Questa ondata di freddo................

massimo.z
00mercoledì 11 gennaio 2017 18:12
.....................tranne giusto i prossimi due giorni, ha l'aria di essere persistente almeno per quanto riguarda l'appennino............

Prendendo per buone le emissioni a lungo termine, staziona perennemente una -5.0° ad 850, con poche precipitazioni sulle nostre zone, e l'appennino centrale che è sistematicamente sotto la neve.......

Così a memoria, se ciò si avverasse, non ricordo l'ultima lunga consecutività con giornate di ghiaccio o minime sotto i -5.0°..........

Paolo Pellegrino sostiene che si tratta delle macchie solari: fatevi spiegare da lui cosa intende..........

Massimo

Calogero Santapasqua
00mercoledì 11 gennaio 2017 21:13
IL PERIODO CALDO MEDIEVALE

Interessante articolo sulla fase calda che interessò l'Europa circa 1000 anni fa - a cura di G.B. Mazzoni



Non è facile riassumere quelle che sono state le variazioni climatiche durante il periodo medievale, che racchiude un ampio arco di Secoli.

All’incirca il caldo iniziò nell’VII – IX Secolo, per protarsi fino ai primi anni del 1200, tuttavia il periodo con le temperature più elevate è quello attorno all’anno 1000 e successivi, quando le notizie di inverni rigidi praticamente scompaiono dal panorama italiano ed europeo.

Fu un cambiamento climatico di grossa portata, con importanti conseguenze economiche, ma fu anche un periodo di grande benessere per molte popolazioni.

E’ comunque difficile racchiudere in poche righe un evento, quello del Caldo Medievale, che si è verificato in più fasi, con alterne vicende differenti da zona a zona, ma caratterizzato comunque da un aumento medio delle temperature che sono giunte a livelli decisamente più elevati di quelli odierni.


Allora, dopo un periodo di freddo culminante nei Secoli V e VI, il clima si mitiga notevolmente sul nostro Continente.

L’aumento delle temperature, se da una parte provoca numerosissimi episodi di grande caldo e di siccità, che misero in difficoltà le popolazioni delle pianure mediterranee, dall’altra portò ad una momento di grande sviluppo e prosperità delle zone marginali per la nostra agricoltura, in particolare delle zone Alpine, che registrarono un aumento della popolazione e la nascita di nuovi villaggi anche a quote elevate.

Inoltre, la presenza di un livello delle nevi permanenti molto più elevato di adesso, con la scomparsa di ghiacciai e di nevai, permise, durante questo periodo di “Optimum” medievale, (durato all’incirca tra l’800 ed il 1200 dopo Cristo), la creazione di nuove strade e di nuovi passi in alta montagna, e quindi maggiori possibilità di comunicazione tra le popolazioni delle vallate alpine, italiane ed estere, nonché la possibilità di coltivare cereali fino a quote relativamente elevate.

Un’altra popolazione situata ai margini climatici, ma che trasse dall’optimum medievale nuova linfa per il suo sviluppo, fu quella della Scandinavia, che conobbe il culmine della propria civiltà e prosperità proprio in quel periodo.

I Vichinghi, eccellenti navigatori, sulla spinta della ricerca di nuovi banchi di merluzzo, e grazie anche alla ridottissima presenza di Icebergs, praticamente scomparsi dall’Oceano Artico, ed al ridotto numero delle tempeste invernali, colonizzarono dapprima l’Islanda, nell’874 DC, poi successivamente la Groenlandia.


Qui si inserisce la storia di Eric il Rosso, avventuriero, rissoso, spaccone ed anche assassino, ma anche coraggioso esploratore.


Condannato per l’assassinio del padre, dovette riparare in Islanda, ma qui, nuovamente condannato all’esilio, fuggì da essa alla ricerca di una terra leggendaria che era stata avvistata cento anni prima da un navigatore, chiamato Gunnbjorn, trascinato da una tempesta.


Riuscì a trovare questa terra, che immediatamente battezzò “Green – Land”, Terra Verde, in quanto ricca di pascoli e di foreste.


Tornato in Islanda, 4 anni dopo vi partì con una flotta di venticinque navi cariche di viveri, bestiame, cavalli, capre, montoni, e circa 700 persone.

Non tutte giunsero a destinazione a causa di una tempesta, ma il numero fu sufficiente per formare la prima colonia vichinga in Groenlandia.


Favoriti da un clima molto clemente (si stima che le temperature fossero di almeno 4°C superiori al livello attuale), la colonia groenlandese prosperò a tal punto da raggiungere i tremila abitanti e circa 190 fattorie.

Qui si coltivavano cereali, che giungevano a maturazione in Estate, e le costruzioni, ed il materiale da riscaldamento, era costituito dal legname delle foreste, a testimonianza di un clima molto più caldo dell’attuale.

Vi si stabilirono addirittura due sedi vescovili, che pagavano il loro tributo a San Pietro con avorio di tricheco.


Spinti dalla pesca dei banchi di merluzzo, ma anche dalle favorevolissime condizioni del mare, privo di ghiacci e con poche tempeste, i Vichinghi giunsero fino alle coste di Terranova, nel Nord America.



Il periodo più favorevole del clima medievale fu sicuramente l’XI Secolo, 100 anni durante i quali, nel clima europeo, vengono segnalati solamente due inverni rigidi, quello del 1044, e soprattutto quello del 1010-11, che fu veramente severo, in quanto si formò ghiaccio intorno all’Islanda, gelò il Bosforo, e gelò perfino il Nilo al Cairo!


Una delle testimonianze più significative di questi 400 anni di grande caldo fu anche la scoperta della tomba dell’Apostolo San Giacomo a Compostela, nell’814.


Tale scoperta fu preceduta da una serie di “segni del cielo”, ovverosia una inusitata serie di aurore boreali visibili fin sull’Europa Mediterranea.


Era l’inizio di un’attività solare molto più elevata di adesso, che segnò anche l’inizio del periodo di grande caldo.


Durante questo periodo si susseguirono anche numerose le siccità, dovute all’aumentata presenza dell’Anticiclone Africano.


Il fiume Sarthe, in Francia, che attraversa Alencon, in Normandia, zona umidissima ed esposta alle correnti atlantiche, sembra che si sia disseccato tre volte nel corso della storia, una volta durante il regno di Carlo Magno, la seconda nell’835, la terza nel Giugno del 1168 per appena mezz’ora.


La presenza di numerose siccità accompagnate da invasioni di cavallette africane (nell’873 risalirono dalla Spagna fino alla Germania, nel 1195 raggiunsero Austria ed Ungheria, ma a volte si spinsero addirittura fino ai Paesi Scandinavi), determinarono diverse carestie medievali nei paesi mediterranei.


In Italia ulteriori problemi furono causati dall’innalzamento del livello del mare, con l’impaludamento di numerosi tratti costieri, ed il proliferare conseguente della malaria nelle zone di pianura.


Come conseguenza, ed anche come mezzo di difesa dagli eserciti invasori, si preferì costruire i centri abitati nelle zone di collina e di montagna (grazie, comunque, anche al clima favorevole delle zone montane, dove le calure estive non erano mai eccessive).


In Francia prosperarono le coltivazioni di cereali, grazie al clima più caldo e secco (sulla fascia settentrionale francese sono infatti le Estati umide a provocare problemi nella coltura cerealicola ), mentre si estesero le foreste di querce, adatte ad un clima secco e caldo, che sono foreste rade, in grado di permettere l’allevamento del bestiame allo stato brado , ed il nutrimento con ghiande.



In Inghilterra prosperò addirittura la coltura della vite, con produzione abbondante di vino sulla parte meridionale e fino al 53° parallelo.

Per la coltura della vite, occorre che la temperatura media dei tre mesi estivi sia di almeno +18,5°C, mentre attualmente a Londra è di almeno due gradi inferiore.


Un’Estate come quella del 2003 era quindi la norma, durante il periodo medievale, forse addirittura ancora più calda.


Si pensa che la temperatura media annua sia stata pari a +10,5°C per quasi due secoli nell’Inghilterra Centrale, per poi crollare di almeno 1,5°C nel periodo successivo.


Nei 170 anni compresi tra il 1020 ed il 1190 l’Islanda conosce solo una volta la presenza di ghiacci attorno all’Isola, e questo è veramente un fatto eccezionale.


L’Inverno in questione fu quello del 1119, quando gelò anche la Laguna Veneta ed alberi e viti nel Veneto.


Tuttavia, nel pur caldo XII Secolo, cominciarono a farsi vedere saltuariamente alcuni inverni molto rigidi, sul nostro Paese, che iniziarono ad intensificarsi durante la seconda metà.


Come il celebre inverno del 1162, quando a Milano vi furono 40 mila morti per il freddo e la fame, e quasi tutte le coltivazioni vennero distrutte dal gelo.



Nel 1200 arrivò il calo termico quasi all’improvviso sul Nord Europa.


L’Islanda, che per 170 anni aveva visto i ghiacci polari solo una volta, rimase circondata dagli stessi ogni anno dal 1197 al 1203, anno durante il quale tali ghiacci rimasero sull’Isola anche nei mesi di Luglio ed Agosto.


Possiamo pensare che 4 Secoli di caldo avessero sciolto i ghiacci a tal punto da indebolire fortemente la Corrente del Golfo?


In effetti, scoperte recenti attribuiscono una perdita di efficienza di almeno il 30% di tale Corrente, grazie a ricerche effettuate sui gusci dei foraminiferi.

Comunque sia, nel 1205 gelò il Tamigi a Londra, nel 1216 il Po, nell’inverno famosissimo del 1234 gelarono il Po, la Laguna Veneta, il Tamigi dal 25 dicembre al 02 Febbraio, con gelo addirittura degli alberi di meli in Inghilterra.


Il clima era cambiato, i ghiacciai avanzarono all’improvviso.


La Torbiera del ghiacciaio del Fernau, in Tirolo, rimase coperta dai ghiacci tra il 1220 ed il 1350, datando in tal modo il periodo del freddo post medievale, ed il cambiamento del clima, con passi alpini e pascoli d’alta quota ricoperti di neve e di ghiacci, rimase impresso nella memoria popolare sotto forma di numerose leggende.


Come quella del ghiacciaio della Marmolada, che, a quanto pare, era scomparso in epoca medievale, per ricomparire improvviso nel XIII Secolo seppellendo pascoli alpini a causa della maledizione di una strega.


I primi anni del Trecento furono molto duri.


Nel 1303 gelarono le acque dell’Arno, in Gennaio.


Nel 1305 nevicò fino a Maggio, in Italia Centrale, e si ghiacciarono i principali fiumi dell’Italia Centro Settentrionale.


Il decennio 1310-20 fu poi durissimo: dopo gli ennesimi episodi di gelo del fiume Po e del Tamigi a Londra, negli anni 1310 e 1311, iniziò un periodo di piogge continue nei tre anni tra il 1315 ed il 1317, che colpirono l’intero continente europeo, con un anno, il 1316, che fu completamente privo dell’Estate e tormentato da continue piogge, che impedirono le semine sui campi fangosi.


Ne derivò una delle peggiori carestie di tutto il Medioevo, con decine di migliaia di morti su tutto il Continente.


La coltivazione della vite in Inghilterra subì un duro colpo, tanto da scomparire gradualmente.



Numerosi villaggi sulla costa occidentale inglese, che avevano prosperato per 4 secoli, vennero spazzati via dalle tempeste, e mai più ricostruiti.


I ghiacci polari fecero la loro comparsa in Islanda con regolarità, ogni anno, per circa 5 settimane l’anno.


I ghiacciai alpini, come detto, ricomparvero nei luoghi dove sono adesso siti (un esempio: comparve il ghiacciaio del Rocciamelone laddove nel Medioevo, sembra, era posto un eremo con un laghetto).


Tuttavia non raggiunsero la grande estensione che ebbero attorno al ‘600, tanto che le comunicazioni tra i paesi delle opposte vallate poterono mantenersi.


Fu invece una lunga agonia quella che colpì le colonie groenlandesi, abbandonate a se stesse dal rigido clima, dai ghiacci che impedivano la navigazione, nonché dal gelo che impediva la coltivazione dei suoli ed il pascolo delle bestie.


A partire dal 1350 circa il clima si mitigò di nuovo, ma non raggiunse più i livelli medievali.


Scomparvero gli inverni rigidi fino al 1408, con la sola eccezione del 1396, quando il Tevere poteva essere attraversato a piedi per ben 15 giorni di seguito nel cuore di Roma.


A partire dal XV Secolo, l’attività solare ebbe un nuovo minimo storico detto “minimo di Sporer”, durato circa 80 anni, durante i quali si scatenò una serie di inverni rigidi che forse raggiunsero il loro massimo vigore di tutto il Millennio appena trascorso.


Nel 1407-08, detto “l’anno del Grande Inverno”, la neve a Firenze durò per un mese e mezzo, mentre il Tamigi gelò a Londra per 14 settimane, i ghiacci polari scesero di latitudine fino a toccare il Mare del Nord.


Altri inverni furono leggendari, nel Quattrocento, come nel 1423, con il Mar Baltico gelato attraversato a piedi, ed il 1432, quando i fiumi tedeschi gelarono completamente dal 20 novembre fino a 04 Marzo, e la Laguna Veneta congelata poteva essere attraversata dai carri.


Nonostante questi grandi inverni, le Estati si mantennero piuttosto calde, tanto da impedire un sostanziale avanzamento dei ghiacciai alpini, mentre il clima Europeo divenne nettamente più continentale.


L’ultimo inverno rigido fu quello del 1493-94, quando a Genova gelò completamente il porto attorno Natale.


Con in ritorno dell’attività solare, seguì un periodo di inverni piuttosto miti, attorno al 1498-1503, con pochissima neve sulle Alpi, e gli inverni del gruppo 1528-32, mitissimi ed asciutti che colpirono anche gli storici d’epoca.


Il decennio 1530-40 fu molto mite, culminato con il terribile anno 1540, caldissimo e siccitoso in tutte le stagioni, con un’Estate forse più calda di quella del 2003, migliaia di morti in tutta Europa ed il disseccamento di molti fiumi.


Ma poi il clima cambiò nuovamente, ci si avviò verso il minimo solare detto di “Maunder”, ed il freddo si fece durissimo a partire dalla seconda metà del Cinquecento….ma questa è un’altra storia!


LA PICCOLA ERA GLACIALE


Uno sguardo ancora prima del 1700....
Sempre da wiki.....



Di una gran mole di dati che si hanno a disposizione di diverse zone, ovviamente quelli più dettagliati sono quelli riferiti agli Inverni degli ultimi tre secoli, ma è probabile che la serie di Invernate più rigide in assoluto si sia registrata nel 1400; è a questo secolo che infatti apparterebbe l'Inverno forse più freddo dell'ultimo miillenio, insieme al già noto Inverno 1708/1709, ovvero il 1407/1408.

Si ha notizia che i ghiacci polari abbordarono addirittura il Nord della Scozia e che l'Inverno fu particolamente crudo in Inghilterra, ove il Tamigi a Londra gelò per la durata record di 14 settimane consecutive.

C'è da considerare che in quegli anni la disposizione delle figure bariche era una costante di Anticicloni termici Russi protesi da E verso W, il gelo arrivava prepotente in Europa Centro-Occidentale con depressioni a carattere freddo centrate sul Mediterraneo Centrale.

Un altro Inverno estremamente freddo fu il 1431/1432, in Italia il fiumè Po gelò per oltre due mesi, la Laguna di Venezia faceva da sostegno ai carri che passavano da Mestre fino a Venezia, gelata in profondità.

dal 1455 in poi una serie di Inverni freddi, ove sistematicamente gelarono tutti i fiumi del Nord Italia:


* 1454/1455 (gela il Panaro in Emilia Romagna tanto da poterci passare i carri)
1457/1458
* 1458/1459
* 1468/1469 (Inverno freddissimo in Francia, si ghiaccia il vino delle botti)
* 1469/1470
* 1474/1475
* 1475/1476
* 1476/1477
* 1481/1482 (Inverno freddo e nevosissimo in Pianura Padana)

poi, tre trimestri degni di nota di seguito, il 1489/1490 (Laguna Veneta sempre gelata, così come il Pò e l'Arno, nevicò a Venezia per 12 giorni consecutivi) il successivo 1490/1491 che vide un prolungamento del freddo Invernale fino ai primi di giugno, quando riuscì a nevicare a Bologna il 1° giugno portando 32 cm di neve, così come a Ferrara tre giorni dopo, con conseguenti gelate mattutine fuori stagione; non ultimo, il 1492/93 con Firenze paralizzata per settimane dalla neve.

si segnala inoltre l'Inverno 1493/1494 quando il porto di Genova gelò completamente.


il XVI secolo comincia come il secolo precedente era terminato, ovvero con una nuova serie di Inverni eccezionalmente freddi:

*1505/1506
*1509/1510
*1514/1515
*1522/1523

da qui in poi, pausa del freddo, probabilmente in concomitanza con la fine del minimo solare di Sporer, si ebbero Invernate parecchio miti e sopratutto siccitose.

Vent'anni dopo, ricomincia di nuovo un ciclo di trimestre freddi col il culmine nell'Inverno 1554-55, il più freddo del 1500 ed è il periodo in cui il celebre pittore Pieter Brueghel il Vecchio trasse ispirazione per il suo dipinto "Cacciatori nella neve" dove si vedono cacciatori immersi in un paesaggio fiammingo completamente innevato.

Si assiste, oltre al ritorno di Inverni rigidi, anche ad un raffreddamento delle altre tre stagioni, in questo modo il pack presente fra Groenlandia e Islanda resta sempre presente tutto l'anno.

Trimestri da segnalare:


* 1547/1548 (freddissimo soprattutto in Italia dove gela il lago di Garda)
*1568/1569
*1570/1571
*1572/1573 (gela il porto di Marsiglia)

a seguire, tutti gli Inverni dell'ultimo decennio del 1500.

Il 1600 comincia con uno dei periodi più caldi del millenio, il 1606/1607 a cui però fa seguito, uno dei più freddi, insieme al 1407/1408 e 1708/1709, il 1607/1608, sicuramente il più freddo Inverno del XVII secolo; Inverno lunghissimo in Italia, in Veneto crollarono parecchi tetti delle case sotto il peso della neve, a Bologna i carri non potevano circolare poiché le strade e le vie eran immerse in accumuli di neve.


