La Metamorfosi finale
Saga Metamorfosi
Capitolo 7
La Metamorfosi Finale
Come mai sei qui?
…
Sono in cerca di risposte…
…
Sei sicuro di aver le tue domande?
$$$$$$$$$$$$$$$$$
“Sono ore che vago in lande desolate, spinto da un bisogno indecifrabile, il vento mi sospinge verso orizzonti sconosciuti, mentre la mia testa vola tra ricordi infelici e confusi.
La pioggia da troppi giorni compagna mi culla nel suo dolce abbraccio, tra squallidi Motel e nottate passate sotto vecchi e maestosi alberi la mia vita sta scivolando lentamente lontano dal mio controllo. Forse se fossero stati altri tempi mi sarebbe potuta scendere una lacrima.”
Ma non lo sono.
Meditabondo, la possente figura vagava morta nelle vecchie strade alla ricerca di qualcosa di astratto, un qualcosa… o forse nulla.
Dopo diverse ore di vagabondaggio Leon raggiunse una via piuttosto popolata, la frenesia del luogo rendeva caotica la scena eclissando la perfezione architettonica delle abitazioni, che con maestosa presenza si incrociava in grovigli di cemento dai colori cupi e compatti. La pioggia padrona della scena concedeva poche e lievi gocce al suolo, durante la sua comparsa, il bounty hunter notò numerosi volti girarsi, forse lo riconobbero, forse lo sfidarono…
Non vi badò, non poteva, non ora, non in questa vita.
Alcuni locali, richiamarono l’uomo, al forte frastuono del quale erano capaci, esso concesse esclusivamente un fugace sguardo, che gli permise di notare la lieve soffusa luce rossa, a tratti sin troppo rimembrante squallidi locali finalizzati alla svendita del corpo femminile.
Pochi attimi, cosi pochi ma sufficienti a capire l’andamento del luogo, così strano come con lo scender della notte i posti possano cambiare così tanto.
Buffo…
Il lungo vialone sul quale la figura aveva oramai intrapeso la sua camminata era giunto al termine, quando innanzi a lui, occupò la sua visuale un malconcio motel, il colore della costruzione alquanto chiaro ed insicuro stonava nei confronti del resto del paesaggio.. Così fuoriluogo, così estraneo al panorama. Un poco come quell’uomo, quell’uomo solo vagabondo nel nostro mondo, vagabondo nel suo passato, straniero in patria.
La notte piuttosto inoltrata lo costrinse al rifugio in quelle mura. Contrariato e per niente assonnato con fare scontroso si diresse verso la costruzione, ritrovandosi in pochissimi secondi dinnanzi al bancone sul quale retro un vecchio uomo di razza indiana attese che esso proferisse parola..
RL: Una stanza…
Il vecchio con lentezza concesse le chiavi della camera a Leon che fece per prenderle quando venne bloccato dall’anziana sagoma…
??: Non sempre, le risposte sono un arrivo…
Il Bounty Hunter rimase immobile, stupito dalle parole udite… La gracile figura scomparve nel buio di una camera adiacente al bancone, la sagoma osservò il portachiavi che illustrava il numero della stanza concessagli e con passo lento si diresse verso essa.
Le scale che portavano al secondo piano erano una delle costruzioni più insicure sul quale Leon aveva mai poggiato piede, ma il suo morale basso non gli permise alcun commento, ed infatti con il volto chino superò quest’ultimo ostacolo che si parava per la sua via, prima di rifugiarsi in camera. La notte sarebbe stata lunga.
…
Un vecchio di chiare origini indiane… Poi lui, in una tenda. Pochi indizi.
Si scruta intorno, sta sognando… Lo sa. Poi un dubbio passa per la sua testa.. E se stesse ricordando?
L’indiano inizia a parlare:
Perche sei qui?
L’uomo immobile, risponde per l’ennesima volta alla domanda.
Cerco Risposte.
L’anziana figura mantenne la posizione, la sua calma lo aiutava a riflettere. Il leggero tono del saggio dava l’impressione di esser un verdetto inappellabile, la sua sicurezza nel dialogo lo rendeva superiore a qualsiasi altra persona. Se solo avesse voluto avrebbe potuto farti pensare qualsiasi cosa con la sua semplice flemma.
Sei sicuro di avere domande?
Poi il lento risveglio, tutto bruscamente rotto. Ancora una maledettissima volta è tutto da rifare.
Con lentezza i suoi sensi riacquistarono vitalità, il suo risveglio era ora mai formalità archiviata. Ma il suo sogno non aveva ancora trovato conclusione. E lui, non aveva ancora trovato risposte.
Riscese le scale, la nottata era passata, un delizioso profumo annunciava l’approdo in tavola della colazione, l’uomo si concesse alla sala mensa, molte persone notarono il suo arrivo, nessuna lo salutò.
Solo uno gli si fece incontro, la sua vecchia mole gli consentiva un andamento troppo lento, ma l’anziano signore del bancone si sforzò per raggiungere velocemente il Bounty Hunter.
?: I sogni non hanno fine. Per quanto ti sforzi non la troverai mai, i tuoi sogni si ripeteranno, si moltiplicheranno e non avranno una conclusione, fino alla fine dei tuoi giorni.
RL: Chi sei tu? Cosa sai di me?
?: Attendi i tuoi sogni, lo scoprirai.
L’anziano si voltò… Non badando le richieste del suo interlocutore si diresse verso la sua misteriosa meta, sparendo nuovamente nel buio… Svanendo nelle sfumature insicure delle tenebre.
Sicuro Leon lo seguì, a pochi metri di distanza, la sua determinazione lo condusse in una buia stanza, all’interno della quale l’oscurità regnava padrona assoluta. Dell’anziano o di qualunque altra forma di vita era impossibile percepirne la presenza, finchè una lieve luce non schiarò delicatamente l’ambiente.
L’uomo anziano era seduto al suolo, le sue gambe incrociate ricordavano vagamente una posizione simil-yoga, mentre intorno a lui una evidente cortina di fumo, veniva ricalcata dall’odore di incenso, il quale con il suo forte profumo inebriava l’aria di quella stanza. Una consumata candela, tendeva alla morte innanzi alla mole dell’anziano e con la sua fieve resistenza schiariva minimamente l’ambiente, colorando il volto del vecchio di uno strano gioco di luce ed ombra.
… Accomodati.
La voce, lenta e rassicurante non tradiva alcuna emozione, la sicurezza sprigionata dal suo essere costrinse Leon a concedersi al suolo, seguendo in tal modo la posizione dettata dalla alquanto gracile mole.
Assaggia il tuo passato..
Il fumo accolse nel suo illusorio mondo Leon, il forte aroma inspirato si fece spazio tra i polmoni, una fredda sensazione attraversò il suo stomaco…
Inspira, il terrore delle risposte.
I sensi si allentarono, una morsa lo avvinghiò..
Poi tutto svanì…
Un uomo, osserva in ginocchio un’anziana figura, nella sua mano un revolver viene puntato verso il vecchio… La stanca mole, scruta dal basso verso l’alto. La paura non è parte del suo essere, anche se la sua vita sembrava esser giunta al capolinea.
Pochi attimi fugaci, un sorriso sadico sulle labbra dell’uomo armato.
Un colpo.
Infine il lieve ristabilizzarsi della vista… Tutto sparì, del motel nessuna traccia, solo alberi per ettari ed ettari… Il lento e confuso rimembrare di Leon. Il saggio, il motel, tutto definitivamente sfuggito.
Solo un ricordo, quella saggia figura sulla sua coscienza.
La sua metamorfosi, finalmente compiuta.