Primo: non rinunciare

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Ironbeast
00sabato 12 marzo 2005 18:15
Qui il testo su cui ho dovuto fare una verifica di italiano, cosa ne pensate?

Primo: non rinunciare

Caro figlio, che a ventun anni entrerai nel nuovo millennio, non permettere a nessuno di impedirti di vivere per la prima volta quello che, prima, qualcun altro ha vissuto.
-Anch’io ai miei tempi- è una frase sopportabile soltanto se è l’inizio di una fiaba. Ascolta con pazienza. Con interesse se è interessante. Oppure non ascoltare. Cambia stanza.
Sappi per certo che niente è replicabile.
Nessuno passa per lo stesso punto, nello stesso modo, o con gli stessi occhi. Nessuno guarda mai lo stesso quadro.
Ascolta, fa’ attenzione. Voglio farti finalmente un sermone. Come le prediche di chi sul pulpito non sarebbe mai ammessa a salire, avrà la forma di una supplica focosa, una preghiera armata di ragioni.
Ti prego, ma ti prego veramente, di non rinunciare a esperire, a provare, a giudicare, a schierarti, a dannarti per quello che, secondo te, non va bene, non funziona, non è giusto, non è nel senso d’un tendenziale armonico sviluppo del pianeta.
Non credere, ti prego, a chi ti dice che non sarai tu, a mutare gli equilibri del mondo, che non sei nella stanza dei bottoni.
La stanza dei bottoni ce l’hai dentro.
E’ al tuo io, che devi rendere conto, innanzitutto.
Non avere paura di essere -in pochi-.
Non avere paura di essere massimalista, di occuparti di cose più grandi di te: ogni cosa grande ha evidenze piccine, riscontrabili da chiunque abbia gli occhi. Le cose grandi sono le più importanti: non c’è bisogno di diventare grandi per occuparsene.
Anzi, ad aspettare si rischia che sia poi troppo tardi.
Io li vedo, perché ci vivo in mezzo: gli adulti che non erano massimalisti ragazzini, sono rimasti minimi, non hanno sogni, solo prospettive.
Niente è vecchio di quello che puoi fare.
Dato che tu sei nuovo.
Non avere paura di pretendere un silenzio rispettoso, da parte di chi dichiara di sapere come vanno a finire le cose.
Se non lo sai, non è perché sei piccolo, è perché sei più attento, meno paasivo, più intelligente.
Non partecipare, ti prego, al coro di sfiducia. E’ pigra, è noiosa, è facile la sfiducia.
E ce n’è in giro troppa.
Se posso darti un consiglio, e intendo dartelo anche se non posso, una sfida alla sfiducia potrebbe essere un bel banco di prova, per mettere a punto i vostri strumenti adolescenti, per uscire dal tempio a fronte alta e andare a misurarvi con il mondo.
(da Lidia Ravera, In quale nascondiglio del cuore, Mondadori, 1993)

[Modificato da Ironbeast 12/03/2005 18.49]

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