Quando Moggi spaventò Galliani

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|Neelix|
00mercoledì 10 maggio 2006 15:05
[SM=x967766]

Non c’è niente da fare. Nel Palazzo del calcio non vogliono cambiare sistema, non vogliono mollare le poltrone, non vogliono arrendersi, anche se sono circondati. Per questo, c’è bisogno che tutta l’organizzazione venga spazzata via, che tutte le cariche vengano azzerate, che la nomenklatura sia mandata a casa. Le dimissioni di Carraro non sono ancora state esaminate dal Consiglio della Federcalcio, chiamato a farlo il 16 maggio, ma già si è scatenata la campagna per convincere l’ex presidente a tornare sui suoi passi con la scusa che non c’è nessuno migliore di lui, che lui è il più bravo, il più forte, il più autorevole dirigente del calcio italiano. In prima fila a trattenere Carraro per la giacca non ci poteva essere che Adriano Galliani, vicepresidente vicario del Milan e presidente della Lega, prigioniero di un conflitto d’interesse senza precedenti nella storia del nostro calcio. Lunedì sera, le agenzie hanno fatto appena in tempo a battere la lettera di dimissioni e subito Adriano si è precipitato a telegrafare: «Il gesto di Carraro costituisce un atto coraggioso che non sorprende chi lo conosce come lo conosco io. Il calcio italiano ha tuttavia necessità di continuare ad avere un presidente comne lui, capace, intelligente e retto. In consiglio federale voterò contro le sue dimissioni». Nessuno ne dubitava. Da quando Moggi andò in visita da Berlusconi a Palazzo Grazioli e il Cavaliere gli propose di trasferirsi al Milan. Da quel momento, dicono in Via Turati, Galliani non è stato più lo stesso e ha cominciato ad agitarsi molto anche con Carraro. Per non parlare della sera di Milan-Juve a San Siro quando Berlusconi ricoprì Moggi e Giraudo di elogi, esaltandone la capacità di vincere senza costringere l’azionista di maggioranza a sganciare un euro. «Io, invece, del Milan sono l’ufficiale pagatore», sibilò Silvio davanti ad Adriano il quale, se avesse potuto, si sarebbe seppellito dentro San Siro. E che dire di Abete, il vicepresidente vicario di Carraro, lesto a presentarsi da Petrucci per capire che cosa fare? E che dire di Petrucci, grande capo dello sport italiano democristianamente impegnato a scalare la parete del nulla? Anzichè nominare un commissario in Federazione, non sta facendo nulla. Domani a Milano si riunisce la Lega: dall’atteggiamento dei presidenti di club davanti a Galliani capiremo molte cose. Se belano anche stavolta, se c’è l’inciucio, tutto è chiaro: fare finta di cambiare tutto perchè niente cambi. Ma ormai è tardi. Il peggio deve ancora arrivare.

di Xavier Jacobelli

www.restodelcarlino.it/

imperatoreluca
00mercoledì 10 maggio 2006 15:37
ma questo articolo nn significa niente

il rat-man
00mercoledì 10 maggio 2006 18:21
Re:

Scritto da: imperatoreluca 10/05/2006 15.37
ma questo articolo nn significa niente




non mi sorprende che sia dell'inetto jacobelli [SM=x967708]
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