Pinerolo (TO)

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vanni-merlin
00domenica 26 marzo 2006 18:56
Pinerolo


Anche se sono ipotizzabili insediamenti da tempi più antichi, le prime notizie storiche su Pinerolo cominciano con la contessa Adelaide di Torino, figlia del marchese Olderico Manfredi e sposa, in terze nozze, di Oddone di Savoia. Adelaide, appartenente ad una delle più importanti famiglie italiane dell’impero carolingio, fu per trent’anni abile protagonista del suo tempo, capace di mantenere l’egemonia politica sul complesso territorio a cavallo delle Alpi .

La contessa, consapevole della necessità di ottenere il consenso al suo potere da parte delle autorità ecclesiastiche, praticò una politica generosa verso le istituzioni monastiche ed il primo documento certo che menziona Pinerolo è proprio il diploma del 14 marzo 1044 con il quale la contessa Adelaide e il suo secondo marito, Enrico di Monferrato, donano tre “mansi” alla chiesa di San Donato. Il territorio di Pinerolo è nominato anche nel documento dell’8 settembre 1064, con il quale Adelaide dota di un ingente patrimonio la chiesa di Santa Maria.
La stessa abbazia vide poi incrementare i suoi beni con atti successivi. In particolare, con documento del 26 ottobre 1078, posseduto in originale dall’archivio storico cittadino, Adelaide fece dono agli abati di metà della “curia” di Pinerolo.
A partire dalla seconda metà del XII secolo i crescenti interessi del comune di Pinerolo entrarono progressivamente in conflitto con il potere degli abati, che cercavano di limitare l’autonomia della città.

Di questa situazione seppe trarre profitto Tommaso di Maurienne, conte di Savoia, il quale garantì protezione alla città e l’osservanza degli statuti, in cambio dell’accettazione della sua signoria.

Il passaggio di Pinerolo dal dominio degli abati a quello dei Savoia fu sancito il 27 febbraio 1243, con l’atto di cessione della città da parte dell’abate Alboino al conte Amedeo IV e a suo fratello Tommaso II. Pinerolo entrò così a far parte dei domini dei Savoia e nel secolo successivo, quando il territorio sabaudo si scisse in due stati autonomi, la città divenne la piccola capitale dei possedimenti al di qua delle Alpi , il “principato di Acaia”, così chiamato dal titolo che Filippo di Savoia aveva acquisito nel 1301 grazie al matrimonio con Isabella di Villehardouin, discendente di un crociato.
Con la morte, nel 1418, del principe Lodovico, si estinse il ramo dei Savoia-Acaia e Pinerolo, passata sotto il dominio diretto dei duchi di Savoia, cominciò a perdere il suo ruolo di capitale a favore di Torino (1431). La città inoltre, per la sua posizione strategica verso la pianura italiana, era destinata a diventare un possesso ambito per i monarchi francesi che miravano ad estendere il loro dominio al di qua delle Alpi.

Nel 1536 Francesco I di Francia occupò Pinerolo dando inizio ad una dominazione che si concluse solo nel 1574 con l’arrivo di Emanuele Filiberto di Savoia, calorosamente accolto dalla popolazione. Il duca, riconoscente, con patenti del 3 marzo 1575 concesse a Pinerolo l’ambito titolo di “città”.
Soldati francesi, XVI sec.

Nel 1592 la città rischiò di cadere nuovamente in mano francese ma, secondo la tradizione, la prontezza con cui Ortensia di Piossasco, moglie del governatore, diede l’allarme, fece fallire il tentativo delle truppe del duca di Lesdiguières.
I Francesi tornarono ad occupare Pinerolo pochi decenni dopo quando, durante la guerra di successione per il ducato di Mantova, il cardinale Richelieu assediò e conquistò la città.

