Pio XII santo?

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zeman!
00giovedì 10 maggio 2007 07:03

DOPO IL VIA LIBERA DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
Pio XII beato: ora per gli altari manca soltanto il miracolo


— CITTA' DEL VATICANO —
E’ UN PASSO in avanti decisivo quello compiuto dalla causa di beatificazione di Pio XII con il “sì” dato martedì all’unanimità dalla Congregazione delle Cause dei Santi, riunita in sessione plenaria, alla “eroicità delle virtù” di Eugenio Pacelli. I 15 cardinali e 15 vescovi della Congregazione hanno tutti votato favorevolmente dopo l’esame dell’ampia documentazione della “Positio”, e ora, a 40 anni dall’apertura della causa voluta il 18 ottobre del 1967 da Paolo VI, la parola passa a Benedetto XVI, cui spetta la firma sul decreto riguardante le virtù eroiche del candidato alla beatificazione. Il voto di ieri segna però una tappa fondamentale, che fa avanzare l’iter in maniera decisiva dopo l’altro via libera dato l’anno scorso dalla commissione storica.

A CAUSA della partenza per il viaggio del Papa in Brasile, il cardinale prefetto Josè Saraiva Martins, peraltro lui stesso nella delegazione che accompagna il Pontefice a San Paolo e ad Aparecida, non ha ancora consegnato ufficialmente a Benedetto XVI le conclusioni della Congregazione. In ogni caso, una volta che il Pontefice avrà esaminato la documentazione e firmato il decreto, l’ulteriore tappa sarà l’individuazione di un miracolo avvenuto per intercessione di papa Pacelli, condizione necessaria per l’elevazione all’onore degli altari.
La figura di papa Pacelli era stata al centro negli ultimi tempi di polemiche e controversie storiche riguardanti in particolare il suo atteggiamento di fronte al nazismo e alla deportazione e allo sterminio degli ebrei. Il mese scorso il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco, aveva inizialmente rinunciato a partecipare alla giornata di commemorazione delle vittime della Shoah allo Yad Vashem di Gerusalemme a causa della presenza di una foto di Pio XII con una didascalia che sottolineava il suo silenzio sull'Olocausto. Il nunzio è poi ritornato sulla sua decisione dopo la disponibilità garantita dal Museo a valutare ogni nuova documentazione storica sul Pontificato di Pacelli.

RECENTEMENTE, dopo che diplomatici israeliani avevano chiesto al Vaticano di rimandare la beatificazione, era stato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a definire infondate le accuse sul silenzio, e addirittura su un “collaborazionismo” di Pacelli all’epoca della Shoah. Anzi, la Chiesa fin dal 1928 aveva condannato l’antisemitismo e durante le persecuzioni naziste molti cattolici, «proprio seguendo le direttive di Pio XII - aveva affermato Bertone - si impegnarono per salvare gli ebrei dal lager». In un’altra occasione il porporato ha anche voluto ricordare la firma di Pio XII «alla circolare della Segreteria di Stato del 25 ottobre del ’43 con la quale si forniva l’orientamento di ospitare in tutti gli istituti religiosi gli ebrei perseguitati dai nazisti, aprendo gli istituti e anche le catacombe».

la nazione

personaggio molto, ma molto controverso....


Papa Pio XII
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

«Nulla è perduto con la pace, tutto può essere perduto con la guerra.»
(Dal discorso radiofonico del papa del 24 agosto del 1939)

Pio XII
Papa della Chiesa cattolica

Opus iustitiae pax

Al secolo: Maria Giuseppe Giovanni Eugenio Pacelli
Nato Roma, 2 marzo 1876
Elezione
al pontificato 2 marzo 1939
Consacrazione: 12 marzo 1939
Fine del
pontificato: 9 ottobre 1958
Segretario
personale: {{{segretario}}}
Predecessore: papa Pio XI
Successore: papa Giovanni XXIII


Papa Pio XII, al secolo Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli, (Roma, 2 marzo 1876 - Castelgandolfo, 9 ottobre 1958) fu il 260° papa della Chiesa cattolica.
Biografia

