R. W. Emerson

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
sergio.T
00martedì 4 dicembre 2007 11:47
Emerson nacque a Boston nel Massachusetts, figlio di un ministro della Chiesa unitaria e nipote di pastori, diventando, nel 1829, egli stesso un ministro Unitario. Seguì la dottrina dei suoi maestri e formulò il concetto di filosofia del Trascendentalismo nel suo saggio Nature del 1836.

Nel 1810, quando Emerson aveva otto anni, suo padre morì ed egli fu affidato alle cure della madre e di una zia paterna e, malgrado le condizioni poco floride della famiglia, il giovane Ralph, dopo aver studiato nella Latin School di Boston, poté ugualmente accedere, nel 1818, allo Harvard College. Terminati gli studi, insegnò per qualche tempo presso una scuola femminile di Boston, diretta dal fratello William.

Al suo terzo anno di studi risale l'inizio dei Journals, la cui stesura continuò poi per tutta la vita, e le cui notazioni rappresentano la fonte originaria di gran parte delle sue opere.

Assunta la direzione della scuola, Emerson continuò a occuparsene senza entusiasmo sino al 1825, esprimendo invece la sua gioia in una lirica famosa, Good-Bye, quando, nel 1823, la famiglia si trasferì a Roxbury, nelle vicinanze di Boston, ma nella campagna che egli amava.

Dopo un altro corso di studi presso la Facoltà di Teologia di Harvard, e alcuni mesi trascorsi in Georgia e in Florida per motivi di salute, Emerson abbracciò, sulla scia del padre, la carriera di ministro della Chiesa unitaria, ma la abbandonò assai presto, in conseguenza della sua riluttanza ad accettare la somministrazione della comunione sotto la specie del pane e del vino.

Nel 1829 conobbe Ellen Louisa Tucker, già malata di tubercolosi, se ne innamorò e la sposò, ma rimase vedovo nel 1831.

Dal 1832 al 1833 Emerson compie un viaggio in Europa. Qui egli incontra, a Firenze, Walter Savage Landor, a Londra Samuel Taylor Coleridge, nella regione dei laghi William Wordsworth e in Scozia Thomas Carlyle e con quest'ultimo mantenne una corrispondenza fino alla morte di Carlyle, avvenuta nel 1881.

Nel 1835 Emerson sposa, in seconde nozze, Lydia Jackson e si stabilisce in quella casa di Concord dalla quale cominciò a preparare e scrivere le sue conferenze fino a circa il 1866, quando le sue facoltà cominciarono a declinare. Per lui questo è il momento di riprendere il leitmotiv della precoce poesia "Good-bye, proud world", con un componimento chiamato per l'occasione Terminus.

Nel 1836, Emerson pubblica il suo primo libro, "Nature" e fonda, con altri intellettuali il periodico The Dial, che servirà da tribuna di confronto per il movimento del Trascendentalismo e che, dal 1840 al 1842, verrà diretto dalla scrittrice Margaret Fuller.

Durante quegli anni non fu risparmiato dalle sciagure. Nel 1842, a soli cinque anni, morì il figlio Waldo. La sua casa, per via di un incendio, nel 1872 fu distrutta. Nel frattempo aveva visitato altre due volte l'Europa (1847 e 1872).

La morte lo colse a Concord nel 1882.

sergio.T
00martedì 4 dicembre 2007 11:47
Pensiero
Emerson è stato tra i primi a proporre un'etica individuale basata sulla fiducia in sé e sulla discussione dei valori tradizionali, e uno dei pochi ad averlo fatto mantenendo il rispetto per la vita e l'esistenza, contrariamente, ad esempio, ad alcuni pensatori del nichilismo europeo. Nell'etica di Emerson si trova una singolare combinazione di relativismo (che lo avvicina a Montaigne) e perfezionismo (che lo avvicina alla tradizione stoica e alle radici puritane della cultura americana). Non a caso fu definito dai suoi contemporanei "Plotino-Montaigne".

Emerson spesso componeva versi eccellenti e comunque sempre degni. Egli, pur scrivendo un numero sterminato di testi per conferenze e di saggi intorno ai problemi dell'universo e dell'essere, non creò un proprio sistema filosofico e anche se dalla sua casa di Concord pontificava in un modo che poté essere scambiato per una specie di guida al trascendentalismo, non fu il capo dichiarato dei trascendentalisti e nemmeno approvò tutti i loro atteggiamenti. Guardava con grande simpatia all'attivismo politico, abolizionistico, ai boicottaggi, alle "comuni" e agli esperimenti sociali o (antisociali come quelli di Thoreau) messe su dai suoi concittadini e amici. Ma cercava sempre anche di tenersi a distanza da questi, di non lasciarsi coinvolgere troppo.

