Prete si dimette, don Marino a processo, lui replica: «Farò i nomi dei preti pedofili»

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Amalia 52
00martedì 14 gennaio 2020 16:47


ALBIGNASEGO (PADOVA) - Le prese di posizioni sui Rom? Le partecipazioni ai convegni sulla legittima difesa? L'attivismo sfrenato su Facebook? No, niente di tutto questo. I motivi dell'allontanamento del sacerdote padovano don Marino Ruggero dalla parrocchia di San Lorenzo di Albignasego sono legati alle sue presunte frequentazioni femminili. Per una settimana l'ipotesi era stata alimentata solo dai chiacchiericci di paese, ma ieri la Diocesi di Padova ha voluto eliminare ogni dubbio mettendo nero su bianco la propria posizione.

Eccolo, il passaggio-chiave di uno scandalo che sta suscitando clamore, divisioni e tensioni: «A don Marino Ruggero, alla luce di precise accuse avvalorate da prove, vengono contestati comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall'obbligo del celibato per i preti». Tradotto: il prete avrebbe avuto relazioni non concesse in ambito ecclesiastico. Quando? Con chi? Con quale frequenza? Le domande si rincorrono ma per ora restano senza risposta.

LA NOTA

La Diocesi ha diffuso la propria nota alle 17.22 di ieri, dopo la lunga intervista rilasciata dal prete cinquantaquattrenne al Gazzettino in cui spiegava di non conoscere i motivi del suo allontanamento forzato. E in Curia, evidentemente, qualcuno non ha apprezzato le esternazioni del parroco dimissionario in accordo con il vescovo. «In riferimento alla vicenda che riguarda don Marino Ruggero - si legge - che ha dato le dimissioni da parroco di San Lorenzo in Roncon di Albignasego lo scorso 2 gennaio, si comunica che in data odierna è iniziato su mandato del vescovo di Padova monsignor Claudio Cipolla il processo canonico nei suoi confronti, presso il Tribunale ecclesiastico diocesano».

Il sacerdote dichiarava di essere all'oscuro di tutto, ma la Curia prende una posizione diametralmente opposta. «Don Marino Ruggero, contrariamente a quanto finora egli stesso ha dichiarato pubblicamente, era a piena conoscenza dell'ambito delle accuse a lui rivolte, che hanno portato il vescovo a disporre un'indagine previa e successivamente al fermo invito a dimettersi spontaneamente, proprio per dargli la possibilità di difendersi nelle sedi adeguate (tribunale ecclesiastico), dalle accuse che gli sono state rivolte».

LA SOSTITUZIONE

Nei giorni scorsi si era parlato di un allontanamento temporaneo e don Marino aveva auspicato un suo imminente ritorno. I fedeli hanno raccolto per lui mille firme, accompagnate da due grandi striscioni affissi davanti alla chiesa. Il futuro, però, è una grande incognita.
Il vescovo Claudio Cipolla ha infatti spedito nella piccola San Lorenzo un uomo di grande fiducia e di sicuro affidamento. Il compito di placare le acque e raccogliere i cocci spetta a don Giovanni Brusegan, figura di peso all'interno della Diocesi di Padova, chiamata spesso a risolvere situazioni complicate. Cappellano di Sua Santità e direttore dell'Ufficio per l'Ecumenismo, a cavallo tra il 2016 e il 2017 fu chiamato a guidare la parrocchia padovana di San Lazzaro appena travolta dallo scandalo a luci rosse di don Andrea Contin. Uno scandalo caratterizzato da sesso, filmini e giocattoli erotici.

IL PERSONAGGIO

Per quanto riguarda don Marino Ruggero, invece, siamo fermi ad una nota stringata della Diocesi e alla sue ripetute smentite. Al di là di quest'ultimo risvolto, in ogni caso, la figura del prete padovano (arrivato nel 2017 alla guida di una delle parrocchie del secondo Comune più popoloso della provincia padovana) è sempre stata fuori dagli schemi ecclesiastici. I selfie con la bandana del Venezuela e la foto con l'ex modella di Playboy, la serata a ballare con i ragazzi e l'esibizione sul palco in versione rock fanno parte di un repertorio che molti cappellani definiscono «moderno» ma che all'interno della Curia ha fatto storcere il naso a più di qualcuno.

