Poesia: "In famiglia" di Jacques Prévert

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Caleidos
00mercoledì 6 gennaio 2010 13:59
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“La madre fa la maglia
Il figlio fa la guerra
Lei la madre lo trova del tutto naturale
E il padre invece il padre cosa fa?
Lui fa gli affari
Sua moglie fa la maglia
Suo figlio fa la guerra
Lui il padre fa gli affari
E lo trova del tutto naturale
E il figlio
Il figlio lui cosa ne pensa?
Niente non pensa proprio niente il figlio
La madre fa la maglia il padre fa gli affari lui fa la guerra
Quando l'avrà finita
Farà gli affari con suo padre
La guerra continua la madre continua con la maglia
Il padre continua con gli affari
Il figlio muore ammazzato e non continua
La madre e il padre vanno al cimitero
Trovano questo del tutto naturale padre e madre
La vita continua con la sua maglia la sua guerra e i suoi affari
Affari e guerra maglia e guerra
Affari affari affari
La vita continua con il suo cimitero.”


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Il commento:

Una poesia questa che, per la cruda verità che mette a nudo in maniera così marcata e grottesca, va oltre il linguaggio poetico, è una dissacrazione della famiglia, è una denuncia di uno stato di malessere e di mancanza di discernimento dei valori insiti nella famiglia stessa. Giustificare la guerra e di conseguenza pure la morte del figlio, magari per la “giusta causa”,diventa cosa scontata di una logica raccapricciante. Quella che ci sta davanti è l’immagine di una. famiglia dissociata, priva di opinioni e sentimenti, pronta a rigettarsi in un circolo vizioso, legata al proprio ruolo predestinato :una vita fatta di squallore, meschinità,indifferenza, cupidigia e rassegnazione.


Riflessioni:

Che si possa ritenere giusta una guerra e’ un paradosso, l’arricchirsi sfruttando lo stato di guerra, le miserie della gente o investendo nell’industria bellica e quindi esserne promotori e’ aberrante. Ancor più tutto questo, il fatto davvero sconcertante, e quello che alcuni non si ribellano a questo stato di cose ma bensì le accettano come fossero naturali, proprio come se la guerra fosse una logica conseguenza del proprio vivere.


La Paleoguerra (tratto da “Riflessioni sulla pace e sulla guerra” di Umberto Eco
Qual è stato nel corso dei secoli il fine di quella guerra che chiameremo Paleoguerra? Si faceva una guerra per sconfiggere l'avversario in modo da trarre un beneficio dalla sua perdita, si cercava di realizzare le nostre intenzioni cogliendolo di sorpresa, si faceva il possibile perché l'avversario non realizzasse le proprie intenzioni, si accettava un prezzo da pagare in vite umane per infliggere al nemico un danno maggiore del nostro. A tali fini si dovevano poter mettere in campo tutte le forze di cui si poteva disporre. Il gioco si giocava tra i due contendenti. La neutralità degli altri, il fatto che dalla guerra altrui non traessero danno, ma semmai profitto, era condizione necessaria per la libertà di manovra dei belligeranti. Dimenticavo, c'era un'ultima condizione: sapere chi fosse il nemico e dove stesse. Per questo, di solito, lo scontro era frontale e coinvolgeva due o più territori riconoscibili. Nel nostro secolo la nozione di "guerra mondiale", tale che potesse coinvolgere anche società senza storia come le tribù Polinesiane, ha eliminato il rapporto tra belligeranti e neutrali. L'energia atomica fa sì che, chiunque siano i contendenti, dalla loro guerra è danneggiato l'intero pianeta. La conseguenza è stata la transizione dalla Paleoguerra alla Neoguerra attraverso la Guerra Fredda. La Guerra Fredda stabiliva una tensione di pace belligerante o belligeranza pacifica, di equilibrio del terrore, che garantiva un notevole equilibrio al centro e permetteva, o rendeva indispensabili, delle forme di Paleoguerra marginali (Viet Nam, Medio Oriente, stati africani, eccetera). La Guerra Fredda in fondo garantiva la pace al primo e secondo mondo, a prezzo di alcune guerre stagionali o endemiche nel terzo.

