Racconto

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SuperIannellus
00mercoledì 22 luglio 2009 17:02
Ciao, questo è un resoconto che Ivan mi aveva chiesto di scrivere al termine della MGC. Ho voluto raccontare un lato più personale della vicenda. Oggi lo condivido con chi di voi avrà la voglia e la pazienza di leggerlo.

E poi ho scritto che non mi piacciono i post lunghi! [SM=g8119]
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Non sono solito partecipare a manifestazioni organizzate. Sono un "lupo solitario" della bicicletta. Parto quando voglio, vado come voglio e dove voglio. Talvolta e con piacere, qualche giro con amici. Quando sono arrivato a San Giacomo, per l'ultimo agognato timbro, l'orologio segnava le 23.15. La signorina che mi ha consegnato il pacco mi ha chiesto: "Perché?". Gli occhi erano distrutti, per circa un'ora avevo seguito una luce lampeggiante rossa di un compagno di discesa, dato che il mio fanale era completamente andato, la voglia di andare a casa, i mille altri pensieri che in quel momento assalivano una mente poco lucida, che ancora non aveva realizzato di aver concluso un'"impresa", non mi hanno consentito di rispondere. Ma quel "perché" mi è risuonato in testa per tutto il giorno successivo e quello ancora. Ed ho cominciato a cercare dentro di me i perché. Perché ho partecipato alla MGC? La risposta non è stata facile trovarla, è un insieme di fattori che mi ha portato a considerarla il mio obiettivo 2009 e a prepararmi per questo. Uno è quello della sfida, la sfida con me stesso, la mia capacità di soffrire quando c'è da soffrire, di non mollare quando le cose non vanno bene. A qualcuno può sembrare ridicolo, ma queste cose vengono trasmesse dalla bici al resto della mia vita e, a mio avviso, ci migliorano. Un'altra ragione è lo spirito della manifestazione. Un'organizzazione che devolve l'intero ricavato ad un istituto di ricerca che si occupa di malattie rare, ha in sé un nobile spirito che non può essere che abbracciato da chi, come me, vede nella cosiddetta "società civile", la risposta più bella ed autentica ai problemi che la "politica dei parrucconi" finge di affrontare. Il terzo perché è del tutto personale: il Monte Grappa è la "mia" montagna. Sono sempre vissuto ai suoi piedi, lì le prime pedalate in calzoni corti, quando arrivare al quarto tornante della Cadorna, con bici senza cambi e spesso a spinta, ci faceva sentire grandi in tutti i sensi. Poi negli anni, la conquista del Rifugio Bassano! Con queste emozioni, ritrovarmi ad avere il Grappa come teatro di una manifestazione "chipless", per me è stata una grande gioia. C'è anche una quarta ragione, ed ha un nome e cognome: Ivan Contiero, la mente pensante della MGC, è un vero papà. Fare qualcosa per aiutarlo mi ha fatto sentire bene.
Ora, al di là dei perché, delle ragioni "intime", che mi piacerebbe far leggere alla signorina che mi stampava il brevetto, ecco le mie impressioni sulla MGC. Che dire? qualche limatina qua e là la si potrà dare, ma nel complesso è stata una manifestazione quasi perfetta. Ora, io non ho termini di paragone con altre manifestazioni, ma tutte le persone tutte con cui ho avuto modo di scambiare delle impressioni, si sono dette estremamente soddisfatte dell'organizzazione. Conoscendo già le salite e l'ubicazione dei punti di controllo non mi sono posto grossi problemi sulla verifica della bontà delle segnalazioni, correvo in casa, ma personalmente le ho trovate buone. Il ristoro era eccezionale, a prendersela comoda si poteva arrivare al traguardo con qualche kg in più: pasta fredda, panini, frutta, crostate, bevande, formaggi! Completo e ben fatto!
Lo staff: tutti sempre gentili e disponibili, difficile chiedere di più. Clima contagioso, perché la mia sensazione è che tutti i partecipanti fossero sintonizzati su quella lunghezza d'onda. C'è stato poi l' occhio benevolo di madre natura a battezzare questa manifestazione per renderla ancora più "magica". Penso che si possa parlare di giornata perfetta. Sole, aria tersa e fresca; è il 19 Luglio, il giorno prima si sarebbe stati sotto l'acqua, due giorni prima si sarebbe schiattati dal caldo!