Anche perché intanto, negli anni, sono arrivati prima i suoi provini per partecipare al Grande Fratello (con conseguente allontanamento dalla parrocchia di Teolo) e poi le sue prese di posizioni sui Rom («rappresentano un problema che non si risolve con belle prediche ma con soluzioni concrete») e a favore della legittima difesa («Caro ladro, io mi difendo» scrisse sul bollettino parrocchiale). Posizioni in grado di provocare pruriti, rimproveri e imbarazzi da parte dei suoi superiori.


A San Lorenzo di Albignasego, però, anche davanti alla nota della Diocesi gran parte della comunità continua a stare dalla sua parte. «Non ci interessa la sua vita privata, don Marino aveva creato un bellissimo gruppo di fedeli e ha fatto tornare tanti di noi in chiesa» è il parere più diffuso. «Siamo sorpresi, aspettiamo di capire. Lui ha sempre smentito ogni diceria e noi ad un prete crediamo - è invece il commento più prudente del direttivo del Consiglio pastorale -. Ora aspettiamo». Mentre i fedeli aspettano, don Marino deve difendersi.

Fonte


Giandujotta.50
00martedì 14 gennaio 2020 17:28
Certo che chi fa i titoli sui giornali a volte pare non abbia letto il pezzo.
NOn riesco a trovare dove il prete dice che farà i nomi dei pedofili.
🤔
Amalia 52
00martedì 14 gennaio 2020 20:10
Prete rimosso ad Albignasego, la Diocesi di Padova: «Non rispetta il celibato dei preti»

L’ex parroco don Marino Ruggero contrattacca: «La Curia tace casi di sacerdoti pedofili o con donne e figli. Ne ho le prove e lo dimostrerò»
Gianni Biasetto 14 Gennaio 2020


ALBIGNASEGO. Processato dal Tribunale ecclesiastico diocesano per comportamenti non coerenti con l’obbligo del celibato. Don Marino Ruggero lo ha appreso ieri sera da una nota della Diocesi di Padova. «Vogliono farmi fuori, sono un prete scomodo per questa Diocesi». Ma l’ormai ex parroco di San Lorenzo, obbligato a dimettersi il 2 gennaio dal vescovo, non è affatto disposto a porgere l’altra guancia - come dice il Vangelo - dopo aver appreso i motivi del suo allontanamento dallo scarno comunicato della Curia.



La nota della Curia La Diocesi annuncia che ieri «è iniziato, su mandato del vescovo di Padova monsignor Claudio Cipolla, il processo canonico nei suoi confronti, presso il Tribunale ecclesiastico diocesano». Processo che, in caso di condanna, potrebbe proseguire davanti alla Sacra Congregazione per la dottrina della fede per la riduzione del prete allo stato laicale. Questo pare che il sacerdote già se lo aspettasse.

Quello che invece ieri sera lo ha fatto andare su tutte le furie è il passaggio centrale del comunicato della Curia: «A don Marino Ruggero, alla luce di precise accuse avvalorate da prove, vengono contestati comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti». Don Marino, conclude la nota diocesana, «contrariamente a quanto finora egli steso ha dichiarato pubblicamente, era a piena conoscenza dell’ambito delle accuse a lui rivolte, che hanno portato il vescovo a disporre un’indagine previa e poi al fermo invito a dimettersi spontaneamente, proprio per dargli la possibilità di difendersi nelle sedi adeguate (tribunale ecclesiastico), dalle accuse che gli sono state rivolte».