Nascita e studi
Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli nacque a Roma il 2 marzo 1876, terzogenito dell'avvocato della Sacra Rota Filippo e di Virginia Graziosi. I titoli nobiliari della famiglia Pacelli (nobili di Acquapendente e di Sant'Angelo in Vado, titoli concessi alla famiglia nel 1853 e 1858) erano recente conseguenza dei tempi della seconda Repubblica Romana (1848-1849) quando il papa-re Pio IX fu esiliato a Gaeta e Marcantonio Pacelli da Onano (Viterbo), nonno paterno di Eugenio, che aveva seguito il papa nella cittadina laziale, fu premiato con i titoli di principe e di marchese sia per la sua fedeltà che per aver operato dopo la fine della Repubblica, nel ruolo di Sostituto del Ministro dell'Interno, una feroce repressione nei confronti dei patrioti italiani che si opponevano al governo papalino. Lo stesso Marcantonio fu, successivamente, tra i fondatori dell'Osservatore Romano (1861).

Dopo le elementari frequentate in una scuola privata cattolica e la frequenza al liceo di Stato "Ennio Quirino Visconti", Eugenio Pacelli entrò nel Collegio Capranica e poi, dal 1894 al 1899, studiò teologia alla Gregoriana presso cui si dottorò nel 1901, quando già da due anni era stato ordinato sacerdote (1899). Del 1902 è la laurea in giurisprudenza in utroque iure (vale a dire, sia in diritto civile che in quello canonico), anche se non ebbe mai modo di praticare l'avvocatura, strada che seguì suo fratello Francesco, giurista per la Santa Sede e uno dei principali negoziatori dei futuri Patti Lateranensi del 1929. Eugenio sentì sin da piccolo la "vocazione": pare che nei momenti liberi amava far finta di celebrare la messa.


Carriera ecclesiastica
Dietro raccomandazione del cardinale Vincenzo Vannutelli[1], che più tardi sarebbe diventato decano del Sacro Collegio, Pacelli iniziò una rapida carriera nella Curia romana come segretario del cardinale Pietro Gasparri (futuro segretario di Stato), all'epoca sottosegretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici straordinari. Nel 1904, dopo la specializzazione accademica in relazioni fra Stato e Chiesa, fu promosso e divenne monsignore-ciambellano del papa Pio X. Pacelli vide con favore l'introduzione del Giuramento Antimodernista da parte di Pio X, preoccupato per le influenze libertarie che stavano contagiando il clero italiano, e si applicò con zelo alla stesura di un nuovo codice di diritto canonico e, a partire dal 1911, alla carica di consultore presso il Sant'Uffizio e nello stesso anno divenne sottosegretario agli affari esteri.

In questa veste fu artefice del concordato stipulato tra il Regno di Serbia e la Santa Sede il 24 giugno del 1914, pochissimi giorni prima dell'inizio della Grande Guerra. Se da un lato tale accordo garantiva finanziamenti statali all'episcopato cattolico in Serbia, dall'altro fu una delle cause dell'accentuarsi delle tensioni tra quello Stato e il confinante Impero Austro-Ungarico, che culminarono poi nello scoppio del conflitto bellico.

Il 13 ottobre 1917 (lo stesso giorno delle apparizioni della Vergine a Fatima) Benedetto XV lo consacrò arcivescovo con il titolo in partibus infidelium di Sardi e lo nominò nunzio apostolico in Baviera. Dopo la consacrazione, il neovescovo disse che mentre passeggiava nei Giardini Vaticani avrebbe assistito stupefatto al "miracolo del sole". Anche se non sappiamo se ciò sia avvenuto o meno, questa fu una della cause della forte devozione di Papa Pacelli nei confronti della Madonna di Fatima. [2], dal 1925 Pacelli fu anche nunzio in Prussia. In tale veste egli concluse i concordati con i due Länder: in Baviera nel 1924, in Prussia nel 1929.