Tutto questo ha reso la MGC una vera festa del ciclismo, tanto da non vedere l'ora di poter partecipare a quella che mi auguro venga annunciata come la seconda edizione!


Il quinto versante

Questa parte è dedicata alla descrizione di come ho vissuto il quinto versante.
Sono le 20.05 quando, uscito dal punto di controllo di Romano d'Ezzelino, risalgo in bici per affrontare la "Cadorna". E' una salita abbastanza difficile, ma oggi è stata inserita in coda, perché la più facile. La cosa mi fa sorridere. Sono ancora nell'abitato quando incontro l'auto con mia moglie e mia figlia, nel pomeriggio mi avevano atteso al Rifugio Bassano, anche queste cose aiutano a superare le difficoltà. Ancora pochi metri e vedo Jack, mio compagno d'avventura per quattro versanti. Dopo, la salita. La conosco a memoria, è la strada dove ogni anno misuro la mia condizione. Conosco esattamente i miei tempi su ogni tornante. Ma oggi è diverso. E'la quinta salita e, soprattutto, c'è una luce strana. Cominciare a salire al crepuscolo è surreale. Le gambe ci sono, il mio 39x27-29 mi fa salire bene le prime rampe, il mio primo obiettivo è arrivare tranquillo a Costalunga, dove la strada concede una generosa tregua. C'è ancora luce, il fanale posteriore è acceso, quello anteriore lo accendo saltuariamente. Poi, pian piano, l'imbrunire lascia spazio alla sera. Non ho più voglia di cibi solidi, bevo e pedalo, pedalo e bevo. Ma le gambe, a parte un breve accenno di crampi, rispondono bene. A Camposolagna arrivo in buone condizioni, il tratto pianeggiante che segue all'interno del bosco mi fa capire che avrò grossi problemi col mio fanale anteriore. Non sono abituato a queste cose e si vede: la luce, km dopo km, si affievolisce. Di per sè non è un ostacolo alla salita, c'è ancora la luce che serve per vedere la strada, ma diventa una preoccupazione per il dopo, alleviata dalla bellezza trasmessa dal colpo d’occhio sulla pianura illuminata e da qualche incitamento di chi mi ha preceduto. Ma ormai ci siamo, i cartelli scorrono: 1200slm, 1280slm, la croce, 1500 slm, bivio per Feltre. E' fatta, mi alzo sui pedali, aumento il ritmo, l'arrivo è lì. Curva a sinistra, mancano 600m, la luce al Rifugio è la mia stella polare, grande emozione. Emozione che però non trova spazio, non ho il fanale per scendere, un ciclista è quasi pronto, mi aggrego a lui per la discesa. Fisso il suo fanale fino a Romano d'Ezzelino, grande concentrazione, a tratti anche paura, paura di perderlo oltre una curva, di trovare ghiaino, in fondo l'atavica paura del buio che riemerge. In termini mentali è stata la cosa più faticosa che ho fatto. E'anche molto freddo, ma non c'è tempo per pensarci. Finalmente, dopo Camposolagna, la temperatura cambia. L'attenzione è sempre al massimo, si stempera solo al raggiungimento dell'abitato di Romano d'Ezzelino, all'abbraccio dei suoi lampioni. La MGC è ormai terminata, la gioia che ha lasciato rimarrà per sempre in chi l'ha affrontata.

Jack.ciclista
00mercoledì 22 luglio 2009 17:58
Questa la mia versione
“La soddisfazione di un'impresa tanto ardua mi porta a riflettere che probabilmente non mi riuscirà di migliorare questa prestazione da salitomane, motivo in più per custodirla in posto speciale tra le mie memorie ciclistiche”

Così avevo concluso il racconto della mia quadrupla scalata al Monte Grappa del 2005, ed invece… mi sono lasciato contagiare dalla “Monte Grappa Challenge”
Ritrovo prima dell’alba in un clima di serenità, tutte le operazioni preliminari si svolgono senza fretta, e quando tutti hanno terminato ci si avvia con il sole che spunta dietro alle colline bruciando gli occhi ancora mezzi addormentati. La partenza alla francese è aperta fino alle 9.00, ma i più partono alle 5.30, in quanto il percorso della Monte Grappa Challenge presenta 5 scalate al monte sacro su versanti sempre differenti, e molto diversi come caratteristiche sia tecniche che paesaggistiche. Il percorso extra strong (270 km e 8100 metri di dislivello) è più cosa da atleti abituati alle randonneè, gente abituata a pedalare anche 2 o 3 giorni di fila, per i quali salita o discesa, sole o pioggia, giorno o notte non fa alcuna differenza, mentre erano previsti altri brevetti da 2, 3 o 4 versanti.

