Peppino Impastato: morte di un “fanatico estremista”.

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Il garfagnin fuggiasco
00domenica 3 settembre 2006 23:56


La mattina del 9 Maggio 1978, lo stesso giorno in cui il cadavere del dirigente della Democrazia Cristiana, onorevole Aldo Moro, fu ritrovato a Roma nel bagagliaio di una vecchia Renault, il Corriere della Sera riportava di un incidente a Cinisi, una cittadina di 8000 abitanti della Sicilia occidentale. Il titolo diceva: “Fanatico estremista di sinistra dilaniato dalla sua stessa bomba sui binari della ferrovia.” Il “fanatico” in questione era Peppino Impastato e la sua morte, all’età di trent’anni, non fu il risultato né di un attentato terroristico abortito né, come fu in seguito bizzarramente suggerito, di spettacolare suicidio. Peppino fu semplicemente assassinato dalla mafia di Cinisi.
Con le decine e decine d’assassini mafiosi avvenuti prima e dopo quella data, ed i tanti “cadaveri eccellenti” disseminati da Cosa Nostra durante quelle decadi insanguinate, potrà sembrare strano voler ricordare qui la morte di un personaggio di secondo piano, un giovane attivista politico che mai giunse ad alcuna carica di rilievo e che fu rapidamente dimenticato nel rapido declinare degli “anni di piombo” e l’avvento della generazione degli “yuppies”. Ma Peppino non fu una vittima qualunque. Quel giovane uomo, allora dieci anni più anziano di me, al quale avrei voluto poter stringere la mano, fu protagonista di una vicenda quasi unica a quel tempo, una rivolta interna ad un sistema familiare mafioso. Una rivolta aperta, pubblica, clamorosa, epica. Quel giovane sconosciuto prima e dimenticato dopo, quel nome calunniato allora ed evitato oggi, fu uno degli uomini più coraggiosi e coerenti di cui abbia mai avuto notizia.
È difficile rischiare la vita anche sapendo di essere sotto gli occhi delle telecamere e dei riflettori e portati ad esempio pubblico di coraggio, come successe a Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa e La Torre. Molto più difficile, incommensurabilmente più difficile, è rischiare la vita sapendo che nessuno, se non quattro gatti senza potere, si sentirà toccato dalla tua sorte. Compiere un dovere senza aspettarsi riconoscimenti. Dar voce a chi poi si nasconderà nell’omertà. Rappresentare anche chi, come Pietro, di fronte al pericolo ti rinnegherà.

C’è una foto, scattata all’inizio degli anni cinquanta, che riprende un gruppo di “uomini d’onore” in testa ad una processione per le strade di Cinisi. Abiti scuri, giacche aperte sul petto, occhiali da sole, mascelle chiuse. Parrebbe una foto banale eppure, sapendo di che gente si tratta, è un’immagine da brivido. Tra quei profili lugubri e minacciosi si scorge, al centro, un bambino di quattro anni in calzoncini corti e camicia bianca, fragile e patetico come ogni bambino di quell’età, la mano aggrappata al braccio del padre. Un agnello a spasso con un branco di lupi non avrebbe creato un contrasto più paradossale.



Giuseppe “Peppino” Impastato era il figlio di Luigi, un mafioso della cosca di Gaetano “Don Tano” Badalamenti (la figura sulla destra della foto sopra, in prima fila, con la sigaretta in bocca), potente membro dalla prima “Commissione” di Cosa Nostra, creata agli inizi degli anni settanta, assieme a Stefano Bontade e Luciano Leggio, quel triumvirato che si sfascerà nel sangue della “mattanza”, la guerra di mafia del 1982-83. Era nato e cresciuto nella stessa strada del boss, al quale il padre faceva regolarmente visita. Era imbevuto di cultura mafiosa fin dall’infanzia, educato all’obbedienza verso il genitore (una figura violenta, incolta e becera), al rispetto da portare ai boss e l’osservanza dell’omertà. Era, insomma, un mafioso “in pectore”. E per esser certo che capisse la situazione, all’età di dieci anni il babbo lo prende con sé sulla porta di casa e ha con lui il seguente dialogo:
“Sai camminare?”
“Sì.”
“Sai contare?”
“Sì.”
“E camminare e contare insieme?”
“Sì.”
“Allora cammina e conta!”
Giunti davanti ad un’abitazione sulla stessa via. Il padre si ferma e chiede:
“Quanti passi hai contato?”
“Cento.”
“Bene, ricordati che questa è la distanza tra casa nostra e quella di “Zio Tano”. Solo cento passi. Non te lo dimenticare mai!”
Da quell’aneddoto il regista Marco Tullio Giordana ha tratto il titolo per un film che ha vinto il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia: “I cento passi”, appunto.
Quel bambino avrebbe quindi dovuto crescere come altri bambini di famiglie mafiose: un “picciotto” fedele ed ossequioso delle regole, orgoglioso della sua posizione e felice dei vantaggi che ne derivavano, in attesa di prendere il posto del padre nella gerarchia. Sarebbe stato normale, in un certo senso quasi naturale. Come disse la sorella di due mafiosi, tra supina rassegnazione e malcelato (e malriposto) orgoglio: “I miei fratelli sono nati mafiosi. C’è chi nasce stupido e chi nasce mafioso. I miei fratelli sono nati mafiosi.” Ma i destini, non sembri un gioco di parole, a volte si scelgono, anziché subirli. E la grandezza di un essere umano sta molto spesso tutta qui, in questa capacità, così rara, di saper uscire da quella traccia che la vita sembra aver avuto in serbo per lui, o lei, fin dalla nascita. Scrivere il proprio canovaccio, scegliersi la propria parte, imporsi alle circostanze. Non è facile, tanto meno in “quelle” circostanze.

Ma Peppino ci riuscì. Lui, che non era nato stupido, rifiutò di morire mafioso.