Da questo momento in poi, pare che gli Inverni si acutizzino maggiormente in Gran Bretagna, ove ad esempio il Tamigi gelò quasi tutti gli Inverni ormai (basti pensare che se gelasse di questi tempi sarebbe un evento storico):

*1613/1614
*1634/1635
*1648/1649
*1651/1652 (il Mar Baltico è gelato per gran parte dell'anno)
*1655/1656 (uno dei più freddi del secolo)
*1657/1658 (nevica tantissimo nel Sud dell'Ighilterra)
*1662/1663
*1666/1667 (gela la Senna in Francia per 3 settimane)
*1671/1672 (uno dei più freddi di sempre in Olanda e Peasi Bassi)

citazione apparte però, merita sicuramente l'inverno 1683/1684: probabilmente si tratta del trimestre Invernale più freddo di tutti i tempi in Inghilterra; il Tamigi rimase completamente gelato per oltre 3 mesi, tutte le attività sportive si svolsero sopra i ghiacci del fiume londinese, dove si effettuò la più grande fiera mai tenutasi, la cosidetta "Fiera sul Ghiaccio". La dispozione barica di quell'Inverno vedeva un anticlone Russo disteso enormente verso Ovest coprendo l'intera Europa Occidentale, fece così freddissimo anche in Francia e Spagna, mentre l'Italia e il Mediterraneo centrale eran sede di depressioni a carattere freddo, nevicava in modo abbondantissimo e anche a Roma consecutivamente per più giorni; pare riuscì a gelare anche parte del Nord Adriatico, così come tutti i grandi laghi e fiumi Svizzeri.

Anche il successivo 1684/1685 fu molto freddo, anche se in tono minore, poi, dopo una breve pausa, tutti gli Inverni dal 1691 al 1695 risultarono molto rigidi.

Nel gennaio 1709 si verificò, secondo gli studiosi, l'inverno più rigido degli ultimi 500 anni in Europa e probabilmente quello in cui si raggiunsero i valori più bassi.




IL TERRIBILE INVERNO DEL 1708/09


(http://meteolive.leonardo.it/meteo-notizia.php?id=25863&x=1)
Un inverno eccezionalmente gelido si registrò in Europa nel 1709 nell'ambito della piccola era glaciale.

Dinamica e svolgimento.

Nel dicembre 1708 il freddo si impadronì della Russia in modo pesante e violento, portando un gelo inusuale anche per tali regioni. Poi si "gonfiò" e si formò il cosiddetto anticiclone termico russo, fenomeno non presente negli ultimi anni.

Nella notte dell'Epifania, tra il 5 e il 6 gennaio, irruppe tenacemente anche in Europa. Ne conseguì un evento di portata eccezionale, che colpì in particolar modo l'Europa Centrale e Mediterranea, ma quasi nessuna area del Vecchio Continente venne risparmiata (probabilmente solo la Scandinavia, in un secondo momento, riuscì a rimanere isolata dall'onda gelida, poiché divenne sede dell'Anticiclone): in poche ore si gelarono fontane, pozzi, rivi e anche piccoli laghi, vi furono abbassamenti repentini fino a 20°, anche le regioni meridionali furono colpite duramente.

In breve ghiacciarono tutti i fiumi europei, compresa la Senna, il Rodano e pure l'Ofanto; stessa sorte toccò a laghi e lagune: il lago di Garda venne attraversato da carri peant, unica volta nella storia, così come pure la Laguna Veneta; nemmeno il mare fu risparmiato e rimasero intrappolati nei ghiacci porti mediterranei come quelli di Genova e Marsiglia; gelò addirittura la foce del Tago a Lisbona: il record freddo certificato del XX secolo per questa città è -1.1°, con il quale si congela appena un bicchiere d'acqua.


A Roma tra il 6 e il 24 gennaio nevicò 10 volte, in Pianura Padana ne cadde 1 metro e mezzo; si raggiunsero temperature eccezionali: a Parigi -23.1° nel centro e -25°/-26° nei sobborghi e per 10 giorni non si salì mai sopra -10° con minime sui -20°; a Venezia -17,5° con forte bora (il record del XX secolo è -13,6° misurati nel 1963); a Berlino -29.4° e nelle campagne intorno -35° e la media del mese fu -13.2° (seguono i -11.6° del gennaio 1823), svariate giornate dove non si superarono i -20°.

Ovviamente con un simile gelo le piante non resistettero: si seccarono tutti gli ulivi e gli altri frutti e addirittura intere foreste, dato che neppure gli alberi cresciuti spontaneamente erano resistenti a ciò. In Emilia Romagna giunsero a seccare gli alberi di melo, susino, noce e ciliegio, piante che generalmente resistono fino a temperature di -40°.

Un dubbia misurazione di -36° a Faenza (probabilmente registrato nei dintorni) sembrerebbe confermare questi valori. Si ipotizza che una -22° a 850 hPa (circa 1450 metri di altezza) sia entrata stabilmente nella Pianura Padana (nel 1985 è arrivata una -15° con -16°/-17° a nord-est, tra l'altro con durata nettamente inferiore) e valori nettamente inferiori ai -10° a 850 hPa siano arrivati fino all'estremo Sud con punte estese di -14-16°, sempre a tale quota, tanto quanto basta per misurare giornate di ghiaccio anche sulle coste Tirreniche, oltre ovviamente su quelle Adriatiche (oltretutto in quel periodo le isole di calore non eran come quelle attuali). A fine mese, dopo il 26, vi fu una risalita, accentuata in Francia: a Parigi piovve, anche se era pioggia fredda; la Laguna Veneta si liberò dal gelo completo il 29 gennaio (pezzi di ghiaccio galleggianti rimasero).

A inizio Febbraio ritornò il gelo, molto forte, anche se non ai livelli di gennaio; tuttavia gelarono molti fiumi e laghi che si erano temporaneamente liberati. Continuò fino a Marzo e, nelle regioni a Nord, fino ad Aprile (in questo mese il mar Baltico era ancora congelato), anche se vi furono molte riprese successive; in Germania vi furono notizie di gelate fino ad inizio Luglio. A Berlino Febbraio ebbe una media di -6.9° con una punta di -26°; Marzo una media di 0.2 ma si contarono ben 22 minime sotto lo 0°. L'inverno, se consideriamo l'intero trimestre dicembre (media di -4.5°), gennaio e Febbraio ebbe la media di -8.2° , il più freddo da quando iniziarono le misurazioni nel 1701, seguito dal 1829/30, con -6.6°.

 
 
La fine del caldo medievale e l'attenuazione possibile della Corrente del Golfo

Nessuna misurazione era possibile a quei tempi delle temperature dell'Oceano Atlantico, ma il cambiamento del clima che si verificò nel XII Secolo fu talmente rapido da far pensare ad un episodio del genere.



Non ci sono dubbi nel considerare il periodo che va approssimativamente dal 1000 al 1200 come quello più caldo dell'ultimo millennio (anche se alcuni scienziati sostengono che attualmente le temperature medie sono simili a quelle misurate all'epoca).
Un paragone con il periodo di caldo attuale non può essere fatto, ovviamente, per via diretta, a causa della mancanza di misurazioni strumentali dell'epoca (i termometri vennero inventati soltanto alla fine del '500, ad opera di Galileo).
Tuttavia, sappiamo da varie documentazioni storiche che il periodo compreso tra il 1000 ed il 1200, ed in particolare il Secolo intercorso tra l'anno 1000 ed il 1100, fu veramente quello in cui le temperature toccarono il loro apice di caldo.
I ghiacciai ridotti al minimo storico, o addirittura scomparsi, i passi alpini liberi dalla neve, la presenza di alcuni villaggi costruiti in alta quota distrutti successivamente dall'avanzata glaciale, il periodo di grande prosperità delle popolazioni alpine, testimoniano di un clima in alta quota molto più caldo di quello presente nel XX Secolo.
Ed altre notizie, come la presenza frequente di aurore boreali a latitudini mediterranee (che fanno pensare ad un'attività solare marcata), la colonizzazione della Groenlandia da parte dei Vichinghi, la coltivazione della vite in Inghilterra fin quasi alla latitudine della Scozia, fanno pensare ad un clima decisamente caldo, in particolare durante il periodo estivo.
Non mancarono saltuari inverni rigidi, in particolare nella seconda metà del XII Secolo, tuttavia una generale mitezza abbracciava il clima europeo, e, con tutta probabilità, anche mondiale.
Ma alla fine di questo secolo si verificarono alcuni cambiamenti importanti, ed anche rapidi, quasi come se la macchina atmosferica avesse subìto un improvviso inceppamento.
I ghiacci polari scomparvero dall'Islanda per tutto il periodo compreso tra il 1020 ed il 1190, con l'eccezione dell'unico rigidissimo inverno del 1119.
Improvvisamente, tra il 1197 ed il 1203, per 7 anni consecutivi, il ghiaccio circondò l'Isola, e nell'ultimo anno, addirittura nei mesi di Luglio ed Agosto.
Il clima subì un rapido raffreddamento su tutto il Continente Europeo, ed iniziò un periodo freddo di lunga durata, che portò alla progressiva scomparsa della coltura della vite in Inghilterra, una serie di inverni rigidissimi (1205: gelo del Tamigi a Londra; 1216: gelo del Po; 1234: gelo del Po, Laguna Veneta, del Tamigi, e morte degli alberi di melo in Inghilterra), e l'avanzata dei ghiacciai Alpini a livelli molto maggiori degli attuali, tra il 1220 ed il 1350.
Tale avanzata improvvisa glaciale rimase impressa nelle leggende popolari alpine, dove il cambiamento climatico fu sentito maggiormente, e sembrerebbe risalire a questo periodo la formazione dell'attuale ghiacciaio della Marmolada, se tali leggende fossero vere.
Un cambiamento di tale genere fa nascere il sospetto che alla base vi fosse un calo improvviso e generalizzato delle temperature delle acque atlantiche, secondo il seguente meccanismo: il grande caldo del periodo medievale, con il passare dei secoli, avrebbe sciolto grandi quantità di acque dolci in Groenlandia, che, alla fine, avrebbero portato ad un "inceppamento" della Corrente del Golfo, o per lo meno ad una sua netta attenuazione.
Difficile dirlo, in quanto mancano riscontri oggettivi, si tratta di ipotesi basate solamente sull'osservazione dei fatti storici.
Tuttavia, l'evento potrebbe essere importante per quanto sta succedendo in questi anni: forse esiste un limite massimo di riscaldamento superato il quale l'imponente scioglimento delle masse glaciali groenlandesi potrebbe attenuare fortemente la Corrente del Golfo, con la conseguenza di innescare l'inizio di un raffreddamento paragonabile a quello verificatosi attorno al 1200 d.C.
La mia è solamente un'ipotesi, passibile quindi di critiche o di smentite, anche se sembra essere piuttosto sensata.

Marco Rossi
OSSERVAZIONE IMPORTANTE

Praticamente per ogni anno che va dal 1300 in poi è riportata una notizia di tipo archivistico (stato del raccolto, avanzamento degi ghiacci ecc. ecc.). Il tutto di focalizza sull'Europa occidentale e sulla Francia in particolare (in questo primo volume più Europa del Nord, nel secondo, che mi arriverà tra breve, più Mediterraneo). Dubito fortemente che queste più di 2000 pagine verranno mai tradotte. Ed è, ripeto, un peccato.

Comunque, una tabella la riporto. E' quella relativa (nell'ambito degli anni dal 1315 al 1740, quindi in gran parte anni PEG) agli anni particolarmente negativi per il raccolto (oggi diremmo: anni estremali). Sono 42 anni o gruppi di anni, divisi in 4 sotto casi:

1) Caso A: Anni particolarmente caldi e secchi. 9 casi: 1351, 1360, 1370, 1420, 1516, 1524, 1538, 1545, 1556.

2) Caso B: Anni ultra umidi. 19 casi (un caso può essere un anno singolo o un gruppo di anni) 1315, 1330, 1342/47, 1374/75, 1381, 1438, 1521, 1528, 1529/31, 1562, gli anni '90 del 1500 - specialmente il '96, 1617, 1630, 1640/43, 1648/50, 1661, 1692/93, 1713, 1725.


3) Caso C: Nello stesso anno, inverni rigidi seguiti da una stagione troppo umida. 11 casi: 1408, 1432, 1437, 1481, 1572/73, 1586, 1621/22, 1649, 1658, 1696, 1740.


4) Caso D: inverni killer, di eccezionale rigidità con morte dei semi e distruzione dei raccolti. 3 casi: 1564/65, 1607/08, 1708/09.


Infine un'ultima osservazione. Il criterio di estremalità, per una società agricola, è dato dal raccolto. Poteva succedere un anno eccezionalmente caldo ma non secco, che non avesse particolari effetti sul raccolto. Ecco: un anno del genere non comparirebbe nell'elenco sopra citato.


I TRE ANNI NEFASTI

Anni caldi, caldissimi. Nel 1540 da marzo a ottobre quasi del tutto secchi. Fiumi secchi, vendemmie anticipate (primi di settembre!), vino carico di zucchero che, dopo la fermentazione, sembra più un vino liquoroso d'aperitivo tipo sherry che uno da pasto. Climatologicamente (ma questo film mi sembra d'averlo visto anche di recente - ndr) un anticiclone della Azzorre, con centro sul Golfo di Biscaglia domina tutta l'Europa occidentale e centrale, dal Sud dell'Inghilterra alle penisole latine. Le depressioni migrano al Nord, verso l'Artico e ad Est verso la Russia. A luglio l'anticiclone si espande: la Svizzera centrale non riceve un goccio d'acqua in luglio. Solo ad agosto l'anticiclone comincia a mostrare qualche cenno di debolezza sul fianco est.

Eppure, nota LRL, in quello straordinario 1540 è mancato quell'episodio breve ma intenso che compromette i raccolti. L'annata (parafraso io - sopra era una traduzione più o meno maccheronica) è stata eccezionalmente tiepida e calda, ma è mancata quella frustata torrida pericolosa. Tant'è che i raccolti hanno in genere beneficiato di questo bel tempo e l'analisi dei prezzi del grano mostra che dopo l'aumento a 3,16 (da 1,96 che era) nel 1538 (che fu caldo ma con episodi velenosi) alla fine di questo caldo '40, le quotazioni ridiscendono a 2,56. Superiori quindi al 1537 ma inferiori al 1538.

Per il '39 non ho indicazioni particolari se non che risente ovviamente del '38 perché i prezzi li calcola sulla base dell'intera stagione 1538/39.


In conclusione: è confermata l'esistenza di un terzetto formidabile. Probabilmente l'anno più caldo dei tre è stato il '40 ma, per quanto riguarda i riflessi sul raccolto, il peggiore e più critico è stato il '38. Da ciò (deduco ) la sua inclusione nell'elenco di sopra.

Il 1540 è "uno dei 15-20 anni della storia del clima degli ultimi mille anni". Formidabile, per caratteristiche climatiche e per gli effetti inattesi che ne sortirono. Pare, ed è qualcosa più di un'ipotesi, che ci siano in giro ancora alcune bottiglie di quella vendemmia. !
Sperando di non tediarvi troppo, stralcio quanto segue da un lungo articolo dedicato alla storia del clima valtellinese (dal 1512 al 1797) presente in un volume (anzi due) sulla storia della valtellina che, guarda caso, viene presentato proprio stasera (venerdì) a Sondrio. Tra le altre, contiene anche alcune dotte pagine sulla climatologia della valle di cui è autore il grande Nibi.


[...] E’ però un altro l’episodio che marca in profondità il ventennio precedente il codificato avvio della PEG. Si tratta dell’interminabile siccità del 1539-40, un evento che sbiadisce di molto il rilievo delle pur gravi fasi secche del ‘32, del ‘36 e di quella, successiva, del ‘45.
I primi segnali dell’instaurarsi di una lunga aridità si scorgono sul finire del mese di luglio (siamo nel 1539) quando, in molte località, soprattutto però della pianura, si svolgono processioni per implorare la pioggia. Le precipitazioni, insignificanti sino ad autunno inoltrato, in Valtellina risulteranno del tutto assenti a partire dal 7 novembre. Dal quel momento, per ben 150 giorni, sino al 7 aprile 1540, non una sola goccia d’acqua bagnerà i terreni valtellinesi, delle valli limitrofe e dell’intera pianura lombarda. Preceduti da una già lunga fase siccitosa, cinque incessanti mesi di secca producono conseguenze macroscopiche sul livello dei fiumi, ovunque asciutti, e, più in generale, sulle riserve d’acqua. E’ la solita cronaca del Merlo, qui alla sua ultima utilità paleoclimatica, a ricordarci come per l’assenza di neve: “per tutto l’inverno si saria potuto passar la montagna dell’Oro per andar verso Bregaglia, che forse non accadè mai tal cosa”. Passate le non abbondanti piogge della tarda primavera, la siccità, ormai endemica, riprende il suo corso in estate, “tanto che più non piovete sino pasato le vendemie, di maniera che ogni persona estimava che quell’anno … non si dovesi raccogliere nulla per il gran sutto che quella estate era fatto”[1]. Dello stesso tenore le notizie provenienti dai quattro angoli dell’Italia settentrionale: dall’Emilia al Friuli, dal Piemonte alla Toscana. Contrariamente a ogni attesa, però, i raccolti del 1540 risulteranno ovunque eccellenti, per quantità e per qualità, tanto che la “comune allegrezza” per la liberazione dal sospetto di un’epidemia di peste, “venne raddoppiata dal succeduto abbondante raccolto di grani a fronte di una straordinaria siccità”[2]. Un anno di inattesa abbondanza, insomma, che trova conferme geograficamente lontanissime: come nei registri dei viticultori tedeschi, per i quali l’annata del 1540 resta quella di vini senza pari, insuperato metro di paragone (oggi ancora a distanza di quasi mezzo millennio!), per ogni altra vendemmia[3]. Anche lì, ovviamente, un anno di “grande sole”, con il Reno attraversabile, acqua alle caviglie, per centinaia e centinaia di chilometri.
Tornando a noi, ben contenuta può essere considerata la “ritorsione” piovosa alla lunga siccità del ’40. Solo la Valmalenco, infatti, fu toccata, e siamo nella primavera dell’anno seguente, da una breve alluvione del suo principale corso d’acqua. La “vendetta” del maltempo, però, è solo rimandata: la Piccola Età Glaciale è alle porte … [...]
Calogero Santapasqua
00mercoledì 11 gennaio 2017 22:42
Facciamoci del male dai...visto il periodo di noia meteo, un po di memoria storica di com erano gli inverni in Europa una volta...
Il primo che parla di freddo a dicembre per temperature di poco inferiori allo zero e' espulso dal forum... ;9L :lol:

Da wiki:

Prima parte della Piccola Era Glaciale, dal XV al XVII secolo [modifica]

