Quali conseguenze sociali dall'abuso di cocaina?

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-Giona-
00giovedì 1 febbraio 2007 09:14
www.panorama.it/italia/cronaca/articolo/ix1-A020001039826
Una classe dirigente che può finire in polvere

di Giacomo Amadori
30/1/2007

La usano 2 milioni di italiani, che spendono oltre 4 miliardi di euro all'anno. E fra gli esperti cresce un allarme: come saranno i vertici del Paese di domani? »

Il pilota d'aereo e la babysitter, il medico e il camionista, la maestra d'asilo e il politico, il bancario e il broker. Mestieri diversi di persone a cui affidiamo quotidianamente la nostra vita o quella dei nostri bambini, i nostri risparmi o i nostri beni. Uomini e donne che in alcuni casi nascondono un vizio che li rende del tutto inaffidabili, a volte pericolosi: sono cocainomani. «È una droga che modifica il codice etico, che disinibisce, toglie la paura e dà il gusto del rischio, magari in mestieri dove sarebbero necessarie calma e riflessività» avverte Furio Ravera, psichiatra e psicoterapeuta, direttore sanitario del Crest, centro milanese specializzato nel trattamento dei disturbi da abuso di droghe e autore del libro Un fiume di cocaina (Rizzoli), in libreria dal 7 marzo.
Recentemente si è rivolta al Crest una donna chirurgo che opera nell'hinterland milanese. Per fare carriera accetta i turni di notte, ma la sua è una lucidità drogata, come la sua mano. E ora rischia di fare la fine di quel collega morto di overdose a Milano nei mesi scorsi. Una storia come mille altre in Lombardia, dove ormai «le interazioni sono influenzate dalla cocaina» assicura Ravera «in tutti i campi». «Chi fa uso di questa droga è ben inserito nella società e impone modelli di azione temerari e aggressivi». Nel suo ultimo libro un capitolo è dedicato proprio al collegamento tra «bamba» e violenza, spesso domestica: «La cocaina rende cattivi, sadici, perversi».

Oltre ogni limite
«Uno dei nostri pazienti, un agente di viaggio, ci ha raccontato che dopo avere "pippato" usciva per cercare la rissa, per vedere il sangue, colpire con il cric nascosto sull'auto» racconta Roberto Bertolli, collega di Ravera e presidente del Crest. Secondo lui la cocaina porta a galla patologie psichiche latenti, in particolare il disturbo di personalità border line. E così il pericolo si annida ovunque. Per questo Bertolli preferisce non uscire il sabato sera, diffida delle auto che procedono a zig zag nella notte, non discute ai semafori. Ha paura della società «cocainizzata» perché ne riconosce gli estremi, gli eccessi.
Nel reparto gestito da Ravera e Bertolli presso la clinica Le Betulle di Appiano Gentile (Como) si disintossicano 250-300 pazienti l'anno. In Lombardia è considerata la casa di cura dei vip (700 euro al giorno per una decina di giorni di terapia): accoglie politici in carriera e banchieri insospettabili, industriali (i primi pazienti, trent'anni fa) e attori. Ma qui si misura la profondità dell'abisso. Si scopre che nelle famiglie i figli hanno iniziato a picchiare le madri, superando uno degli ultimi tabù della nostra società.
Dalle Betulle è passato il giovane di Varese che ha sterminato la famiglia a colpi di fucile e l'imprenditore che, preda della paranoia, si è calato dalla grondaia di casa nudo e con due pistole. «Un noto industriale, dopo avere sniffato, si legava al letto con un paio di manette per non stuprare la figlia» aggiunge Bertolli. In passato alcuni pazienti sono entrati alle Betulle portando con sé filmati pedopornografici nascosti in computer e iPod. Per questo ora pc e simili restano fuori dalla clinica.
«Per colpa della cocaina si varcano soglie da cui è difficile tornare indietro» aggiunge Ravera. Sesso estremo, incesto, pedofilia, ogni fantasia rischia di diventare realtà. Vengono amplificati i difetti nell'area del sesso e della personalità. Sino ai casi limite. «Non mancano gli assassini che agiscono sotto l'effetto della cocaina» cita lo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi «dalle Bestie di Satana a Stefano Diamante, che uccise la madre per non rivelarle gli insuccessi scolastici». Sino a Pietro De Negri, detto il «canaro», che imbottito di droga seviziò per ore, facendola a piccoli pezzi, la sua vittima.