(segue)
Il garfagnin fuggiasco
00domenica 3 settembre 2006 23:58
Peppino Impastato: morte di un “fanatico estremista”.
Peppino era in effetti un militante di sinistra, passato per vari gruppi minori. Che fosse un “fanatico estremista”, come intitolò il Corriere il giorno della sua morte, è cosa che lascerò all’opinione personale d’ogni lettore. Era certo un oppositore del sistema sociale vigente, critico verso la strategia del “compromesso storico” perseguita dal PCI in quegli anni e più ancora dell’evidente corruzione dei governi DC. La sua ribellione al sistema non sarebbe stata tanto sorprendente per un giovane della sua generazione (in effetti, al nord sarebbe stata vista quasi una cosa naturale) se non fosse maturata in un ambiente dove la collusione della mafia con i poteri democristiani nella sanguinosa repressione dei moti contadini del dopoguerra era ancora ben vivida nella memoria popolare. La sua ribellione fu precoce, diretta, aperta e coraggiosa fina all’estremo.
Nel 1965, a diciassette anni, tra lo stupore e l’ira del genitore, fonda e diviene coeditore del giornalino "L'Idea socialista" e aderisce al Psiup. Peppino era uno che, come vuole il detto popolare, non le mandava certo a dire. Sull’Idea Socialista fa pubblicare, nel 1966, un editoriale dal titolo: “Mafia: una montagna di merda!” Uno dei suoi parenti mafiosi disse al padre: “Se fosse mio figlio, scaverei una fossa e ce lo seppellirei!”
Peppino fu bandito di casa. La madre, Felicia Bartolotta Impastato, prese a cucinargli e portagli di nascosto il cibo. Il marito, che la riteneva colpevole di non aver “educato” il figlio secondo i principi delle famiglie mafiose, la investiva di continuo con rimbrotti e contumelie per il “disonore” portato al suo nome.
“Era una dittatura! Paura, disperazione … quando lo sentivo rincasare, me la facevo addosso,” avrebbe raccontato in seguito la donna.

Dal 1968 in poi, Peppino partecipa, a volte con ruolo dirigente, alle attività dei gruppetti che nascono di continuazione nell’area della Nuova Sinistra: Lega dei Marxisti-Leninisti, Partito Comunista d’Italia, il Manifesto, Lotta Continua. Le continue diatribe ideologiche, le arcane sottigliezze dottrinali, le ripetute scomuniche reciproche tra i vari gruppi e, soprattutto, l’incapacità di costruire una vera alternativa di massa a quella sinistra storica con la quale è in disaccordo, gli riempiono l’animo di dubbi angosciosi. Abbandona varie volte l’attivismo politico, proclama il suo “fallimento come uomo e come rivoluzionario”, medita il suicidio.
Ma sempre si riprende. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo (Punta Raisi), in territorio di Cinisi; degli operai edili sfruttati da alcuni imprenditori protetti dalla mafia; dei disoccupati. Nel 1975 costituisce il gruppo “Musica e cultura”, che svolge varie attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti); nel 1976 fonda “Radio Aut”, radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del già menzionato Gaetano Badalamenti, che in quegli anni aveva assunto un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto ed i legami con Cosa Nostra americana a Detroit. Il programma più seguito era “Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici, parlava di “Mafiopoli” e “mafiacipalità”, ed inventava scenette in cui i boss venivano collocati nei vari gironi dell’Inferno dantesco. Oppure nel “Vecchio West”, dove Tano Badalamenti diventava “Tano Seduto”, un “viso pallido impegnato nel traffico di droga e nell’uso della lupara a canne mozze”. Chiunque riesca anche solo in piccolissima parte ad immaginare che cosa potesse voler dire pubblicare certe cose in una cittadina dominata da uno dei maggiori boss di Cosa Nostra, potrà forse riuscire a misurare l’enorme coraggio di quel ventenne.
Scrive Paola Bonifacio, dell’Università di Pittsburgh, nella sua critica al già citato film di Giordana: “Per risvegliare i cittadini di Cinisi dall’assuefazione alla mafia Peppino si serve della satira, mette i boss alla berlina, ne mette in dubbio l’autorità, utilizza dunque un mezzo inaccettabile. La denuncia poteva essere tollerata, dice Giordana, perché anch’essa fa parte del gioco, la ridicolizzazione invece, la mancanza di “rispetto”, no.”
Mandarle a dire? Peppino te le sputava in faccia.

Peppino conosceva certo i pericoli che correva in questa sua arrogante ed irriverente provocazione giornaliera a Cosa Nostra. Sua madre gli ripeteva di continuo che i mafiosi erano “animali”, per i quali uccidere un uomo era come spegnere una candela. Il padre, pur essendo non meno “animale” degli altri, cercò in qualche modo di proteggere Peppino dalle conseguenze più estreme. Ricorda Felicia Bartolotta Impastato: “Badalamenti telefonava spesso per lamentarsi delle azioni di Peppino e mio marito lo supplicava di non ucciderlo.” Ma nel settembre 1977, Luigi Impastato muore in un incidente d’auto. Per anni fu creduto che fosse una fatalità, anche se ci sono oggi buoni motivi per considerarla invece un’esecuzione, una punizione per non essere stato capace di tenere a freno il figlio. Come disse un mafioso “pentito”: “In Cosa Nostra non si possono dare le dimissioni. Se non servi più o non sei affidabile, vieni eliminato.”
Qualunque la verità dietro quell’avvenimento, ora Peppino è solo. Solo contro la cosca di uno dei boss mafiosi più potenti dell’isola. Solo, con l’aiuto titubante dei suoi pochi compagni e l’appoggio morale, peraltro tra lo sprezzante e l’infastidito, della sinistra storica. Eppure, ai funerali, Peppino compie il gesto inaudito che lo consegnerà precocemente alla tomba: rifiuta ostentatamente di stringere la mano ai mafiosi venuti a porgere le condoglianze. Per un’associazione criminale come Cosa Nostra, ultramoderna eppure legata ad antichi rituali scopiazzati dalla cavalleria medievale, le logge massoniche ed i carbonari, è più che un insulto: è uno “sfregio”. E gli sfregi si pagano.