Di una gran mole di dati che si hanno a disposizione di diverse zone, ovviamente quelli più dettagliati sono quelli riferiti agli Inverni degli ultimi tre secoli, ma è probabile che la serie di Invernate più rigide in assoluto si sia registrata nel 1400; è a questo secolo che infatti apparterebbe l'Inverno forse più freddo dell'ultimo millennio, insieme al già noto Inverno 1708/1709, ovvero il 1407/1408.
Si ha notizia che i ghiacci polari abbordarono addirittura il Nord della Scozia e che l'Inverno fu particolarmente crudo in Inghilterra, ove il Tamigi a Londra gelò per la durata record di 14 settimane consecutive.
C'è da considerare che in quegli anni la disposizione delle figure bariche era una costante di Anticicloni termici Russi protesi da E verso W, il gelo arrivava prepotente in Europa Centro-Occidentale con depressioni a carattere freddo centrate sul Mediterraneo Centrale.
Un altro Inverno estremamente freddo fu il 1431/1432, in Italia il fiume Po gelò per oltre due mesi, la Laguna di Venezia faceva da sostegno ai carri che passavano da Mestre fino a Venezia, gelata in profondità. Al N Italia sono documentate ingenti cadute di neve, tanto da superare in altezza una persona, nell'inverno 1448/49.
Dal 1455 in poi una serie di Inverni freddi, ove sistematicamente gelarono tutti i fiumi del Nord Italia:
1454/1455 (gela il Panaro in Emilia-Romagna tanto da poterci passare i carri)
1457/1458
1458/1459
1468/1469 (Inverno freddissimo in Francia, si ghiaccia il vino delle botti)
1469/1470
1474/1475
1475/1476
1476/1477
1481/1482 (Inverno freddo e nevosissimo in Pianura Padana)
poi, tre trimestri degni di nota di seguito, il 1489/1490 (Laguna Veneta sempre gelata, così come il Po e l'Arno, nevicò a Venezia per 12 giorni consecutivi) il successivo 1490/1491 che vide un prolungamento del freddo Invernale fino ai primi di giugno, quando riuscì a nevicare a Bologna il 1º giugno portando 32 cm di neve, così come a Ferrara tre giorni dopo, con conseguenti gelate mattutine fuori stagione; non ultimo, il 1492/93 con Firenze paralizzata per settimane dalla neve.
si segnala inoltre l'Inverno 1493/1494 quando il porto di Genova gelò completamente.
Dopo una parentesi mite a cavallo dei due secoli, arriva una nuova serie di Inverni molto freddi:
1505/1506
1509/1510
1510/1511 (storiche nevicate al N Italia)
1514/1515
1522/1523
da qui in poi, pausa del freddo, probabilmente in concomitanza con la fine del minimo solare di Sporer, si ebbero Invernate parecchio miti e soprattutto siccitose, specie tra il 1528 e il 1542.
Vent'anni dopo, ricomincia di nuovo un ciclo di trimestre freddi col il culmine nell'Inverno 1564-65, il più freddo del 1500 ed è il periodo in cui il celebre pittore Pieter Brueghel il Vecchio trasse ispirazione per il suo dipinto "Cacciatori nella neve" dove si vedono cacciatori immersi in un paesaggio fiammingo completamente innevato.
Si assiste, oltre al ritorno di Inverni rigidi, anche ad un raffreddamento delle altre tre stagioni, in questo modo il pack presente fra Groenlandia e Islanda resta sempre presente tutto l'anno.
Trimestri da segnalare:
1547/1548 (freddissimo soprattutto in Italia dove gela il lago di Garda)
1568/1569
1570/1571
1572/1573 (gela il porto di Marsiglia)
a seguire, tutti gli Inverni dell'ultimo decennio del 1500.
Il 1600 comincia con uno dei periodi più caldi del millennio, il 1606/1607 a cui però fa seguito, uno dei più freddi, insieme al 1407/1408 e 1708/1709, il 1607/1608, sicuramente il più freddo Inverno del XVII secolo; Inverno lunghissimo in Italia, in Veneto crollarono parecchi tetti delle case sotto il peso della neve, a Bologna i carri non potevano circolare poiché le strade e le vie erano immerse in accumuli di neve.
Da questo momento in poi, pare che gli Inverni si acutizzino maggiormente in Gran Bretagna, ove ad esempio il Tamigi gelò quasi tutti gli Inverni ormai (basti pensare che se gelasse di questi tempi sarebbe un evento storico):
1613/1614
1634/1635
1648/1649
1651/1652 (il Mar Baltico è gelato per gran parte dell'anno)
1655/1656 (uno dei più freddi del secolo)
1657/1658 (nevica tantissimo nel Sud dell'Inghilterra)
1662/1663
1666/1667 (gela la Senna in Francia per 3 settimane)
1671/1672 (uno dei più freddi di sempre in Olanda e Paesi Bassi)
Gli inverni a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 del XVII secolo sono straordinariamente nevosi nell'Italia settentrionale, tanto che nevica in ben 144 occasioni tra il 1675 e il 1681. Citazione a parte però, merita sicuramente l'inverno 1683/1684: probabilmente si tratta del trimestre Invernale più freddo di tutti i tempi in Inghilterra; il Tamigi rimase completamente gelato per oltre 3 mesi, tutte le attività sportive si svolsero sopra i ghiacci del fiume londinese, dove si effettuò la più grande fiera mai tenutasi, la cosiddetta "Fiera sul Ghiaccio". La disposizione barica di quell'Inverno vedeva un anticiclone Russo disteso enormemente verso Ovest coprendo l'intera Europa Occidentale, fece così freddissimo anche in Francia e Spagna, mentre l'Italia e il Mediterraneo centrale erano sede di depressioni a carattere freddo, nevicava in modo abbondantissimo e anche a Roma consecutivamente per più giorni; pare riuscì a gelare anche parte del Nord Adriatico, così come tutti i grandi laghi e fiumi Svizzeri.
Anche il successivo 1684/1685 fu molto freddo, anche se in tono minore, poi, dopo una breve pausa, tutti gli Inverni dal 1691 al 1695 risultarono molto rigidi.
Inverni del XVIII secolo, il gelido gennaio 1709 [modifica]

Finalmente a partire dai primi anni del 1700 possiamo trovare numerosi dati di prime stazioni amatoriali, diventate col tempo ufficiali, proprio in concomitanza di quello che, secondo gli studiosi, è considerato in Europa l'Inverno in assoluto più freddo di tutta l'epoca moderna e contemporanea, quello in cui probabilmente si raggiunsero i picchi più bassi in parecchie zone del continente e quello che severamente colpì in particolar modo l'Europa Centrale, la Francia e l'Italia, il 1708/1709.
Ad onor del vero, gran parte del gelo eccezionale si concentrò nel mese di gennaio, e non tutto il mese, ma fu talmente forte ed esteso da condizionare la media climatica di tutto il trimestre (che non fu comunque caldo, anzi); basti pensare che la media di gennaio a Berlino fu di -13.2°, ovvero circa 12° sotto la media mensile e il mese ovviamente più freddo di tutta la sua storia, almeno dal 1700 in poi. La capitale tedesca registrò un minimo di -29.4° quel mese, con svariate minime sotto i -25° e massime sotto i -20°.
Il gelo fu spaventoso: iniziò la notte dell'Epifania, gelarono in poche ore tutti i fiumi, laghi, pozzi (gelata completa del lago di Garda, unica volta nella sua storia), una situazione barica probabilmente che vedeva un Anticiclone Termico Russo estesissimo fin verso la Francia e Spagna coi nuclei gelidi più intensi in discesa proprio verso la Germania e l'Italia (probabilmente questa volta fu meno colpito il Regno Unito visto l'asse più meridionale dell'Anticiclone, anche se quasi nessuna zona fu risparmiata): la cronaca di quei giorni parla di gelo raro a Parigi, col termometro sceso fino a -23.1°, tutti i grandi fiumi dell'Europa Centro-Occidentale riuscirono a gelare, addirittura riuscì a gelare la foce del fiume Tago a Lisbona; gelarono tutti i grandi porti come Marsiglia, Genova, Venezia, addirittura il mare riuscì a gelare fino a Livorno, si seccarono tutte le piante di ulivo, tutti i vigneti e gli agrumi andarono persi.
A Venezia la temperatura scese fino a -17.5 (per rendere l'idea, la successiva temperatura più bassa mai registrata sono i -13.6 del gennaio 1963), in Pianura Padana una dubbia misurazione di -36 a Faenza lascia presumere che le temperature minime si siano spinte sotto o intorno ai -30° per svariati giorni; si ebbero numerose nevicate a Roma e Napoli dal 6 fino al 24 gennaio, periodo in cui l'entrata di una perturbazione Atlantica fece cadere oltre un metro e mezzo di neve in Pianura Padana.
Il freddo tornò a più riprese a Febbraio e a marzo (record di minime sottozero per marzo a Berlino quel mese), nuova neve venne segnalata in pianura ad aprile fino ai primi di luglio in Germania.
Dopo una relativa pausa degli Inverni freddi (con un accenno al 1715/1716, molto freddo, neve nuovamente abbondante a Roma) arrivò un'altra invernata fra le più terribili del secolo, il 1739/1740: il freddo colpì tutto il continente in varie fasi, anche in questo caso comunque la situazione barica vedevi Alte in Europa Centro-Occidentale e Basse sul Mediterraneo Centrale (con neve fin sulle coste Italiane a più riprese); si dice, in alcuni racconti, che gli uccelli morivano stecchiti per terra mentre erano in volo; freddo fortissimo in Belgio e di nuovo in Inghilterra, con le ormai consuete fiere sul Ghiaccio sul Tamigi a Londra, che fece segnare una temperatura record di -22.0. Berlino registrò un bimestre gennaio-Febbraio con una temperatura media di -7.9, fra le più basse di sempre.
Successivamente, si segnala il gennaio 1744 che in Sicilia fu uno dei mesi più nevosi degli ultimi secoli(a Palermo quasi mezzo metro di neve, misura mai più solo avvicinata), e una tripletta di inverni molto freddi e nevosi nell'area mediterranea: 1752-53, 1753-54, 1754-55, di cui va segnalato il gennaio 1755, a cui appartengono diversi record secolari sull'Europa orientale.
Altro Inverno freddo il 1766/1767, in particolar modo il mese di gennaio, da qui in poi, ricomincia un nuovo periodo di freddo intenso che si protrarrà fino alla fine della Piccola Era Glaciale, dopo una relativa pausa ad inizio 1700, si segnala infatti una nuova avanzata dei ghiacciai Alpini:
1775/1776 (nuovamente gelido in Inghilterra)
1783/1784 (gelano tutti i grandi fiumi inglesi)
1784/1785 (il freddo in Europa inizia dai primi di Ottobre fino a metà aprile, una delle invernate più lunghe)
ma di quel periodo freddo, verrà però ricordato il mese di marzo, probabilmente il più freddo dei tempi moderni, la media del Marzo 1785 a Berlino fu di -4.4°, fu molto più freddo dei precedenti tre mesi Invernali e addirittura a questo mese che appartiene il record di freddo assoluto di Praga, con -27.6°.
Pochi anni più tardi, ed ecco arrivare il mese di dicembre, insieme a quello del 1879, più freddo dell'ultimo millennio, il Dicembre 1788; a Londra la temperatura crollò fino a -21° già a fine novembre, anche a Parigi si misurò lo stesso valore; in Italia il gelo e la neve arrivarono a raggiungere i massimi effetti alla fine di dicembre, ove nevicò a Roma per 4 giorni e a Napoli fra il 28 e il 30 si ebbe un'abbondantissima nevicata (circa 40 cm al porto).
Altro mese da segnalare sul finire del XVIII secolo, il gennaio 1795 che fu freddissimo in Italia e nuovamente in Inghilterra (con conseguente solita gelata del Tamigi ma lunga da Natale 1794 fino al mese di marzo, forse la gelata più lunga della sua storia).
Freddissimo fu in Europa Centro-Orientale anche il 1798/1799 (media gennaio Praga -12.2°).
Inverni del XIX secolo e la fine della Piccola Era Glaciale [modifica]

Sono molte le invernate da elencare per quanto riguarda questo secolo, avendo a disposizioni più dati:
1802/1803 (nuova neve a Roma a febbraio)
1812/1813 (freddissimo Dicembre in Europa)
1813/1814 (Febbraio fra i più freddi della storia in Italia)
1822/1823 (il mese di Gennaio è tremendo in mezza Europa, il secondo mese più freddo in assoluto a Berlino con una media di -11.6)
Il 1829/1830 è l'Inverno più freddo per quanto riguarda questo secolo (sulle Alpi addirittura freddo quanto il 1708/1709) ed è celebre per la neve, caduta tantissima in Pianura Padana specialmente a Bologna con un accumulo complessivo di oltre 2 metri (ci sono disegni dell'epoca con la città praticamente sepolta).
successivamente van segnalati:
1837/1838 (Gennaio tremendo il Germania, -10.0 a Berlino la media mensile)
1840/1841 (severa ondata di gelo in febbraio nell'Europa occidentale)
1844/1845 (in questo Inverno, fu gelidissimo marzo in Europa, uno dei più freddi della storia....a Modena cadono 209 cm di neve nel solo mese di dicembre)
1847/1848 (di nuovo gennaio freddo in Europa)
1849/1850 (neve abbondante a Roma e Napoli)
Particolarmente gelido il 1857/1858, il trimestre in cui Bologna segnò le sue 88 minime negative consecutive e che risultò freddo praticamente senza sosta, in Italia è uno dei più freddi. Da annotare poi il Gennaio 1864 che risulterà in Italia un mese freddissimo come pochi, addirittura fra i 5 mesi più freddi dal 1800 ad oggi. Un altro occhio di riguardo va al 1879/80 e principalmente al mese di Dicembre 1879, che è forse quello più gelido di tutta la serie europea, addirittura, in zone come la Francia, il mese più freddo in assoluto e forse più freddo del gennaio 1709; Parigi ha il suo record di -25.6° stabilito nei primi giorni di dicembre (la media della capitale francese fu di -7.9 quel mese, praticamente 13° sotto media), le temperature scesero fino a -28-30° nei sobborghi, il freddo fu terribile, comunque, in tutta Europa, Roma ebbe una media mensile di +4.3 per quel mese, ovvero oltre 5° sotto media, Milano circa -6° di anomalia.
Freddo in Europa anche il gennaio 1881, poi, dopo una breve pausa, l'ultimo decennio del 1800 presentò una serie di Inverni freddissimi da zona a zona, come il 1890-91 che in particolar modo in Italia fu nevosissimo (uno dei più freddi di sempre al Centro-Sud e zone Balcaniche).
Solo due anni dopo, il tremendo Gennaio 1893 che ha l'onore di essere uno dei mesi più freddi non solo in Europa, ma in tutto l'emisfero Nord, sono centinaia infatti i record assoluti frantumati in questo mese in diverse aree del pianeta; è il mese dove Berlino conserva il suo record di freddo assoluto di -31.9. il gelo fu forte anche in Italia.
Il secolo si chiude con un accenno al Febbraio 1895 che, oltre ad esser stato come al solito gelido su Europa Centrale e Orientale (fra i Febbraio più freddi del 1800), vanta di nuovo nevicate eccezionali al Sud Italia, in Sicilia, Roma e Napoli.
old_edy
18-12-2011, 17:35
Il gelo fu spaventoso: iniziò la notte dell'Epifania, gelarono in poche ore tutti i fiumi, laghi, pozzi (gelata completa del lago di Garda, unica volta nella sua storia), una situazione barica probabilmente che vedeva un Anticiclone Termico Russo estesissimo fin verso la Francia e Spagna coi nuclei gelidi più intensi in discesa proprio verso la Germania e l'Italia (probabilmente questa volta fu meno colpito il Regno Unito visto l'asse più meridionale dell'Anticiclone, anche se quasi nessuna zona fu risparmiata): la cronaca di quei giorni parla di gelo raro a Parigi, col termometro sceso fino a -23.1°, tutti i grandi fiumi dell'Europa Centro-Occidentale riuscirono a gelare, addirittura riuscì a gelare la foce del fiume Tago a Lisbona; gelarono tutti i grandi porti come Marsiglia, Genova, Venezia, addirittura il mare riuscì a gelare fino a Livorno, si seccarono tutte le piante di ulivo, tutti i vigneti e gli agrumi andarono persi.


Molto interessante, questi resoconti mi affascinano da morire :upp
Mi sarebbe proprio piaciuto vedere quella carta, con tutti i colori di wetterzentrale :lol: che possa mai capitare di vederne una nel fantameteo? :smoke SE si è davvero verificata una simile situazione barica, penso sia diffcile trovare qualcosa di simile negli archivi wetterzentrale, magari mi sbaglio...... :sorriso1
Philip
18-12-2011, 21:16
Dicembre 1879, uno dei più freddi...quando il vp non esiste...
Un altro occhio di riguardo va al 1879/80 e principalmente al mese di Dicembre 1879, che è forse quello più gelido di tutta la serie europea, addirittura, in zone come la Francia, il mese più freddo in assoluto e forse più freddo del gennaio 1709; Parigi ha il suo record di -25.6° stabilito nei primi giorni di dicembre (la media della capitale francese fu di -7.9 quel mese, praticamente 13° sotto media), le temperature scesero fino a -28-30° nei sobborghi, il freddo fu terribile, comunque, in tutta Europa, Roma ebbe una media mensile di +4.3 per quel mese, ovvero oltre 5° sotto media, Milano circa -6° di anomalia.
Calogero Santapasqua
00mercoledì 11 gennaio 2017 22:53
IL SOLE SCENDE SILENZIOSO!
aprile 8, 2016 20:59 pm Pubblicato da Enzo Ragusa

“Sono stato un fisico solare per 30 anni, ma non ho mai visto nulla di simile”, dichiara Richard Harrison, a capo della fisica spaziale al Rutherford Appleton Laboratory di Oxfordshire.

Le sonde spaziali oggi ci mostrano immagini e recenti filmati che hanno dell’incredibile, svelandoci ogni minima zona della nostra stella. Il Sole si mostra nei suoi minimi dettagli, ma il suo volto è stranamente informe.

“Se vogliamo tornare a vedere un Sole così inattivo … dobbiamo tornare indietro di oltre 100 anni,” afferma Harrison. Questa stasi solare è sconcertante per noi scienziati, perché in questo momento il Sole dovrebbe essere in piena attività.

Da poco ha oltrepassato il suo massimo solare, il punto del ciclo di 11 anni in cui l’attività esprime la sua massima attività. Questa gigantesca palla di plasma dovrebbe essere costellata di macchie solari, che esplodendo dovrebbero dare la formazione di numerosi flare ed enormi eruzioni di nubi di particelle cariche nello spazio sotto forma di espulsioni di massa coronale.



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Ma a parte qualche rara espulsione, come alcune eruzioni solari nel recente massimo, è rimasto tutto molto tranquillo. E subito questo massimo solare così debole, segue ancora un minimo solare – un periodo in cui l’attività solare sarà più lunga e più bassa come nelle attese degli scienziati.

“Io e molti altri scienziati solari siamo stati colti di sorpresa”, spiega Lucie Green, della Mullard Space Science Laboratory della University College di Londra.
Il calo dell’attività solare sta avvenendo sorprendentemente in maniera veloce, e gli scienziati stanno monitorando molto da vicino per vedere se continuerà questo forte calo.