Il Cardinale Richelieu Il 31 marzo 1630 aveva inizio la seconda dominazione francese (1630-1696) che accentuò la trasformazione di Pinerolo in città fortificata, ad opera dell’architetto Vauban, e condusse alla definitiva perdita di centralità urbanistica della parte alta della città, che venne pesantemente demolita per far posto alla cittadella.
Anche la parte bassa della città subì importanti interventi edilizi collegati all’assetto difensivo, con la costruzione dell’arsenale, di una fonderia di cannoni, di un ospedale militare, di caserme, in parte ancora esistenti. Furono questi massicci interventi a conferire a Pinerolo l’immagine di imponente città fortezza consegnataci dalle raffigurazioni iconografiche del Seicento.
La cittadella divenne anche prigione di stato francese, ospitando tra gli altri Fouquet, scortatovi da d’Artagnan nel 1665 (com’è testimoniato da documenti conservati nell’archivio storico cittadino), ed il personaggio passato alla storia come “la Maschera di ferro”.
La città, decimata dalla peste scoppiata nel 1630, pesantemente segnata dalle trasformazioni subite, impoverita nella sua vita economica e civile, fu infine riconsegnata ai Savoia con il trattato di Torino del 29 agosto 1696, che comportava per i duchi l’obbligo dello smantellamento delle fortificazioni, protrattosi nei primi anni del XVIII secolo.
Perse le caratteristiche di città militare, a Pinerolo iniziarono a rifiorire i commerci e le attività produttive sia manifatturiere che agricole, con una netta ripresa anche demografica.
Gli ultimi anni del XVIII secolo tuttavia furono nuovamente difficili per il Piemonte, invaso dalle truppe francesi, percorso da fermenti rivoluzionari, impoverito da carestie.


Dal settembre del 1798 fino al 1814 (con l’intervallo di una breve occupazione austro-russa) Pinerolo visse la terza dominazione francese, rivoluzionaria e napoleonica, ricca soprattutto di innovazioni di stampo illuministico e di nuove libertà (abolizione della censura, abolizione delle limitazioni di culto per i valdesi, promozione della cultura e dell’istruzione).
Caduto Napoleone, il 21 maggio 1814 Vittorio Emanuele I di Savoia, rientrato a Torino, ordinava che ogni cosa fosse reintegrata “sul piede in cui era prima della rivoluzione” . Ma la società era in movimento e molte città, tra cui Pinerolo, conobbero dai primi decenni dell’Ottocento un vivace sviluppo urbano, definito sulla base di nuovi piani regolatori tesi a garantire i collegamenti della città con il territorio circostante.
Nell’amministrazione comunale appariva chiara la volontà di garantire a Pinerolo un aspetto decoroso ed ordinato, di dotare la città di edifici pubblici per accogliere le nuove istituzioni scolastiche, di modernizzare i trasporti (la stazione ferroviaria venne inaugurata nel 185[SM=g27989], sistemare il verde pubblico, dare respiro al centro storico.


Ugualmente, fin dagli inizi dell’Ottocento, si delineò una ripresa dell’industria laniera e serica, secondo i criteri della moderna impresa, pur rimanendo ancor rilevante la presenza in Pinerolo di laboratori artigianali.
Maturava intanto anche negli operai la coscienza della propria condizione e la spinta a dar vita ad associazioni di mutua solidarietà. Si costituì così a Pinerolo nel 1848, prima tra le Società generali operaie italiane, la Società di Mutuo soccorso ed Istruzione fra gli Operai, aperta a tutte le categorie professionali, che garantiva agli iscritti sussidi in caso di malattia o altre difficoltà.

Pinerolo si affaccia al Novecento come città industriale, fortemente caratterizzata in politica dalla figura di Luigi Facta, con il permanere di un rilevante aspetto militare, come testimoniato dalla presenza della Scuola di Cavalleria e dalla costruzione della Cavallerizza, dedicata al capitano Federico Caprilli, inventore di un nuovo metodo di cavalcata che rese celebre la Scuola nel mondo.


Dopo il fascismo e dopo la Resistenza, cui Pinerolo partecipa attivamente e con il sacrificio di molti giovani partigiani,
Partigiani durante la liberazione la città mantiene il ruolo di “capoluogo” amministrativo e commerciale per le vallate e la pianura circostante, pur accentuando nel secondo dopoguerra un forte pendolarismo verso Torino.
Infine nell’ultimo decennio, anche in risposta alle difficoltà del comparto industriale, Pinerolo si muove con rinnovato impegno per valorizzare le sue potenzialità anche turistiche, che possono trovare radici significative non solo nel paesaggio e nel clima, ma anche nella sua storia e nelle istituzioni culturali che la conservano e valorizzano.





da: www.comune.pinerolo.to.it/notizie/notstor.htm

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