Chissà se Peppino si rese conto, nel momento in cui ignorava con disprezzo le mani tese dei boss di Cinisi, di aver di fatto firmato la propria condanna? Probabilmente sì, conoscendo l’ambiente come lo conosceva lui.
Forse fu il suo modo di rispondere a quelli che deridevano le sue sfide considerandolo un “privilegiato”, che non aveva nulla da temere perché difeso dal padre. Di dimostrare, insomma, che su quella protezione non contava ed a quella non teneva.
O forse a suggerirgli quel gesto temerario fu invece proprio la paura, l’umanissima paura di esser adesso tentato a cedere, ad ascoltare le voci che gli consigliavano di moderare il tono e non tirare troppo la corda. La paura, insomma, di aver paura. Come Spartaco, che al momento di affrontare la battaglia finale contro le legioni di Crasso uccise il proprio cavallo per non aver la tentazione di fuggire, così forse fece Peppino, che scelse di bruciare da solo i ponti alle sue spalle per rendere impossibile la ritirata, affinché l’idea non potesse nemmeno allettarlo.
E dopo quello sfregio non poteva esserci più resa o compromesso. Non esisteva più alcun spazio di manovra. Semplicemente, non c’era più scelta. Ormai non gli restava che andare avanti sulla strada su cui si era avviato anni prima, nell’attesa dell’inevitabile.

Non gli restava molto da attendere.

(segue)
Il garfagnin fuggiasco
00lunedì 4 settembre 2006 00:01
Peppino Impastato: morte di un “fanatico estremista”.
Nel 1978, Peppino si candida alle elezioni comunali nelle liste di Democrazia Proletaria, forse per poter avere, nel consiglio cittadino, una tribuna più autorevole dalla quale effettuare le sue denuncie. La sua campagna non diminuì certo d’intensità durante quelle settimane primaverili. Peppino passa da un comizio all’altro. Organizza una mostra fotografica nella piazza di Cinisi intitolata “Mafia e territorio”, in cui si denunciavano i danni compiuti all’ambiente dalle costruzioni abusive dei mafiosi. In particolare, veniva fatta rilevare l’assurdità delle costosissime curve e controcurve effettuate dall’autostrada Palermo – Punta Raisi per “risparmiare” i terreni dei boss. E nel suo ultimo discorso a Radio Aut, ripreso nel film di Giordana, se le prende con un gruppetto di “alternativi”, che avevano scelto la zona per le loro “comuni” di nudismo, droghe sperimentali e studi orientali: “I compagni di Milano sono simpatici, chi lo nega? E tutti quei “creativi” arrivati da Bologna, quei fricchettoni piovuti giù dall’India, quelle ragazze tedesche e inglesi, non sono bellissime? Non viene voglia di piantar tutto e andar dietro a loro? […] Ma noi non siamo a Parigi, non siamo a Berkeley. Non siamo a Goa, o a Woodstock o sull’Isola di Wight. Siamo a Cinisi, Sicilia. Dove non aspettano altro che il nostro disimpegno, il rientro nella vita privata…”
Una girandola di iniziative, idee, provocazioni ed appelli: gli ultimi, caotici giorni di campagna elettorale. Gli ultimi giorni di Peppino.

La notte tra l’8 e il 9 maggio 1978, Peppino viene prelevato di forza da sconosciuti all’uscita di Radio Aut, viene caricato sulla sua stessa auto e portato presso un casolare in rovina presso la linea ferroviaria Palermo-Trapani. Lì viene pestato a sangue e quindi, forse già morto, gettato sui binari con parecchi candelotti di dinamite legati attorno al petto, che vengono poi fatti esplodere.
Alle 1,40 di notte, il macchinista del primo treno che passa sulla linea avverte uno scossone, ferma, scende e si rende conto che il binario è tranciato per quasi mezzo metro. Arrivano i carabinieri, fanno un sopralluogo, trovano un corpo dilaniato e brandelli di carne sparsi per un raggio di trecento metri. Lo stesso mattino, il procuratore aggiunto Gaetano Martorana invia al procuratore generale un fonogramma in cui si parla di “attentato alla sicurezza dei trasporti mediante esplosione dinamitarda”, attribuibile ad un certo Giuseppe Impastato, rimasto ucciso dal suo stesso congegno. La tesi viene ribadita il giorno successivo dal maggiore dei carabinieri Subranni. La casa di Peppino, dei suoi parenti, dei compagni e la sede di Radio Aut vengono perquisite a fondo. Una copia della lettera in cui Peppino parlava dei suoi propositi di suicidio viene data in pasto alla stampa in barba al segreto istruttorio.
Nonostante le ben note campagne anti-mafia di Peppino, nonostante Cinisi fosse conosciuta da tutti come una zona sotto controllo mafioso, nonostante le minacce anonime ricevute dai militanti di sinistra e nonostante che un rapporto degli stessi carabinieri locali (certo non sospettabili di simpatie verso le idee di Peppino), steso alcuni mesi prima, avesse concluso che egli ed i suoi compagni non erano “capaci di compiere attentati”, nessuna autorità prese in considerazione la possibilità di un omicidio.
L’analisi delle “indagini” effettuate dopo la morte di Peppino, condotta da una commissione d’inchiesta parlamentare nel 2000, è un triste catalogo di omissioni, depistagli, silenzi, complicità. I brandelli di carne umana, che gli inquirenti avevano omesso di raccogliere, furono rastrellati nei giorni seguenti dai compagni di Peppino, possiamo immaginare con che stato d’animo. Le stesse persone consegnarono, al responsabile dell’autopsia, prof. Del Carpio, una pietra macchiata di sangue (che risulterà poi dello stesso gruppo di Peppino, molto raro) trovata nel casolare abbandonato, davanti al quale era parcheggiata la macchina della vittima. Una pietra consimile era già stata ritrovata nello stesso posto dai carabinieri ma in seguito “sparì” nel nulla. Dato che il casolare non aveva aperture sul lato della ferrovia, il sangue non poteva esservi schizzato al momento dell’esplosione. Eppure, il rapporto iniziale dei carabinieri non fece alcuna menzione al casolare. Sul Giornale di Sicilia fu avanzata l’ipotesi che il sangue fosse mestruale e che dei tampax fossero stati trovati nelle vicinanze. Gli fu fatto notare che nessun oggetto del genere era mai stato ritrovato.
I compagni di Peppino presentano un esposto per la riapertura delle indagini ma il maggiore dei carabinieri Subranni insiste sulla tesi dell’attentato terroristico. Un esposto lo presentano anche la madre ed il fratello di Peppino, un fatto senza precedenti a Cinisi, una rottura storica dell’omertà familiare mafiosa, ma il risultato è lo stesso. Dirà Giovanni Impastato, fratello di Peppino, davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare: “Ho visto spesso i carabinieri passeggiare a braccetto con Badalamenti ed i suoi luogotenenti. È impossibile aver fede nelle istituzioni quando vedi mafiosi a braccetto con carabinieri!”
La svolta avviene verso la fine dell’anno: la magistratura non crede alle tesi dei carabinieri. Il capo dell’ufficio istruttorio di Palermo, Rocco Chinnici, apre un procedimento per omicidio premeditato a carico d’ignoti. Ma ci vorranno anni prima che si giunga alla verità. Il primo processo si conclude nel 1984 stabilendo che Peppino fu in effetti ucciso da Cosa Nostra ma senza poter indicare alcun colpevole preciso. Nell’88 l’inchiesta si riapre, con l’interrogatorio, da parte del giudice Giovanni Falcone, di don Tano Badalamenti, allora in carcere nel New Jersey in seguito al processo sulla “pizza connection”. Ma nel 1992 di nuovo si archivia tutto, senza accuse precise verso individui. Nel 1996, grazie alle rivelazioni di alcuni mafiosi “pentiti”, l’inchiesta si riapre di nuovo e nel 1998 Badalamenti viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Peppino Impastato. Nel 2000, la commissione parlamentare d’inchiesta riconosce le responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nelle indagini. Finalmente, 11 aprile 2002, quasi ventiquattro anni dopo il delitto, Gaetano Badalamenti, sempre in carcere negli States, viene condannato all’ergastolo come mandante.
Ventiquattro anni per “scoprire” un mandante ed un movente che ogni persona adulta di Cinisi conosceva già in quel mattino di maggio, mentre ciò che restava di Peppino veniva portato all’obitorio. Chi vuol capire l’Italia di quei tempi non ha che da rileggersi gli atti del processo Impastato. Ab uno, disce omnes.

