Rugby, al via la Coppa del Mondo
L'Italia è compresa nel girone D
Con venticinque squadre divise in quattro gironi, la Coppa del Mondo di Rugby 2003 (al via venerdì) si presenta all’attenzione mediatica con un buon gruppo di favorite e un discreto numero di outsider. Il girone D, quello in cui è compresa l'Italia, sembra essere il più equilibrato: è l'unico con un’indiscutibile testa di serie e altre quattro squadre di livello comparabile. Nei gironi A,B e C, sono viceversa identificabili delle coppie di favorite.
All’interno di ognuna delle poule A,B e C (il girone D, quello dell’Italia, fa decisamente eccezione) si trovano, scavalcando i riguardi cavallereschi, due grandi squadre a contendersi il passaggio nella fase successiva e una triade di nazionali a caccia di sorprese che, con la filosofia del "niente da perdere", con qualche sottovalutazione da parte delle grandi e "su una partita secca", non mancheranno di certo.
La discussa (e non verificata) tendenza a risparmiare i giocatori per gli incontri decisivi potrebbe contagiare anche le grandi che, comunque, dispongono di batterie di riserve quasi equivalenti ai titolari, magari con qualche motivazione in più e qualche acciacco in meno.
Il girone dell’Italia e degli All Blacks (senza Jonah Lomu) si distingue (inutile girarci intorno e non è detto che sia uno svantaggio) per la mancanza di un concorrente alla portata degli All Blacks e per il risultato aperto delle altre partite.
Girone A
Australia, Irlanda, Argentina, Romania, Namibia.
Con l’Australia decisamente favorita e l’Irlanda ben attrezzata per dare fastidio (contando soprattutto su un pacchetto di avanti molto organizzato e su qualche recente ricordo sgradito ai campioni del mondo), la poule A si distingue (su un livello più basso) anche per la presenza di due nazionali decisamente atipiche. Argentina e Romania (con la prima nettamente più forte), per le note vicende economiche, sono da qualche anno dei grandi serbatoi di giocatori per i club e le nazionali degli altri paesi. Una realtà quantitativa e qualitativa che non riesce a tradursi in una nazionale pericolosa, ma, vista la capacità di ricambio, la forte identità nazionale e qualche recente exploit dei Pumas, c’è da attendersi di tutto (a parte il pur minimo fastidio all’Australia).
Girone B
Francia, Scozia, Fiji, Giappone, USA.
La poule, sulla carta, meno interessante. Con la Francia sfacciatamente sfavorita, l’unica speranza di vitalità del girone si appende ad una ripetizione di qualche episodio del Six Nations che ha visto gli scozzesi (guidati dal piede infallibile e dalla tattica arcigna di Townsend) creare degli episodici grattacapi a Galthie e compagni.
Il gioco divertente e disordinato dei figiani difficilmente porterà sorprese in alto ma sarà interessante a confronto con la scuola opposta (e in trend positivo) degli USA.
Il Giappone, nonostante gli sforzi professionali (club organizzatissimi e ingaggi futuristi) e burocratici (tentativi di naturalizzazioni selvagge, soprattutto in Polinesia) non sembra in grado di andare oltre un gioco dinamico e interessante a causa di un’atavica carenza di chilogrammi e centimetri essenziali nelle fonti di gioco.
Girone C
Sudafrica, Inghilterra, Uruguay, Georgia, Samoa.
La grande sfida tra Sudafrica e Inghilterra vale il girone e forse il mondiale.
Dopo il Six Nations, non erano solo gli azzurri a chiedersi se l’emisfero sud avesse ancora qualche nazionale in grado di fermare la perfezione tattica del team di Wilkinson. La conclusione più ricorrente era che solo un pack titanico poteva opporsi a quel tipo di gioco. Ecco, sembra che il Sudafrica abbia portato in Australia un pack titanico. Interessante (su un piano vertiginosamente inferiore) la Georgia, l’ex fornitore di discreti talenti all’URSS e la grinta fantasiosa e suicida dei samoani. Difficilmente il rugby simil-argentino dell’Uruguay potrà essere della partita (intesa ovviamente come quella di Georgia e Samoa).
Girone D
Nuova Zelanda, Italia, Galles, Canada, Tonga.
Su Italia-All Blacks si è gia detto molto. Dall’opportunità di "gestire" i giocatori guardando alle partite accessibili, al calendario (4 partite in 14 giorni) decisamente sfavorevole (vedi proteste ufficiali del team manager Marco Bollesan) agli azzurri che, piaccia o no ai puristi, dovranno schierare due squadre.
I gallesi, memori dello scivolone al Six Nations, sicuramente non prenderanno l’Italia sottogamba, e le isole Tonga (che filosoficamente non "distinguono" molto un avversario dall’altro) potrebbero fare qualche dispetto a suon di contrattacchi. Ricordando i progressi tattici e attitudinali del Canada e dimenticando realisticamente gli All Blacks si trova indubbiamente la poule più avvincente.