Sempre nel 1929, l'11 febbraio, Mussolini e il cardinale sostituto firmano i Patti Lateranensi, frutto della mediazione di Domenico Barone e dell'avvocato Francesco Pacelli, fratello del Pontefice, mancato un mese prima.

Contemporaneamente, dal 1920, fu primo nunzio per l'intera Germania con sede nella nuova nunziatura di Berlino. Durante questi tredici anni Pacelli si avvicinò molto al mondo tedesco e conobbe bene la realtà politica della Repubblica di Weimar. Nel 1929, l'automobile su cui viaggiava fu assalita da un gruppo di nazisti che lo volevano bastonare. Uno di loro estrasse la pistola e la puntò alla testa di Pacelli; grazie all'intervento di una coraggiosa suora tedesca, Pascalina Macher, il nunzio fu lasciato libero e i nazisti se ne andarono.[3]


Cardinale e segretario di Stato
Eugenio Pacelli fu nominato cardinale da Pio XI il 16 dicembre 1929; il 7 febbraio 1930 divenne segretario di Stato.

Al fine di regolare le relazioni tra la Santa Sede e gli altri stati e difendere le attività di scuole e ospedali cattolici, negoziò diversi concordati con il Baden nel 1932, l'Austria nel 1933, la Jugoslavia nel 1935.

Il più discusso tuttavia fu quello firmato a Roma il 20 luglio 1933 con la Germania del cancelliere Adolf Hitler, il Reichskonkordat. Questo concordato, che seguiva di pochissimi giorni la sigla del Patto a quattro, avvenuta sempre a Roma, fu particolarmente discusso in quanto insieme all'altro dava - pochi mesi dopo l'ascesa di Hitler al potere (30 gennaio 1933), la fine di ogni vita democratica in Germania e la proibizione di tutti i partiti politici. compreso quello cattolico del Centro (Zentrumspartei) - ulteriore riconoscimento internazionale al regime nazista.

Secondo molte testimonianze, Pacelli avrebbe ricercato con costanza un concordato sin dal periodo della sua nunziatura, negli anni venti. Heinrich Brüning, leader della Deutsche Zentrumspartei, partito cattolico di centro, dichiarò nelle sue memorie che Pacelli, in occasione di un incontro del 1931 (quando Brüning era cancelliere), avrebbe insistentemente premuto per la dissoluzione dell'accordo di coalizione con il partito socialdemocratico, ponendola quasi come una condizione per la stipula del concordato, ma il cancelliere avrebbe respinto la sollecitazione considerando che il prelato fosse in grave errore di valutazione sulla situazione politica tedesca e, in particolare, sul peso del nascente partito nazista.

In ogni caso il concordato, malgrado le apparenti garanzie per la Chiesa (soppresse nell'Ottocento per il Kulturkampf) e i fedeli tedeschi, fu sistematicamente violato dai nazisti e Pacelli stesso inviò 55 reclami di violazione nel periodo 1933-1939: la Chiesa cattolica nella Germania nazista avrebbe lamentato di dover agire in condizioni difficili. Questo tentativo fallito di cavalcare il nazismo (sono del 1936 le pressioni fatte anche dalla Chiesa verso Hitler perché aiutasse i falangisti di Francisco Franco a rovesciare il governo liberal socialista in Spagna[4]) condusse Pio XI a stilare un'ammonitoria enciclica nel 1937, dal titolo Mit brennender Sorge (Con viva preoccupazione).

Pacelli si dimostrò diplomatico fedele alla linea di Pio XI e alla sua crescente opposizione alla Germania nazista. Inoltre, come Segretario di Stato, fu spesso in viaggio sia con una serie di importanti missioni diplomatiche negli Stati Uniti nel 1936, sia con la partecipazione a una serie di congressi eucaristici in Ungheria e Argentina, o a manifestazioni religiose a Lourdes o Lisieux, viaggi che gli permisero, tra l'altro, di farsi conoscere dalle gerarchie cattoliche esterne alla Curia Romana. Pacelli fu tra i primi prelati ad usare l'aereo per i suoi spostamenti e per questo un giornale americano lo soprannominò il "cardinal volante".