Elogio della guerra (tratto da” Psicologia e guerra” Area di progetto classe V-E Istituto Tecnico Comm.le “Blaise Pascal” Giaveno TOLa società contemporanea sembra aver bisogno della guerra anche perché questa risveglia i valori di altruismo e di solidarietà, sviluppa il cameratismo, soddisfa i desideri di avventura della classe piccolo borghese, deresponsabilizza l’individuo che deve sottomettersi alla guerra non potendo influire sul tempo d’attesa , porta in luce i sentimenti essenziali e elimina la competizione di classe. Inoltre la guerra, con la presenza della morte, dà un enorme valore alla vita e rende la morte, in quanto violenta, morte feconda per l’umanità. La guerra determina anche l’autocoscienza individuale poiché mette alla prova l’individuo e ciò sarebbe molto utile nella nostra società in cui impera la crisi di identità. Oggi però la guerra è impossibile e per la prima volta si assiste ad un numero crescente di giovani pacifisti;infatti i giovani storicamente erano quelli più portati alla guerra mentre oggi ripiegano la loro vitalità verso il pacifismo o, come nel ’68, nella speranza di una rivoluzione imminente dove la Bomba è inutilizzabile. Nella società di oggi la guerra è stata uccisa dalla tecnologia poiché la Bomba ha impedito oggettivamente di condurre una guerra convenzionale. Prima delle società industriali infatti l’uomo e la tecnica erano in equilibrio poiché ogni guerriero possedeva la sua arma che però, pur essendo rispettata, non si sostituiva mai troppo all’elemento umano in guerra. La tecnologia ha cominciato a sostituire l’uomo con l’avvento delle armi da fuoco e l’ha sempre più messo da parte nell’epoca industriale poiché la macchina ha superato l’elemento umano. Prima della Bomba però c’era sempre il sistema arma-contromisura che permetteva la dialettica difesa-offesa tipico della guerra; con l’arma atomica questo sistema è saltato e ciò ha ammazzato la guerra. Concludendo, nel nostro secolo ci sono due importanti problemi: il primo è il fatto che l’Atomica può distruggere il mondo; il secondo è il fatto che la Bomba non lascia più condurre la vecchia, cara, onesta tradizionale guerra.

“Teoria pratica della non – violenza" Le caratteristiche ed i principi della non violenza possono essere riassunti in 7 punti, che qui di seguito riporto dal testo originale:1.
"La non violenza è la legge della razza umana, ed infinitamente più grande e più potente della forza bruta"
2. "Essa non può essere di alcun aiuto a chi non possiede una fede profonda nel Dio dell’Amore"
3. "La non–violenza offre la più completa difesa nel rispetto di se stesso e del senso dell’onore dell’uomo [….] . La non–violenza, per la sua stessa natura, non è di nessun aiuto nella difesa dei guadagni illegittimi e delle azioni immorali".
4. "Gli individui e le nazioni che vogliono praticare la non–violenza debbono essere pronti (le nazioni fino all’ultimo uomo) a sacrificare tutto tranne il loro amore. La non–violenza è dunque incompatibile con il possesso di paesi di altri popoli; vedi ad esempio l’imperialismo moderno, il quale deve chiaramente basarsi sulla forza per difendersi.
5. "La non–violenza è un potere che può essere posseduto in eguale misura da tutti – bambini, ragazzi, ragazze e uomini e donne adulti, posto che essi abbiano una fede profonda nel Dio dell’Amore e che quindi possiedano un uguale amore per tutto il genere umano. Quando la non–violenza viene accettata come legge di vita essa deve pervadere tutto l’essere e non venire applicata soltanto ad azioni isolate."
6. "E’ un profondo errore supporre che questa legge sia applicabile per gli individui e non lo sia per le masse dell’umanità"
Basandosi su questi principi, Gandhi afferma che la non–violenza è l’unica forma d’azione diretta; senza un’attiva espressione, essa è priva di significato, quindi l’uomo passivo non sarà mai capace di mettere in atto i fondamenti della dottrina.
La pratica della non–violenza si basa su di una forza spontanea, che nasce dal cuore di ognuno; l’amore guida l’animo verso il prossimo, ricercando il proprio e l’altrui bene.
Un errore che si può compiere quando si pensa al mettere in pratica la teoria della non-violenza consiste nel pensare che essa è adatta solamente al debole, mentre il forte che può avvalersi dell’uso indiscriminato delle armi la riterrà inutile.Questo errore è superabile se si considera come vera forza solo quella che scaturisce dall’anima. La pratica della non violenza richiede un grande coraggio.
Il controllo sulla mente è necessario per la pratica della resistenza passiva, che produce un duplice effetto: coinvolge colui che fa uso e colui contro cui è usata migliorando la condizione di entrambi.



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