(segue)
Il garfagnin fuggiasco
00lunedì 4 settembre 2006 00:03
Peppino Impastato: morte di un “fanatico estremista”.
Al termine della sua eccellente opera su Tecumseh, il valoroso capo della tribù degli shawnee che all’inizio del XIX secolo cercò di unire tutte le tribù indiane della zona dei grandi laghi e mettere in piedi un’alleanza tattica con gli inglesi del Canada contro l’avanzata degli statunitensi, per poi morire in uno scontro di retroguardia nell’Ontario, lo storico e biografo John Sudgen, dopo aver dato atto ai critici del personaggio in questione di una certa fondatezza dell’accuse di ambizione e follia visionaria rivoltegli, conclude:
“Si tratta di buoni argomenti eppure, ironicamente, possono aiutarci a spiegare il continuo fascino del personaggio. Perché, nel pensare a Tecumseh ed al suo vano e disperato tentativo di salvare il suo popolo da ciò che oggi sappiamo essere una situazione impossibile, ci vengono ricordate qualità senza le quali gli uomini e le donne del mondo intero sarebbero infinitamente più poveri: l’intrinseca nobiltà del sacrificio personale e l’occasionale trionfo, in momenti di grande avversità, dello spirito umano.”
Sono belle parole e mi piacerebbe poterle usare come silloge di questo scritto. Invece, nel ricordare Peppino e la sua soggettivamente titanica ed oggettivamente patetica lotta contro Cosa Nostra, mi viene piuttosto da pensare a quanto poco il suo sacrificio ha influito e quanto poco la sua vicenda ha colpito l’immaginazione della gente. A parte qualche associazione in sua memoria nata di recente, il già citato film e un volumetto, quasi sconosciuto, dei suoi scritti, ben poco ci rimane di lui. I gruppi politici in cui militava sono scomparsi nel nulla, le loro fantasiose e reboanti sigle più indecifrabili di geroglifici. I suoi ideali sono ormai rifiutati, per non dire dimenticati, nel mondo occidentale. La sua lotta contro il sistema vigente, abbandonata da tutti, anche quelli che allora lo avrebbero sostenuto. E Cosa Nostra, sebbene indebolita, esiste sempre.
Peppino non è diventato un mito del suo popolo, come Spartaco o Tecumseh e nemmeno ha ispirato leggende come quelle di Robin Hood e Guglielmo Tell. A parte la sua ideologia considerata oggi imbarazzante, c’è forse il fatto che nella nostra società di massa gli eroi sono difficili da creare.
Qualcuno a scritto che, dopo William Shakespeare, non è più possibile scrivere tragedie classiche. Non ci sono più corti sfarzose, armature scintillanti, tornei cruenti, cariche a cavallo, dame gentili e cavalieri cortesi. Ci toccano invece politicanti corrotti, portaborse con le mazzette nelle “ventiquattrore”, agenti segreti “deviati”, banchieri e piduisti, al massimo qualche poliziotto e giudice onesto. I nostri eroi non muoiono in duelli leali, non spirano tra le braccia dell’amata, non cadono aggrappati allo stendardo reale. Muoiono piuttosto come Peppino, disintegrati in una pioggia di brandelli insanguinati, nel buio, nell’omertà, nelle calunnie che generano polemiche e polemiche che suscitano dubbi. Non diventano soggetto delle ballate dei menestrelli e delle canzoni popolari. Entrano nella cronaca nera e negli atti processuali. Welcome to the future, Master William.

No, non è davvero un’epoca d’eroi né di favole la nostra. Forse, ormai, più nemmeno di sogni.

