RIBELLI - Ataros

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Kudrak
00giovedì 24 giugno 2004 13:05
Ricordo ancora Pertis la citta' in cui nacqui: mio padre era un mercante e mia madre un medico. Riesco ancora a vedere casa mia mentre da piccolo gioco a fare il guerriero, e gia' la guerra era sempre stato il mio sogno: mi esaltava il fatto di combattere grandi nemici e passare in trionfo davanti a folle di persone esultanti. Desideravo fama e gloria piu' di qualsiasi altra cosa. Venne così il mio sedicesimo compleanno e ci fu un banchetto durante il quale tra lo stupore di tutti annunciai che mi sarei arruolato il piu' presto possibile.
Fu così che mio padre mi porto' in cantina e mi diede quella che una volta era la sua armatura: era un po' scheggiata ma non mostrava segni di usura. Mi diede un cavallo, delle provviste e qualche moneta così lo ringraziai e salutai tutti e quella notte partii. Ero diretto a Wermat, la citta' dalle alte mura, la capitale della Ribellione. Il viaggio fu lungo, ma senza imprevisti e quando arrivai in citta' mi presentai subito in caserma dove fui assegnato al clan degli Spaccaroccia, l'esercito regolare dove fui addestrato all'arte della guerra. Fu in quei giorni che conobbi Haneron, il quale sarebbe diventato un mio grande amico, ma soprattutto conobbi Kali, una ragazza bellissima figlia di un sarto che, nonostante i miei tentativi di corteggiarla, non sembrava affatto interssata a me. Non passarono piu' di sei mesi da quando ero arrivato che fummo convocati in prima linea a fronteggiare un'invasione da parte dell'esercito di Argentea: i Violatori e da quella che venne definita l'Orda Caotica.
Ero molto agitato da questa notizia, ma allo stesso tempo volenteroso di mettermi alla prova e guadagnare la gloria per cui mi ero arruolato. La sera prima della partenza poi accadde un fatto che ricordero' per sempre: stavo andando in osteria con Haneron quando Kali si avvicino' a noi e mi chiese se potevamo fare una passeggiata. Tra lo stupore, il mio cuore sussultava ed io accettai! Ci recammo così sulle mura, il paesaggio era stupendo, ma ancora piu' bella era lai illuminata dalla luce della luna. Fu così che si avvicino' a me e mi bacio'; fu bellissimo, ma ancora piu' bello fu quando dopo mi disse che al mio ritorno mi avrebbe sposato. Rimanemmo poi a parlare del nostro futuro insieme e di quello che sarebbe successo dopo la guerra quando i primi raggi dell'alba spuntarono timidi dalle montagne all'orizzonte e venne l'ora di partire. Lei mi accompagno' sino alla caserma dove il mio cavallo e le mie cose erano pronte per la partenza e li la salutai, ma lei mi seguì e mi saluto' dalle alte mura sopra la porta principale dalla quale uscivamo.
Il punto di raduno di tutto l'esercito ribelle era nei pressi di Callar nelle Pianure di Morga. Di lì avremmo sferrato un contrattacco su Pertis, la mia citta' natale. Fu all'accampamento che conobbi Blaster, il generale dell'esercito: un uomo carismatico e profondamente attaccato al suo esercito. Passai la nottata a pensare a quanto fossi cambiato dalla sera sugli spalti di Wermat: ormai non combattevo piu' solo per la gloria ma per difendere questa bellissima terra, Elea, e soprattutto Kali la mia amata, e in preda a questi pensieri mi addormentai. Fu un sonno tranquillo e la mattina, quando il possente corno di Blaster mi sveglio', ero pronto. Facemmo una colazione veloce, poiche' l'attacco del Caos era imminente e ci recammo a Pertis. Passai a casa percorrendo strade a me familiari e avvisai i miei di allontanarsi dalla citta' , poiche' non volevo che gli succedesse niente nel caso che le difese crollassero, ma loro mi dissero che non si sarebbero mossi e che non avrebbero abbandonato quella che era la loro citta'. Mi recai così alle mura e vidi l'immenso esercito del Caos formato da ruggenti bestie e guerrieri dalla massiccia armatura e la paura mi pervase come un brivido, ma scivolo' via quando Blaster grido' : "Con Onore!!" e l'intero esercito rispose massiccio "Per Elea!". A questo grido vi fu una risposta dall'esercito del Caos "Morte". E fu così che inizio'. La massa dell'armata nemica avanzo' avventandosi sulle mura come dei corvi su una carcassa, le frecce volarono ma non procurarono danni all'Orda che si fece strada attraverso il cancello.
Era ora che la fanteria facesse il suo lavoro e così tentammo di respingere il nemico, ma era troppo potente per la nostra linea che tento' di arginarlo; in molti perirono nel tentativo e il resto fu costretto ad una progressiva ritirata che ben presto si trasformo' in una rotta. Avevamo perso Pertis ,una delle nostre piu' importanti citta'. I massacri che vennero fatti tra la gente e le sevizie che essi dovettero soffrire sono ancora oggi vive d'orrore vive come il mio desiderio di vendicare i miei genitori.
Volevo gloria e invece ebbi paura volevo fama ed ebbi devastazione. E oggi dopo altre battaglie sono ancora qui a combattere, combattere per un 'ideale: Elea...
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