Pi greco - Il teorema del delirio (Darren Aronofsky, 1998)

gippu
00venerdì 11 luglio 2008 01:43
Un solitario matematico crede di aver scoperto la chiave del mondo e della natura in un numero di 216 cifre che può persino farlo arrivare a comunicare con Dio.
Già profondamente irritati – avendo dovuto spulciare l’elenco dei simboli di Word allo scopo di trovarvi quello del pi greco –, ci apprestiamo a questa recensione con un avvertimento: Aronofsky ci fa schifo e non facciamo nulla per nasconderlo, come conferma il trattamento riservato e la valutazione appioppata a “Requiem for a dream” (voto 3, il più basso di tutto il blog) (tra l’altro, la suddetta recensione è anche quella che ad oggi ha ricevuto più commenti su queste pagine: interessante prova a supporto della tesi che vuole gli italiani affascinati dalla violenza verbale). Comunque, questo è il suo esordio cinematografico premiato al Sundance con il premio alla miglior regia per film drammatici. In un certo senso, non si può negare che “π” sia drammatico, nel suo ciclico avvitarsi intorno a quattro scene quattro (presunta nuova scoperta, colloquio col vecchio prof, colloquio col giovane ebreo, comparsa dei vicini molesti e dei cattivoni di Wall Street: anche questo film è regolato da uno schema facente capo a un numero di 216 cifre?) e nel suo traboccare di esecrabili puttanate collocate spazio-temporalmente in una Manhattan di cui nulla c’importa. Particolarmente maldestra la sceneggiatura: presentandoci Max Cohen già dall’inizio come un genio pazzoide, non lo fa progredire, non lo fa crescere, non lo fa approdare a nessuna conclusione che non sia un parto della sua mente; illustra ineffabile il peggioramento del suo quadro psichico agendo qua e là con raffinati colpi di martello pneumatico tra urlacci, minacce di morte, isterie varie e – dulcis in fundo – un bel trapanamento. Procedendo a ritroso lungo la sua filmografia, cresce l’impressione che Aronofsky sia sostanzialmente un nerd recentemente arricchitosi dopo avere a lungo mal vissuto, i cui film sono essenzialmente fondati su un unico, rispettabilissimo tema (le malattie, psicosomatiche e non, che sfociano in follia) trattato con la delicatezza di un Enzo Salvi nella Biblioteca Alessandrina. Qualcuno potrà anche trovarlo abile con la cinepresa in mano, ma tra il braccio e la mente corre un Oceano Atlantico.

Voto: 4-
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