E allora addio Peppino, “fanatico estremista”.
Beau Geste
00lunedì 4 settembre 2006 11:22
Oh, io ve lo dico, non c'ho capito unca.
Mi spiegate tutto in parole povere prima che la mia mente s'inebbri con le sigle dei partiti dcpcipsimsipnf etc etc?
bibba
00lunedì 4 settembre 2006 13:46
grazie garfagnin
La storia di Peppino Impastato è simbolo di come si sia sviluppata una certa "Storia d'Italia". Non dimentichiamoci che (mi riferisco al titolo) nel 1978 il Corriere della Sera era dominato da elementi piduisti. basterebbe rileggersi il giorno della civetta per entrare pienamente nel clima in cui maturò la vocazione al martirio di Peppino impastato. Un consiglio a Beau Geste: prenditi il dvd di "I cento passi", uno dei più bei film italiani degli ultimi vent'anni. E poi, casomai rileggi piano piano l'opera di Garfagnin Fuggiasco: è un modo come un altro per entrare in una certa visione di quelle pagine tristissime che hanno caratterizzata l'Italia dgli anni '70/'80: non dimentichiamoci che nel 1982 uccisero il generale Dalla Chiesa, ed era stato ucciso Piersanti Mattarella e tante altre vittime, troppo dimenticate dalla storia ufficiale.
Grazie al Garfagnin anche per la citazione di Tecumseh, uno dei più grandi geni visionari della storia dell'America moderna.
Beau Geste
00lunedì 4 settembre 2006 14:51
Ah no eh, mo basta... "I cento passi"... Già visto.
Io vi consiglio una cosa che dovete aver di sicuro già visto: "Un borghese piccolo piccolo"...
E smettetela anche con quella canzone dei cento passi... Sinnò ve buco er pallone!
bibba
00lunedì 4 settembre 2006 15:38
de gustibus...
Fermo restando il valore cinematografico de "Un Borghese piccolo piccolo", vorrei domandarTi, caro beau geste, quale attinenza detto film abbia con la vicenda di Peppino Impastato. Se la tua reazione un po' sbottata nasce dalla mia affermazione che "I cento passi" sia uno dei migliori film italiani degli ultimi venti anni, ti faccio presente che il film con Alberto Sordi è del 1977, cioè un anno prima della morte di Impastato, cioé 29 anni addietro, e che quindi, poiché "de gustibus non est disputandum", [SM=x875402] mi potrò permettere di fare una riflessione che parte dalla tua affermazione di non averci capito niente dall'articolo eccellente del Garfagnin? Allora torniamo alla vexata questio di Felice74? Se poi il film "I cento passi" non ti fosse piaciuto...basta dirlo. Ma, torno a ripetere, mi pare un po'OT la tua reazione.
ugo.p
00lunedì 4 settembre 2006 16:02
decisamente lo e'. utente Beau Geste, come specificato anche nella recente discussione aperta da Felice74, non e' obbligatorio leggere ne' scrivere tanto piu' se si devono scrivere fesserie.
Se tale discussione non rientra nei tuoi gusti apritene una sul cinema muto scandinavo e non ti permettere di mancare di rispetto ad altri.
Il garfagnin fuggiasco
00lunedì 4 settembre 2006 18:35
Chiedo scusa ...
... volevo semplicemente rendere omaggio ad una della tante vittime della violenza mafiosa, una vittima che non era una "persona importante" ma che per me rappresentava un vero esempio morale perché la sua era una rivolta dall'interno di una famiglia mafiosa, quindi ancor più esemplare. Evidentemente ho mescolato troppe riflessioni personali allo scritto, anziché limitarmi a copiare una pagina biografica dalla rete. Il fatto è che sono stato educato ad assumermi direttamente la responsabilità di ciò che dico, penso e scrivo, senza nascondermi dietro l'autorità di scrittori riconosciuti (e quando uso delle citazioni lo specifico sempre). Credevo fosse buona pratica ...
Per il resto, non era mia intenzione fare propaganda per gruppi politici ai quali, poi, non ero allora nemmeno legato, essendo più vicino proprio a quella sinistra storica con la quale Peppino era in disaccordo. Credevo di esser riuscito a porre l'accento soprattutto sulla sua lotta contro Cosa Nostra. Forse ho peccato ma in fondo, non siamo tutti peccatori?
Certo che, se al minimo accenno ad una sigla partitica si devono scatenare tutte queste polemiche, forse è meglio scriver di calcio o cartoni animati.
Suscettibili, questi utenti!
Mamma mia!
Giggirriva
00lunedì 4 settembre 2006 18:41
Re:

Scritto da: Il garfagnin fuggiasco 03/09/2006 23.56
È difficile rischiare la vita anche sapendo di essere sotto gli occhi delle telecamere e dei riflettori e portati ad esempio pubblico di coraggio, come successe a Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa e La Torre. Molto più difficile, incommensurabilmente più difficile, è rischiare la vita sapendo che nessuno, se non quattro gatti senza potere, si sentirà toccato dalla tua sorte. Compiere un dovere senza aspettarsi riconoscimenti. Dar voce a chi poi si nasconderà nell’omertà. Rappresentare anche chi, come Pietro, di fronte al pericolo ti rinnegherà.



difatto questo è il vero eroe. colui che non può non fare diversamente, non riesce a tacitare la propria coscenza, non riesce a mentire a se stesso. Questo è un eroe.
queste sono le persone che hanno veramente un coraggio quasi incomprensibile, spaventoso, superiore.
talmente superiori da rendersi necessario dimenticarle.
Non ci sono + eroi hai detto il Garfagnin Fuggiasco, non ve ne possono essere, in un mondo di uomini piccoli, tali presenze turbano troppo, da una parte e dall'altra della barricata
Beau Geste
00martedì 5 settembre 2006 11:31
Re: de gustibus...

Scritto da: bibba 04/09/2006 15.38
Fermo restando il valore cinematografico de "Un Borghese piccolo piccolo", vorrei domandarTi, caro beau geste, quale attinenza detto film abbia con la vicenda di Peppino Impastato. Se la tua reazione un po' sbottata nasce dalla mia affermazione che "I cento passi" sia uno dei migliori film italiani degli ultimi venti anni, ti faccio presente che il film con Alberto Sordi è del 1977, cioè un anno prima della morte di Impastato, cioé 29 anni addietro, e che quindi, poiché "de gustibus non est disputandum", [SM=x875402] mi potrò permettere di fare una riflessione che parte dalla tua affermazione di non averci capito niente dall'articolo eccellente del Garfagnin? Allora torniamo alla vexata questio di Felice74? Se poi il film "I cento passi" non ti fosse piaciuto...basta dirlo. Ma, torno a ripetere, mi pare un po'OT la tua reazione.



Lo so che non c'entra niente! Sono ancora abbastanza in gamba per saper collegare le date!
Non avete capito che volevo intendere che anche "Un borghese piccolo piccolo" parla di tragedie drammatiche italiane dentro la propria società verso gente comune............
E' come se mi dite "Salvate il soldato Ryan" è un bel film di guerra degli ultimi 20 anni, e io vi dico: "Anche 'La grande guerraì lo è". Che c'entra? C'entra che sono due guerri su fronti diversi in tempi diversi! Ma è sempre bello...

