Per la città del tessile un 2018 di mostre religiose e artistiche
Pubblicato il 08/02/2018
Ultima modifica il 08/02/2018 alle ore 10:12
Sara Ricotta Voza
Ultima chiamata per andare a Prato a visitare la mostra «Legati da una Cintola» (prorogata fino al 25 febbraio, a Palazzo Pretorio) e scop
rire una storia straordinaria: come fu che una città ricca e potente ma troppo vicina a Firenze per non finirne all’ombra decise di ricostruire la sua identità partendo da… una cintola. Un’operazione di storytelling «ante litteram» quella architettata nel Trecento dalla città toscana, stretta fra la Firenze dei Medici e la stessa Pistoia che avendo messo le mani su una preziosa reliquia da lì ricavava prestigio e pellegrini.
Forte economicamente ma debole istituzionalmente, anche Prato aveva bisogno di miti con cui raccontarsi, e se al culto della Vergine si affidavano un po’ tutte le città, legarsi alla cintola fu una mossa inaspettata che suscitò curiosità.
Reliquia di broccato
Ma che cosa era questa «Cintola»? Esattamente 87 centimetri di broccato che cinsero il ventre di Maria, reliquia che il mercante Michele Dagomari portò a Prato dalla Terra Santa e che dalla fine del XII secolo è custodita gelosamente (ancora oggi è chiusa a tripla chiave, una ce l’ha il vescovo, due il sindaco) fra le mura cittadine. «Chiesa e Comune, legati da una Cintola, insieme l’hanno custodita attraverso i tempi» conferma il vescovo Franco Agostinelli.
E quando si dice che attorno alla cintola si è sviluppata la città, la cosa è quasi letterale: «L’odierna cattedrale e l’odierna piazza del Duomo si conformano progressivamente attorno alle necessità di conservazione della reliquia» spiega il sindaco Marco Biffoni, «e la città cresce con essa, di pellegrinaggio in commercio».
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