Il nodo-celibato La dichiarazione della Diocesi non lascia più alcun dubbio sulle motivazioni della richiesta delle dimissioni spontanee da parte di monsignor Cipolla. Il passaggio centrale della nota («comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato dei preti») lascia intendere che il sacerdote avrebbe una relazione sentimentale di cui la Curia avrebbe le prove.

La difesa del don Questioni di sesso, insomma. Aspetto, questo, che il don ha sempre negato, adducendo la decisione di obbligarlo ad andarsene a dissapori e invidie di una parte del Consiglio parrocchiale, la cosiddetta “vecchia guardia”, che avrebbe fatto girare in paese calunnie e illazioni nei suoi confronti, dettate da gelosie dopo i risultati della sagra.

«Se avessi una donna sarei il primo a dirlo e ad andarmene per la vergogna senza che nessuno me lo chieda», aggiunge don Marino. «Se sono qui a lottare è perché non è assolutamente vero. Sono convinto che di questo comunicato il vescovo non sappia nulla. Gli ho inviato una mail, ho visto che non mi ha risposto. Questa è una iniziativa del Vicario generale. Una rappresaglia nei miei confronti perché sono scomodo anche se riesco a riempire le chiese e ad avvicinare i giovani alla parrocchia. Ma non finisce qui, questa non me la dovevano fare».

È un fiume in piena il cinquantaquattrenne sacerdote; dalla scorsa settimana, dopo le dimissioni concordate con la Curia, vive a casa dei familiari. Dalle sue parole traspare amarezza e rabbia. «Ci sono casi gravissimi nella diocesi di Padova di cui dovrebbe occuparsi il Tribunale ecclesiastico e non l’ha mai fatto. Casi di preti pedofili, di preti che hanno donne e figli, sempre taciuti. Se denuncio fatti così gravi significa che ho le prove e le renderò presto note. Questa è una vendetta nei miei confronti perché con questo modo di operare è come fosse già scritta la sentenza. So che a San Lorenzo qualcuno ha messo in giro voci di mie relazioni sentimentali perché sono stato visto alla luce del sole prendere il caffè con una parrocchiana. Sono solo calunnie: se mi vedono con una donna allora quella è mia morosa, se mi notano con un uomo sono un gay, se sono da solo sono uno sfigato. Schemi mentali superati, ho la coscienza pulita».

Ora è guerra Quello che dispiace a don Marino è che «questa è la conseguenza degli innumerevoli attestati di stima che i parrocchiani di San Lorenzo e non solo in queste ore, soprattutto dopo la messa di domenica, stanno manifestando nei miei confronti. Basta andare su Facebook.

Se la Curia, dove regna l’anarchia, vuole la guerra, guerra sia. Non sono più disposto ad accettare supinamente queste porcherie: questa è la prova che vogliono a tutti i costi eliminarmi». —

Fonte
Giandujotta.50
00martedì 14 gennaio 2020 20:26
Ecco, il Mattino di Padova usa un titolo piu attinante al contenuto del'articolo...
e incidentalmente conferma il contenuto del titolo del Gazzettino...
ma occorre leggerli entrambi per avere conferme..

cmq, a prescindere dai redattori, questa chiesa è davvero messa male.
in tutto questo si getta una luce negativa sul cristianesimo e biasimo sul Creatore
Amalia 52
00mercoledì 15 gennaio 2020 09:43
Don Marino, dopo il sesso i soldi: «Spariti tutti i registri contabili»


PADOVA - Vicolo San Massimo, ore 10 del mattino. Don Marino Ruggero, appena allontanato dalla parrocchia di San Lorenzo di Albignasego, varca il portone della Cappella universitaria. Ad attenderlo, per stringergli la mano e raccoglierne il testimone, c’è don Giovanni Brusegan. Figura di peso della Diocesi di Padova, uomo buone per tutte le situazioni (soprattutto per le più delicate), spetta a lui raccogliere i cocci di una parrocchia travolta da uno scandalo in cui si mescolano fango, sesso e soldi. Già, i soldi.