La grandezza di Emerson sta nella vastità degli argomenti trattati e dello spirito pionieristico con cui se ne è occupato. Emerson, pur avendo lasciato tanta traccia di sé nel mondo delle lettere e del pensiero, tanto da diventare un punto di riferimento di qualsiasi discussione sull'evoluzione culturale dell'America, appare una figura dai tanti contorni non ben definiti, ancora inclassificabile. In questo senso, presenta molti degli stessi problemi interpretativi di Nietzsche.

sergio.T
00martedì 4 dicembre 2007 11:48
Emerson e Nietzsche
Emerson e Nietzsche
Friedrich Nietzsche è noto per essere stato uno dei più fini lettori di Emerson. Scoprì Emerson a 18 anni di età, e lo lesse e rilesse quasi per tutta la vita. Non è quindi un caso se i temi emersoniani percorrono tutta l'opera di Nietzsche. Tra questi spiccano la fiducia in se stessi, l'anticonformismo, l'affermazione della vita intramondana, la filosofia affermativa, la "gaia scienza", l'amore del fato, il tema della potenza, l'idea di un uomo oltre l'uomo, l'amore della solitudine, l'atteggiamento profetico.

Attraverso Nietzsche, vari aspetti del pensiero e degli atteggiamenti emersoniani sono passati nel pensiero Europeo.

sergio.T
00martedì 4 dicembre 2007 11:57
Individualita'
È facile, nel mondo, vivere secondo l'opinione del mondo; è facile, in solitudine, vivere secondo noi stessi; ma l'uomo grande è colui che in mezzo alla folla conserva con perfetta serenità l'indipendenza della solitudine.
Fiducia in se stessi
sergio.T
00martedì 4 dicembre 2007 11:58
Politica
Perciò, meno governo avremo, e meglio sarà per tutti; minore è il numero delle leggi, e minore il potere delegato agli altri. L'antidoto a quest'abuso di governo formale è dato dall'influsso che può essere esercitato dal carattere personale, dalla crescita, in noi, dell'Individuo; dal far ricomparire il vero protagonista al posto del sostituto; dalla presenza, infine, dell'uomo saggio, del quale ogni governo in carica - e ciò va fermamente ribadito - è solo una misera imitazione. Ciò che tutte le cose tendono a portare in luce, ciò che la libertà, la cultura, i rapporti sociali, le rivoluzioni mirano a formare e a delineare, è il carattere: è questo il fine della Natura: di arrivare a incoronare infine questo suo re. Lo Stato esiste per formar l'uomo saggio: e con l'entrata in scena dell'uomo saggio, lo Stato cessa di esistere. Il carattere rende lo Stato non più necessario. Il saggio è egli stesso lo Stato.

Politica
mujer
00mercoledì 5 dicembre 2007 10:24
Interessante la riflessione politica in Emerson.
Non credo che sia una visione individualistica ma un intento autonomo. Credo.

Penso che agli albori dell'esperienza partecipativa ci fosse questo spirito, dettato dai bisogni sociali naturali molto ben delineati da Emerson nel suo pensiero.
In fondo partecipazione attiva è il ricorso all'uomo saggio nella sua autonomia che esercita il suo diritto di cittadinanza.

In quell'esercizio sorge lo Stato, partecipazione senza deleghe.

"Un popolo senza visioni è destinato a perire"
Lo disse Emerson e in quella visione io riconosco il fermento partecipativo.
sergio.T
00mercoledì 5 dicembre 2007 11:30
La' dove incomincia lo stato, la' finisce l'uomo.
Lo disse Nietzsche.

Sono due visioni molot simili anche se espresse in maniera diversa.
L'uomo saggio di Emerson, in fondo, non ha bisogno di uno stato regolatore, poiche' la sua saggezza sarebbe gia' una legge etica/morale che varrebbe molto di piu' di quella formale imposta da uno stato.
Nel caso dell'uomo saggio, infatti, sarebbe una scelta autenticamente individuale e per lo piu' libera; quella statale, invece, e' sempre sentita come artificiale, proprio perche' imposta.
Dunque non piu' scelta, ma dovere.
sergio.T
00mercoledì 7 maggio 2008 18:41
C'e' una sorta di naturale e istintiva massoneria fra gli sciocchi grazie alla quale essi si riconoscono e s 'associano agli sciocchi, certo come una corrispondenza di gustro fra gli uomini di genio.

Diario
1820 1856
Emerson
sergio.T
00mercoledì 7 maggio 2008 19:06
La lettura di Emerson mi sorprende sempre ; mi sorprende per la consonanza con alcune mie convinzioni.