Pontificato

Pio XI morì il 9 Ottobre 1958. In qualità di camerlengo, toccò proprio a Pacelli dirigere il conclave che ne seguì. Il 2 marzo 1939, dopo solo tre scrutini e un giorno di votazioni, la scelta ricadde sullo stesso Pacelli, che si impose il nome di Pio XII, a simboleggiare la continuità dell'operato con il precedente capo della Chiesa. Fatto insolito per un conclave, fu eletto colui che, alla vigilia, aveva le migliori possibilità di diventare papa. In effetti Pacelli rappresentava un'ottima scelta politica in quanto era il più esperto in diplomazia tra i cardinali del Collegio. Pacelli fu il primo segretario di Stato dal 1667 (Clemente IX) e il secondo camerlengo (dopo Leone XIII) a venir eletto papa.


Foto ufficiale a colori di Pio XIIDalla Germania giunsero commenti alquanto ostili, che definirono la scelta dei conclavisti preconcetta e poco acuta. Pacelli fu definito occulto regista della politica estera del predecessore, e ne fu lamentata la presunta ostilità pregiudiziale avverso le forze nazionalsocialiste.

Uno dei suoi primi atti fu, nell'aprile del 1939, quello di togliere dall'Indice i libri di Charles Maurras, animatore del gruppo politico antisemita e anticomunista Action Française, ai cui aderenti revocò, tra l'altro, anche l'interdizione dai sacramenti irrogata da Pio XI. Alcuni storici tendono a leggere questo episodio non tanto in chiave antisemita quanto pragmaticamente anticomunista, stante la necessità di favorire gruppi e aggregazioni che sapessero competere, quanto a organizzazione e rapidità di azione politica, con quelli di ispirazione marxista, la cui capacità di mobilitazione nelle Brigate Internazionali nella recente Guerra di Spagna era chiaramente emersa. Altri storici, comunque, sono del parere che il provvedimento sarebbe stato in linea con una minore riprovazione nei confronti del pregiudizio antisemita, in una periodo storico in cui anche l'Italia iniziava a dar concreta applicazione alle c.d. leggi per la difesa della razza.

Sempre del 1939 fu la sua prima enciclica Summi pontificatus, nella quale attaccò genericamente qualsiasi forma di totalitarismo; Nel 1939, proclamò san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena patroni d'Italia. Nel 1940 riconobbe definitivamente le apparizioni di Fatima e consacrò nel 1942 il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria. Inoltre incontrò più volte suor Lucia e le ordinò di trascrivere i famosi "segreti di Fatima" diventando quindi il primo pontefice a conoscere il famoso "terzo segreto" che ordinò però di far restare nascosto.


La seconda guerra mondiale
Eletto in un periodo di grandi tensioni internazionali, con il regime nazista che iniziava ad occupare molti territori europei, il Papa tentò invano di scongiurare il rischio di una nuova guerra mondiale con diverse iniziative fra cui la più famosa è il discorso alla radio del 24 agosto 1939 in cui pronunciò la frase simbolo del suo pontificato: "Tutto è perduto con la guerra; nulla è perduto con la pace". Tuttavia furono inutili. Il 1° settembre, la Germania invade la Polonia e il 3, Francia e Gran Bretagna rispondono all'attacco: è la seconda guerra mondiale. Papa Pacelli tentò con altri appelli di far cessare le ostilità e organizzò aiuti alle popolazioni colpite e creò l'ufficio informazioni sui prigionieri e sui dispersi. Cercò, inoltre di distogliere il fascismo dall'idea di far entrare in guerra l'Italia ma nonostante ciò il 10 giugno del 1940 anche il nostro paese entrò in guerra. Vari e ripetuti furono gli appelli del Papa in favore della pace. Vanno ricordati in particolare i radiomessaggi natalizi di Pio XII del 1941, 1942 e 1943, in cui Pacelli delineava anche un nuovo ordine mondiale basato sul rispetto reciproco fra le Nazioni e i popoli. Nel 1942, nel tentativo di fermare la guerra, appoggiò l'operazione "Orchestra Nera", formata da dissidenti nazisti, esponenti democratici, sacerdoti cattolici, pastori protestanti con l'obiettivo di assassinare Hitler e fermare la guerra. Pio XII, si fece garante presso gli Alleati e chiese loro di sostenere l'Orchestra Nera. Tuttavia gli Inglesi non appoggiarono l'operazione e questa naufragò. [5]