Quello che non mi piace dei "100 p.", più che altro è come mi hanno rimpizzato del film e del modo in cui lo ammirano.. Sarà anche bello! Però.... C'è di meglio......
E più che altro, in questi anni di transazione, lo trovo una tantum nel nostro cinema... Aveva tutte le carte per poter essere un fallimento come altre grandi produzioni importanti....
Servono le case di produzione con i contrarri decennali come negli anni '30!... Ah! Hal Roach...
Beau Geste
00martedì 5 settembre 2006 11:35
Re: Re:

Scritto da: Giggirriva 04/09/2006 18.41

Non ci sono + eroi hai detto il Garfagnin Fuggiasco, non ve ne possono essere, in un mondo di uomini piccoli, tali presenze turbano troppo, da una parte e dall'altra della barricata



Eppure tutti i giorni sui giornali o alla tv dicono cose come: "soldato morto mentre inciampava su mina inesplosa della grande guerra... la patria pose"....
Intendo dire che oggi, anche un'atto di incompetenza o sfortuna diventa eroismo. Senza voler dire nulla di male sulle vittime però.
Solo che... Insomma, mi rifaccio a quello che sostiene il più delle volte Bogart... E tanto: "E' il mondo bellezza"
Beau Geste
00martedì 5 settembre 2006 11:38
Re: Chiedo scusa ...

Scritto da: Il garfagnin fuggiasco 04/09/2006 18.35
... volevo semplicemente rendere omaggio ad una della tante vittime della violenza mafiosa, una vittima che non era una "persona importante" ma che per me rappresentava un vero esempio morale perché la sua era una rivolta dall'interno di una famiglia mafiosa, quindi ancor più esemplare. Evidentemente ho mescolato troppe riflessioni personali allo scritto, anziché limitarmi a copiare una pagina biografica dalla rete. Il fatto è che sono stato educato ad assumermi direttamente la responsabilità di ciò che dico, penso e scrivo, senza nascondermi dietro l'autorità di scrittori riconosciuti (e quando uso delle citazioni lo specifico sempre). Credevo fosse buona pratica ...
Per il resto, non era mia intenzione fare propaganda per gruppi politici ai quali, poi, non ero allora nemmeno legato, essendo più vicino proprio a quella sinistra storica con la quale Peppino era in disaccordo. Credevo di esser riuscito a porre l'accento soprattutto sulla sua lotta contro Cosa Nostra. Forse ho peccato ma in fondo, non siamo tutti peccatori?
Certo che, se al minimo accenno ad una sigla partitica si devono scatenare tutte queste polemiche, forse è meglio scriver di calcio o cartoni animati.
Suscettibili, questi utenti!
Mamma mia!



Non fartene un "mea culpa massima".... Non hai fatto niente di male [SM=g27985] .
E poi... Tanto oramai siamo nella 3° o 4° repubblica! I partiti sono tutti partiti! [SM=x875449]
E il mondo, nelle cose brutte non cambia mai. La mafia c'è come ai tempi di Al Capone!... Lì, niente "c'era una volta".
bibba
00martedì 5 settembre 2006 12:09
proprio non ci siamo
Caro Beau Geste, ma è possibile che tu non voglia entrare nella dimensione del ricordo, del racconto, del "vissuto" che è espressione di ognuno di noi, senza per forza dover sputare sentenze? debbo dirti, sinceramente, che il tuo voler fare una polemica gratuita su un film che è espressione di una fatto vero, testimonianza di una verità incontrovertibile della società, come "I cento passi" ( che, torno amichevolmente a ripeterti, può piacerti o no, ma ti prego, veramente, non puoi citare Hal Roach), diviene stucchevole e fastidiosa. Allora se dovessimo aprire una discussione sul film dedicato al giudice Livatino ("Il giudice ragazzino"..se non lo hai visto, guardatelo, perché è una storia vera,) che cosa mi citeresti, perché rappresentazione della società italiana ecc. ecc. ecc.. "Brutti, sporchi e cattivi" o arriveresti a citare "Monsieur Verdoux", perché anche in Italia si uccidono le donne? Forse, se , come dici tu, non abbiamo capito la sottigliezza della tua segnalazione cinematografica, la causa non è che potrebbe risiedere nell'assurdità del ragionamento a latere, o nella sua assoluta incomprensibilità e gratuità? Esci dal buco del passato vissuto come esperienza per rifiutare il presente. Parlare di Peppino Impastato come ha fatto l'uomo in fuga della garfagnana è un confronto sulla società civile italiana, sui suoi trascorsi, sulla necessità di crescere, di mai abbassare la guardia, di aiutarsi a sfruttare le tragedie del passato per andare avanti, progredire, anche nella lotta per un mondo migliore. E per aiutare le donne e gli uomini come Peppino Impastato, che decine di donne e uomini delle scorte hanno sacrificato la vita , e valenti uomini di Stato come Falcone e Borsellino hanno lavorato sapendo di essere segnati con una x rossa sul petto. E' per il sangue delle centinaia di Peppini uccisi dalla mafia et similia che oggi cooperative di giovani lavorano le terre dei mafiosi, producendo vino, olio, marmellate, pasta. Buonissime, perché concimate con il sangue dei martiri e lavorate dal sudore della giustizia. Se su questo ti vuoi confrontare, fallo, per favore, fallo. Almeno potrò capire perché ti comporti così! E' il confronto, anche teso, esacerbato, duro che porta una società a progredire.

[Modificato da bibba 05/09/2006 12.17]

ugo.p
00martedì 5 settembre 2006 16:28
Io non ho la pazienza di Bibba ecc. per cui Utente beau Geste mi sembra opportuno che tu cambi aria. questo forum ha avuto pazienza finora con te ma adesso hai rotto.
Ed e' inutile che ti presenti sotto altri nick tanto le cavolate si riconoscono sempre.
ADDIO e buona fortuna altrove
jules maigret
00martedì 5 settembre 2006 17:06
Re: Chiedo scusa ...

