un impeto vigoroso delle mani, afferrò il giovane per le braccia, scuotendolo.
“ Non è forse alla corte di Yowon che volete arrivare? E se davvero questa è la vostra meta, credetemi! Non troverete altra via al di fuori di me! “
Allora, spavaldo, Tehan gli ribatté:
“ Se è vero quel che dite, allora fate in modo che io possa percorrerla! “
Il mendicante continuò a tener fermo il giovane per le braccia. E con tono di voce stavolta meno imponente, lo ammonì:
“ Io non avrò problema alcuno a farlo,
ma badate bene!
Finor molti non vi videro,
perché ciechi eran e ciechi rimasero;
e chi vi vide,
fu perché cieco più non era.
Costoro che incontrerete ora,
vi vedranno!
Ma non perché ciechi non siano,
ma perché lor potere
rese cosa vana che essi vedessero. “
Tehan espresse lieve titubanza di fronte a quella astrusa filastrocca; poi però la voglia di proseguire la missione assegnatagli prese il sopravvento:
“ Messere, ho bisogno di raggiunger il sommo potere di questa città… e non m’importa se sarà rischioso! “
Il mendicante continuò a scrutare il giovane, poi proferì parola:
“ Allora, sia fatto ciò che volete! “
E con un rapido gesto della gamba batté un piede per terra.
In un istante la viuzza si spopolò.
Rimasero solo Tehan e il mendicante.
Il giovane si atterrì.
E l’uomo lo scosse da quella sensazione, incoraggiandolo a voce alta:
“ Adesso percorrete il vicolo lungo la direzione da cui siete venuto: seguite la luminosità del sole e non potrete sbagliarvi! “
Senza che il mendicante dovesse aggiungere altro, il giovane si diresse pertanto verso la direzione indicatagli.
Verso una destinazione ignota…

[Modificato da Enzucc 07/05/2005 19.23]

Enzucc
00sabato 14 maggio 2005 12:39
Il folle piano di Zalko
“ E dunque mi state dicendo che mio padre si è molto adirato con voi per colpa di quest’impostore entrato nel Palazzo… vero? “.
Zalko, terzogenito dell’imperatore, aveva posto quella domanda al capo delle guardie, senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla finestra della saletta adiacente al Salone delle Investiture.
E senza che i suoi occhi scuri, vuoti di luce, neanche facessero finta di incontrarsi con quelli del suo interlocutore, ricevette risposta:
“ Esattamente, signore… “
Soltanto allora, il giovane decise di voltarsi verso l’uomo.
Chiunque avesse avuto la possibilità di osservare Zalko in tutta la sua persona, non avrebbe non potuto rimanerne inorridito: un omaccione pingue, dalla chioma scompigliata e dal vestiario palesemente trasandato, su cui sovra ogni cosa spiccavano rozzi bracciali ed un vistoso ciondolo di pessimo gusto.
Con un sorriso idiota stampato sul volto, scrutò da capo a piè il capo delle guardie, per poi parlargli così:
“ Beh, mio padre non ha tutti i torti… un tempo questo non sarebbe successo! “
E truce precisò:
“ E se è successo è a causa della vostra inettitudine, Hrovat! “
L’uomo scrollò il capo in atteggiamento di infinita costernazione.
Ignaro però della spiazzante prosecuzione del discorso di Zalko:
“ Ma sapevo anche di potermi fidare della vostra inettitudine… che ha fatto sì che il mio piano per l’ascesa al trono potesse procedere lungo la giusta via! “
Hrovat si paralizzò in una maschera di stupore.
Dalla quale però fu ben presto scosso:
“ Cancellate dal vostro viso quell’espressione da babbeo…del resto dovreste sapere perché ho esercitato ascendente su mio padre, affinché veniste scelto come capo delle guardie! “
E avvicinandosi all’uomo quel tanto che bastasse, perché potesse esser invaso da sgradevole tanfo di vino da proprie fauci prodotto, aggiunse:
“ Solo voi potevate mettere a guardia dei cancelli, uomini di così basso potere spirituale, tale da non poter vedere alcun essere proveniente da altre dimensioni! “
“ Esseri di altre dimensioni!!?? “ esclamò inebetito Hrovat. “ Sono potuti entrare esseri di altre dimensioni, nonostante l’imponente barriera mentale nel deserto del Gaab !? “
Zalko affondò una mano nella folta barba, prima di lasciarsi travolgere da improvvisa enfasi:
“ In questo momento la barriera potrebbe attraversata da chiunque!
E questo perché mio padre, colui che la regge per mezzo del suo esercito, si sta indebolendo nella sua forza… e personalmente non bramavo che potesse accadere nulla di meglio!