Invasione dal pianeta cocaina
Negli anni Ottanta c'era un telefilm dove gli alieni cattivi avevano le stesse sembianze dei terrestri. La stessa cosa succede con la «colombiana», che prima di dare segni esteriori (per esempio un aspetto trascurato) ha una latenza di circa dieci anni. Chi la usa è uguale a tutti gli altri. Secondo l'indagine Ipsad (85 mila questionari anonimi nel 2005) del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) 2 milioni di italiani hanno provato la cocaina nella loro vita, 700 mila (270 mila solo in Lombardia) l'hanno utilizzata almeno una volta nel 2005, 300 mila un po' più frequentemente. Un vizio che costerebbe («È l'ipotesi minima di spesa» sottolineano al Cnr) 4,2 miliardi di euro l'anno. Non allarmano meno i dati di Prevo.Lab, l'osservatorio della Regione Lombardia affidato alla Asl di Milano e diretto dal dottor Riccardo Gatti.
Da due anni ipotizza previsioni e scenari sulla diffusione delle droghe, analizzando dati propri e istituzionali. A dicembre Gatti ha presentato l'ultimo dossier: «Nel 2009 i consumatori italiani aumenteranno del 40-50 per cento» ha calcolato. Un trend in linea con quello degli ultimi sette anni, dove l'uso di polvere bianca è cresciuto costantemente e in particolare in Lombardia: qui, dal 1998, l'utilizzo è aumentato del 17 per cento (11,3 in Italia, secondo l'Istituto superiore di sanità). E, secondo il 63 per cento degli oltre 200 esperti intervistati da Prevo.Lab in tutta Italia, la parabola è in salita. «Tra i tossicodipendenti che si sono rivolti nel 2006 ai quattro Sert cittadini il numero dei cocainomani ha eguagliato quello degli eroinomani» annuncia il dottor Roberto Mollica, uno dei responsabili di Prevo.Lab.
Visti i numeri non è difficile immaginare quanto sia esteso il dominio di chi controlla il mercato della «neve», in particolare la 'ndrangheta calabrese. «La cocaina sta entrando nei gangli del potere» fa notare Gatti «e si sta insinuando in modo ricattatorio». Le organizzazioni malavitose vendono la droga a uomini potenti e in questo modo li legano a sé. Ma la «colombiana» si infiltra in modo pure più sottile, stabilendo un conflitto d'interessi permanente. Mondi diversi si incrociano davanti a vassoi pieni di polvere bianca: dalla politica alla comunicazione, alla finanza, molti potenti vengono uniti da un filo bianco.
«È una specie di setta» continua Gatti «un club esclusivo, i cui membri si scambiano notizie sensibili, magari durante i droga party». Come quel paziente che ha ceduto importanti segreti industriali al suo pusher o quei banchieri che si approvvigionano dai loro broker e li ricambiano con informazioni. «Quello di lasciare la società nelle mani delle organizzazioni criminali è un problema reale» conferma Riccardo De Facci, responsabile nazionale del Cnca, il coordinamento delle comunità d'accoglienza che si occupa di circa 7 mila tossicodipendenti all'anno.
«Conosco un agente immobiliare che ha ceduto alla malavita la sua attività e so che un noto avvocato cocainomane ha dovuto uscire dal giro che conta per occuparsi esclusivamente della difesa delle cosche». Per De Facci non sono pochi i consumatori che hanno iniziato a mantenere il proprio vizio pagando «in natura», ovvero in «prestazioni lavorative» o notizie. Una rete sempre più estesa, in cui anche il consumatore può diventare spacciatore e guadagnare molto denaro. Come, talvolta, dimostrano le fuoriserie che sfrecciano nelle notti milanesi: alla guida lo studente o il barista, unico requisito un'agenda fitta di nomi.

Morti troppo bianche
A volte la purezza può essere un difetto. «In queste settimane a Milano sta circolando una cocaina dal principio attivo elevatissimo» avverte Fabio Bernardi, capo della narcotici della squadra mobile cittadina. «Qualcosa sta cambiando, sembra che la new economy della droga abbia bisogno di un mercato di tossicodipendenti consolidato, come avveniva per l'eroina vent'anni fa». E per raggiungere l'obiettivo si inducono nuovi bisogni.
La «bamba» non si sniffa più solamente, si fuma o si inietta in vena, magari si mescola con altre sostanze. Al centro antiveleni di Milano sono particolarmente preoccupati: «Nei casi di intossicazione causata da una sola sostanza la cocaina ha soppiantato l'eroina: 495 casi contro 165 (su un totale di 733) nel biennio 2004-2005» spiega la direttrice Franca Davanzo. «In più c'è il problema di chi utilizza più sostanze contemporaneamente. Questo aumenta la tossicità e causa reazioni imprevedibili, rendendo più difficile il nostro intervento».
All'Istituto di medicina legale di Milano calcolano: il 10 per cento degli esami tossicologici su morti per omicidio, suicidio, incidente stradale e overdose rivela nel sangue tracce di «neve». «Rischiamo di farci trovare impreparati come quando esplose il fenomeno eroina» avverte il professor Franco Lodi, direttore della sezione di tossicologia dell'Università di Milano. Per Lodi la diffusione va combattuta ovunque, in particolare sui luoghi di lavoro, dai cantieri ai mezzi di trasporto, dove la cocaina e gli ormoni vengono assunti anche per sopportare la fatica e, a volte, possono causare le morti bianche. «Chi fa il gruista o il tranviere e si droga non va licenziato, ma sarebbe meglio venisse trasferito in portineria o all'ufficio postale» conclude Lodi.
La legge che prevede i controlli esiste, ma la politica non ha ancora stabilito quali siano le categorie da mettere sotto osservazione. Anche perché quando sotto esame (da parte delle Iene) sono finiti i parlamentari, è scoppiato il finimondo. E così la previsione più difficile riguarda proprio il manovratore: gli esperti si interrogano su che cosa ne sarà tra dieci anni di questa classe dirigente, spesso tenuta in piedi dalla cocaina. Prova a immaginarlo Ravera: «Ho visto un professionista quarantenne con i lobi frontali del cervello ridotti come quelli di un ottantenne malandato.
Senza calcolare lo sfiancamento delle pareti cardiache e del sistema circolatorio. Il peso di questa epidemia sul nostro sistema sanitario sarà devastante». Intanto negli ospedali di Milano sono diventati routine gli esami tossicologici per quelle che appaiono come morti naturali: dall'ischemia all'infarto, all'ictus. Perché a volte la fine arriva avvolta in una «polvere di stelle», come George Gershwin chiamava la cocaina.