“Potrebbe significare una stella molto, molto inattiva, come se il Sole si fosse addormentato … una palla di gas molto dormiente al centro del nostro Sistema Solare”, spiega la Dr.sa Green. Questo, però, non sarebbe certamente la prima volta che ciò accade.

Nel corso della seconda metà del 17° secolo, il Sole ha attraversato una fase estremamente silenziosa – un periodo chiamato “minimo di Maunder.” I documenti storici rivelano che le macchie solari scomparvero praticamente durante tutto questo periodo. La Dr.sa Green afferma: “Abbiamo un forte sospetto che il Sole stia agendo allo stesso modo in questo ciclo, come accaduto nel periodo precedente al minimo di Maunder”.

Mike Lockwood, professore di fisica nell’ambiente spaziale, presso l’Università di Reading, pensa che ci sia una possibilità significativa che il Sole possa diventare sempre più debole. Le analisi delle carote di ghiaccio, che detengono un record di lungo periodo dell’attività solare, suggeriscono che questo calo dell’attività solare è il più veloce che sia stato osservato negli ultimi 10.000 anni. “E’ insolitamente rapido il declino”, spiega il Prof. Lockwood.

“Stimiamo che più o meno entro 40 anni vi sia la possibilità dal 10% al 20%, ma la percentuale è molto più vicina al 20%, di probabilità che entreremo di nuovo nelle condizioni di un nuovo minimo di Maunder”.

L’era di inattività solare nel 17° secolo ha coinciso proprio con un periodo di inverni gelidi in Europa. I londinesi lungo il Tamigi, dove era sovente gelare, erano soliti realizzarvi delle fiere, il manto nevoso in tutto il continente aumentò consistentemente, mentre il Mar Baltico ghiacciava – le condizioni erano così dure, che alcuni la descrissero come una mini-era-glaciale.



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E il Prof Lockwood crede che questo effetto regionale sia stato in parte guidato dalla mancanza di attività solare, e questo potrebbe ripetersi di nuovo se la nostra stella continuerà a diminuire la sua attività.

“E’ un tema di ricerca molto attivo in questo momento, quindi credo che ci sia un meccanismo in Europa dove dovremmo aspettarci inverni più freddi quando l’attività solare volge verso il basso,” afferma.

Egli ritiene che questo effetto locale accade perché la quantità di luce ultravioletta irradiata dal Sole scende quando l’attività solare è bassa. Ciò significa che una radiazione inferiore di raggi UV colpisce la stratosfera – lo strato d’aria che si trova al di sopra della Terra. E questo a sua volta alimenta la corrente a getto – la corrente d’aria che scorre velocemente nell’atmosfera superiore che guida il tempo.

I risultati di questo calo dell’attività solare si sentono prevalentemente in Europa, dice il Prof. Lockwood.

“Si tratta dei grandi meandri della corrente a getto, e si chiamano blocking events perché bloccano la normale circolazione delle normali correnti umide, e dei venti miti che arrivano dall’Atlantico, mentre al contrario otteniamo aria molto più fredda trascinata giù dall’Artico e dalla Russia,” dice Lockwood.

“Si tratta di ciò che noi chiamiamo un’ondata di freddo … una serie di tre o quattro ondate di freddo in fila, aggiunge, portano fino ad un inverno freddo. E questo è quello che vedremo molto probabilmente se l’attività solare continuerà a scendere.”

Quindi questo cambiamento regionale in Europa potrebbe avere un effetto a catena per il resto del clima mondiale.

Mentre tutte le conseguenze di un Sole quieto non sono pienamente comprese, una cosa che gli scienziati sono certi al riguardo è che la nostra stella è imprevedibile, e tutto può accadere.

“Questo si sente come un periodo molto strano” dice il prof. Harrison, sottolineando che, “In realtà non capiamo ancora del tutto la stella che ci dona la vita. Questo perché è tremendamente complicata – è una bestia complessa.”



Fonte: BBC NEWS
Calogero Santapasqua
00mercoledì 11 gennaio 2017 22:54
IL VISTOSO CALO DELLE MACCHIE SOLARI NEGLI ULTIMI 25 ANNI!
febbraio 25, 2015 20:40 pm Pubblicato da Enzo Ragusa

L’astrofisico David Hathaway della Marshall Institute, NASA, aggiorna ogni mese il grafico sulla situazione dell’attività solare.
Dal grafico aggiornato, ne possiamo dedurre come l’attività solare abbia ormai oltrepassato il massimo solare del ciclo 24, e come l’attuale massimo non si avvicini neppure al conteggio del mese meno attivo del ciclo 22 registrato nel 1990. Questo ci da una chiara lettura della situazione attuale, e di come il ciclo 24 sia di gran lunga inferiore ai cicli che lo hanno preceduto.

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Per chi segue la nostra pagina già da tempo, saprà certamente che un ciclo solare ha una durata media di 11 anni, e probabilmente ricorderà anche come un ciclo solare della durata inferiore agli 11 anni risulti più attivo, quindi più potente, mentre al contrario, un ciclo più lungo risulterà molto più debole.

Secondo studi scientifici accreditati, il parametro di correlazione migliore tra la temperatura globale e l’attività solare, è la durata di un ciclo. Quindi un ciclo più debole risulterà, più la temperatura risulterà in declino. Da qui se ne deduce che, più i cicli saranno deboli consecutivamente e più la temperatura risulterà in diminuzione.
Al contrario, quando i cicli risultano di potenza superiore, si registrano sulla fotosfera solare potenti tempeste e CME di conseguenza le temperature risulteranno in aumento.

Il ciclo 22 ha avuto una durata di poco superiore ai 10 anni, mentre il ciclo 23 una durata complessiva di circa 12 anni. Il ciclo attuale, il 24, è sulla buona strada per risultare più lungo e più debole di entrambi i cicli che lo hanno preceduto. Questo ci da indicazioni ben precise sulla possibilità che la temperatura riprenda a scendere, non appena gli oceani avranno rilasciato il surplus di calore accumulato nei decenni passati, riscaldamento dovuto a sua volta, da cicli solari, come detto, molto più attivi.

Hathaway, nelle sue previsioni emesse nel 2006, aveva indicato il ciclo 24, come il più potente ciclo solare da quando esistono le rilevazioni solari in epoca moderna. Al contrario il famoso astrofisico Leif Svalgaard, aveva, sempre in quel periodo, indicato come il ciclo 24 fosse risultato molto al di sotto della media degli ultimi decenni.
In definitiva, previsioni diametralmente opposte dei due tra i migliori astrofisici mondiali in circolazione.

Un aspetto molto importante è però emerso da entrambi gli astrofisici, l’aspetto di una previsione simile per il prossimo ciclo 25, che secondo i due astrofisici risulterà molto debole, ancora più debole del ciclo 24! Inoltre, dalle previsioni di altri colleghi astrofisici, ci si accorge come anche altre previsioni vadano nella stessa direzione di un prossimo ciclo 25 molto debole… Ma quanto più debole?

Dagli studi sui campi magnetici polari del Sole, di cui vi teniamo aggiornati con articoli dedicati, sta affiorando come il prossimo ciclo 25 risulterà molto debole. Secondo alcuni astrofisici non andrà oltre le 30/50 macchie giornaliere. Tuttavia, secondo altri studi, all’interno del periodo del minimo di Maunder (1645-1715), viene ipotizzato, tramite le ricostruzioni disponibili del passato, come diversi cicli siano stati molto più lunghi del normale ciclo di 11 anni, di conseguenza si presume che alcuni cicli abbiano avuto una lunghezza di ben 17 anni. Questo come detto porta a pensare, che più i cicli si allungano nel tempo e più lungo risulterà il declino della temperatura alla fine del periodo di bassa attività solare.

Le macchie solari sono correlate ad altre caratteristiche dell’attività solare, in primis sui cambiamenti nella quantità di raggi EUV/UV. Nel 2007 la NASA scoprì che la luminosità del sole era scesa dello 0,02% a lunghezze d’onda visibili, e del 6% nella lunghezza d’onda UV estreme nel minimo solare del 1996.
Quindi l’energia emanata dal Sole risulterebbe inferiore nei raggi EUV-UV (specie negli EUV che possono variare anche del 16%, ma che secondo altri studi possono variare anche di più) e nella TSI variabile fino poco oltre l’1%, tanto più lungo risulterà il periodo di raffreddamento.

Altro punto interessante che ne emerge da questi studi, è in particolare la diminuzione delle CME (Espulsione di Massa Coronale) che viene chiaramente evidenziato dalla diminuzione del aa-index, come possiamo osservare dal grafico sotto, nel ciclo 24 rispetto ai cicli precedenti.

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Per concludere, i cambiamenti nella quantità dei raggi UV variano la formazione e la distruzione dell’ozono, che a loro volta modifica il getto polare e i venti, formando forti venti occidentali intorno all’Antartide, con la formazione della corrente circumpolare antartica… la corrente più grande del mondo…
Calogero Santapasqua
00mercoledì 11 gennaio 2017 22:56
Macchie solari in calo? Ma che freddo fa!
Scritto da Leonardo Debbia

Da tempo gli scienziati sono dell’opinione che l’aumentato numero di inverni più freddi sia direttamente correlato con l’attività del Sole e particolarmente con le macchie solari.

E’ di questo parere anche Mike Lockwood, meteorologo dell’Università di Reading, nel Regno Unito, in riferimento alla particolare rigidità degli inverni europeo e americano del 2009, ripetutasi quest’anno; rigidità associata alla bassa attività solare iniziata già negli anni ’80.

Lockwood ha studiato l’andamento delle macchie solari negli ultimi 9mila anni ed ha scoperto che l’attività solare ha un andamento ciclico con un periodo di 400 anni: per 300 anni tende a crescere e nei 100 anni successivi tende a diminuire.

Il numero delle macchie ha andamento ciclico undecennale, con un massimo e un minimo.

Il ciclo fu scoperto nel 1845 dall’astronomo dilettante tedesco Heinrich Schwabe sulla base di osservazioni durate decenni, anche se era già stato intuito in precedenza dall’astronomo danese Christian Horrebow. Il numero delle macchie è strettamente connesso con l’attività del Sole e con l’intensità della radiazione: maggior numero di macchie significa una maggiore attività solare.

Il più recente periodo di bassa attività solare si è registrato dal 1620 al 1720, in corrispondenza del cosiddetto “Minimo di Maunder”, quel periodo caratterizzato da inverni particolarmente rigidi che coinvolsero tutta l’Europa e che coincise con la totale sparizione delle macchie dalla superficie del Sole. Dal 1720 l’attività solare riprese quindi ad aumentare fino agli anni ’80 del XX secolo.
Andamento ciclico dell’attività solare – Grafico del numero di macchie solari negli ultimi 400 anni

Andamento ciclico dell’attività solare – Grafico del numero di macchie solari negli ultimi 400 anni.



Dal 1720 l’attività solare riprese quindi ad aumentare fino agli anni ’80 del XX secolo.

Dal 1985 infatti, riferisce Lockwood, ricordando l’inverno rigido di quell’anno, l’attività del Sole ha nuovamente ripreso a diminuire, in accordo con la diminuzione del numero di macchie solari; andamento che dal 2004 in poi ha subìto un’accelerazione.

Ci si avvia quindi verso un nuovo “minimo di Maunder”? Gli studi di Lockwood lo affermano e prevedono il raggiungimento di questo minimo tra una cinquantina d’anni.

Ma cosa sono in realtà le macchie solari?
Macchie solari

Macchie solari.

Sappiamo che le macchie solari corrispondono ad aree della superficie del Sole in cui la temperatura è più bassa (circa 4mila gradi Kelvin) del resto della stella (5-6mila gradi) e che appaiono come zone più scure, chiaramente visibili anche con telescopi di scarsa potenza, tanto è vero che i primi ad osservarle, ad occhio nudo, furono gli astronomi cinesi nel primo millennio d.C.

Si tratta in effetti di vere e proprie tempeste elettromagnetiche, perturbazioni originate dall’intenso campo magnetico del Sole che in queste aree impedisce la risalita dei gas e del calore dall’interno della stella, provocando la formazione di zone più fredde e più scure.

Si deve precisare che l’intensità solare che influenza il clima terrestre non dipende però tanto dalla quantità di radiazione ricevuta dalla Terra quanto dalla energia che le macchie solari trasmettono e quindi dal numero di queste.

Solo nel 2009 un team di fisici americani e tedeschi dell’NCAR (National Center for Atmospheric Research) del Colorado, è riuscito a interpretare un secolo di correlazioni tra attività solare e clima terrestre, giungendo a spiegare le complesse interazioni tra radiazione solare, atmosfera e correnti oceaniche.

Per quanto riguarda l’emisfero boreale, oggi sappiamo che periodi di bassa attività solare sono accompagnati dalla formazione di un anticiclone stazionante sull’Europa centrosettentrionale, al cui bordo meridionale fluiscono correnti gelide che da Nord-Est trascinano verso Sud-Ovest masse imponenti di aria fredda cui dobbiamo l’abbassamento delle temperature delle ultime settimane.

Secondo Lockwood una scarsa attività solare blocca le “jet streams”, le correnti a getto, i veri e propri fiumi d’aria che scorrono nella stratosfera, appena al di sotto della troposfera, a 7-12 km di quota e a velocità comprese tra i 150 e i 300 Km orari da Ovest verso Est.

Ogni emisfero ha due correnti, una che scorre alle alte latitudini ed una, meno intensa, subequatoriale. Quando nel nostro emisfero quest’ultima viene “bloccata”, cessano di spirare i venti caldi da Ovest e sull’Europa arrivano i venti gelidi dell’Est. Questo si è verificato anche durante il minimo di Maunder.

Ma cosa causa questo “blocco”?

Il blocco della corrente a getto è provocato dalla quantità di radiazione ultravioletta proveniente dal Sole che la riscalda . Il riscaldamento deriva dalla trasformazione di Ossigeno biatomico che sotto l’azione dei raggi ultravioletti si trasforma in Ozono (Ossigeno triatomico). Questa è una reazione esotermica, che sviluppa calore e questo calore scalda la corrente a getto, che si “frantuma” in più rami.

Come conseguenza, i venti caldi occidentali non arrivano più sull’Europa, lasciando il posto all’afflusso di aria fredda dall’Artico e dalla Siberia.

Leonardo Debbia

Calogero Santapasqua
00venerdì 13 gennaio 2017 15:00
1709: anno meraviglioso!
La fantastica cronaca del gennaio 1709 a Firenze

Per chi se la fosse persa dall'amico esimio prof. Luca su Facebook la ripropongo nella sua interezza.


IL TERRIBILE GENNAIO 1709 A FIRENZE

il mese di dicembre del 1708 fu un tripudio di pioggia e nebbia! - "Mai un raggio di sole che potesse illuminare la severità già di per se oscura di questi monumenti" . Così ebbe a scrivere il medico romano Filippo Marini nel suo folto carteggio-epistolare con l'amico Giuseppe Conti. "l'aria sembra sempre pesante e molto fredda".
“una serata di grande neve ha sollevato questo mio giorno dalla tristezza e dallo smarrimento - così, Filippo, dice in una lettera, dopo la nevicata del giorno di Santo Stefano su Firenze - non avevo mai visto fiocchi così grandi!!" .
"La magìa della neve è bastata pochi giorni: di nuovo pioggia, nebbia . . e le ossa fradice, infreddolite"
3 gennaio 1709. "Finalmente il sole e il cielo terso; lo stesso blu che ricordo sopra al Colosseo" . " l'aria è freddissima e il vento che mi sorprende allo sbocco del campo di Santa Maria Novella mi infastidisce! In questa città ho sempre da lamentare il disagio!". "Non ricordo che l'odore marcio dell'Arno tumultuoso e del muschio ai bordi delle strade".
7 gennaio 1709. " Il sole accecante il giorno prima dell'Epifania mi ha riportato alla mente le nostre scorribande invernali sulla spiaggia di Ostia".
9 gennaio 1709. "Sono certo di non aver mai sentito un vento così freddo!! Ti secca la faccia e chiude la bocca! Non vedo l'ora di essere nella mia buia stanza a respirare il caldo delle candele".
11 gennaio 1709. "non posso resistere al fascino dell'Arno già completamente ghiacciato . . nonostante il dolore della sofferenza per questo vento maledetto!"


Contrariamente a quanto scritto su alcuni link, l'ondata di gelo del gennaio 1709 arrivò ferocemente, è vero, ma occorsero almeno 3 giorni per rendere compiuto il crollo definitivo delle temperature!

13 gennaio 1709 - Così scriveva Filippo Marini all'amico romano Giuseppe Conti: "il gelo è insostenibile. La sofferenza di pochi minuti trascorsi all'aperto, al vento, non ammette traduzione verbale. Mi vedo impotente e inadeguato. L'Arno è una distesa di ghiaccio candido e rilucente . . il sole rischiara l'animo, splende, ma non emana calore . . quasi come fosse il riflesso della sua stessa morte!"
" Mi stupisce il carattere dei fiorentini ... che paiono non curarsi di altro che del lavoro e dei guadagni!".
"Ieri ho visto ragazzi giovanissimi spargere la rena del fiume sulle anguste strade del centro e aiutare vecchie signore ricche a salire sulle carrozze". "Dopo il tramonto la città è spettrale".
14 gennaio 1709 - "L'alba di oggi non arrivava mai! Un silenzio tombale avvolgeva la città, finalmente senza vento e avvolta in un grigiore profondo! Quando sono uscito dal San Giovanni di Dio una cascata di fiocchi di neve ha immediatamente coperto di bianco la mia mantella. Devo trascrivere il mio primo operare su un fegato distrutto: corro alla mia stanza senza sentire il freddo e la magìa della nevicata".
15 gennaio 1709 - " Ti scrivo ancora oggi dalla mia stanza. Non sto bene. Lo strapazzo e la paura di ieri mi hanno indebolito. Non ho mai visto ne mai immaginato tanta neve ... e ancora nevica con forza impressionante. Scorgo con fatica le ombre degli uomini che lavorano nella strada. Tutte le finestre sono chiuse! Gli artigiani e i bottegai continuano nel loro lavorìo!"