" ho visto un ubriacone che riconobbe il suo errore, un profano che confesso' la sua profanita', un dissoluto che ammise la sua dissolutezza, ma non ho mai visto un ingrato che riconoscesse la sua ingratitudine. Un ingrato! Un mostro dell'universo.

Diaro

R.Emerson


Si puo' perdonare persino un criminale, ma ho sempre pensato che un ingrato non meriti nessuna pieta'.
Mi piace rivedermi in Emerson perche', su questo punto ha perfettamente ragione: un ingrato e' un mostro.
comesientra
00giovedì 8 maggio 2008 10:13
Re:
sergio.T, 07/05/2008 19.06:



" ho visto un ubriacone che riconobbe il suo errore, un profano che confesso' la sua profanita', un dissoluto che ammise la sua dissolutezza, ma non ho mai visto un ingrato che riconoscesse la sua ingratitudine. Un ingrato! Un mostro dell'universo.

Diaro

R.Emerson




Che s'intende per ingrato? Colui che ha ricevuto ed è avaro di lodi al
"donante"? Ma il donante PERCHE' ha donato? E l'ingrato perchè NON grato?
Temo ci sia di mezzo qualcosa di affine a "nobiltà d'animo", con tutte le carenze o completezze che essa comporta.
Mia nonna diceva: fai buono e dimentica, fai male e ricordatelo per pagare.
Il buono oggi è merce, come il male. [SM=g11802]





sergio.T
00giovedì 8 maggio 2008 12:21
Emerson fin da giovanissimo ha una concezione compensatoria della vita: il bene o il male hanno una forte incidenza sulla sua visione.
Naturalemnte si sta parlando di morale e di etica.

Hai ragione Adriana, e' presente una specie di nobilta' d'animo nel concetto della ingratitudine: si e' poco nobili quando si e' ingrati.
L'ingratitudine e' un crimine nefasto: non solo si e' profondamente egoisti, ma si disconosce il merito dell'altro. Si denigra , insomma.

Emerson dice: il merito di un'azione sta' nel sacrificio che comporta ( vedasi la stessa carita') e un sacrificio fatto per un altra persona e' un alto sacrificio.
Chi non lo riconosce e non se ne ricorda, non merita nessuna pieta', perche' e' un atto volutamente in malafede.
Forse quanso si e' soli lo si riconosce?
Come dice il grande filosofo americano, solo quando si e' soli non si e' mentitori: anche il piu' spudorato, quando e' solo, e' serio in modo inevitabile.




sergio.T
00giovedì 8 maggio 2008 12:23
Sempre su Emerson: ho notato che amando la conoscenza e il sapere, intratteneva un rapporto con essa particolare.
A volte mollava libri, quaderni, penne, si arrangiava con 4 stracci di vestiti , usciva a piedi, e a piedi si recava nei boschi, in campagna, sui fiumi.
Diceva che cosi', conosceva molto meglio.


sergio.T
00giovedì 8 maggio 2008 12:25
Emerson sosteneva l'azione: nessun pensiero, nessun studio, nessuna scrittura, nessun stile: solo l'azione.
Ha avuto con le parole ( ne ha scritte tantissime, milioni...) un rapporto strano: dire una cosa non e' mai come fare una cosa.


Vedasi i personaggi ai quali rivolge la sua mira: ad esempio Scipione, Annibale, Napoleone, e qualche Generale Romano.

Mi piace questo Emerson.

sergio.T
00venerdì 9 maggio 2008 12:26
Fotografie di un viaggio in Europa.
" Questi gretti italiani!"

" Un popolo di piccoli uomini, temo"

Diario
R.Emerson


Messina: definita bella.
Palermo: bella e interessante
Napoli: citta' di manigoldi e imbroglioni.
Catania, Roma: buona impressione.
Firenze: goiosa
Milano: ordinata in senso architettonico.

Parigi: anonima.
Londra: indifferente
Liverpool : invivibile.
sergio.T
00venerdì 9 maggio 2008 12:35
Defini' I promessi sposi e il Manzoni come due benedizioni per l'italia.

Come dargli torto? bisognerebbe rileggere questo romanzo almeno 10 volte nella vita.
Io sono a tre, per ora.
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:15
Su Dickens e' molto severo.
Ne intuisce lo spirito critico e l'occhio sociale acuto, ma gli rimprovera di non sapere " scaldare" il racconto.
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:16
Ogni azione caritatevole e' direttamento proporzionata al sacrificio che ci tocca.


Il denaro, alla fin della fine , e' la cosa piu' noiosa del mondo: gli sciocchi, infatti, finiscono di pensare solo a quello.

