Povera testimonianza

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Rosary
martedì 14 giugno 2011 12:17

Sono un cristiano quasi praticante e quasi credente.

Da qualche tempo di fronte alle piccole contrarietà (purtroppo o per fortuna non ancora di fronte alle grandi) mi sfugge, letteralmente mi sfugge, l’invocazione «Gesù per favore aiutami» o «Dio ti prego aiutami». Subito dopo rimango sconcertato e anche contrariato con me stesso, perché ho sempre ritenuto che non si dovesse disturbare il Cielo per cose da poco, e che comunque la sola richiesta lecita fosse quella di essere messi in grado di portare il proprio fardello.

Ad ogni modo, il fatto è che, dopo quell’invocazione, immediatamente la piccola contrarietà s’appiana.

Sia chiaro, non faccio esperimenti di pronto intervento celeste, quelle invocazioni mi sfuggono in modo del tutto improvviso e spontaneo, tant’è vero che, quando invece ho il controllo razionale dei miei pensieri, di fronte alle avversità che s’accavallano a volte dico a mezza voce «Ecco come mi aiuti», «Bell’aiuto mi dai», «Grazie per l’aiuto», sfiorando la bestemmia e comunque dimostrando una notevole puerilità.

Naturalmente in questi casi non accade mai nulla di buono, e le cose seguono il loro corso negativo.

Confesso di essere stato colto anche da qualche dubbio sulla provenienza di quegli aiuti, pur essendo certo della mia indisponibilità ad accettarli se non dall’Alto.

Non voglio fare commenti a quanto precede se non per aggiungere che infine, a un certo punto, ho sentito il bisogno di ringraziare per quanto accadeva, soprattutto per la trasformazione personale che provocava, e il dovere di darne testimonianza.

Terry.crede
martedì 10 aprile 2012 16:49
Anche la mia è una poverissima testimonianza e quindi mi accodo a quella precedente.
Mi sono sempre chiesto perché i cattolici si vergognino di essere tali; perché quando qualcuno ci chiede «Cosa fai domani?», noi ci vergogniamo di dire «Vado a Messa» oppure «Vado in parrocchia»?
Eppure accendendo la radio o la televisione mi capita spesso di sentire persone che dichiarano tranquillamente di essere buddiste, islamiche, ebree, oppure di essere atee o agnostiche; loro non si vergognano, anzi lo dicono come se fosse la cosa giusta da fare. Ma come… loro parlano liberamente delle loro religioni e noi invece ci vergogniamo di Gesù? Questo atteggiamento era anche il mio e forse in dei momenti lo è ancora, ma da qualche anno ho cominciato a parlare della mia fede più liberamente. Facendo così mi sono resa conto che la gente in effetti ti disprezza, anzi peggio, prova pena per te, per te che magari gli dici «Io prego il rosario» o «Io faccio l’animatore di un dopocresima», per te che ti fai il segno della Croce prima di iniziare a mangiare ad un ristorante. Io credo che l’importante è non imporre a nessuno di pensarla come te e di non farti influenzare dalle altre «idee» religiose. Una medicina io l’ho trovata: si tratta di essere te stesso, di essere di Gesù anche a scuola, a lavoro o a casa e non solo nel gruppo parrocchiale e la domenica a Messa. Questo sì che ti rende sereno e alla fine ti fa sentire meglio e ti da gioia.
La pace di Gesù sia con tutti. [SM=g27988]
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