Racconti dalle linee nemiche (tank86)

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tank86
00martedì 5 ottobre 2004 18:18
Eravamo giunti, dopo che per mesi avevamo scalato montagne, al nostro punto di non ritorno... Il generale ci aveva abbandonato, mentre io e il colonnello cercavamo di mantenere la calma nel gruppo di soldati, che in assenza del superiore, eravamo obbligati a comandare. Niente ci poteva impedire la ritirata, però la voglia di vendetta prevaleva sulle nostre decisioni. Avevamo abbastanza armi da disintegrare un esercito di diecimila uomini, ma i soldati, erano freschi di accademia e non potevano adempiere al compito che gli era stato assegnato… Vi erano soldati di appena 17 anni e altri con una famiglia da cui tornare… La sera, quando nell’accampamento vi era un silenzio tombale, si sentivano alcuni di essi versare lacrime per i loro compagni morti in battaglia e per la loro mancanza dalla famiglia che non vedevano ormai da circa tre anni. Erano anni che combattevamo e anni che perdevamo una battaglia non nostra, ma che ci avevano ordinato di combattere, per difendere gli interessi di un paese, che, dopo essere stato aiutato, si sarebbe dimenticato di noi, lasciandoci morire sulle linee nemiche… Ricordo Leo, il cuoco che ci aveva sfamato x anni, che a causa della codardia di alcuni soldati, oggi morti, era stato preso e forse ucciso da un commando della linea XA, una delle squadre speciali nemiche della zona sud. Molti, sono i momenti terribili che avvolgono i miei ricordi, ma se cominciassi ad elencarli, mi ci vorrebbero diverse vite per finire… Molti di noi avevano un nome di battaglia, il mio era semplicemente il mio grado, MAGGIORE, ero apprezzato e ammirato dai soldati, perché conoscevano il mio passato di uomo eroico…
tank86
00martedì 12 ottobre 2004 14:17
Seconda parte
...Io ero cresciuto in una caserma militare, perché vivevo con uno zio, che credo fosse Sergente Maggiore. Mi aveva sempre affascinato quella vita e quando si era presentata l’occasione di diventare un soldato di grado più elevato non ma la feci scappare. Così, abbandonai la casa dove ero cresciuto e mi recai alla base aerea più vicina per addestrarmi a dovere e diventare così quello che sono oggi… oltre a diventare pilota, divenni un carrista ed un artificiere. Nelle varie situazioni in cui mi sono trovato, ho sempre pensato che la scelta che feci quel giorno, fosse quella giusta… Uno dei desideri che però in questi anni non sono riuscito a realizzare è quello di avere quello che più mi è mancato, una famiglia. A volte quando sono solo penso e ripenso a quanto sarebbe magnifico avere dei figli ed una moglie che quando torni dal lavoro ti prepara la cena e un bagnetto caldo… Ma, oggi, io sono un militare e non ho bisogno di tutto questo, potrei diventare una CHECCA!!!
I soldati ubbidivano a me e al colonnello, come degli schiavi obbediscono al loro sovrano... Sarebbero addirittura morti per proteggerci, avevano una grande stima per noi. Ogni tanto, quando ci concedevamo il lusso di un bagno, sulla mia schiena i soldati ammiravano le cicatrici, che combattendo in mille battaglie, mi ero procurato e ne rimanevano quasi attecchiti da un fascino che solo loro riuscivano a vedere…
Continua...


tank86
00mercoledì 13 aprile 2005 20:24
Terza Parte
Un altro giorno è passato e Sparrow, un giovane americano con radici italiane, manca dal campo ormai da nove lune… Temiamo che gli sia accaduto il peggio, perché se così non fosse stato, sarebbe già tornato… Una mattina, anche se la pioggia incessante impediva la visibilità, decidiamo di prendere armi e bagagli e smuoverci da quel campo base troppo allo scoperto. Il fiume rifletteva quel cielo, che, grazie a Dio, si era schiarito…, qualcosa stava cambiando… Lande desolate davanti a noi…solo una radio, in mezzo al nulla. La sua batteria quasi esaurita, faceva emanare una voce muta, che a sentir bene, dava un annuncio importantissimo…la guerra era finita!!! Ma noi sapevamo che era solo una notizia data così per riempire uno spazio giornalistico, vivevamo la guerra sulle nostre pelli e conoscevamo perfettamente la verità…era ancora l’inizio di una guerra che non molto presto avrebbe smesso di sfornare vittime. Diedi al caporale MEXT l’incarico di compiere le mie veci durante l’assenza. Infatti, io e il colonnello prendemmo otto soldati e li portammo in esplorazione con noi… dovevamo accamparci x la notte, che a momenti sarebbe giunta, ma prima dovevamo compiere un accurato controllo della zona, x evitare un assalto da parte del nemico.

Continua...


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