La grande nevicata del gennaio 1709 cominciò in Firenze a metà mattinata del giorno 14. " La neve veniva giù fittissima a falde non troppo grosse ma tali da attecchire ed ispessirsi... ovunque con estrema facilità e rapidità" .
La precipitazione non colse la città impreparata; dopo giorni di si forte ghiaccio al punto che: "messo all'aperto un secchio di acqua calda questa gelava pressoché all'istante".
Nevicò con "cotale lena" tutto il giorno 15!
"Sono ancora troppo debole. Una febbre leggera annienta il mio fare e tutto questo cadere della neve senza riposo mi intimorisce", così scrisse il giovane medico Filippo Marini all'ora del vespro del 15 gennaio 1709.
Nella notte tra il giorno 15 e il giorno 16 il vento riprese a sibilare tra i Palazzi e la nevicata divenne ancora più intensa e prepotente!
La tormenta proseguì implacabile fino a mezzodì del giorno 16. Le monache della Badia a Ripoli lamentarono i crolli nel loro giardino officinale e i portoni di accesso alla Badìa coperti fino a metà dalle montagne di neve!
"I bottegai e gli artigiani del centro hanno cessato l'attività e aiutano i ragazzi della strada a spalare e a rammontare più neve possibile". Così osservò e scrisse Filippo Marini l'indomani 16 gennaio. "Il cielo adesso è più chiaro, si intravede il cerchio del sole, ma la furia del vento continua a scaricare al basso grandi quantità di neve che sembra farina della Sicilia!”
"Prima delle tenebre è venuta Suor Agnese alla mia stanza, accompagnata da un inserviente. Al San Giovanni di Dio c'è bisogno di me. Mi ha raccontato di giovani donne che stanno arrivando con il loro piccolo in braccio, morente o già morto!”
E' il vento del diavolo!! gridava la monaca mentre procedevamo a stento verso l'Ospedale. Intorno a noi era un'inferno di neve e ghiaccio!"

APOTEOSI NEVE E GELO DEL 1709 SU FIRENZE
La nevicata del gennaio 1709 è ritenuta una delle più potenti di tutta la storia-meteo della città di Firenze. Nevicò senza sosta e spesso con eccezionale intensità dalla mattinata del giorno 14 fino al pomeriggio del giorno 16. Dalla tarda serata del 15 la precipitazione si trasformò in una implacabile tormenta con venti fortissimi da NE. Nonostante l'aumento termico iniziale, la precipitazione, avvenne comunque in un contesto permanente di temperature ben inferiori allo zero! Il freddo subì poi un nuovo e ulteriore tracollo nella notte tra il 15 e il 16 per continuare a scendere implacabilmente fino al giorno 19 a causa del vento tempestoso di tramontana.
Firenze era stata già duramente provata da 10 giorni di gelo particolarmente forte e inconsueto, soprattutto a causa delle bassissime temperature durante le ore centrali diurne, sempre molto negative. Il "nevazzo" fu, come dire, la botta finale. Isolò e paralizzò completamente la città. Si bloccarono tutte le vie di accesso e si paralizzarono totalmente i traffici!
Il Granduca Cosimo III, noto per le suo carattere ombroso e indeciso, sempre concentrato più sui problemi per la successione che su quelli dei fiorentini, dimostrò eccezionalmente un interesse e una preoccupazione particolare in quei momenti di assoluta e drammatica emergenza.
Così scriveva il giovane medico-chirurgo Filippo Marini all'amico romano Giuseppe Conti, durante la gelida notte del 18 gennaio 1709: "E' dal giorno 16 che vivo dentro l'ospedale di San Giovanni. Questo freddo maledetto ha già ucciso alcuni neonati, vecchi e mendicanti. Famiglie di poveri indigenti hanno abbandonato le loro case non riscaldate per cercare rifugio da noi. Abbiamo ancora pochi sacchi di farina di castagne e di grano; un po' di miglio, di orzo, di fave e di castagne secche. Sterilizziamo panni e fasce facendo bollire la neve sopra ai bracieri. Ogni tanto, sul mezzodì, vado a prendere aria sulla piazza verso il fiume. Ma la neve è troppo alta; il ghiaccio impedisce anche pochi passi. Il tempo è brutto: sono rari gli spiragli di sole tra le nubi. Cade spesso neve piccolissima e cade la neve che il vento, a tratti, strappa dai tetti dei palazzi. Qua, nella grande piazza, uomini e ragazzi si danno un gran daffare per togliere la neve dalle strade e gettarla nel fiume completamente ghiacciato; ogni tanto li vedo fuggire a cercare un riparo più caldo, anche quì, all'ingresso dell'ospedale, per paura dei congelamenti. Al calare del buio un silenzio tombale scende sulla città e non si vede più anima viva fuori. Scrivere mi rilassa e mi distrae, allontana il dolore e le paure . . . ma chissà mai quando potrò spedirti queste lettere!"

La neve secca e polverosa tornò a cadere su FIRENZE con abbondanza a cavallo tra i giorni 19 e 20 gennaio (circa 2 palmi), aggravando ulteriormente una situazione divenuta ormai insostenibile e dai risvolti veramente drammatici. L'afflusso sparato dell'aria proveniente direttamente dalla Siberia, che aveva già ibernato tutta la media Europa, contrastava da noi con il complesso depressionario stazionante sul Mediterrano. Dal giorno 20/21 si ipotizza una -23°/-24° che scende parallelamente alla media-bassa Toscana; Umbria e Marche. A Firenze si valutano in quei giorni temperature "pomeridiane" stimabili tra i -8°/-10° e rese ancora più pungenti dai venti da ENE spesso tormentosi e per il cielo sempre nuvoloso. Lo scienziato e studioso-eclettico Lorenzo Malagotti (anche lui romano), che aveva contribuito a portare gloria e fama alla "Accademia del Cimento", si impegnò a mobilitare alcuni giovani appassionati-meteo dell'epoca, allievi temerari, perché effettuassero rilevazioni e calcoli termometrici, sia in città che fuori città, nonostante le condizioni-esterne estremamente difficili e pericolose! Vengono citati punti di osservazione strategici all'interno del Giardino di Boboli (in quegli anni l'Accademia del Cimento occupava un'ala di Palazzo Pitti); presso il Torrino di Santa Rosa, sull'Arno e, più lontano, sulla pianura malsana ad ovest della città, alle "cave di rena", tra Ugnano e Stagno, sempre in prossimità del corso del fiume.

"Ancora tanta neve su questa città! Aghi di ghiaccio nel vento": così scriveva Filippo Marino la sera del 20 gennaio, rinchiuso dentro l'Ospedale di san Giovanni di Dio. "Aumentano i decessi e solo per alcuni uomini visibilmente più forti possiamo tentare l'atto estremo dell'amputazione". Fuori l'aria è quasi non respirabile e si cammina a stento lungo gli stretti corridoi tracciati dagli spalatori e dagli spazzini, nelle muraglie della neve ghiacciata. Tutte le botteghe sono chiuse e le officine aprono soltanto poche ore nel mezzo al giorno.
Ci sono famiglie che arrivano da noi stremate, scese dai poggi circostanti, da Fiesole, da Pian del Mugnone e da ogni dove, sfidando questo inferno di neve.
Alcuni vecchi medici di questo ospedale scuotono la testa, imprecano, piangono e dicono che è quasi peggio che durante l'ultima peste!"

Già nel periodo a ridosso della grande nevicata dei giorni 14, 15 e 16, certe autorità-granducali avevano emesso ordinanze che sconsigliavano qualsiasi forma di vita o di attività esterna, nella città, dalle 5 della sera alle 11 della mattina successiva.

Snowolverine
00venerdì 13 gennaio 2017 18:40
Spettacolare Calogero, grazie!
Davvero molto interessante!

Vittorio
Calogero Santapasqua
00venerdì 13 gennaio 2017 23:26
1407/1408

L’Inverno biblico 1407-08. Gelo l’Artico sino alla Scozia. Le correnti Atlantiche che gelavano
Di
Buran gelido vento russo -
Mar 8, 2014

Quello sì che fu un inverno che faceva gelare ogni cosa. Fu un freddo così straordinario che gelo la banchisa polare si espanse sino al Mare di Norvegia, gelando persino il mare attorno alla Scozia.

londra gela tamigiAll’epoca, siamo agli inizi del 1400, non vi erano termometri, e solo le testimonianze scritte si può immaginare quanto facesse freddo.

Molto probabilmente, il Vortice Polare si espanse verso tutta l’Europa, favorendo già alla fine di ottobre del 1407 robuste ondate di freddo artico, a cui a novembre seguirono imponente e furiosi venti dalla Siberia.

Le correnti del Nord Atlantico, spingevano sull’Italia aria molto fredda, non particolarmente mitigata dalla superficie marina, in quanto i ghiacci si spinsero molto a sud. E’ pertanto plausibile credere che le correnti Atlantiche gelavano l’aria, e che anche con venti da ovest nevicasse.

Dai documenti dell’epoca si sa che il gelo iniziò in Francia il 10 novembre, e un documento del parlamento francese riferisce che il giorno di San Martino vi era un “freddo insopportabile” e che lo scrivano, nonostante tenesse l’inchiostro vicino al fuoco per non farlo gelare, esso gelava “di tre parole in tre parole”.

In Francia, il gelo intensissimo perdurò senza sosta dai primi di novembre sino a fine gennaio, per riprendere a metà febbraio sino ad aprile. Quell’inverno a Londra gelo il Tamigi per 14 settimane, da dicembre a marzo, e l’Islanda rimase isolata tra i ghiacci.

In Italia si ebbe un inverno freddissimo: la neve coprì tutto il territorio nazionale, persino le coste della Sicilia, che rimasero imbiancate per una settimana. A Firenze gelò l’Arno, e la neve rimase al suolo 45 giorni consecutivi, e per oltre due mesi il paesaggio rimase imbiancato. Il freddo fu così forte da seccare gli ulivi, le viti e gli altri alberi da frutto.

Anche in Francia la maggior parte delle vigne e degli alberi da frutto furono distrutti.

Non conosciamo le cause del freddo così violento di quell’inverno, che si colloca in quelli della PEG (Piccola Era Glaciale). Alcuni studi autorevoli trovano una correlazione con il periodo freddo e l’attenuazione della Corrente del Golfo che si ebbe in quel periodo storico.
Calogero Santapasqua
00venerdì 13 gennaio 2017 23:33
Romolo (er fondatore de Roma) e Remo (che fondò a' Lazio) e il freddo



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inserito il: 16-2-2008
Al tempo di Romolo e Remo faceva un freddo da lupi
di Fabio Malaspina*

A novembre 2007 tutti i quotidiani hanno riportato la notizia del ritrovamento della famosa grotta sul colle Palatino detta Lupercale, dove la lupa secondo l’archeologia-mito-leggenda trovò i gemelli Romolo e Remo e li allattò. Questi fondarono la città di Roma il 21 aprile 753 a.C., ma come era il clima della “città eterna” all’epoca?

Molto più freddo dell’attuale e di quello che avrebbero visto molti imperatori romani, si potrebbe dire che faceva un “freddo da lupi” (detto popolare, anche se in generale i lupi si adattano bene sia in pianura che in montagna purché sia presente una vegetazione abbondante e non faccia troppo caldo).

All’incirca dal 900 al 300 a.C il clima europeo mutò verso una fase molto fredda, un periodo caratterizzato da maltempo, inondazioni e due forti avanzate glaciali. All’epoca il livello del mar Mediterraneo doveva essere circa un metro più basso dell’attuale, ragione per cui oggi i resti dei porti o di allevamenti di pesci romani sono oggetto dello studio dell’archeologia sottomarina. L’Italia andò coprendosi di foreste, mentre le coste si estesero a causa dell’abbassamento del mare ed al consistente apporto di sedimenti portato dai fiumi (a seguito delle intense precipitazioni ed anche perché all’epoca non c’erano le dighe).

Il primo congelamento del Tevere di cui si abbia notizia è nel 400-399 a.C.; fu un inverno talmente rigido che a Roma caddero 2,10 metri di neve; riportiamo quanto scritto da Dionigi di Alicarnasso: “A Roma vi fu una precipitazione nevosa molto abbondante, e dove la neve cadde in minor quantità non fu inferiore ai sette piedi. Vi furono alcune vittime, e specialmente la perdita di greggi, mandrie, bestie da soma, alcune per assideramento, altre per impossibilità di nutrirsi. Gli alberi da frutto che non poterono reggere la troppa neve furono spezzati dal vento o ebbero i germogli avvizziti e non diedero frutto per molti anni. Molte case crollarono e alcune furono travolte, specialmente quelle in pietra durante i cicli gelo-disgelo delle nevi. Non abbiamo nessun’altra notizia storica di calamità di questa portata, né prima né dopo, sino ai giorni d’oggi, a questa latitudine[…] Questa fu la prima ed unica volta in cui le condizioni atmosferiche di questa regione ebbero un tale scarto dal livello termico tipico di questo clima.” (in Storia di Roma Antica, XII, frammenti,8,1-3).

Anche Tito Livio descrisse quell’inverno: ”Quell’anno fu eccezionale per l’inverno rigido e le nevicate fino al punto da rendere impraticabili le strade e il Tevere non navigabile[…] L’inverno fu severo sia per l’instabilità della situazione meteorologica che improvvisamente alternava le condizioni climatiche, sia perché per qualche altro motivo una grave pestilenza colpì tutti gli animali. Non trovando né la causa né vedendo il limite di questo flagello inarrestabile, su parere del Senato si consultarono i libri Sibillini.”(in Storie,V,13,1-2 e 4-5).

Nel 275 a.C. a Roma cadde tanta neve che per quaranta giorni le strade furono ostruite ed il Tevere congelò, lo scrive Sant' Agostino (354-430):” Quell'inverno fu memorabile perché incredibilmente rigido al punto che a causa delle nevi, le quali rimasero a una preoccupante altezza per quaranta giorni anche nel Foro, perfino il Tevere gelò. Se si fosse avuto ai nostri tempi, costoro ne avrebbero dette tante e tanto grosse. Allo stesso modo una straordinaria epidemia, finché infierì, ne fece morire molti. Ed essendosi prolungata con maggiore virulenza nell'anno successivo, malgrado la presenza di Esculapio, si consultarono i libri sibillini” (in La Città di Dio, libro terzo, 17.3).

All’incirca dal 300 a.C a circa il 400 d.C il clima fu caratterizzato da un riscaldamento: spesso a Roma si soffriva il caldo estivo. Alcune persone però più che il "riscaldamento globale" incolpavano il modo in cui era stata ricostruita la città dopo l’incendio del 64 d.C.: ”Secondo qualcuno però, il vecchio tracciato era più salubre in quanto le strade strette e le case alte non lasciavano penetrare altrettanto la vampa del sole: mentre ora quegli spazi larghi, non protetti da un po’ d’ombra, si arroventavano e il caldo era ben più opprimente” (Tacito, Annali, XV, 42-43).

Oltre a divenire le temperature più miti, mediamente le precipitazioni diminuirono. Da quanto scrive lo studioso latino Giunio Moderato Columella le piante rilevarono questo cambiamento: ”Molti studiosi degni di fede hanno espresso l’opinione che il tempo e il clima sono mutati[…] di ciò era convinto anche l’autorevole scrittore di cose agrarie Saserna, il quale afferma che le condizioni del clima erano di molto mutate, per cui certe regioni che in precedenza non potevano consentire la crescita di alcune specie di vite e di olivo a causa dei loro rigidi inverni, nel suo tempo erano diventate ricche di pingui oliveti e vigneti, dato che il clima freddo dei tempi passati si era fatto più tiepido e mite” (in De Re Rustica, libro I, 1.2-5). Columella inoltre descrisse come i suoi contemporanei si lamentavano del tempo: ”Sento spesso i cittadini più illustri che si lamentano ora della sterilità dei campi, ora della variabilità del clima, da lungo tempo ormai sfavorevole all’agricoltura.”(in De Re Rustica, Praefatio, 1).

Lo spostamento verso nord, osservato da Columella per l’olivo e la vite, fu rilevato per il faggio da Plinio (in Storia Naturale, XVI, 15 v.36) e Teofrasto (in Delle piante, 3,10): il faggio un tempo si manteneva alla latitudine di Roma e con il trascorrere degli anni si era spostato in Italia settentrionale. In questo periodo mite i romani prosperarono ed estesero il proprio dominio fino al Vallo di Adriano (costruito dal 122 al 128 d.C). Con la crescita della popolazione a Roma l’acqua divenne scarsa e si costruirono così una decina di acquedotti.

Nei secoli successivi alla nascita di Cristo le precipitazioni diminuirono. Il geografo Ellesworth Huntington ha attribuito grande importanza a questo fenomeno da vedere in esso una delle cause della caduta dell’impero romano: “Al tempo di Cristo, il ritorno di condizioni favorevoli aiutò molto Roma a recuperare la propria prosperità, ma due secoli più tardi inizò il declino delle precipitazioni che è stata una delle principali cause del crollo di Roma”: fu anche l’aridità dei campi a spingere le popolazioni barbare verso la ricca Roma. Per alcuni studiosi fu questo cambiamento nella quantità di precipitazione a contribuire alla decadenza dell’Africa settentrionale che, da ampiamente popolate e definita il “granaio di Roma”, si ritrovò in “brutte condizioni”.

Anche secondo lo storico inglese Edward Gibbon (1737-1793), secondo quanto riportato nel suo testo “La storia della decadenza e caduta dell’impero romano”, il fattore climatico e l’incremento sensibile delle piene del Tevere (che resero in alcuni periodi non sicura la città e spinsero molti ad abbandonarla) contribuirono alla decadenza dell’impero. A livello meteorologico si può ricordare che fu il freddo del dicembre 406 d.C. a far congelare il Reno su cui passarono i barbari, iniziando da lì l’azione che avrebbe portato nel 410 d.C. al primo sacco di Roma.

*Fisico

PS: I singoli eventi meteorologici non hanno alcuna capacità di descrivere e/o provare come è il clima, l’andamento climatico riportato nell’articolo è una sintesi di studi scientifici di climatologia storica.
Calogero Santapasqua
00venerdì 13 gennaio 2017 23:49


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Gli Inverni rigidi dei Secoli XII e XIII
Pubblicato da:

Marco Rossi

30-01-2008 ore 09:24

immagine articolo 11094 Tali inverni colpirono la nostra Penisola in modo particolare nella prima metà del XII Secolo, e poi, in seguito, nel XIII Secolo, quando si verificò un certo raffreddamento climatico.

Si verificarono, comunque, anche episodi molto miti, con frutta maturata in Febbraio, ed invasioni di cavallette africane fino all'Ungheria ed alla Germania.

Ecco, comunque, la cronologia di tali episodi nei due Secoli suddetti:

1114-15: Inverno rigidissimo. A Worcester il gelo durò per 9 settimane, i fiumi inglesi rimasero congelati, mentre anche in Irlanda i laghi rimasero gelati al punto di permettere il transito di uomini e bestie sulla loro superficie.

1116: gelo del Po in Val Padana.

1118-19: Inverno rigido: gela la Laguna Veneta, con evento severo, muoiono viti ed alberi.

Il ghiaccio circonda l'Islanda.

1122-23: Altro inverno molto rigido: gelo della Laguna Veneta, con evento severo, si cavalca sulla Laguna congelata.