Scritto da: Il garfagnin fuggiasco 04/09/2006 18.35
... volevo semplicemente rendere omaggio ad una della tante vittime della violenza mafiosa, una vittima che non era una "persona importante" ma che per me rappresentava un vero esempio morale perché la sua era una rivolta dall'interno di una famiglia mafiosa, quindi ancor più esemplare. Evidentemente ho mescolato troppe riflessioni personali allo scritto, anziché limitarmi a copiare una pagina biografica dalla rete. Il fatto è che sono stato educato ad assumermi direttamente la responsabilità di ciò che dico, penso e scrivo, senza nascondermi dietro l'autorità di scrittori riconosciuti (e quando uso delle citazioni lo specifico sempre). Credevo fosse buona pratica ...
Per il resto, non era mia intenzione fare propaganda per gruppi politici ai quali, poi, non ero allora nemmeno legato, essendo più vicino proprio a quella sinistra storica con la quale Peppino era in disaccordo. Credevo di esser riuscito a porre l'accento soprattutto sulla sua lotta contro Cosa Nostra. Forse ho peccato ma in fondo, non siamo tutti peccatori?
Certo che, se al minimo accenno ad una sigla partitica si devono scatenare tutte queste polemiche, forse è meglio scriver di calcio o cartoni animati.
Suscettibili, questi utenti!
Mamma mia!


Caro Garfagnin Fuggiasco, ho appena finito di leggere il tuo articolo su Impastato che ho trovato, ben scritto, approfondito, corretto e assolutamente imparziale ( diversamente possono pensarlo solo i mafiosi [SM=x875408] )
poi ho letto i commenti e la tua reazione. onestamente non riesco a capire perche' generalizzi; solo un utente non è stato in grado di capire cio' che hai scritto, ma quello è un problema suo, non estendibile al resto del forum.
Tu continua a scrivere pezzi di vera storia italiana come questi e troverai sempre consensi.....almeno finchè li scrivi sempre così bene [SM=g27988]


grognard
00martedì 5 settembre 2006 17:12
Re:

Scritto da: ugo.p 05/09/2006 16.28
Io non ho la pazienza di Bibba ecc. per cui Utente beau Geste mi sembra opportuno che tu cambi aria. questo forum ha avuto pazienza finora con te ma adesso hai rotto.
Ed e' inutile che ti presenti sotto altri nick tanto le cavolate si riconoscono sempre.
ADDIO e buona fortuna altrove


[SM=x875384]

se questo tu lo avessi scritto quando te lo dicevo io, forse Jetro Galapas sarebbero ancora fra noi.
grognard
00martedì 5 settembre 2006 17:24
Ora basta , devo-dobbiamo smetterla di tergiversare anche per rispetto sia del Garfagnino Volante che di Peppino Impastato.
Soprattutto la figura di quest'ultimo merita ben altri commenti.
per quanto riguarda i miei ricordi sono sincero, non conoscevo Impastato, il clamore della morte eccellente avvenuta nel medesimo giorno assieme a tutti i veleni che infestavano il Paese in quei tempi fecero in modo che il suo nome non mi arrivasse nemmeno alle orecchie. se ho potuto scoprire la sua storia è stato grazie al film di Giordana e non dimentichiamolo al coraggio ed alla determinazione della famiglia e dei pochi amici rimasti che hanno lottato fino al riconoscimento della verità.
Se la parola non fosse strausata si dovrebbe chiamarlo eroe, ma per evitargli brutte compagnie preferisco definirlo un uomo onesto e coraggioso come ce n' erano e ce ne sono pochi
Beau Geste
00martedì 5 settembre 2006 17:32
Se non avete capito (o qualche via di mezzo), se non mi sono spiegato bene (o qualche via di mezzo): non è che mi sta antipatico Impastato. Anzi, nutro per lui tanto rispetto, come lo nutro per quei veri eroi (nel senso vero della parola senza troppa retoria) come lo furono (e lo sono ancora eroi) Borsellino e Falcone, o anche all'estero Joe Petrosino. O in altri ambiti Salvo d'Acquisto, Perlasca e altri nomi che non posso elencare tutti.
Ma non mi è piaciuto granchè il film (di solito poi i film che prima non amo poi mi piacciono......... perchè, non ve lo spiego siccome è troppo lungo...), neanche la canzone che c'hanno fatto (sopratutto per il fatto che me l'aveva consigliata una certa persona non molto *raccomandabile*... ma sono cavoli miei).
In fine: Impastato= buono
Film= meno buono (un po' più per gli attori che per la storia)
Evidentemente in seguito non avete capito le mie battute sugli studios di Hollywood e Roach (ho fatto battue migliori in vita mia).
Comunque, vorrei sapere da Ugo.p chi crede che io sia con altri nick perchè oltre a quello di Coluche non ne uso altri (salvo schizzofrenia oscura)
Il garfagnin fuggiasco
00mercoledì 6 settembre 2006 01:04
Per l'amor di Dio, Beau Geste ...
... guarda, non me la prendo per le tue spiritosaggini, ti riconosco il diritto di dire ciò che vuoi, anche di cazzeggiare, ed avere le tue opinioni, degne di rispetto come le mie, ma per favore, pleeeeeeeeeeeeeeeeeeeease ... lo vuoi capire che io volevo rendere omaggio alla figura di Peppino, NON AL FILM! Il film non c'entra nulla, sic et simpliciter! Ci sono solo due accenni al film, l'aneddoto dal quale deriva il titolo e la citazione di quella prof. dall'America, ed entrambi sono del tutto ininfluenti, potrebbero essere tolti senza cambiare di un pollice il senso dello scritto. IO VOLEVO PARLARE DI PEPPINO, NON DI GIORDANA E DEI SUOI FILM! Mi capisci? Mi senti? C'è qualcuno in casa? Hello? E' libera la linea? Poi, se proprio vuoi parlare del film, va bene, apriamo una discussione nella sezione del cinema italiano. E che ci vuole?
Suvvia, Beau Geste, cerchiamo d'andar d'accordo invece che punzecchiarci su queste stronzate. Ci sono cose più importanti, nella vita, delle opinioni sui vari film. Cose come, per esempio, le "Beau Geste" di Peppino ...
Con affetto,

Il Garfagnin Fuggiasco
bibba
00mercoledì 6 settembre 2006 01:10
Re: Per l'amor di Dio, Beau Geste ...