Per chi non lo conoscesse salire sul Monte Grappa equivale a scalare il passo Pordoi e di seguito il passo Gardena, solo che i due passi anziché essere collegati da una discesa risulterebbero intervallati dal muro di Grammont (o se preferite da 2 km di rampa del garage).

La salita da Valle San Liberale (24 km) presenta subito una serie di brevi strappi, poi si comincia a salire nel bosco senza grosse difficoltà, ammirando la cima del Monte Grappa dal versante est, a quest’ora splendidamente illuminato; si riesce a restare sempre in gruppetti numerosi, cominciando così a fare conoscenza con i compagni di avventura (127 i partenti); a metà un paio di chilometri più intensi tolgono il fiato, ma da li in poi si arriva in vetta senza particolari difficoltà, pedalando tra gallerie e fortini risalenti alla grande guerra.

Una volta in vetta il gazebo dell’organizzazione preserva una splendida sorpresa, tanto che qualcuno crede di avere davanti a se l’aperitivo di un banchetto di nozze: panini, pasta fredda, frutta e verdura, formaggi, bibite di ogni tipo ed integratori vari, tanto che è quasi una sofferenza doverlo abbandonare per tornare a valle.

Secondo versante, si sale da Semonzo (19 km) in quella che mediamente è la salita più impegnativa: non presenta pendenze estreme ma nemmeno ti lascia rifiatare, ed il sole comincia a farsi sentire, soprattutto nella seconda parte, sia perché ci stiamo avvicinando alle ore più calde della giornata, sia perché si sale tra malghe e prati, in quasi totale assenza di alberi. Per fortuna la giornata è leggermente ventilata e non vi è umidità, altrimenti credo sarebbe davvero proibitivo pedalare per tutta la giornata portando a termine i brevetti più impegnativi.

Ennesimo ristoro e discesa verso Caupo che non finisce mai, sfianca percorrendola in discesa, non oso pensare a quando verrà il momento di doverla ripercorre in salita. Da Caupo si scollina il centro il Seren del Grappa e ci si addentra per la Valle di Seren per il terzo versante (21 km), con lo spauracchio del capitello che martella nella testa fin dalla partenza. Dopo alcuni chilometri normali ve ne sono un paio letteralmente in piedi, con punte intorno al 23%, dove riuscire a stare in sella è veramente impresa da togliere il fiato. Questo strappo resterà nelle gambe, bisogna avere forza per superarlo ma saperla dosare al minimo indispensabile per non pagarne in seguito le conseguenze.

Una volta in vetta ci si rende conto che parecchi hanno trovato soddisfazione nei brevetto da 2 versanti, o forse semplicemente i concorrenti sono molto distribuiti sul percorso, perché si vedono più amici e parenti vari che ciclisti ! E’ il momento ideale per mangiare qualcosa in più, approfittando ancora una volta della gentilezza e della disponibilità dell’organizzazione, tanto che diventa ancora una sofferenza abbandonare i nuovi amici per l’ennesima infinita discesa verso Caupo, dove girata la bici al punto di controllo, si ricomincia a salire (29 km) lasciandosi il mondo alle spalle : altopiano di Asiago, vette feltrine, Cima d’Asta, Pale di San Martino… La salita è piuttosto snervante psicologicamente perché, nonostante non presenti pendenze impossibili e l’andatura sia un poco più elevata rispetto agli altri versanti, il count down dei cartelli chilometrici è veramente lungo, ma è anche facile distrarre la mente osservando il verde dei pascoli e gli infiniti sentieri sterrati che risalgono a zig zag dalla Valsugana.