1133: Gela il Po in Val Padana, da Cremona alla foce. Gelo e morte degli alberi.

1141: Gela il Tamigi a Dicembre.

1150: Tre mesi di freddo rigido in Inghilterra, a partire dal mese di Dicembre, quando il Tamigi gelato veniva attraversato da carri e cavalli.

1162: Uno degli inverni più freddi di questo Millennio, nel Nord Italia.

A Milano vi sono 40 mila morti per il gelo, mentre nella zona corrispondente alla Lombardia, il freddo distrugge tutte le semine.

1192-93: Il gelo di fiumi inglesi provoca la rottura di molti ponti.

1197-98: Dopo uno dei periodi più caldi del clima Medievale, con un mitissimo inverno 1186-87, ed un'Estate molto calda nel 1195 (in Autunno di quell'anno le cavallette africane invadono l'Ungheria), il clima volge improvvisamente al freddo.

Forse il grande caldo di quegli anni, sciogliendo grandi quantità di ghiaccio groenlandese, provocò un temporaneo blocco, o, per lo meno, attenuazione, della Corrente del Golfo.

Solo così si spiega la presenza di inverni molto freddi in Islanda dal 1197-98 fino al 1203.

In quest'ultimo anno, il ghiaccio sulle coste Islandesi è presente perfino in Luglio ed Agosto.

Gli inverni proseguono freddi fino al 1225.

1205: Inverno rigido in tutta Europa.

In Inghilterra gelarono molti fiumi, Tamigi compreso, ed il disgelo non avvenne prima della fine di Marzo.

1209-10: Un altro inverno rigidissimo: gelo dei fiumi inglesi in Gennaio e nella prima metà di Febbraio.

1216: Gelo del Po in Val Padana, inverno rigido.

1233-34: Uno degli inverni più rigidi del XIII Secolo.

Gela il Po, gela la Laguna Veneta con evento molto severo.

Il Doge organizza dei grandi giochi sopra la Laguna gelata.

In Inghilterra il grande freddo durò dal giorno di Natale fino al 2 Febbraio, senza neve, il che favorì la penetrazione in profondità del gelo stesso nel terreno.

1269: Inverno "storico" per una grande nevicata a Firenze, di circa "un braccio" (60 cm).

Freddo in Inghilterra da Novembre fino ai primi di Febbraio, Tamigi congelato, tanto da permettere il passaggio di persone e di merci da un porto all'altro di Londra.

1281-82: Grande freddo in Inghilterra da Natale fino ai primi di Febbraio.

Tamigi ed altri fiumi inglesi rimasero congelati.

1288-89: Uno degli inverni più miti di sempre. In Francia matura la frutta in Febbraio, ed il vino è già pronto in Aprile. Stagione invernale completamente assente.

Continua...
Calogero Santapasqua
00venerdì 13 gennaio 2017 23:52
Il ciclo di 300 anni degli inverni rigidissimi
Pubblicato da:

Marco Rossi

01-10-2006 ore 10:38

immagine articolo 6991 Siamo nell'anno 860 dopo Cristo, ed un inverno di storica severità colpì la nostra Penisola, pur essendo in una fase di riscaldamento climatico.

Morirono sia le viti che gli alberi, nell'Italia settentrionale (indicando temperature prolungate al di sotto di -15; -20°C), le merci raggiungevano Venezia grazie a carri e cavalli che camminavano al di sopra della Laguna congelata.

L'inverno fu rigidissimo anche in Germania, Francia, e cadde "neve rossa" (ricca di particelle sahariane) in numerose zone di pianura.

Si fa un salto di 302 anni, e ritroviamo il terribile inverno del 1162, uno dei "pretendenti" alla palma di peggior inverno dello scorso Millennio.

Nella Lombardia si contarono 40 mila morti per il freddo e la fame, il freddo distrusse tutte le semine, nonché gli alberi.

Si fa un altro salto in avanti, e ritroviamo il terribile inverno del 1408, ricordato come "l'Anno del Grande Inverno".

In questo caso, i ghiacci polari riuscirono a bloccare l'Islanda completamente, raggiungendo la Scozia, nel Nord e nel Centro Italia morirono quasi tutti gli alberi per il gelo, a Firenze la neve fu alta 60 cm e durò un mese e mezzo.

In Inghilterra il gelo durò 14 settimane tra Dicembre e Marzo, congelando completamente il Tamigi a Londra.

Facciamo un salto di 300 anni esatti, e ci ritroviamo dinanzi il terribile inverno del 1709, maggiormente ricordato perché più vicino a noi nel tempo (e vi erano già osservazioni meteorologiche e le prime serie termometriche).

A Berlino risulta il mese di Gennaio più freddo di tutta la serie termometrica plurisecolare; gelarono la Vistola, il Reno, il Danubio, la Mosa, la Garonna, l'Ebro, la Senna, e perfino la foce del Tago a Lisbona.

Gelarono completamente il Lago di Costanza e quello di Zurigo, e, parzialmente, quello di Ginevra.

Gelarono anche i porti mediterranei di Genova, Marsiglia e Livorno.

A Firenze caddero in tre giorni di neve 70 cm di manto bianco, isolando la città; la Laguna Veneta gelò per venti giorni, Roma fu invasa dalla neve per giorni.

In Italia ed in Francia gelarono perfino gli alberi di melo e di noce, e sparirono intere foreste uccise dal grande gelo.

Si direbbe che ogni 250-300 anni circa gli inverni si scatenino in un eccesso di severità sull'Europa Occidentale e mediterranea, che si ritrovano improvvisamente a sperimentare condizioni di tempo e di temperatura decisamente più vicine alla Siberia che al loro normale clima.

Tale periodicità di inverni rigidissimi potrebbe essere legata a periodiche variazioni dell'intensità solare (l'inverno 1408 capitò all'inizio del cosiddetto "minimo di Sporer " , mentre quello del 1709 alla fine del "minimo di Maunder" dell'attività solare), tuttavia notiamo che essi capitano anche in periodi di deciso riscaldamento come nel Medioevo.

Non solo, tali inverni non restano poi da soli, spesso inaugurando una sequenza di episodi insolitamente rigidi che interessano l'Europa Occidentale per i successivi 80 o 90 anni (come capitò successivamente al 1162, al 1408 ed al 1709).

Notiamo, con una certa preoccupazione, che sono passati oramai quasi 300 anni dal terribile inverno del 1709, per cui prossimamente potrebbe verificarsi un evento storico di uguale o simile portata, a meno che il surplus di calore dovuto all'effetto serra introdotto dall'uomo nell'atmosfera non ne attenui notevolmente gli effetti.

Ma la nostra civiltà, per quanto progredita, è forse più fragile di un tempo rispetto ad eventi naturali di questo genere.

Il pensiero va ai black-out elettrici, alla difficoltà nell'approvvigionamento di gas naturale dall'Est europeo, per non parlare degli enormi danni economici che deriverebbero dalla distruzione di intere foreste o di coltivazioni arboree, o per il blocco del traffico dovuto alla neve, del trasporto merci per il gelo dei porti, ecc. ecc.

C'è quindi da augurarsi che un simile evento non si ripeta, anche se bisogna ricordare che tale ciclo trecentennale ha colpito implacabilmente nell'ultimo millennio, e niente fa pensare che non possa proseguire con questa ciclicità, tanto più che essa sembra essere indipendente dai periodi di riscaldamento o di raffreddamento della nostra atmosfera.

La ripetizione di un inverno come quello del 1709, o del 1408 sarebbe comunque un evento epocale, che creerebbe danni e problemi nettamente superiori alla soddisfazione (tipica del meteofilo), di vedere i panorami imbiancati e le temperature scendere a minimi storici.
Calogero Santapasqua
00domenica 15 gennaio 2017 00:03
inverno 1946/47

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IL GELIDO INVERNO 1946 – 1947, NEVE ABBONDANTE E RECORD A MILANO, NEVE A ROMA, NAPOLI E BARI
Paganella
— 11 settembre 2013


l’inverno 1946 – 1947, è stato caratterizzato da una continua perseveranza di irruzioni gelide continentali, che hanno portato gran freddo e neve su tutta europa, italia compresa da dicembre a febbraio, nell’articolo riporteremo anche le cronache di giornale dell’epoca, tratte dal quotidiano la stampa



IL MALTEMPO NEL RIMINESE

RIMINI 5 DICEMBRE 1946
Il persistere del maltempo ha fatto sìche alcune zone della città stessa, siano ora allagate.
Il traffico è interrotto in parecchiquartieri, specialmente al centro, nella zona ferroviaria, nellamarina.
A Viserba sono crollate due case, manon si lamentano vittime essendo gli abitanti evacuati.

LA NEVICATA DI IERI A TORINO
TORINO 16 DICEMBRE 1946

Dall’alba di ieri, sino a sera, hanevicato senza parsimonia, con lusso di grossi bioccoli, così daformare un soffice tappeto di circa 14 centimetri.
Speriamo che non debba assumere le proporzioni raggiunte lo scorso inverno.
Nel corso della notte la neve ècontinuata a cadere.

19 DICEMBRE 1946
UN METRO E MEZZO DI NEVE IN UNA ZONA DEL TRENTINO
TRENTO 18 DICEMBRE 1946
Il gelo, portato probabilmente da quella ondata di freddo proveniente dalle sconfinate lande della Siberia, di cui hanno narrato i giornali, è piombato sul trentino, e la neve è continuata a scendere per ventiquattro ore in tutta la provincia.
Sui passi alpini dell’alta di fassa, la neve ha raggiunto l’altezza di un metro e mezzo.
A Lavazè, sopra cavalese, sono caduti 145 centimetri di neve.
I campi sciatori sono ora in piena efficienza.



19 DICEMBRE 1946
IL TERMOMETRO SOTTO ZERO NELLA RIVIERA LIGURE
GENOVA 18 DICEMBRE 1946
Da alcuni giorni la nostra regione è sotto un’ondata implacabile che ha raggiunto in parecchi punti della riviera, come a genova, qualche grado sotto lo zero.
Tale freddo non si registrava più da parecchi anni ed ha provocato notevoli danni alle piantagioni, ai fiori e soprattutto alle olive.

19 DICEMBRE 1946
TORINO 18 DICEMBRE
11 GRADI SOTTO LO ZERO
Dopo la nevicata il cielo s’è rifatto quasi terso, ma col sereno è arrivato il gelo.
Un’ondata, anzi di freddo.
Che poi si tratti d’un fenomeno generale è una magra consolazione.
La realtà è che o si intirizzisce soltanto a guardare il termometro, il quale continua a scendere contro tutte le buone norme del calendario.
L’inverno, infatti, comincia…ufficialmente sabato.
Se il freddo va, o piuttosto viene, di questo passo, che avverrà nelle famose “giornate della merla”,le tre ultime di gennaio che per tradizione segnano la temperatura più rigida.
Per chi ama i confronti possiamo ricordare che il 18 dicembre dell’anno scorso l’ufficio meteorologico ha registrato una temperatura massima di 1,3, minima di 0,1 e media di 1,2.
ecco il bollettino di ieri dato dal centro aeronautico:
massima -2,5
minima -11
media -6,8
L’osservatorio di Pino Torinese dava ieri come temperatura massima: -2,5 e minima -5, quindi con una media di 4,3 sotto lo zero.
A Pino Torinese, dove pure la neve ha toccato i 19 centimetri, si nota di solito una temperatura leggermente migliore.

20 DICEMBRE 1946
TORINO 19 DICEMBRE 1946
ANCORA 10,8 SOTTO LO ZERO
Il cielo si è ieri rannuvolato: sidirebbe che sia alle viste un’altra nevicata.
Facciamo gli scongiuri di usi, chesarebbe peggio.
La temperatura è rimasta quasiimmutata: due decimi di centigrado di meno in confronto dellagiornata precedente.
Ecco infatti il bollettino del centroaeronautico:
massima -2,5
minima -10,8
media -7,8
per i confronti diamo il bollettinomeno confortante dell’osservatorio di Pino:
massima -2,6
minima -6
media -4,6,

20 DICEMBRE 1946
LA NEVE AL SESTRIERE
Comunicavano dal sestriere che inquelle montagne è caduta una grande nevicata: oltre un metro dineve.
Da domani funziona il servizio diautobus dalla stazione di ulzio in corrispondenza coi treni.
Alberghi e funivie sono riaperti.
Il bollettino della neve reca iseguenti accumuli:
a bardonecchia farinosa 45 centimetri, nevica
a cervinia 50centimetri farinosa
a pian rosà 100 centimetri farinosa

2 GENNAIO 1947
GENOVA SOTTO LA NEVE
GENOVA 1 GENNAIO 1946
Nelle prime ore di stamane hacominciato a nevicare e, fino al momento in cui telefoniamo, la nevenon ha mai smesso di scendere.





4 GENNAIO 1947
TORINO: TERMOMETRO A 11,6 GRADI SOTTOLO ZERO
Com’era prevedibile, la nevicata dicapodanno, sebbene leggera, ha fatto più rigida la temperaturaessendosi il cielo rasserenato, tanto che nella notte la brina hainfiorato gli alberi spogli con un bellissimo effetto pittorico maniente affatto consolante.
Il termometro è ridisceso ed hasegnato ieri:
Massima -5
Minima -11,6
Media -7



8 GENNAIO 1947
ONDATA SIBERIANA
NEVE E GELO IN TUTTA LA VALLE PADANA
IL PRIMATO AD ASIAGO CON 32 GRADI SOTTOLO ZERO
LASTRONI DI GHIACCIO NELLA LAGUNA
10 GRADI SOTTO LO ZERO A GENOVA
NEVE A ROMA E SUL VESUVIO
GENOVA 7 GENNAIO 1947
Da tregiorni genova e la liguria gemono sotto una ondata di freddo come nonsi riscontrava più da parecchi anni.
Un gennaio così rigido si era avutoper l’ultima volta nel 1896.
nella zona centrale della città latemperatura oscilla costantemente tra gli zero gradi ed i 5 sotto lozero; ma nella parte alta della città si sono raggiunti i diecigradi sotto lo zero.



ALESSANDRIA 7 GENNAIO 1947
Il freddo ha fatto scendere oggi iltermometro a 12 gradi sotto lo zero, nelle campagne invece si sonotoccati anche i 20 gradi sotto lo zero.
E’ stata così la giornatapiù fredda che si sia avuta in questo crudo inverno.
Il tempo si mantiene sereno con leggerovento di tramontana.
Impressionante lo spettacolo deltanaro, completamente gelato, su cui per tutto il giorno giovani edanziano sono passati in lungo ed in largo come su un immenso campo dipattinaggio-
A ovada si è avuta un’abbondantenevicata che ha raggiunto i 50 centimetri.
La temperatura oscilla fra i 14 e 17gradi sotto lo zero.



ASTI 7 GENNAIO 1947
Dopo un riscaldamento durato alcunigiorni, si è avuta una improvvisa recrudescenza del freddo.
Infatti i termometri segnavano 17,5gradi sotto zero, temperatura a cui non si giungeva da molto tempo.
Il gelo intenso ha prodotto notevolidanni alle tubature interne di diversi edifici.
Il tanaro appare in vari punti copertoda spessi strati di ghiaccio.

MILANO 7 GENNAIO 1947
un’ondata di freddo intenso si èabbattuta sulla lombardia e nell’intera valle padana.
Stamane a milano il termometro segnavacirca 11 gradi sotto lo zero.
A giudizio dei meteorologi, latemperatura è destinata a rincrudirsi ancor di più nei prossimigiorni.

BOLOGNA 7 GENNAIO 1947
La neve ha fatto nuovamentel’apparizione nella nostra regione accompagnata da un ventorigidissimo.
La temperatura è molto bassa e la nevegelata caduta ha raggiunto finora lo spessore di una decina dicentimetri.

VENEZIA 7 GENNAIO 1947
temperature bassissime si sonocontinuate a registrare nel veneto e nel trentino.
A venezia si è avuta ieri sera unatemperatura minima di 12 gradi sotto zero.
Blocchi di ghiaccio vagano per lalaguna.
A padova e a treviso il termometrosegnava 12 gradi sotto lo zero, a udine, a cividale e a trento 12sotto lo zero, a vicenza 14 gradi sotto lo zero, a bolzano 18 gradisotto lo zero, a cavalese meno 22, a fiera di primiero meno 21, a sanmartino di castrozza meno 24, a feltre meno 25 a tarvisio meno 26.
il record di freddo è stato battuto adasiago dove si sono registrati ben 32 gradi sotto lo zero.
A trieste il termometro è sceso a meno12.

FIRENZE 7 GENNAIO 1947
Una nuova ondata di freddo si èabbattuta su firenze: il termometro è sceso a meno 7 gradi e unforte vento ha portato sulla città un nevischio che ha copertostrade e tetti di un sottile e candito strato che gelato nella notterende difficile la circolazione.
Anche le acque dell’arno sonoghiacciate alla superficie.

ROMA 7 GENNAIO 1947
Preceduta da un freddo intenso che haportato la temperatura oltre 3 gradi sotto zero ieri notte dopo unintervallo di sei anni dalla sua ultima apparizione la neve èdiscesa su roma.
Nello svegliarsi i cittadini romanihanno trovato la loro città in un biancore immacolato reso ancor piùsuggestivo dalla silenziosità delle vie semideserte.
La temperatura stamane era scesaulteriolmente a 6 gradi sotto lo zero.

NAPOLI 7 GENNAIO 1947
L’ondata di freddo ha raggiunto anchele regioni meridionali.
La neve dopo lunghi anni ha fatto lasua ricomparsa in città e la cima del vesuvio appare ammantata da unfantasioso manto bianco.
Anche a bari è caduta la neve e latemperatura è scesa a 5 gradi sotto zero.

NELL’EUROPA
PARIGI 7 GENNAIO 1947
Una nuova ondata di freddo si èabbattuta sulla francia e su gran parte dell’europa.
La temperatura più bassa della franciaè stata registrata a strasburgo dove il termometro è sceso a 15gradi sotto lo zero.
Anche sulla costa azzurra è caduta laneve.

BERLINO 7 GENNAIO 1947
L’ondata di freddo abbattutasi sullagermania è tale che le autorità sono indotte a preoccuparsi deimezzi per impedire la morte per assideramento di numerosi tedeschipiù che una probabile quasi totale paralisi dell’industria.
Il termometro è sceso a 22 gradi sottozero.
Parecchie officine hanno sospeso illavoro per mancanza di carbone.
Il porto di amburgo è paralizzato.
Nella ruhr i canali sono gelati.

VIENNA 7 GENNAIO 1947
un’ondata di freddo si è abbattita inquesti giorni sull’intero territorio della repubblica austriaca,determinando un abbassamento della temperatura che ha raggiunto i 20gradi sotto zero.
A causa delle abbondanti nevicate, iltraffico è rimasto bloccato in varie zone.
A vienna i servizi elettrici, acqua egas hanno subito delle interruzioni.
Centinaia di persone sono statericoverate negli ospedali per congelamento.