Azzardo una previsione: in futuro l'aumento medio della speranza di vita della popolazione potrebbe arrestarsi o regredire a causa della diffusione dell'uso delle droghe.
ipercritico
00giovedì 1 febbraio 2007 18:06
Re:

Scritto da: -Giona- 01/02/2007 9.14
.



... selezione Naturale ??

non sono molto d'accordo con il titolo "classe dirigente" visto che poi parla di Camionisti , agenti di commercio ... etc..
AGGIUNGO :
recentemente in un indagine dell'ispettorato del lavoro di Bs è risultato che parecchi lavoratori autonomi (cottimisti) la usano per avere un rendimento maggiore ...

mi fa sorridere che alcuni di questi cocainomani si lamentino delle tasse quando , se evitassero di sniffare ne avrebbero subito un rapido vantaggio





Riccardo.cuordileone
00giovedì 1 febbraio 2007 20:32
La vita media si sta abbassando comunque, sono le vecchie generazioni che fanno resistere la statistica, i casi di infarti, tumori e ictus sono in costante aumento. A questo si aggiungono le droghe e le allergie alimentari.

Pensate che io conosco un pompiere e un finanziere cocainomani, sembrano due robocop da quanto sono fatti, pensate a chi affidiamo le nostre vite.
-Giona-
00venerdì 2 febbraio 2007 11:01
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/01/cocai...

L'allarme del ministro dell'Interno Giuliano Amato a Napoli
«Italia, consumo gigantesco di cocaina»
Il ministro ha posto l'attenzione sul problema droga dicendo che in Italia c'è «un consumo gigantesco di cocaina, una spaventosa domanda di cocaina»

NAPOLI - Il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, a Napoli per fare il punto sul patto per la sicurezza pone l' attenzione sul problema droga e dice che in Italia c'è «un consumo gigantesco di cocaina, una spaventosa domanda».
Amato prende ad esempio proprio il caso Campania, dove in una anno è stata sequestrata una tonnellata di cocaina. «Tutta questa droga forse non era destinata alla regione ma vuol dire comunque che c'è un consumo gigantesco nel Paese - ha detto nel corso della conferenza stampa seguita agli incontri in prefettura a Napoli». Che poi ha continuato: «Se la nostra collettività esprime una domanda così grande, è bene che si rifletta e l'azione di contrasto si intreccia con il terreno dell'azione privata. La diffusione della cocaina, tra l'altro, è una delle attività che provoca più tensioni e conflitti, eppure trova un consenso così ampio».
01 febbraio 2007

Piú che l'allarme, mi preoccupano le reazioni che potrebbero seguirvi. Temo che qualcuno pensi che la soluzione del problema sia nella legalizzazione della cocaina, invece che nel puntare assieme su prevenzione e repressione.
Suppiluliumas
00sabato 3 febbraio 2007 17:51
Re:

Scritto da: -Giona- 01/02/2007 9.14


Azzardo una previsione: in futuro l'aumento medio della speranza di vita della popolazione potrebbe arrestarsi o regredire a causa della diffusione dell'uso delle droghe.




Così si risolve il problema delle pensioni [SM=x751525]

Parlando seriamente, penso che sia una vera e propria piaga sociale. Sempre più persone, anche ragazzi, ne fanno uso!
Bisogna intervenire!
Il fatto è che le persone famose cocainomani sono sempre più in vista (vedi kate moss).
Granduca di Milano
00domenica 4 febbraio 2007 08:51
Il problema è che l'uso delle droghe viene visto sempre di più come un elemento che permette di inserirsi nei VIP, cioè di sentirsi qualcuno, in pratica di apparire. [SM=x751527]
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