E constatando la meraviglia di Hrovat, continuò nel suo discorso, rivolgendogli un sorriso beffardo:
“ Voi, poi, avete fatto il resto… facendo modo che un uomo di Tejedor potesse indisturbato penetrare nel Palazzo.. e sarà proprio lui l’artefice del gesto, da cui trarrò linfa vitale per la mia salita al potere! “
Il capo delle guardie allora, visibilmente colpito da tanto ardore, tentennò non poco a porre quesito al giovane:
“ Signore… perdonatemi, ma… come può un sol uomo recitare un ruolo decisivo nella vostra successione a Yowon? “
Allora Zalko si voltò nuovamente verso la finestra e, accostate le mani al vetro, spiegò con parole accurate:
“ Hrovat, io sono di gran lunga più potente dei miei fratelli… e la mia forza mentale è tale che io possa prevedere qualsiasi loro movimento e che ogni mia mossa sia invece imprevedibile ai loro occhi…
Sarà così che quest’uomo arruolato da Tejedor si introdurrà furtivamente nelle stanze di Kar… e lo avvelenerà nel sonno senza ch’egli possa accorgersene! “. E recando una mano al petto, come ad indicar se stesso, aggiunse: “ E sarò io stesso a dargli il potere affinché la sua presenza non venga percepita da mio fratello, quando inalerà le polveri della magia del << veleno di serpente >>! “
Gli occhi di Zalko parvero quasi voler uscire da lor orbite, mentre proseguiva in superbo impeto:
“ Quando poi solenni suoi funerali saranno celebrati ed io e mia sorella saremo davanti alla folla a tesserne tristi elogi, IO l’accuserò di averlo fatto uccidere! E quale prova di tal delitto, l’uomo di Tejedor si mostrerà alla gente quale assassino e ben in evidenza porrà gioiello da lei regalato quale ricompensa… “ e, mentre parlava, estrasse dal mantello una spilla tempestata di brillanti, aggiungendo con sottile ironia: “ Gioiello di cui in verità è stata privata a sua insaputa… “
Poi Zalko rivolse di nuovo il suo sguardo a Hrovat, proseguendo nella sua delirante previsione di accadimenti futuri:
“ Allora ella per istinto glielo strapperà di mano come per discolparsi… ma ignara ne trarrà veleno, di cui pregno, e d’istante cadrà morta…
Seguiranno attimi di sgomento tra la folla! Ma IO riprenderò in mano gli eventi ordinando alle guardie di arrestare quell’uomo che aveva potuto aggirarsi per il Palazzo a compier crimini, così indisturbato…
SARA’ ALLORA CHE LEVERO’ LE BRACCIA AL CIELO E IL POPOLO STESSO NON POTRA’ FAR ALTRO CHE ACCLAMARMI COME SUO NUOVO IMPERATORE!!!! “ e nel pronunciare le ultime parole, esplose in una risata così feroce, da far sbiancare in volto il pavido Hrovat.
E quest’ultimo, solo quando vide che il potente pareva placarsi da tanto invasamento, osò domandare:
“ Signore… mi…mi.. …sembra un piano ingegnoso… ma come pensate che questo giovane possa introdursi nel Cortile del Diamante, ove alloggiano i potenti di questa Roccaforte? Sapete bene che Minar il mendicante ha ordini ben precisi… solo i rastebaniti hanno accesso ai luoghi superiori e solo per le evenienze solenni! “
Zalko si accigliò infastidito prima di rispondere:
“ Minar già è stato da me istruito al proposito… e non escludo che il giovane sia già nei pressi del nucleo vitale di Rastebana… “
Poi il potente distolse la propria attenzione da Hrovat per mormorare tra sé e sé:
“ Certo…è un peccato che un giovane così coraggioso venga sacrificato per questa causa… ma del resto chi uccide due possibili imperatori non può non esser giustiziato! “
Respirò profondamente, come per voler abbandonare la surreale dimensione in cui era naufragato e, quasi con un’inaspettata rassegnazione, affermò:
“ Ma prima che io possa attuar questo diabolico piano dovrà compiersi la profezia… “
E tornò a fissare l’uomo di fronte a sé, prima che altro pensiero lo sfiorasse:
“ Se memoria non mi inganna… ora dovreste accompagnare Kaelian nella visita al nuovo prigioniero… “
Hrovat annuì tremante col capo.
Zalko allora lo congedò così:
“ Sarà ancora uno di quei cavalieri che provano a far gli eroi… Andate dunque! E fate sì, per quel che vi sarà possibile, che Kaelian sia sbrigativo nel decretare la condanna a morte di costui… “
E udito ciò, il capo delle guardie guadagnò mestamente l’uscita.
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