Scritto da: Il garfagnin fuggiasco 06/09/2006 1.04
lo vuoi capire che io volevo rendere omaggio alla figura di Peppino,
IO VOLEVO PARLARE DI PEPPINO
Il Garfagnin Fuggiasco



[SM=x875373]
Walter Matthau
00mercoledì 6 settembre 2006 09:53
scusate se parto dal film ma d'altra parte è l'unica testimonianza che ho , anzi avevo, ora ho la scheda del Garfagnin Fuggiasco. Il film mostra un personaggio preciso a quello descritto da G.F. ( Garfagnino Fuggiasco, non Grande fratello).
e gli avvenimenti descritti in questo topic sono riportati con chiarezza e senza sbavature o sviolinamenti nel film di Giordana.
Un'ulteriore dimostrazione di quanto la cultura mafiosa contro la quale si batteva Impastato sia ancora presente e radicata in Sicilia l'ho appena avuta leggendo il giornale nel quale si dice che l'attore che interpretava il ruolo del padre di Peppino è stato arrestato per tentato omicidio: aveva accoltellato con un coltello a serramanico l'ex genero.
Certo Giordana li sceglie bene gli attori [SM=x875440] alla faccia del neorealismo
Beau Geste
00mercoledì 6 settembre 2006 10:20
Ora ho capito... Tra l'altro ho sbagliato cartella se volevo parlare (male) del film.
michael polnareff
00mercoledì 6 settembre 2006 12:17
vedo che tutti parlate del film, invece a me quello che maggiormente mi ha colpito nell'esposizione di Il Garfagnin Fuggiasco è la volontà quasi autodistruttiva di Impastato.
questo mi suggerisce una domanda: Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa erano tutti uomini dello stato, bene o male potevano contare su un apparato di protezione (non poi così efficente) e soprattutto il sacrificio rientrava nei cosiddetti rischi del mestiere. Ma nel caso di Impastatao il sacrificio ha senso? Voglio dire ha ragione lui o è valido l'assunto Brechtiano Meglio un vigliacco vivo che un eroe morto.
a voi la risposta. Io non la so
Beau Geste
00mercoledì 6 settembre 2006 12:48
Non per essere troppo retorico, ma è come se ti chiedo: Perchè Gesù si è fatto crocifiggere dato che lo sapeva? Valeva la pena morire solo per espiare i nostri peccati?
Questo di Gesù è solo una domanda-esempio abbastanza stupida ma tanto semplice. E come per Gesù, posso fare altri nomi più recenti.
Però, secondo te Impastato, anche consapevole di cosa andava incontro, aveva capito che sarebbe stato uno dei primi a ribellarsi contro la mafia, e avrebbe "scagliato la prima pietra" per migliorare la Sicilia e anche l'Italia? Che alla fine il suo sacrifizio, sarebbe servito per il bene degli altri anche se ci rimetteva tutto? Sì, secondo me.
Lui è stato eroe per me per questo. Perchè sapeva. Sapeva che avrebbe ripagato le sue azioni contro i grandi mafiosi. Ma sapeva anche che magari avrebbe mosso qualcosa di utile per il futuro.
Nel senso che "la mia vita è una cosa insignificante alla fin fine, se sacrificandola miglioro le condizioni di chi non è libero, allora la mia vita può essere servita a molto"... Do You Understand Now?

[Modificato da Beau Geste 06/09/2006 12.50]

Jetro mano di ferro
00mercoledì 6 settembre 2006 17:22
Re: Re:

Scritto da: grognard 05/09/2006 17.12

[SM=x875384]

se questo tu lo avessi scritto quando te lo dicevo io, forse Jetro Galapas sarebbero ancora fra noi.


Forse. probabilmente non ci saremmo lo stesso....ma il suddetto post, l'avrei letto molto volentieri a suo tempo
(lazarus ledd)
00giovedì 7 settembre 2006 00:34
CAZZAROLA che discussione mi stavo perdendo...
innanzitutto MENNY (garfagnin londinese fuggiasco) COMPLIMENTI DI CUORE x l'articolo....sono senza parole, bravissimo...ti ho letto tutto d'un fiato...
io sono fissatissimo sulla canzone dei Modena City Ramblers e avevo già postato il testo x intero quando parlammo del film "i cento passi" che marco presentava al festival di Okinawa...la storia che hai scritto,con riferimenti storici impeccabili è toccante e meritoria di un forum come questo...
Ti ringrazio x avermi reso note anche ulteriori notizie che non sapevo....
e ti ringrazio anche x AVER contribuito ad allontanare dal forum una persona che forse...diciamo x l'età...non era proprio adatta a starci...e credo che abbiamo veramente avuto tutti parecchia pazienza...e in culo a questo cazzo di peter sellers !!!!!!!!!!ooooooooooooohhhhhhhhhh mi sono liberato ank'io!
bibba
00giovedì 7 settembre 2006 00:46
Peter sellers non c'entra niente
E ricorda Lazzaraccio, che in una epica scena di Hollywood Party c'è la scritta "Uscite Nudi su suo culino"...culo di elefante...attento a mandar a far in culo Peter Sellers...è pericoloso.... [SM=g27988] Comunque l'uomo in fuga della G arfagnana si merita proprio un bell'applausoooooooooooo.[SM=x875413]
(lazarus ledd)
00giovedì 7 settembre 2006 01:00
Re: Peter sellers non c'entra niente

Scritto da: bibba 07/09/2006 0.46
E ricorda Lazzaraccio, che in una epica scena di Hollywood Party c'è la scritta "Uscite Nudi su suo culino"...culo di elefante...attento a mandar a far in culo Peter Sellers...è pericoloso.... [SM=g27988] Comunque l'uomo in fuga della G arfagnana si merita proprio un bell'applausoooooooooooo.[SM=x875413]




chiedo venia "BIBBA SHINING" ma avevo bisogno di un piccolo sfogo....
era un riferimento + ke altro personale....
cmq..."perdono pietà,
in culo mi va"

questa potrei anke metterla nel forum delle filastrocche!me la facevano sempre dire da piccolo quando ne combinavo una e dovevo kieder perdono a qualche amico....OVVIAMNET + GRANDE ke sennò mi avrebbe BATACCHIATO!!!!:-)
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