Nel 1941, trasforma la Commissione delle Opere Pie nata nel 1887, che diviene una banca con fini di lucro, lo IOR. Una delle accuse più gravi che si rivolgono a Pio XII è di non aver mai condannato né di essersi impegnato per fermare le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento, di cui era probabilmente a conoscenza. Tuttavia, secondo stime indipendenti, la Chiesa cattolica avrebbe salvato circa 600.000 ebrei (più di tutte le altre organizzazioni umanitarie e chiese cristiane messe insieme) grazie all'opera nascosta di sacerdoti, frati, suore, laici, i quali operarono sicuramente con la benedizione segreta di Papa Pio XII. [6] Si ricordi che i futuri Papi Roncalli, Luciani e Wojtyla salvarono e nascosero ai tedeschi numerosi gruppi e famiglie ebraiche. Il Papa stesso offrì rifugio a numerosi ebrei nei palazzi del Vaticano e nelle chiese romane. [7]


Durante l'occupazione nazista dell'Italia, dopo l'8 settembre offrì asilo politico presso la Santa Sede a numerosi esponenti politici antifascisti tra cui Alcide De Gasperi e Pietro Nenni, appellandosi all'extraterritorialità della Città del Vaticano. Non sempre i tedeschi la rispettarono: nell'inverno del 1943 i tedeschi fecero irruzione nella basilica di San Paolo fuori le Mura dove arrestarono chi vi si era rifugiato ed è stato scoperto di recente un piano segreto di Hitler che prevedeva l'occupazione del Vaticano e il sequestro di Pio XII, il quale secondo il dittatore nazista ostacolava i piani della Germania [8] Nel 1944, quando i tedeschi proposero agli ebrei romani lo scambio di oro in cambio della libertà, il Papa contribuì con una forte somma. Secondo molti storici, i tedeschi avrebbero poi organizzato il ratto del ghetto di Roma proprio per affronto a Papa Pacelli. [9] Il 14 luglio 1943 dopo il violento bombardamento di San Lorenzo a Roma, si recò nei quartieri colpiti. Nel 1944 poco prima della liberazione, riuscì grazie ad un incessante attività diplomatica a far proclamare Roma "città aperta". Il 4 giugno 1944, dopo la liberazione ricevette in Vaticano i soldati alleati. La domenica successiva, i romani si recarono in massa a Piazza San Pietro a salutare e a festeggiare il Papa, che, di fatto, era l'unica autorità rimasta nella capitale, dopo l'8 settembre. [10].


Il dopoguerra

Neutrale durante il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, dovette a guerra finita fronteggiare la nascita della guerra fredda e della divisione del mondo in due blocchi contrapposti. In questo caso, però, il Papa non si mantenne sopra le parti ma si schierò decisamente contro il comunismo, di cui fu un fermo ma tenace oppositore. Nelle elezioni del 1948 si schierò con determinazione a favore della Democrazia Cristiana, favorendone la schiacciante vittoria, e appoggerà sempre con slancio questo partito anche se non condivise alcune scelte di Alcide De Gasperi, tra cui il rifiuto di quest'ultimo di collaborare con i partiti di destra. Nel 1949, dimostrò un certo interesse alle opere di carità - ricevette in visita il sacerdote Giulio Facibeni, noto per aver fondato l'Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa - e tolse la sospensione a divinis a Don Zeno, fondatore della comunità di Nomadelfia. Inoltre, impose al Sant'Uffizio di "lasciar stare Padre Pio".

