Il gioco, come dicevo, c'impone d'indossare la combinazione di volo di Bill Foster, aviatore USA abbattuto dai tedeschi sull'Europa occupata, nel 1944. Salvatosi fortunosamente dalla catastrofe che ha annientato il resto dell'equipaggio, al nostro amico non resta che confidare nella vostra abilità di videogiocatori esperti d'action stealth per raggiungere via terra la neutrale Svizzera, sfuggendo alla caccia implacabile delle pattuglie naziste, al freddo dell'inverno e alla sua nemesi finale, incarnata dal capitano Killinger (la fusione onomatopeica tra la parola “kill” e il cognome del “pericolo pubblico numero uno” John Dillinger la dice lunga sullo sforzo creativo del team di sviluppo!).
Compito reso non certo facile non solo dalla scarsità di viveri e di munizioni che lo costringeranno a dosare al millimetro ogni sua azione, pena la morte per lui, e il ricaricamento dell'ultimo salvataggio per voi, ma anche dalla rigidità lineare della trama imposta dai programmatori. Scordatevi di pensare criticamente, di compiere scelte alternative, di affrontare una missione in modo differente da quello immaginato dai ragazzi della Kuju. Farlo è semplicemente impensabile (sembra di essere tornati ai tempi del primo Commandos ma, ragazzi, quelli erano gli anni '90!). La cosa vi risulterà chiara quasi subito, fin da quando in una delle prime missioni, articolate a mo' di tutorial per consentirvi di prendere confidenza con i meccanismi di gioco, quando vi toccherà aggirare un avamposto tedesco.