alcune personali considerazioni..."prolegomena.."
Non posso che concordare,in linea di massima, con Vanilia15 (Stefano per gli amici e i nemici). Le classiche reazioni ad una tribute band sono ormai inossidabili, come i migliori metalli: l'abbigliamento, la scaletta, la vera o presunta scimmmiottatura del cantante, ecc. ecc. In dieci anni di mia attività d'interprete ne ho sentite sempre e di tutti i colori, fatto sta, però, che quando si sale sul palco, giacchetta gialla a parte, avviene qualcosa di misterioso e potente, un salto nel tempo e nello spazio (in questo caso anche) che ci elettrizza tutti, un misterioso ricettacolo di energia che solo chi non è musicista "dentro", e non ha quella caratteristica sensibilità, non può provare. E' solo allora che avviene la cosidetta "ripetizione dell'evento", come in un gesto sacrale, che mette in relazione il pubblico con l'artista, con la dimensione ulteriore che va al di là di colui che sta cantando e suonando in quel momento, su quel determinato palco.
Posso testimoniare, con garbo e determinazione, che io ho provato questo con i Regina, nel momento che salivo sul palco con loro, e questo è quello che succede anche ora, con il nuovo e bravissimo cantante. Le tecniche di scena si possono migliorare, così anche i costumi e il portamento, ma nessuno, e dico nessuno!!! può ripetere un evento come quello dei Queen, ma lo spirito dei Regina è quello non di "imitare" grossolanamente un cantante con i baffi finti o con le giacche colorate, ma il "ripetere l'evento", come dicevo prima, e di convogliare le emozioni verso il "totem" come in un'orgia collettiva di gioia ed evasione allo stato puro, di abbandono alla passione che attraversa i nostri corpi attraverso le note meravigliose di questi 4 ragazzi abruzzesi a cui devo molto.
Non è per pura piaggeria che dico questo, e mi si perdoni la lunghezza, ma la gioia che si riverbera dal mio cuore verso una piccola (ma per me grande e potente) band.
Solo un ultima cosa: interpratare un artista non è certamente imitarlo, anzi, sarebbe patetico riproporre gesti ed azioni che appartenevano ad un individuo in preda a forze irrazionali, ma se lo spirito scorre nelle nostre vene come in quello di milioni di persone assunte a divinità, allora possiamo veramente credere di essere portatori di un emozione e di un messaggio che va al di là della nostra breve esistenza e che sfocia nel mito. Ecco: bisogna essere portatori umili e pazienti del mito.
Forza Ragazzi e in bocca al lupo per tutto.
Con affetto e riconoscenza.
Franco