Emerson
Diario
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:21
Il ticchettio dell'ora
Bisogna imparare a dire di no. Bisogna imparare a fare una scelta.
Ogni giorno ci reclamano per un azione sociale, o per una conferenza culturale, o per parlare della schiavitu', o per aiutare qualcuno.
Bisogna imparare a dire di no, a rispettare il tichettio dell'ora.
Il giardino, il frutteto, le nostre piante devono essere accudite.
Cosi' faremo del bene al mondo.

Evitiamo le false pretese.

Questo e' uno dei passi piu' belli del Diario. Piu' o meno recita come ho scritto e piu' o meno e' il pensiero profondo di Emerson.

Il tichettio dell'ora...
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:25
La TUA indipendenza, piuttosto!!!
L'indipendenza degli Stati Uniti? la TUA indipendenza piuttosto!!!
Il TUO senso di fedelta', la TUA lealta', il TUO sacrificio, il TUO valore, la TUA liberta'.
Da qui incomincia un'autentica indipendenza. La TUA indipendenza, l'unica.
mujer
00lunedì 12 maggio 2008 09:26
molto bello, infatti.

d'accordo anche sulla stoltezza del pensiero fisso del soldo

quella sul dolore mi ha lasciata un po' così...
se la metti ci rifletto per bene.
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:32
Quella del dolore la devo riportare testuale e non a memoria.
Oggi, se riesco, la scrivero'.

Leggendo Emerson , anzi rileggendolo a distanza di anni, ho avuto la conferma di come alcune letture giovanili, alla fine, incidano sulle tue convinzioni del mondo.
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:38
Una fattoria.
Il pensiero profondo del mondo di Emerson e' un pensiero sul Tutto, sull'insieme: la compensazione e' l'arte del collegamento, della connessione delle piccole e delle grandi cose.
Un gesto piccolo di un piccolo uomo , che bada agli affari suoi in un piccolo paese e villaggio, e' un gesto che trova armonia con il Tutto, perche' autentico e non pretenzioso.
Un grande oratore, per fare un esempio, invece, varra' di meno nella sua conferenza contro la schiviatu' del Sud degli Usa, se questa sua orazione diventa solo retorica.
E cosi' per i grandi libri e i grandi intellettuali.
Emerson dice: in tempi diversi e se fossi stato un po' piu' grande, non avrei scritto niente, nemmeno una riga. Quando hai una fattoria, che conta tutto il resto?
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:42
Pensiero profondo.
La Natura: tutta la chiave Emersioniana e' in questa parola.
La Natura, le montagne, i boschi, le piante, l'erba, gli animali: niente di questo e' distaccato dall'idea dell'uomo e dall'idea del mondo. Un altro mondo? non esiste un altro mondo! l'unico mondo e' qui , ora, immanente a se stesso, nel tuo gesto semplice e singolo.
In questo tuo gesto, seppur piccolo, si rispecchia il " presente del mondo", gli da' fondamento, ne trae fondamento. Reciproci.
La compensazione tra il bene e il male, e' nel tuo gesto.
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:43
Severita'
Le buone parole del bene , non sono mai un maestro bravo come il male.
Severita'.
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 09:49
Il lavoro di tutti i giorni, il lavoro quotidiano, la fiducia in se', il proprio agire, la propria azione, il proprio credo, un'umilta' del fare e rispettare, il tichettio del presente in tutti i nostri momenti.Questa e' la filosofia di Emerson, anzi e' il "carattere".
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 14:18
23/05/1837
" Ti puoi dispiacere delle disgrazie se puoi aiutare con questo chi soffre, ma se non lo puoi, bada agli affari tuoi.
Allora, immediatamente, ne riceverai conforto.
Allora, immediatamente, il male comincera' ad essere riparato."

23/05/1837

Diario.

R.W.Emerson
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 14:21
La maggioranza, l'argomento degli sciocchi, la forza dei deboli.


Diario.
sergio.T
00lunedì 12 maggio 2008 14:22
Lode.
Emerson , Spinoza, Goethe, Nietzsche: hanno tutti qualcosa in comune.
sergio.T
00martedì 13 maggio 2008 11:07
La mia idea di patria e' una casa in cui ciascun membro della famiglia puo' immediatamente accendere il fuoco nella sua ( di lui e di lei ) stanza privata.
Altrimenti la loro "societa'" e' forzata e rovinosa per " l'individuo".

Diario


Oh! quanto sei sano Emerson! che buona costituzione che hai!
sergio.T
00martedì 13 maggio 2008 11:12
Emerson – non mi sono mai sentito in un libro così a casa, e nella mia casa ! (Friedrich Nietzsche, Frammenti)
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:50.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com