Una volta in vetta (sono le 19.00) preferisco fermarmi sia per aver perso la brillantezza di inizio giornata che per il buio ed il freddo che comincia a farsi pungente. Piuttosto che finire distrutto una prova oltre i limiti (portata a termine da 17 atleti) preferisco essere uno dei 7 “incompiuti” , per modo di dire, visto che in totale sono 220 km (con oltre 100 di salita) per 6700 di dislivello, portati a termine in 12 ore e mezza (più soste) !

Organizzazione perfetta, personale ai punti di controllo sempre cordiale e sorridente, ristoro indovinatissimo, non possono che portare infiniti complimenti all’organizzazione, che ha fatto sentire ciascuno di noi come un amico invitato ad una festa !

aresius_
00mercoledì 22 luglio 2009 21:13
Coi vostri racconti mi avete fatto venir voglia di partecipare il prossimo anno!...
Ivan6718
00mercoledì 22 luglio 2009 21:20
Con i vostri racconti e con tutti i messaggi di incoraggiamneto ricevuti mi è già venuta la voglia di organizzarla anche il prossimo anno!!

Viva il Monte Grappa!

Viva la MGC! [SM=g8079]

Saluti

Ivan
BED69
00giovedì 23 luglio 2009 07:28
Io non racconto nulla, non sono dotato in questo senso e ho fatto solo il minimo, ma volevo ricordare il simpatico incontro fatto in una delle gallerie risalendo il primo versante; un gruppo di circa 8 muli che avevano passato la notte all'interno della stessa e che ci hanno costretti ad uno slalom non privo di incognite.

Muli, la "jeep col peo" così erano chiamati dagli alpini, che instancabili durante la Grande Guerra hanno percorso in ogni senso e direzione i sentieri e le mulattiere della Montagna Sacra.

PS: Quante risalite avranno fatto ?
Jack.ciclista
00giovedì 23 luglio 2009 08:27
Re:
BED69, 23/07/2009 7.28:

Io non racconto nulla, non sono dotato in questo senso e ho fatto solo il minimo, ma volevo ricordare il simpatico incontro fatto in una delle gallerie risalendo il primo versante; un gruppo di circa 8 muli che avevano passato la notte all'interno della stessa e che ci hanno costretti ad uno slalom non privo di incognite.

Muli, la "jeep col peo" così erano chiamati dagli alpini, che instancabili durante la Grande Guerra hanno percorso in ogni senso e direzione i sentieri e le mulattiere della Montagna Sacra.

PS: Quante risalite avranno fatto ?



Quando sono passato con Iannelluss ho sentito distintamente uno di loro ragliare "che asini questi ciclisti che vanno su e giù senza motivo"
CiclistaperCaso@
00giovedì 23 luglio 2009 11:56

Jack.ciclista e SuperIanellus,
leggere il Vostro post è stato emozionante e fatico ad immaginare la fatica e la soddisfazione che avete provato.

Non altre parole e mi limito a ripetermi nei COMPLIMENTI: siete stati GRANDISSIMI e penso che questa impresa resterà impressa nella Vostra testa ... fino a quando diventerete nonni ... anzi appena i Vostri nipotini saranno in grado di ascoltarVi e comprendere, sarà una delle prime favole che gli racconterete, opportunamente condita con la dolcezza del tempo oramai trascorso e del gusto splendido di quei ricordi con il contorno un pò sbiadito ... ma che aprono il cuore alla felicità più di qualsiasi altra cosa al mondo !!!

[SM=g8080] [SM=g8080] [SM=g8080] [SM=g8080] [SM=g8080] [SM=g8080]
SuperIannellus
00giovedì 23 luglio 2009 12:31
Ti ringrazio molto.

Mi auguro che la prossima edizione tu abbia modo di partecipare.



fino a quando diventerete nonni ... anzi appena i Vostri nipotini saranno in grado di ascoltarVi e comprendere, sarà una delle prime favole che gli racconterete, opportunamente condita con la dolcezza



Probabilmente nel raccontarlo ai nipoti riusciremo ad arrivare 2-3 ore prima e avremo fatto tutte le salite col 53, tra 2 ali di folla che inneggiavano i nostri nomi!
[SM=g8119]
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