ROSARIA IARDINO AL TGCOM

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Adminsierone
00venerdì 10 settembre 2010 16:01
Le istituzioni facciano qualcosa!


Iardino:"Sull'Hiv c'è disinformazione"

La sua missione è quella di fare prevenzione e trasmettere una corretta informazione sfatando i numerosi luoghi comuni che gravitano attorno all’Aids. A soli 18 anni Rosaria Iardino scopre di essere positiva al virus dell’Hiv e da allora la sua vita è cambiata totalmente. Emblematico il bacio sulla bocca con il professore Ferdinando Aiuti per dimostrare che l’infezione non si trasmette così semplicemente. E da allora, continua la sua battaglia. “Serve maggiore informazione - spiega il presidente del Network persone sieropositive – le istituzioni devono fare di più”


Partiamo da un dato dell’Istituto superiore di Sanità: l’infezione da Hiv è estremamente mutata, sono aumentati i casi attribuibili a contatti eterosessuali, leggo il 46%, eppure continua la discriminazione nei confronti degli omosessuali per le donazioni di sangue. Come mai?

"Ho due preoccupazioni fondamentali. E’ evidente che, dati alla mano, non si tratta di un problema di orientamento sessuale. Tre anni fa in una nostra battaglia eravamo riusciti a fare in modo che non fosse una discriminante. Dunque si apre una questione più grave: è un problema ideologico?"

Lo è?

"In una lettera al direttore del Policlinico maggiore di Milano (il centro trasfusionale dell’ospedale ha inserito tra le cause di esclusione dalla donazione di sangue i rapporti omosessuali tra maschi, ndr) abbiamo chiesto un incontro per dimostrare l’infondatezza di tale discriminazione. Sarebbe sufficiente effettuare le dovute analisi sul sangue, così come previste dalla legge, per verificare la presenza o meno di patologie infettive. Abbiamo chiesto se questi controlli vengono effettuati come dovrebbero e non abbiamo avuto risposta. Resta il fatto che gli omosessuali sono esclusi dalle donazioni. Sulla base di quale criterio?"

Che fare per cambiare questo atteggiamento?Servirebbe un’informazione differente? Una politica differente?

"La politica c’è. Le regole pure, basterebbe che il direttore del Policlinico s’informasse di più: dovrebbe essere scientifico e non demagogico".

Sull’Hiv, in generale, com’è la situazione in Italia? La campagna di prevenzione che ha avuto il suo boom negli anni ottanta si è arrestata. Non se ne parla più come prima. Bisognerebbe invece continuare a informare?

"Lo abbiamo detto più volta al ministro della Salute Fazio. Non c’è più informazione. Quest’estate nessuna campagna, zero, non se ne parla eppure il 46% di eterosessuali ha contratto il virus dell’Hiv. Negli anni ottanta erano in meno senza dubbio e ci sono circa 70mila persone sommerse: che hanno il virus ma non lo sanno e potrebbero infettare gli altri. Oggi se si nomina l’Hiv si pensa all’Africa, ma se lo Stato non ne parla, gli enti non ne parlano…

Le persone che hanno contratto il virus dell’Hiv, i sieropositivi, soffrono ancora di discriminazione sul lavoro? Nella società in generale?

"Abbiamo aperto due interrogazioni parlamentari contro il ministro della Difesa La Russa perché nel suo dicastero c’è un bando di concorso pubblico per operatori sanitari (tranne i medici,ndr) dal quale esplicitamente sono esclusi i sieropositivi. Ne abbiamo chiesto le ragioni, ma nessuna risposta. E ancora, per fare un altro esempio, una compagnia aerea (non vuole fare il nome perché c’è ancora un margine di trattativa, ndr) ha lasciato a terra uno stewart perché sieropositivo".

Lei ha scandalizzato con il bacio sulla bocca al professore Ferdinando Aiuti per dimostrare che l’infezione non si trasmette così semplicemente. Servirebbe anche oggi un’immagine così d’impatto per spiegare ancora cos’è il virus?

"Abbiamo in programma un’azione il 27 novembre proprio per smuovere le coscienze. Anche perché ci sono tanti anziani attivi sessualmente che stanno contraendo il virus e nessuno ne parla. Ma non posso dire di più sennò mi arrestano…"

Quanto pesa il luogo comune sulla percezione reale della malattia?

"Tanto. Se un sieropositivo è sul pianerottolo gli altri che lo sanno e non lo conoscono lo evitano, se sei in famiglia ti arrabbi perché ti allontanano e sul lavoro essere sieropositivo è sinonimo di non produttività. Ma questo avviene anche per i malati di cancro, o Tbc…è questa la nostra società".

Fonte
npsitalia.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2611

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harrypotter79
00sabato 11 settembre 2010 00:27
Grazie Rosaria!!!!

sei tutti noi, grazie di cuore per cio' che fai
sei un esempio per tutti.

Ce ne fossero di Rosaria Iardino in Italia!!!!

La mia vita ha di nuovo un senso grazie a Te ed a cio' che hai
fortemente voluto!

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