L'anno successivo, con un atto clamoroso scomunicò i comunisti e in seguito alle persecuzioni dei cristiani nell'Europa dell'Est, ne scomunicò i capi di governo. Inoltre cercò di attivare contatti e di salvare i cattolici dalle deportazioni nei gulag sovietici, pur senza riuscirci. Ma in un mondo ancora segnato dalle ferite della guerra, intuì che più che un Papa politico, la gente aveva bisogno di un "pastore angelico che porta il suo gregge sulle vie della pace". Con questi intenti, Pio XII proclamò il Giubileo del 1950, cui molti si dichiararono contrari. In tanti, sostenevano che l'Italia ancora distrutta dalla guerra non era in grado di reggere ad una manifestazione di respiro mondiale. Invece, il Giubileo con il suo messaggio di riconciliazione, speranza e pace fu un vero trionfo con oltre un milione e mezzo di pellegrini che talaltro contribuì a far conoscere le bellezze italiane all'estero, favorendo i primi boom turistici. Durante il Giubileo con la la bolla Munificentissimus Deus istituì il dogma dell'Assunzione di Maria ricorrendo per l'unica volta in tutto il Novecento all'infallibilità papale. Inoltre, venendo incontro alle numerose richieste dei fedeli, proclamò santa, Maria Goretti, sebbene fossero passati solo due anni dalla sua beatificazione (all'epoca il diritto canonico prevedeva che passassero almeno vent'anni). Tuttavia, in molti videro questa canonizzazione, come un gesto anti-femminista.


Gli anni cinquanta
Negli anni successivi, Pio XII, anche per il suo carattere schivo e introverso, s'isolò molto, non convocando più nuovi concistori e ridusse all'osso l'organizzazione della Curia Romana (dal 1944 non nominò nessun nuovo Segretario di Stato). Tuttavia fu un papa particolarmente amato dalla gente: istituì l'Angelus domenicale dalla finestra di Piazza San Pietro e fu il primo Papa ad essere trasmesso in televisione (sul cui uso emise anche un enciclica). Grazie alle sue numerose conoscenze linguistiche fu uno dei primi a rivolgersi in lingua straniera ai pellegrini che venivano a Roma. Nel 1952 in un famoso discorso alle ostetriche ammise che i coniugi avessero rapporti sessuali durante il periodo di sterilità naturale della donna che è ancora oggi l'unico mezzo di contraccezione riconosciuto dalla Chiesa. Inoltre i molti discorsi ai giovani sposi, rilanciò il ruolo della famiglia e del matrimonio e indicò la Sacra Famiglia come modello di santità per le famiglie. Venendo incontro alle richieste del mondo moderno autorizzò diversi provvedimenti, preludio delle riforme del Concilio Vaticano II: permise la celebrazione della Messa nelle ore serali, introdusse la lettura dei Salmi nel Breviario dei sacerdoti, riorganizzò l'ufficio del digiuno eucaristico riducendolo a tre ore per i cibi solidi, a un ora per le bevande, a zero ore per l'acqua e i medicinali. La sua salute si aggravò durante la fine del decennio: fu afflitto per molto tempo da un singhiozzo continuo, dovuto forse ad una gastrite. Poi nel 1956 una malattia lo portò in fin di vita ma sopravvisse. Secondo i credenti, durante la malattia ebbe un apparizione di Cristo che lo avrebbe miracolosamente guarito. Pare che Papa Pacelli gli abbia chiesto di "portalo via" ma Gesù abbia replicato che "non è ancora arrivato il momento". L'Osservatore Romano" confermò la notizia dell'apparizione. Tra i suoi ultimi atti ufficiali, l'enciclica Fidei donum (1957) con la quale invitò la Chiesa intera a riprendere lo slancio missionario soprattutto condividendo i sacerdoti con le giovani chiese. Morì a Castelgandolfo il 9 ottobre del 1958 a causa di una breve malattia. Il suo medico personale, Riccardo Galeazzi Lisi, scattò di nascosto delle fotografie al Papa agonizzante e le vendette ai giornali. Fu uno scandalo e il collegio cardinalizio lo licenziò in tronco; le foto fecero ugualmente il giro del mondo. Negli anni novanta è stato dichiarato venerabile da Papa Giovanni Paolo II. Attualmente è in corso sulla sua figura un controverso processo di beatificazione, contestato da molti.[11]