LONDRA 7 GENNAIO 1947
Un’ondata di freddo polare effettodello spostamento verso le regioni orientali dell’europa delletemperature gelate della siberia, si è abbattuta su tutti i paesidel vecchio continente, rendendo particolarmente dura la situazionedelle popolazioni già provate dalla scarsa alimentazione e dallaassoluta mancanza di combustibile.

TORINO 7 GENNAIO 1947
UN RECORD: 18,5 GRADI SOTTO LO ZERO
IN ALTRI QUARTIERI DELLA CITTA’ ILTERMOMETRO HA SEGNATO 20 E 21 GRADI SOTTO LO ZERO ED A GASSINOADDIRITTURA MENO 22

Da una ventina di giorni il freddo si èfatto insopportabile.
Il termometro è disceso gradualmentema continuamente: ieri ha segnato 18,5 gradi sotto lo zero.
Questa la temperatura ufficiale datadal centro meteorologico della aeronautica, raccolta cioè su quelcampo, ma al regio parco, nei pressi del po sono stati rilevati 20gradi sotto zero, in regione “polo nord” il suo nomedefinisce questa zona come la più fredda della città, addirittura21 gradi sotto lo zero.
Nè ciò basta: a gassino siamoarrivati a meno 22.
E’ un primato al quale i cittadiniavrebbero rinunciato all’unanimità.
Si ricordava l’inverno del 1929, con 17gradi sotto zero come cosa eccezionalissima, perchè le punte massimedegli inverni più rigidi non avevano mai sorpassato i 14 ed i 15gradi sotto zero, come nel gennaio del 1930.
Era naturale che tali temperaturesembrassero già eccessive se si tiene calcolo che a torino la mediadei giorni più freddi si aggirava sui 10 gradi sotto lo zero.
Quest’anno invece anche l’osservatoriodi pino torinese, che regolarmente segna da 4 a 5 gradi in più ditorino, ha registrato l’altra notte ben 14 gradi sotto lo zero.
Freddo siberiano, dunque, che si puòdire da oltre un ventennio i torinesi non conoscevano, dovuto acorrenti di natura occasionale, a particolari combinazionimeteorologiche.
E questo freddo eccezionale dovevaproprio venire ad aggravare le tante difficoltà che già presentavail problema del riscaldamento delle case.

15 GENNAIO 1947
TORINO SBALZO A 9 GRADI SOPRA ZERO
Dopo una lieve incipriatura di neve,tanto per ricordarci che siamo proprio in inverno, il cielo ierimattina s’era fatto limpidissimo lasciando padrone il sole.
Sembrava d’essere all’inizio dellaprimavera e le grondaie gocciolavano per lo sgelo.
La temperatura è improvvisamentesalita, così da lasciarci perplessi e dubitosi sull’avvenire.
Accettiamo questo tiepido prologo esperiamo bene.
Ecco il bollettino meteorologico:massima +9 minima -6,5 media +0,6







25 GENNAIO 1947
E’ TORNATO IL FREDDO
INTRA 24 GENNAIO 1947
Nelle ultime 24 ore la temperaturadella regione del lago maggiore è scesa notevolmente, toccando anchegli 11 gradi sotto lo zero.
Sulle montagne si segnalano bufere dineve.

FIRENZE 24 GENNAIO 1947
Una nuova ondata di freddo si èabbattuta in questi giorni sulla toscana, ove il termometro è scesoe si mantiene anche a 6 e 7 gradi sotto zero nella zona a più bassaaltitudine.
I massimi del freddo si sono registratisulle montagne pistoiesi: 18 sotto lo zero ieri a san marcello, 20gradi sotto lo zero a campo tizzoro e ben 22 gradi sotto lo zeroall’abetone.

ANCONA 24 GENNAIO 1947
Il maltempo imperversa sulla nostracittà; dall’altra sera nevica.

BARI 24 GENNAIO 1947
la città è dinuovo sotto una spessa coltre di neve che paralizza quasi del tuttola circolazione

VENEZIA 24 GENNAIO 1947
La seconda ondata di freddo ha fattoregistrare nuovamente temperature bassissime in tutto il veneto.
Nella città, il termometro è sceso a 8 gradi sotto lo zero, non ha ancora raggiunto i minimi di 20 giorniorsono.
Anche stavolta la punta estrema èregistrata da asiago, dove si sono avuti 30 gradi sotto lo zero.

ANCHE IL SUD SOTTO LA NEVE

FOGGIA 25 GENNAIO 1947
Ieri il termometro è sceso fino a 8gradi sotto zero.
L’eccezionale gelo ha distrutto nellepuglie l’80 per cento della produzione degli olivi.

NAPOLI 25 GENNAIO 1947
Anche a Napoli ha fatto la suaapparizione la neve.
La caduta è stata particolarmenteabbondante nella parte alta della città: vomero e capodimonte.

VENEZIA 25 GENNAIO 1947
Accompagnata da forte vento, da stamanecade la neve che ha già raggiunto questa sera i 10 centimetri.
La temperatura si mantiene semprecostantemente rigida: 5,5 gradi sotto lo zero.

GENOVA 25 GENNAIO 1947
Da oggi a mezzogiorno si è scatenatasu genova un’autentica bufera di neve che non accenna a cessare.
Il termometro è sceso a 5 gradisottozero.

LA NEVE E IL FREDDO 26 GENNAIO 1947
TORINO 25 GENNAIO 1947
Dalle prime ore dell’alba, fine egelida, che ha imbiancato le piazze e le vie, ma senza dare soverchiofastidio, tanto che il cielo è stato parsimonioso.
Ma forse è dipeso più che altro dallatemperatura ancora troppo rigida.

Ed ecco la temperatura del centroaeronautico:
massima -5
minima -6,2
media -5,6

a pino torinese invece si è avuto:
massima -7,6
minima -9,1
media -8

a superga:
massima -8,2
minima -10,9
media -8,9



NEVICA MA NON TROPPO 29 GENNAIO 1947
TORINO 28 GENNAIO 1947
Il cielo ieri ha fatto il broncio e ciha regalato una lieve nevicata che è durata tutto il giorno ma senzamai assumere aspetti… compromettenti.
Oggi, prima giornata della “merla”.
Se per caso la tradizione dellaeccezionale rigidezza fosse smentita, non saremo noi a lamentarci.
La temperatura di ieri in città è inquesti dati del centro meteorologico aeronautico:
massima -0,5
minima -5,4
media -2,9
cielo coperto con leggera caduta dineve ( forse 2 o al più 3 centimetri)

a superga:
massima -3,5
minima -7,4
media -5,1
neve 8 centimetri

a pino torinese:
massima -3
minima -6,4
neve 5 centimetri

3 FEBBRAIO 1947
ABBONDANTI NEVICATE
NOVARA 3 FEBBRAIO 1947 – La neve,caduta durante tutta la notte e ad intervalli durante la giornata,continua stasera a cadere senza accennare a diminuire.
Con lo strato che già era al suolo, sene contavano stasera circa 40 centimetri.

ALESSANDRIA 3 FEBBRAIO 1947
Dalla notte scorsa, salvo brevi pause,nevica fitto fitto in tutto il territorio di alessandria, rendendoestremamente difficoltosa la circolazione.
A novi ligure la neve ha raggiunto i 45centimetri

5 FEBBRAIO 1947
UNA NEVICATA SENZA PRECEDENTI PARALIZZALA VITA CITTADINA
DALLE 17 DI LUNEDI’ ALLE 14 DI IERI 49CENTIMETRI- INTERROTTO PER L’INTERA GIORNATA IL SERVIZIO TRANVIARIO –LA RAZIONE DEL PANE INTEGRATA CON MEZZO CHILO DI RISO – SOSPESE LELEZIONI NELLE SCUOLE – I LAVORI DI SGOMBERO
MILANO – CORRIERE MILANESE

Tutti mobilitati, ieri, i servizipubblici, almeno a parole, ma la realtà è quella che tutti icittadini hanno vissuto.
Ancora ieri sera, sulle carreggiatescavate dagli spartineve, che avevano lasciato ai lati alte trincee,cortei di pedoni procedenti nei due sensi, dal centro alla periferiae viceversa.
Pareva un esodo biblico.
Abbiamo fatto il giro di tutta lacittà, a bordo di un pesante autofurgone, che arrancavafaticosamente.
Fra le 16 e le 18 poche e svogliate lesquadre di spalatori.
Lunghi tratti di binari, un pò tuttele linee, erano ancora coperte da un denso strato di neve pigiata,alternantisi a tratti puliti.
Chissà con quale criterio si eraproceduto allo sgombero.
E così, strade di importanzasecondaria ai fini della circolazione, come ad esempio la viaborgonuovo, erano state scrupolosamente ripulite, in certi tratti,mentre arterie importantissime rivelavano incuria e abbandono. Aporta ticinese, squadre di tranvieri armati di pale cercavano diliberare qualche troncone di binario.
Il comune infatti, aveva invitatol’azienda a mettere a disposizione il personale.
Si è anche chiesto l’ausiliodell’autorità militare, ma non si sono ottenuti che cento soldati.

VOLONTA’ E COMPETENZA
Il disagio maggiore è derivato dallaparalisi tranviaria, che è stata totale.
Non era mai capitato, neppure ai tempidei tranvai a cavalli.
E’ vero che quest’ultima nevicata hasuperato tutti i records, 49 centimetri dalle 19 di lunedì alle 14di martedì; ma i tecnici sono concordi nell’affermare che, con un pòdi buona volontà e, soprattutto con maggiore competenza, si sarebbepotuto se non scongiurare, limitare in estensione e in duratal’interruzione del servizio.
Non è mai, assolutamente mai successoripetiamo che milano restasse, a causa della neve, completamentesenza tranvai per una intera giornata.

LA PIOGGIA
In serata la neve si è dissolta inpioggia.
La città era deserta: i teatri sonorimasti chiusi.
Si rileva la necessità di mettere subito inazione le bocchette stradali di scarico, in cui riversare la nevesenza bisogno di ammucchiarla.
Ma anche la parte dei criteri diorganizzazione, di cui la cittadinanza ha ragione di ritenereresponsabili i dirigenti dell’ufficio tecnico municipale.
Come s’è detto, dalle 19 di lunedìalle 14 di ieri sono caduti 49 centimetri di neve, secondo lesegnalazioni dell’osservatorio di Brera.
Altri 10 centimetri eranocaduti in precedenza, per cui, dal 1° di febbraio, per cui laprecipitazione complessiva risulta di 59 centimetri.
Venticinque centimetri di neve eranocaduti complessivamente in gennaio ed 8 e mezzo in dicembre.
In totale, questo inverno, 92centimetri e mezzo.
E non è detto che sia finita, perquanto la temperatura tenda a rialzarsi e le previsioni deimeteorologhi segnino pioggia.
Andando a ritroso di oltre mezzosecolo, non si ricorda una nevicata così abbondante; il 9 gennaio1917 si ebbero 35 centimetri di neve e allora si parlò di eccezione.
L’inverno del 1935 fu nevoso: caddero104 centimetri di neve, ma distribuiti in 13 riprese, con un massimodi 27 centimetri e mezzo il 12 dicembre.
E allora non si videro, come ierigiovanotti circolare in sci e racchette e signorine sfoggiarescarponi e costumi d’alta montagna.

SPETTACOLOSA NEVICATA PARALIZZA MILANO

MILANO 4 FEBBRAIO 1947
Bisogna andare indietro per trovarenegli annali meteorologici una nevicata di eguale entità di quellache è cominciata ieri nel pomeriggio, e so è protatta senzainterruzioni sino a sera di oggi.
Verso le 17, infatti, la neve si èfatta minuta, frammista a pioggia, ma un lenzuolo di settantacentimetri copre la città, specie le zone periferiche, dove nessunbadile dei 10,000 un funzione si è affondato nella sua immacolatacompattezza.

Da parecchie altre città si ha notiziadi abbondanti nevicate.
A GENOVA ne sono caduti in mattinataventi centimetri paralizzando il traffico cittadino.
Nella parte alta della città sisegnalano gravi danni;
A NOVARA la neve caduta ieri e stamaneha ricoperto la terra di uno strato di cinquanta centimetri, iltraffico è rimasto sospeso fino a tarda mattina.
AD ALESSANDRIA una nevicata dicinquanta centimetri ha bloccato tram e autocorriere.
Anche o treni subiscono gravi ritardi.
A MACERATA e in tutta la provincia laneve ha ripreso a cadere provocando un forte abbassamento dellatemperatura.
In alcune zone la neve ha raggiunto unmetro e mezzo di altezza.

ALLUVIONI IN TOSCANA
FAMIGLIE SENZA TETTO
CAMPAGNE ALLAGATE
PAESI DISTRUTTI
La pioggia che cade ininterrotta da 48ore, e il disgelo rapido hanno provocato una improvvisa pienadell’arno che qui ha raggiunto un livello inusitato.
La piena ha fatto due vittime arovezzano.
A limite sull’arno il lungo arno trentoe trieste è allagato, e l’allagamento del paese è un pericoloimminente, metri di muro di cinta sono crollati.
Presso il laghetto, molte famigliehanno dovuto abbandonare i loro quartieri.
Si ha notizia da pescia che il pescia èstraripato all’altezza dell’acquedotto di san pugliano, che alimentala città di montecatini terme, la quale è rimasta senza acqua.
La piena ha invaso le campagne per varichilometri quadrati di superficie spingendosi fin oltre l’autostradafirenze – mare che, in alcuni punti, è già ricoperta per oltre 30centimetri.
Tre o quattro abitati sonocompletamente attraversati dalle acque e 150 case sono rimasteisolate; i terreni hanno subito danni considerevoli.
Varie famiglie sono bloccate dallapiena.
Si ha notizia da follonica che unviolento fortunale ha distrutto numerosi villaggi.
Molte famiglie sono rimaste senza tettoe sono state costrette ad abbandonare la zona per porsi in salvo.

Calogero Santapasqua
00martedì 31 gennaio 2017 23:36
PERCORRENDO LE ONDATE DI FREDDO E GELO A RITROSO NEL TEMPO - FINO ALL’INVERNO 1967/68 -

Ondate di freddo o di gelo serie ed ondate effimere:
Comincio a elencarle da quest'anno.

2016/17: Quella che abbiamo vissuto è stata lunga e seria, ma senza precipitazioni ne’ tantomeno neve per il Nord. Questo sembra un inverno stile 1980/81, anche se quell'inverno iniziò il giorno dei Santi del 1980, e il 4 novembre 1980 le basse colline di Genova erano imbiancate e il termometro segnava +1°C. Fu quindi un inverno molto più lungo del nostro, anche perchè durò fino al 10 Marzo.

2015/16: L'anno scorso abbiamo avuto un'ondata effimera in Gennaio

2014/15: ondata brevissima ed effimera e fine dicembre, più lunga ma non molto intensa dal 20 gennaio in poi.

2013/14: unica ondatina a fine novembre, poi sempre pioggia e venti umidi e miti: è stato come se l'Islanda si fosse trasferita nel NO in un anno di vortice polare molto forte.

2012/13: inverno rigido e ricco di neve. A Genova ha nevicato il 14 dicembre, l'11 febbraio, il 17 e il 18 marzo. Tante ondate di freddo con maltempo dal nord atlantico intervallate con qualche breve alta pressione, e soprattutto inverno molto lungo, che terminò il 31 marzo.

2011/12: unica ondata fortissima, glaciale ma bufalesca per il NO è stata quella durata dal 29 gennaio al 15 febbraio. A Genova si toccarono i -6°C a inizio febbraio e fece finta di nevicare 2 volte. Terminò colla rimonta dell'alta pressione, caratteristica costante per il resto di quell'inverno da presa in giro.