È questa la novità della giornata di ieri. Perché alle 12.30, termine le oltre due ore di colloquio con il suo successore, don Marino Ruggero decide di rilanciare e sparare nuove bordate. Dopo aver minacciato di «fare i nomi padovani di preti pedofili, gay e che hanno fatto abortire le donne», il cinquantaquattrenne decide di raccontare nuovi dettagli della sua ultima esperienza da sacerdote. «Sono arrivato alla guida della parrocchia nel settembre del 2017 - spiega - e poco dopo sono scomparsi dagli uffici tutti i registri che riguardavano 10 anni di gestione economica. L’anno successivo è sparita anche la chiavetta che permetteva i pagamenti digitali. Ho presentato denuncia contro ignoti». Secondo don Marino quella sparizione potrebbe essere riconducibile al suo nuovo metodo di gestire la parrocchia. «Quando sono arrivato ho capito che c’era un gruppo di persone che comandava tutto e decideva ogni spesa, dalle sagre ai contributi per le associazioni, fino alle ristrutturazione. Prima di me non c’era un vero e proprio parroco, c’era una sorta di equipe. Bisognava stare alle loro condizioni. Io ho voluto vedere tutto con i miei occhi e cambiare alcuni metodi di gestione amministrativa. Pochi mesi dopo, però, i registri sono spariti. Quando ho chiesto di verificarli, non c’erano più: mi sono trovato davanti un buco temporale di dieci anni. Delle domande me le faccio, è inevitabile. Le risposte non le ho, ma come faccio a non farmi venire dei dubbi? Evidentemente con la mia nuova gestione economica ho dato fastidio a qualcuno». Il sacerdote, 54 anni, è sotto processo canonico al Tribunale ecclesiastico. «A don Marino Ruggero, alla luce di precise accuse avvalorate da prove, vengono contestati comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti» ha scritto la Diocesi in una nota ufficiale diffusa lunedì pomeriggio. Tradotto: il prete avrebbe avuto relazioni non concesse in ambito ecclesiastico. Nella piccola comunità di San Lorenzo di Albignasego il passaparola corre veloce, ma lui non ci sta. Ad ogni persona che lo chiama per chiedergli spiegazioni, risponde senza esitazione: «Non crederci, non crederci. Sono tutte sciocchezze, illazioni. Vogliono farmi fuori perché sono scomodo».

Davanti all’accusa di aver avuto rapporti con altre donne, don Marino sorride: «Sì, ho sentito anche io che qualcuno ha messo in giro le voci di una presunta relazione tra me e la moglie di un ex componente dello staff parrocchiale. Ma cosa significa rapporti? Se parliamo di un abbraccio, un aperitivo o un bacio di auguri, allora sì. Sono sempre stato fatto così. Magari mi hanno visto al tavolino di un bar con una donna e hanno pensato chissà cosa. Ma chi lo dimostra? Qui servono prove chiare». Prove che la Diocesi di Padova sostiene però di avere. Il procedimento è stato appena avviato e per l’esito potrebbero volerci alcuni mesi. Sulla volontà di fare i nomi di preti coinvolti in altri scandali, invece, don Marino temporeggia: «So davvero certe cose e non le so solo io, ma la mia era comunque solo una provocazione». Intanto, mentre il tribunale ecclesiastico studierà i documenti, lui non si annoierà. «A febbraio andrò in Terra Santa con la mia classe del seminario - spiega -, siamo stati ordinati preti esattamente trent’anni fa. Poi alcuni amici mi hanno proposto un bel viaggio solidale in Perù. Ma tornerò sicuramente presto a salutare i fedeli di Albignasego, non ne ho nemmeno avuto modo».

Fonte
(SimonLeBon)
00mercoledì 15 gennaio 2020 13:21
Re: Don Marino, dopo il sesso i soldi: «Spariti tutti i registri contabili»
Povera chiesa cattolica, con tutte le sue solite magagne e la sua miseria, figlia dall'abbondanza.

Simon
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