Critiche e aspetti controversi


Il pontificato di Pio XII coincise con alcuni degli eventi storici più gravi e significativi del XX secolo. Salito al soglio pontificio nel 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale, egli - in ragione della peculiarità del suo ufficio - si trovò in una posizione particolare nel quadro della grande tragedia costituita dall'Olocausto perpetrato dalla Germania nazista. A guerra finita fu uno dei protagonisti - sia a livello mondiale, sia relativamente alla politica italiana - della forte contrapposizione ideologica (simboleggiata dalla c.d. Cortina di Ferro) sviluppatasi nell'ambito della Guerra Fredda. Sopravvisse per cinque anni a Stalin (†1953), del quale fu, in virtù del suo intransigente anticomunismo, uno dei più fieri avversari tra i leader occidentali.

Le difficoltà e l'importanza cruciale delle scelte connaturate all'attraversamento, durante il suo pontificato, d'un periodo storico caratterizzato da scontri ideologici e militari tra i più duri che la storia ricordi, non potevano che porre Pio XII al centro d'una controversia storiografica - ben lungi dall'esser conclusa - e d'aspre critiche e polemiche relative al suo operato (vedi bibliografia), sorte già alla fine del secondo conflitto mondiale, sia oltrecortina che nell'ambito del cattolicesimo progressista vicino alla sinistra.

In particolare, a seguito dell'uscita di parte dei documenti ufficiali della Santa Sede nel periodo bellico, sono stati mossi rilievi a Pacelli circa la sua presunta connivenza con i regimi nazi-fascisti - e, ultimamente, di organica collaborazione alla fuga di gerarchi nazisti al termine della seconda guerra mondiale - specialmente per quanto riguarda il suo presunto «colpevole silenzio» di fronte all'Olocausto, anche se l'opinione di alcune personalità ebraiche, talora di rilievo, parrebbe smentire i documenti ufficiali e accreditare a Pio XII e alla Chiesa cattolica lo svolgimento, durante la guerra, di attività caritatevoli e umanitarie a salvaguardia e protezione di coloro che erano minacciati dalla prospettiva dei campi di sterminio (in stragrande maggioranza ebrei). Parrebbe legata a gratitudine verso Pacelli anche la conversione al Cattolicesimo del rabbino capo di Roma Israel Zolli, battezzatosi con il nome di Eugenio Pio.

È stato recentemente dimostrato[citazione necessaria], ma era già noto, che il 25 ottobre del 1943, Pio XII emanò, all'indomani del rastrellamento del Ghetto di Roma una direttiva riservata a tutti gli ecclesiastici Italiani in cui indicava come necessario «ospitare gli ebrei perseguitati dai nazisti in tutti gli istituti religiosi, ad aprire gli istituti o anche le catacombe».


CuriositàLo "Yad Vashem", il museo dell'Olocausto di Gerusalemme, ospita dal 2005 una fotografia di Pio XII con una didascalia, che definisce "ambiguo" il comportamento del Pontefice di fronte allo sterminio degli ebrei. Dopo una formale richiesta nel 2006, affinché la didascalia fosse modificata, i responsabili del museo si mostrarono disposti a riesaminare la condotta di Pio XII a patto che il Vaticano avesse messo a disposizione dei loro ricercatori i suoi archivi. Ciò non è mai avvenuto e la didascalia non è stata cambiata. Dopo la decisione, in seguito rientrata, del nunzio apostolico monsignor Antonio Franco di non partecipare alla commemorazione della Shoah tenutasi al museo il 15 aprile 2007 il museo ha deciso di considerare le obiezioni giunte da Roma[12] ma al momento la didascalia non è stata cambiata.

zeman!
00giovedì 10 maggio 2007 07:09
Controversia storiografica sulla figura di Pio XII e l'Olocausto
per approfondire...ulteriormente [SM=g27828]
it.wikipedia.org/wiki/Controversia_storiografica_sulla_figura_di_Pio_XII_e_l%27O...
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