2010/11: prima ondata a fine novembre, con neve su Genova; dicembre interamente freddo e molto freddo il 17 e 18, con neve a Genova. Freddo intenso fino al 9 Gennaio, poi pausa anticiclonica fino al 20 gennaio, inizio di seconda ondata di freddo che termina il 29 e 30 con neve a Genova. Febbraio inizia non molto freddo e poi abbastanza freddo.
2009/10: in Liguria inverno molto rigido e lungo, il più rigido degli ultimi 60 anni dopo quello del 1963, ma di poco. Inizio ondata fredda imponente il 12 dicembre e il 18 neve forte su Genova. Poi la neve gela e il 22 abbiamo gelicidio con -3°C. Poi sempre freddo e molto piovoso, con episodi nevosi ripetuti a Gennaio, i primi di febbraio e diversi fino al 12 marzo.
2008/09: prima ondata di freddo il 24 novembre, con nevischio in città. Poi sempre dreddo e perturbato con neve i primi di dicembre. Breve intervallo mite prima di Natale e poi dal 25 pomeriggio molto rigido. Grande neve in città il 7 gennaio e ripetuti episodi nevosi in gennaio e febbraio. Inizio marzo molto freddo e con maltempo.
2007/08: prima ondata di freddo a novembre, poi verso il 15 dicembre; poi maltempo con neve a Genova il 3 Gennaio. Freddo e maltempo fino al 14 gennaio; poi arriva un’alta pressione che rovina l’inverno, che prosegue mite e secco.
2006/07: l’anno senza inverno. Gennaio folle con punte di 29°C nel Cuneese il 19 Gennaio, e 25°C a Torino. L’unico periodo di freddo si è avuto a fine marzo ed è durato una settimana.
2005/06: inverno piuttosto freddo fin da dicembre, con una due giorni nevosa il 26 e 27 gennaio a Genova (35 cm) e metri e metri in Appennino. A Febbraio si mitiga, ma poi verso fine mese ritorna più freddo, e l’inverno termina solo verso il 15 marzo.
2004/05: dopo ondate di freddo brevi intervallate da tempo più mite per tutto dicembre e gennaio, ai primi di febbraio arriva freddo molto più intenso che dura tutto il mese, con ripetuti episodi nevosi a Genova. A inizio marzo arriva un’ondata di gelo ed a Genova il 3 marzo cadono 35 cm di neve. dopo l’inverno termina.
2003/04: inverno caratterizzato da grande mutevolezza, ma con ripetuti episodi di afflussi freddi dal rodano, specie verso fine febbraio, in cui si ebbe tempo molto perturbato. Marzo molto freddo fino al 18, con episodi di grandine e vento gelido.
2002/03: inizio incerto con qualche ondata di freddo, ma ondata molto intensa a fine gennaio che dura fino al 25 febbraio, poi nulla.
2001/02: dicembre freddo e ventoso, e analogamente fino al 15 di gennaio, poi piuttosto mite con pioggia.
2000/01: dicembre molto mite e piovoso fino al 18; prima ondata di freddo verso natale, poi abbastanza freddo e seconda breve ondata a metà gennaio, con 15 cm di neve a Genova il 17. Poi continua non molto freddo ma molto piovoso, con nuova ondata fredda a fine febbraio, che porta neve a Genova il 27 e il 28.
1999/00: L’unica ondata di freddo dal 6 al 24 novembre, con neve a pochi passi dalla costa a fine evento. Per il resto inverno secco e piuttosto mite, dominato dall’alta pressione, che ogni tanto si sposta a ovest e causa brevi ondate di freddo secco.
1998/99: inverno moderatamente freddo, con ripetute ondate ma non di grande rilievo, tranne quella di fine gennaio. Tempo spesso grigio e piovoso con tramontana scura, ma nulla più.
1997/98: prima breve ondata di freddo a metà dicembre, con neve e ghiaccio a Genova il 16. Poi freddino e piovoso con frequente tramontana scura. Dai primi di Gennaio alta pressione delle Azzorre fino al 18, poi bruco calo con giornata di vento con raffiche fino a 140 km/h e principale ondata di freddo della stagione fino al 5 febbraio. Poi primavera anticipata.
1996/97: intensa ondata di gelo su tutta l’Italia dal 26 dicembre con temperature fino a -3°C in città e grande tempesta di neve il 30, il 31 e la notte di capodanno. Poi freddo fino al 15 gennaio. Poi alta delle azzorre e primavera anticipata, con forte siccità.
1995/96: uno degli inverni più rigidi degli ultimi 60 anni, caratterizzato da continue tempeste di pioggia e temperatura sui 2°C in città e forte tramontana scura e tantissima galaverna subito nell’immediato entroterra. Inizia il freddo verso il 20 novembre e prosegue imperterrito fino a metà marzo, con nevicate in città il 1/12, 15/12, 30-31/12 (con vento glaciale e gelicidio), verso fine gennaio e i primi di febbraio. Nell’entroterra quantità enorme di neve.
1994/95: inverno non molto freddo e piuttosto asciutto. prima effimera ondata di freddo a ridosso del Natale, e poi molto freddo dal 3 al 18 gennaio, con neve quasi in città quest’ultimo giorno. Febbraio mite con qualche pioggia intensa.
1993/94: prima ondata a metà novembre, con giornata molto fredda il 21, e proseguimento del freddo fino a metà dicembre, con neve in città l’1/12 e il 15/12. Per il resto inverno molto piovoso ma piuttosto mite, con frequenti mareggiate e venti di tempesta da SO. Dal 10 Febbraio la più importante ondata di freddo della stagione, che dura fino a fine mese, seguita da un marzo secco e iper primaverile.
1992/93: alcuni giorni di dicembre freddi e piovosi, poi molto rigido da Santo Stefano al 4 Gennaio, poi Anticiclone delle Azzorre con tempo grigio e mite fino al 20 Febbraio, poi nuovamente rigido fino al 15 marzo con molta neve nell’entroterra.
1991/92: inverno da dimenticare. Dopo un autunno piovosissimo a inizio dicembre arriva un’ondata di freddo piuttosto intensa, ma poco duratura, perchè subentra l’alta delle azzorre e porta tempo mite e grigio per tutto l’inverno, con siccità fino al 25 marzo, e qualche tepore primaverile già a febbraio.
1990/91: uno degli inverni più rigidi degli ultimi 60 anni. Già a fine novembre arriva il freddo con forte pioggia e poi prosegue imperterrito per tutto dicembre, con giornata molto rigida l’8 dicembre con tantissima neve già nell’immediato entroterra. Lieve rialzo dal 31 dicembre per via di aria umida atlantica mite, che porta molta pioggia, e poi nuovamente freddo dal 18 gennaio, e gelido da fine gennaio, specialmente nei primi 10 giorni di febbraio. Il 5 e il 7 febbraio nevica su Genova, e in quest’ultimo giorno il termometro in città resta inchiodato tra i -2°C ed i -8°C, a seconda dei quartieri. Tempo molto freddo fino al 25 febbraio, poi primavera precoce ma piuttosto piovosa.
1989/90: novembre freddo e secco con pioggia e tramontana scura il 18, poi freddo con ripetute ondate fino al 15 dicembre. Il 16 un caldissimo anticiclone africano porta 16 gradi a Genova, 18 a Bologna e 28 a Pescara. Dal 26 ritorna il freddo, e prosegue fino al 10 gennaio, ma molto secco e sereno, poi anticiclone delle azzorre a oltranza, con una forte anomalia dal 15 febbraio al 5 marzo, quando scoppia una primavera inoltrata anticipatissima con punte di 23°C a Genova e 25°C a Milano, e col termometro a 21°C a Genova ancora alle 10 di sera. Anche il resto di marzo caldo come maggio, con abbassamento e qualche pioggerella a fine mese. Ma dal 3 aprile improvviso ritorno dell’inverno con molta pioggia fino al 28 e una Pasqua (15 Aprile) molto fredda.
1988/89: molto freddo da inizio novembre, forte maltempo tra fine novembre e inizio dicembre, con temperature basse e forte vento, e poi alta pressione delle azzorre a oltranza che porta sole e tempo mite per tutto l’inverno, con grave siccità. Il 21 febbraio improvvisamente l’alta pressione cede e cade moltissima pioggia per molti giorni, con temperature miti. Pressione bassissima il 25 e il 26 con storica mareggiata nelle riviere.
1987/88: prima ondata di freddo a partire dal 20 novembre fino al 15 dicembre, con ripetuti episodi di giornate fredde e piovose e tramontana scura. Poi alta pressione delle azzorre fino a metà gennaio, quando sopraggiungono giornate fredde e piovose. Tempestoso a fine gennaio, con forti mareggiate, per il resto molto mite con frequenti piogge e primavera anticipata.
1986/87: piuttosto mite e asciutto fino al 22 dicembre, quando arriva la prima ondata di gelo, peraltro molto breve (dal 26 dicembre temperatura in rialzo). Per tutto gennaio continui episodi di gelo intervallati a giornate più miti, con una forte ondata dall’8 al 16, con un’abbondante nevicata il 14. Febbraio piuttosto freddo e asciutto, e nuova ondata di gelo russo dal 4 marzo fino al 20 marzo. Poi arriva la primavera.
1985/86: inverno nel complesso molto rigido, con prima ondata di grande freddo dal 10 novembre sino a fine mese, con neve il 19. Poi alta pressione subtropicale con tempo mite e grigio fino a Natale, quando arrivano le prime piogge. Ritorno del freddo a fine Dicembre. Gennaio altalenante ma non molto freddo, ma con nuova ondata gelida dal 24 fino al 1 marzo. Numerosissime nevicate e bufere di neve, specie il 29 gennaio e il primo marzo, quest’ultima preceduta da gelicidio. Si contano in tutto l’inverno sette giorni di neve. Soprattutto molto gelido febbraio, con -5°C il 9 e il 10.
1984/85: inverno passato alla storia, ma mediamente non rigido come altri già segnalati. Dicembre molto mite e asciutto fino al 21, poi arriva la storica ondata di gelo, che si protrae fino al 19 gennaio. -7 il 6, 7 e 8 gennaio. Grandi nevicate il 13, 14, 15 e 16 gennaio. Poi mite e piuttosto piovoso fino al 10 febbraio, quando arriva un’ondata di freddo russo, ma nella norma, che si conclude l’1 e 2 marzo con grande pioggia e forte tramontana scura. Poi primavera, ma il 21 marzo improvvisa quanto breve ondata di freddo, pioggia e tramontana scura.
1983/84: inverno lungo e molto rigido: uno dei più freddi degli ultimi 60 anni. Inizia il 10 novembre e per tutto il mese clima molto rigido e ventoso, che si acquisce a dicembre, ma con periodo mite dal 5 al 12. Poi molto rigido fino al 23 dicembre, con neve e gelo il 16, e poi abbondantissime piogge per tutta la fine di dicembre, dapprima con clima freddo, e poi con scirocco e mareggiate. Gennaio tra intervalli miti e bruschi abbassamenti di temperatura con maltempo e neve diverse volte in città. L’ultima decade del mese è molto rigida, e gelido è tutto febbraio, ma molto secco. Molto freddo anche marzo, con inizio di primavera rigido. Il 25 arrivano forti piogge, la temperatura sale e inizia la primavera.
1982/83: prima parte dell’inverno molto mite, con due giornate fredde solo il 21 e 22 dicembre. Gennaio sembra una primavera precoce, con una punta di 20 gradi, sotto l’alta pressione subtropicale. Il 5 febbraio arriva un’ondata di freddo gelido, che si protrae per tutto il mese, con tempo secco e ventoso, intervallato dalla nevicata del 12. Marzo nel complesso mite ma con ripetuti giorni di forti piogge e fredda tramontana scura. Ondata di freddo a fine mese, con molta neve nell’alta val polcevera.
1981/82: a novembre qualche giornata fredda, ma nel complesso mite. dicembre generalmente mite ma con intervalli di giornate piovose e rigide. Ondata di freddo dal 18 dicembre, con grande tempesta di neve il 21 dicembre e fino alla mattina del 22, quando si verificherà la più abbondante nevicata genovese degli ultimi 60 anni, con 45 cm in riva al mare e fino a un metro nei quartieri marittimi collinari. Ancora di più nell’immediato entroterra. Il clima rimane abbastanza freddo a gennaio, ma senza eccesso, con diversi episodi di pioggia e tramontana scura. Molto mite e umido da fine gennaio fino al 20 febbraio, quando il 21 arriva una notevole ondata di freddo con neve il 23. Verso fine mese arriva la primavera.
1980/81: inverno molto rigido. Inizia i primi di novembre con una precoce ondata di freddo dalla siberia che porta +1°C a Genova e neve nell’immediato entroterra. Poi novembre prosegue altalenante tra periodi miti e gionate più fredde, ma dal 20 arriva un’altra ondata, questa praticamente definitiva. Le ultime piogge si hanno a fine novembre e poi inizia una grave siccità rigida con vento gelido, splendide giornate e freddo secco. L’ondata più importante si ha nella prima quindicina di gennaio, con punte di -3°C in città. Neve effimera il 12 gennaio in città. Febbraio è anch’esso molto rigido, specie verso la fine, e il freddo termina verso il 5 marzo. La vera primavera arriva il 13 con le prime piogge.
1979/80: dicembre molto mite fino al 20, con punte di 20°C il 4, poi prima ondata di freddo, con forte pioggia e tramontana scura il 21; il freddo dura fino al 18 gennaio: il 13, 14 e 15 del mese a Genova nevica intensamente. Poi tempo più mite di tipo atlantico con ripetute piogge. Febbraio è mite e segna una primavera anticipata.
1978/79: dopo un autunno secchissimo, il 24 novembre arriva la prima ondata di freddo, che resta, con intervalli più miti, fino al 18 dicembre, quando sopraggiunge un periodo di perturbazioni atlantiche con tempo mite e piovoso. Il tempo cambia bruscamente il 2 gennaio con una forte ondata di gelo: il termometro passa da +18°C di capodanno a -2.5°C del 2. Il 4 gennaio bufera di neve con -4°C costanti in città, poi la neve gela per 3 giorni, fatto raro a Genova. Il tempo rimane rigido per tutto gennaio con una breve nevicata il 20. I primi di febbraio forte perturbazione atlantica di tipo freddo porta tanta pioggia e violenta tramontana scura. Poi il mese prosegue piuttosto mite, ma con nuova ondata di freddo verso il 26 gennaio, con neve a Genova il 27 e 28 febbraio e il 1 marzo.
1977/78: inverno molto nevoso su tutto il Nord Ovest. La prima ondata di freddo arriva il 14 novembre con una grandinata serale e il freddo prosegue intenso fino al 10 dicembre. Da segnalare tempeste di pioggia il 21 novembre con termometro incollato a +3°C e forte tramontana scura, altra tempesta per una perturbazione rigida dal nord atlantico il 6 dicembre in cui il termometro passa in breve tempo da +9°C a -1°C. Segue una grande tempesta di pioggia, temperatura sui 4°C costanti e vento scatenato di tramontana scura per tutto l’8 dicembre, che allaga l’ospedale di san martino. Poi più mite ma con ondate fredde che durano circa tre/quattro giorni. Natale primaverile con fohen e tempo atlantico mite dal 20 dicembre a tutto gennaio, ma con brevi perturbazioni più fredde in diverse occasioni. A fine mese si scatena una tempesta di pioggia e libeccio su Genova e tutto l’entroterra viene paralizzato da oltre un metro di neve. Febbraio si segnala per freddo intenso e per un’importante tempesta di neve il 10 fino al mattino dell’11, che accumula 35 cm in riva al mare e anche un metro in molte zone della città esposte al vento, anche vicinissime al mare, paralizzando la città. Dal pomeriggio dell’undici febbraio mare in tempesta e pioggia molto forte, con splendido scenario delle onde altissime che s’infrangono sulle spiagge ancora cariche di neve. Poi il mese prosegue freddo e molto perturbato con ripetuti episodi di pioggia mista a neve e forte vento. Il 28 del mese l’inverno finisce.
1976/77: prima ondata di freddo dal 10 al 21 novembre, che termina con una violentissima tempesta di vento. Poi alta azzorriana e tempo bello e mite fino al 30 novembre, quando arriva un minimo depressionario di 970 hPa che causa tempo instabile e una storica mareggiata. Segue un periodo freddo e ventoso, ma con intervalli più miti, fino all’affermazione dell’anticiclone delle azzorre dal 18 al 24. Poi arriva l’ondata più importante di tutto l’inverno, con neve effimera il 28 dicembre. Gennaio è freddo, molto piovoso e ventoso per tramontana scura, ma si mitiga verso il 25 coll’arrivo di forte scirocco, che dà il via a un’anticipata primavera a febbraio, pur con numerose piogge e temporali, e temperatura tutto sommato non così alta.
1975/76: prima ondata fredda a novembre con intervalli di giornate fredde, piovose e ventose e altre molto miti e soleggiate, ma via via sempre più freddo fino al 22 dicembre, quando arriva un’alta pressione azzorriana e inizia un lungo periodo di non inverno, con punte di +18°C in città il 4 gennaio, con fohen. La più importante ondata di freddo arriva il 25 gennaio, che prepara per la città una tre giorni nevosa proprio nei tre giorni della merla, con accumulo definitivo di 20 cm in riva al mare. Febbraio prosegue freddo e piovoso e con qualche fiocco di neve fino al 15, poi arriva una potente alta pressione sub tropicale e sembra arrivata la primavera. Ma dal 6 marzo arriva una forte ondata di freddo e gelo, che causerà una delle nevicate più tardive in città: il 13 e 14 marzo (superata poi da quelle del 17/18 marzo 2013). Poi il tempo rimane freddo con frequenti perturbazioni e tramontana scura fino a fine mese. Solo in Aprile arriva la primavera.
1974/75: inverno da dimenticare. Tutto il potenziale freddo si sfoga in Ottobre (compatibilmente colle medie del mese), e il mese termina con giornate molto fredde, che si accentuano fino al 6 novembre. Poi inizia tempo mitissimo e molto piovoso che si protrae fino a tutto gennaio, mese che assomiglia di più a marzo. Verso il 5 febbraio arriva l’unica ondata di freddo di quell’inverno, ma in città non riesce a nevicare. Poi il tempo prosegue freddo e secco, ma senza eccessi. Invece marzo presenta la parte più interessante di quell’inverno, con ripetuti episodi di freddo intenso, pioggia, vento forte e mareggiate, sino a fine mese, con una pasqua rigida il 30.
1973/74: novembre con qualche puntata di vento freddo, ma nel complesso mite. Intensa quanto breve ondata di gelo i giorni 1, 2 e 3 dicembre, a inaugurazione Austerity, ma con tempo molto secco e glaciale. Poi tempo bello e mite fino al 23 dicembre. Il 24 inizia un periodo molto mite ma assai perturbato con piogge molto forti, temporali e mareggiate. Gennaio è mite e molto piovoso, e febbraio presenta una primavera anticipata, pur con una forte tempesta di pioggia e tramontana scura domenica 3. A inizio marzo una brevissima ondata di freddo farà nevicare per alcune ore sulla città nella notte tra l’1 e il 2 marzo.
1972/73: tutto il freddo invernale si sfoga - udite udite - nel freddissimo mese di Settembre. Poi autunno normale e inverno molto mite con effimeri episodi di freddo in tutti i tre mesi, e notevole siccità.
1971/72: inverno molto nevoso, con grossi accumuli nell’entroterra. Novembre piuttosto freddo e molto piovoso. Dicembre piuttosto mite, mentre gennaio è molto freddo e molto perturbato, con diversi episodi nevosi in città, il più importante dei quali (25 cm) il giorno 27. Poi arriva tempo più mite ma sempre umido dall’atlantico. L’inverno in ogni caso si protrarrà, con le dovute proporzioni, fino al 25 aprile, giorno in cui nevicherà su Torino e a Genova cadrà una fitta pioggia con fredda tramontana scura, come in pieno inverno. Segue la primavera, pur molto piovosa.
1970/71: pur non rigido nel complesso, è stato uno degli inverni più interessanti per la nostra città. Preceduto da un dicembre mitissimo fino al 21, quanto arriva una forte ondata di gelo dalla groenlandia che causa uno dei natali più rigidi che si ricordino, con punte di -3°C. Segue un santo stefano con tempesta di neve con accumuli sui 25 cm in riva al mare, ma poi seguono altri continui e frequenti episodi nevosi fino al 15 di gennaio. Poi il tempo si mitiga e prosegue tra alta pressione delle azzorre e perturbazioni atlantiche. Il 27 febbraio semba arrivata la primavera, ma il giorno dopo arriva una fortissima ondata di gelo dal nord della russia, che porterà molta neve in città il 3 marzo, seguito da una forte gelata il giorno 6, con -5°C. Poi arriva la primavera.
1969/70: inverno non molto rigido, ma con dicembre piuttosto freddo e gennaio molto perturbato. Una forte nevicata si ha il 14 febbraio, e il freddo dura fino al 18 marzo.
1968/69: uno degli inverni più rigidi degli ultimi 60 anni, ma non ai livelli del 2009/10. Dicembre piuttosto freddo, con una forte ondata a fine dicembre, quando il 28 nevica a Nervi. Molto rigido il 30 e 31 dicembre. Poi sempre freddo con ripetuti episodi di giornate molto rigide, con fortissima pioggia e tramontana scura il giorno 11 gennaio. Febbraio molto freddo con neve il 14 e il 18. A marzo la primavera si fa molto desiderare.
1967/68: dicembre si presenta tra periodi miti e brusche ondate fredde, con neve il 15. Segue una forte ondata di gelo tra fine dicembre ed i primi 15 giorni di gennaio. Poi il clima si raddolcisce e febbraio si presenta non molto freddo.

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