Racconto visionario di una bambina

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mr.si
00mercoledì 28 marzo 2007 12:50
stai affianco al muro papà, nella calce che ho di te
con il cappello biforcuto sulla testa e l’anello
di siepi sulle caviglie. Avevo pochi anni quando
vangarono il tuo corpo, eri un miscuglio d’ossa -
non sapevo quale fosse la tua serietà, se la radice
di ogni vena scorresse nelle mie piccolezze
come un tronco vuoto che disperde sulla corteccia
millimetri di pelle accorpata nella sua stoffa.
Io ti vedo buffo e piatto, ombra di una foto ritagliata
dove lividi lilium hanno divorato il mio ossigeno –
non potrò addensare il mascara sulle ciglia, né rivedere
la bambina sciolta alle sillabe di un addio.
Ti lascerò un po’ di lacca tra le dita così potrai toccare
le mie punte fisse, come l’intonaco che ti veste attorno.

lanternablu
00giovedì 29 marzo 2007 15:02
Tristezza infinita nei tuoi versi. Ma anche delle punte di tenero ricordo.Ognuno di noi porta con sè il dolore di una perdita ed il rimpianto di una vita che apparentemente ci ha tradito. E' il mistero della nostra esistenza.Il cuore però è un luogo magico,il luogo dove tutto continua a vivere e nessuno mai muore.Sono certa che nel tuo cuore lo spazio per il tuo Angelo sia già infinito... E qui,oggi,io ne ho letto un pezzetto e tuo papà, stai certa,in quel pezzetto è rivissuto...

Un caro bacio

Anna
Maggiofrancese
00giovedì 29 marzo 2007 17:06
Sì! Davvero molto ispirata questa poesia. Noto che hai preferito immedesimarti in una bambina, anzichè in un bambino. Non so di preciso perchè, forse hai voluto esprimere un certo tipo di sensibilità tipicamente femminile...ma che anche gli uomini possono possedere.

Complimenti [SM=g27811]

[Modificato da Maggiofrancese 29/03/2007 18.38]

Versolibero
00venerdì 30 marzo 2007 17:23
Caro poeta visionario come una bambina,
hai scelto un titolo che fa da ottima anticamera a questi versi
straniti, di cui evidenzio questi:

non sapevo quale fosse la tua serietà, se la radice
di ogni vena scorresse nelle mie piccolezze

come un tronco vuoto che disperde sulla corteccia
millimetri di pelle accorpata nella sua stoffa.

e poi:

dove lividi lilium hanno divorato il mio ossigeno –
non potrò addensare il mascara sulle ciglia, né rivedere
la bambina sciolta alle sillabe di un addio.


ed anche:

Ti lascerò un po’ di lacca tra le dita così potrai toccare
le mie punte fisse, come l’intonaco che ti veste attorno



Un macabro ben illuminato dai colpi della fantasia [SM=g27811]

Ros
dueanime
00sabato 31 marzo 2007 08:22
senza fiato

è bellissima!
credo proprio che tu abbia trovato la tua strada poetica.
i miei complimenti [SM=g27838]
beren erchamion
00mercoledì 4 aprile 2007 12:46
piccolo capolavoro mr.si davvero bella incisa nella pietra...
mr.si
00mercoledì 4 aprile 2007 14:01
grazie a tutti voi
si è una poesia nata da un lutto non mio direttamente. Purtroppo è morto un giovane padre che ha lasciato una bambina di tre anni del tutto inconsapevole di cosa ha perso. Ho voluto immedesimarmi in un dolore futuro, qualcosa che arriverà con la consapevolezza.


grazie ancora [SM=g27822]
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